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14 14 09
No da Pdl, Lega e Udc.
Caso Binetti nel Pd
FLAVIA AMABILE
ROMA
Ha resistito soltanto un giorno all’esame dell’aula la proposta di legge sull’omofobia, poi il suo cammino si è fermato. Per l'Udc si tratta di un testo incostituzionale e l’assemblea di Montecitorio ha approvato, con i voti di Pdl e Lega, la questione pregiudiziale avanzata dal partito di Casini: 285 voti a favore, 222 contrari e 13 astensioni. Democratici e Idv hanno votato contro.
Era stata Anna Paola Concia, deputato del Pd, dieci giorni fa a presentare questa proposta che inseriva tra le aggravanti dei reati i fatti commessi «per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa dal reato». E’ il modo per riempire un vuoto legislativo che lascia l’Italia fra i pochi Paesi dell’Ue a non avere alcun tipo di regolamentazione nonostante gli inviti del Parlamento europeo a intervenire. Eppure nemmeno Anna Paola Concia aveva immaginato il rimescolamento di posizioni, idee, voti che avrebbe provocato la sua proposta. Che non avrebbe avuto vita facile, quello sì: infatti aveva dovuto limare il testo escludendo le trans e provocando molti malumori.
Facile da intuire era la presa di posizione di Paola Binetti del Pd che ha votato contro, come la maggioranza, creando un caso. Facile da immaginare anche l’opposizione dell’Udc, in questo caso presentata sotto forma di pregiudiziale di costituzionalità. L'«orientamento sessuale» includerebbe anche «zoofilia, pedofilia, necrofilia, masochismo e sadismo», orientamenti che non possono essere difesi da una legge. A quel punto le comunità lgbt di tutt’Italia gridano all’offesa: «Ci mettono sullo stesso piano dei pedofili e dei necrofili», denuncia Cristiana Alicata del tavolo lgbt del Pd durante un’accesa manifestazione spontanea organizzata ieri sera davanti alla Camera.
Meno semplice era prevedere che anche nel Pdl sarebbe nato un caso, frutto della divisione che si sta creando all’interno del partito tra i finiani e i fedelissimi di Berlusconi. A votare a favore sono stati Carmelo Briguglio, Giuseppe Calderisi, Benedetto Della Vedova, Chiara Moroni, Flavia Perina, Mario Pepe, Roberto Tortoli, Adolfo Urso e soprattutto Italo Bocchino che del Pdl è vicecapogruppo, e che in aula ha parlato a nome del gruppo votando però alla fine con l’opposizione. Nel Pdl si sono registrate anche dieci astensioni. «Il Pd non ha mantenuto i patti - afferma Beatrice Lorenzin - Avevamo raggiunto un accordo per cui, per rimediare ai vizi di costituzionalità della norma, si rinviava all'esame della commissione. Arrivando in tempi brevissimi a riportare il testo in aula. Violato il patto, anche noi abbiamo votato contro».
Il riferimento è alla richiesta di due giorni fa del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna di tornare in commissione per eliminare i problemi costituzionali e poi ripresentare il testo in aula. Ma Idv e Pd si sono dette contrarie. «Solo una richiesta dilatoria», commenta Federico Palomba dell’Idv. «Il rinvio significava farlo morire. Ce lo ha detto chiaramente la Lega. Non abbiamo voluto che l’affossamento avvenisse con la complicità del Pd», spiega Donatella Ferranti capogruppo del Pd in commissione Giustizia. A questo punto Mara Carfagna ha promesso di riproporre lei al Parlamento una norma contro l’omofobia.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200910articoli/48260girata.asp