Il Festival, cui partecipano ospiti da Serbia, India, Colombia, Perù ed Ecuador, è un modo senz’altro doloroso di avvicinarsi alla ricorrenza dell’8 marzo e “festeggiare” la donna e i suoi diritti, ma al tempo stesso ha un ruolo catartico: “Parliamo del passato perché quando gli eventi sono traumatici c’è bisogno di una guarigione, a livello personale e collettivo” spiega Juana, esponente del Colectivo actoras de cambio che ha promosso l’iniziativa “Io sono Voce della memoria, Corpo della libertà” con il coinvolgimento di centinaia di donne.
“Questo crimine contro l’umanità è passato sotto silenzio per 25 anni, inasprendo la nostra sofferenza” le fa eco Maria Luz. “La violenza sessuale è l’unico crimine in cui si colpevolizza la vittima. Rompere il silenzio, costruire la memoria storica delle donne per noi significa recuperare la nostra vita, dire al mondo che la vergogna è loro, di chi violenta. Noi abbiamo trovato la forza di sopravvivere. Siamo qui, vive, riconoscendo le nostre forze, il nostro potere, i nostri saperi, come donne e come maya”.
Per sostenere queste donne nella loro rivendicazione di una nuova dignità, l’ong italiana CISV lavora in Guatemala facendo sensibilizzazione sui diritti umani e civili e fornendo accoglienza, sostegno psicologico-legale e formazione alle donne in fuga da situazioni familiari e sociali di violenza. A tal fine si interviene in appoggio alla Red coordinadora, rete che raggruppa una decina di associazioni femminili particolarmente attive nell’ambito della promozione culturale della donna.
Per saperne di più o sostenere le donne del Guatemala:
CISV: Marta Buzzatti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.cisvto.org
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