I BAMBINI MALTRATTATI PIU' ESPOSTI AL RISCHIO DI CANCRO E INVECCHIAMENTO PRECOCE

lastampa.it
24/11/2009

I traumi infantili influiscono sull'invecchiamento cellulare. Lo studio


Oltre il danno, la beffa. Se già per un bambino subire maltrattamenti o essere vittima di traumi e abusi è un fatto deleterio che può minare seriamente la salute psicologica e mentale, oggi si viene a sapere che tutto ciò può anche intaccare la salute fisica con il passare degli anni ed esporre la persona al rischio di cancro, malattie cardiache e invecchiamento precoce.

A sostenerlo è uno studio condotto dai ricercatori della Brown University di Providence (Rhode Island) secondo cui le vittime di abusi mostrano un'accelerazione dei processi d'invecchiamento delle cellule. In particolare si è scoperto che le regioni terminali dei cromosomi – dette telomeri – che si accorciano naturalmente con il passare degli anni riducendo la protezione dei cromosomi, in queste persone si accorciano più velocemente, provocando una maggiore e anticipata morte cellulare.

Lo studio, condotto dalla dr.ssa Audrey Tyrka, è il primo a evidenziare un collegamento tra i maltrattamenti in età infantile con il repentino accorciamento dei telomeri. Per lo studio è stato analizzato il Dna estratto da campioni di sangue di 31 volontari di età compresa tra i 18, 31 e 64 anni. 22 erano donne e 9 gli uomini.
Dalle analisi si è scoperto che il più rapido accorciamento dei telomeri si verificava nelle persone che da bambini avevano subito dei gravi maltrattamenti, abusi o traumi.
Lo studio ha escluso una maggiore incidenza di fattori come il fumo, il grasso corporeo o altri fattori demografici, ma ha messo in evidenza come la trascuratezza fisica ed emozionali siano significativamente legate alla lunghezza dei telomeri, sottolinea la dr.ssa Tyrka.
«Questo suggerisce come le prime esperienze durante lo sviluppo possano avere profondi effetti sulla biologia che può influenzare i meccanismi cellulari di base» ha poi aggiunto la ricercatrice che ricorda come siano tuttavia necessari ulteriori studi per confermarne il collegamento e comprendere i percorsi causali.
(lm&sdp)

Source: i risultati dello studio sono stati pubblicati sulla versione online della rivista "Biological Psychiatry".


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