CARFAGNA: "ANCHE L'ITALIA IMPORRA' IL DIVIETO"

la stampa.it
27/1/2010  
 
Il ministro per le Pari opportunità: «Tempi brevi, il Pd collabori con noi»

MARIA CORBI

ROMA
L’Italia come la Francia: mai più donne velate. E’ il ministro Mara Carfagna a promettere un provvedimento in tempi brevi: «Il velo integrale non è una libera scelta delle donne, ma un segno di chiara oppressione». Non ha dubbi, incertezze la ministra delle Pari Opportunità che vuole rendere «pari» anche le donne immigrate in Italia insieme al burqa.

Ministro, a quando una legge italiana per vietare il velo integrale?
«Spero che la decisione francese possa servire da spinta anche per l’Italia dove alla Camera in commissione Affari costituzionali si sta discutendo una proposta di Souad Sbai, presidente dell'Associazione Donne Marocchine in Italia e deputata Pdl, che va a modificare la legge 172 del 1975, che vieta l’uso di indumenti, come i caschi e i passamontagna, per esempio, che rendono impossibile l’identificazione delle persone. Occorre inserire burqa e niqab visto che la giurisprudenza negli anni, derogando dalla legge, li ha giustificati perché legati a pratiche devozionali».

Tempi lunghi...
«Mi auguro di no. Penso che, anche nell'ambito della legge sulla cittadinanza, ci saranno norme adeguate che vietino di indossare il burqa nei luoghi pubblici, e che magari si decida di negare la cittadinanza a chi costringe la moglie a velarsi. Solo così ci potrà essere vera integrazione».

Qualcuno potrebbe obiettare che il velo è un simbolo religioso come lo è per i cattolici il crocifisso.
«Non scherziamo. Sono cose imparagonabili. Il burqa non è un simbolo religioso, come hanno riconosciuto anche autorevoli autorità religiose dell’Islam, bensì un atto di sopraffazione dell'uomo sulla donna. Un modo, come dico spesso, per renderla una minorenne a vita. Vietare il burqa è un modo per aiutare le giovani immigrate a uscire dai ghetti dove vorrebbero costringerle».

Pensa di avere un appoggio trasversale in Parlamento? Sesa Amici, del Pd, ha già messo le mani avanti dicendo che non c’è fretta e bisogna procedere con prudenza e, soprattutto, senza nessuna preclusione ideologica, visto che tocca direttamente la vita intima delle donne...
«Sono d’accordo sulla prudenza per non provocare rivendicazioni identitarie. Ma credo che di fronte al dovere di tutelare le donne non ci possano essere divisioni politiche. E confido in quell’unità che ha permesso di varare le leggi sulla violenza sessuale e sullo stalking».

Anche nel Pdl qualcuno non sembra entusiasta dell’idea. Fabio Granata sostiene che è un falso problema che riguarda un numero irrisorio di persone in Italia.
«Anche se ne riguardasse una sola il problema esisterebbe, perché l’imposizione di burqa e niqab riporta indietro la lancetta dell’emancipazione delle donne nel nostro Paese. E fino a che anche solo una donna dovrà accettare un matrimonio combinato, il velo o il potere assoluto del marito, non ci potrà essere integrazione».

Il burqa, è la conclusione del rapporto francese, offende i valori nazionali del Paese. E’ d’accordo anche per l’Italia?
«Sono d’accordo, se per valori nazionali si intendono le conquiste di libertà e di civiltà».

Se venisse varata la legge anti burqa anche in Italia potremmo avere un effetto paradosso, di donne che non saranno più prigioniere solo di un velo ma di pareti domestiche. Potrebbero, per esempio, rifiutarsi di andare anche in un ospedale. Come pensate di fare?
«In Francia il rapporto suggerisce l'adozione di una disposizione che “assicuri la protezione delle donne costrette” a indossare il burqa. Potremmo adottare una soluzione del genere anche noi e possiamo iniziare potenziando i centri di accoglienza che già accolgono e proteggono molte donne immigrate. Si possono fare molte cose. Si devono fare. Presto».

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/201001articoli/51638girata.asp

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