"Berlusconi corresponsabile di corruzione"

la stampa.it
6 10 09

Il giudice Mesiano nelle motivazioni della sentenza
«Non poteva essere all'oscuro di quella tangente»

FABIO POLETTI, FRANCESCO SPINI
MILANO
Alla fine, l’utilizzatore era Silvio Berlusconi. Il giudice civile Raimondo Mesiano, al presidente del Consiglio in carica dedica 4 pagine intere della monumentale sentenza con cui obbliga la Fininvest a risarcire la Cir con la cifra record di 749 milioni 955 mila 611 virgola 93 euro per l’affaire Mondadori. Quattro pagine in cui il giudice riscrive a fini esclusivamente storici l’intero iter della vicenda penale, «della corruzione del giudice Metta» attuata da Cesare Previti «con la consapevolezza e l’accettazione» di Silvio Berlusconi. Al giudice civile Mesiano, interessa poco perché non è di sua competenza l’iter penale del processo, sapere che per Silvio Berlusconi è già stata «pronunciata sentenza irrevocabile, che ha dichiarato il reato estinto per prescrizione».

Quel che conta è la sostanza dei fatti. E’ la storia dietro quella maxitangente da 2,7 milioni di dollari con cui è stata riscritta da un giudice corrotto la battaglia di Segrate, danneggiando la Cir di Carlo De Benedetti a favore della Fininvest di Silvio Berlusconi. Scrive il giudice milanese a pagina 121 della sentenza con cui motiva il maxi risarcimento: «Sarebbe naturalmente fuori dell’ordine naturale degli accadimenti umani che un bonifico di circa 3 miliardi di lire sia disposto ed eseguito, per le dimostrate finalità corruttive, senza che il “dominus” della società, dai cui conti il bonifico proviene, ne sia a conoscenza e lo accetti». Chi sia il “dominus”, il giudice Mesiano, nello scrivere la sentenza nel suo ufficio al sesto piano del palazzo di giustizia di Milano, non ha alcun dubbio: «E’ noto che Fininvest spa è società appartenente alla famiglia Berlusconi, il cui azionariato è suddiviso all’interno di una ristretta cerchia di soci».

I fatti che hanno portato al maxirisarcimento a favore della Cir, motivato nella sentenza civile dal giudice Mesiano sono arcinoti. Si tratta della sentenza che nel 1991 segnò la vittoria di Fininvest sulla Cir per il controllo della Mondadori di Segrate. Sentenza scritta «a seguito della corruzione del giudice Metta», pagato da Cesare Previti con 400 milioni di vecchie lire provenienti dai conti Fininvest. Ricorda il giudice civile milanese: «Quel verdetto ha capovolto completamente il giudizio del lodo, pronunciando la nullità dei patti di sindacato contenuti nella convenzione del 1988». Insiste nelle sue motivazioni il giudice Mesiano: «Cesare Previti aveva da parte di Fininvest e Berlusconi un mandato generale a curare, ai massimi livelli, gli interessi legali della convenuta». Come se non bastasse l’analisi storica, per il giudice Mesiano c’è l’articolo 2904 del codice civile a spiegare il tipo di rapporto intercorso tra Previti e Berlusconi, la responsabilità almeno in via civilistica che intercorreva tra il legale romano che sarebbe diventato un giorno senatore di Forza Italia e il “dominus” della Fininvest destinato tre anni dopo ad entrare per la prima volta a Palazzo Chigi: «I padroni ed i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti».

Fatti noti. Vicende al centro di contenziosi giudiziari infiniti. Di cui anche a vent’anni di distanza la lettura è tutt’altro che facile. Vero che il giudice Metta fu corrotto. Vero che a pagare fu la Fininvest. Stabilito dal giudice civile che insieme a Cesare Previti fu «corresponsabile» in questa vicenda Silvio Berlusconi. Impossibile sapere se davanti a un altro giudice, Carlo De Benedetti avrebbe «sicuramente vinto» la battaglia per il controllo della Mondadori. Su questo il giudice Mesiano non si può sbilanciare più di tanto: «Appare più aderente alla realtà del caso determinare concettualmente il danno subito da Cir come danno da perdita di chance. Vale a dire, posto che nessuno sa come avrebbe deciso una Corte incorrotta, certamente è vero che la corruzione del giudice Metta privò la Cir della chance di ottenere da quella Corte una decisione favorevole».

A quanto ammontassero le chance della Cir il giudice Mesiano lo ha pure calcolato. E sulla base di quel calcolo ha stabilito al centesimo il risarcimento. Scrive il giudice: «E’ congruo determinare che la Cir aveva l’80% delle chance». Trovata la percentuale di probabilità è poi solo una questione di numeri: oltre 284 milioni di euro sono il danno patrimoniale subito da Cir a cui vanno aggiunti 8 milioni e passa euro per le spese legali e altri 20 milioni e rotti per danni da lesione dell’immagine della Cir. In tutto fanno 312 milioni 917 mila 463 euro che «rivalutati dalla data di commissione dell’illecito» fanno 937 milioni 444 mila 514 euro. Ma il giudice riconosce alla Cir solo l’80% di quella cifra, come 80% erano le probabilità che vincesse davanti a un giudice non prezzolato. In tutto fanno la bella cifra di quasi 750 milioni di euro. Un record nella storia dei risarcimenti giudiziari in sede civile. Ma non è finita qui. A questa maxi cifra vanno aggiunti ancora i danni non patrimoniali sopportati dalla Cir «la cui liquidazione spetta ad altro giudizio».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200910articoli/47965girata.asp
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