La Stampa
18 09 2015
In una foto era chiuso in un bidone, contro la sua volontà. In un’altra aveva in testa un sacchetto dell’immondizia. Ridevano di lui, quelli che dicevano di essere suoi amici. Poi lo fotografavano con il cellulare e pubblicavano gli scatti su Facebook. Crudeli per un ragazzo sensibile di 26 anni. Così tanto da spingerlo al suicidio. La madre lo ha chiamato per colazione, lui non ha risposto. Si era impiccato nella sua camera al secondo piano.
LA VITA
Andrea Natali viveva con i genitori a Borgo d’Ale, paese di duemila anime immerso nelle campagne del Vercellese. Quella vita fatta di cose semplici - il lavoro da operaio, la passione per le auto, le uscite con gli amici - nascondeva un demone: quegli scherzi che da troppo tempo lo stavano consumarlo dentro.
«Chiediamo giustizia per Andrea anche se niente potrà mai restituircelo - piangono Federico e Liliana, i genitori -. Il suo calvario è iniziato quattro anni fa: alcune persone che frequentano il paese hanno iniziato a prenderlo di mira con vari scherzi. All’inizio lui non diceva niente.
Gli scherzi, però, nel tempo sono diventati via via più pesanti, tanto che un anno fa aveva deciso di sporgere denuncia alla Polizia postale. Ma senza che i responsabili pagassero davvero. E tutto si era chiuso con un nulla di fatto. «Diceva sempre che non si era rivolto alle forze dell’ordine solo per fermare i suoi aguzzini - continua Federico Natali - ma per evitare ad altri ciò che è accaduto a lui».
Non ce la faceva più, Andrea. Nel frattempo quei ragazzi si erano messi a fotografare gli scherzi e avevano pure creato una pagina a lui dedicata su Facebook. Che ora è stata eliminata dalla Polizia postale. «Nostro figlio continuava a ripetere “mi hanno tolto la dignità” e da quel momento è iniziato il suo declino psicologico», ricordano il padre e la madre.
L’ISOLAMENTO
Il ragazzo, raccontano, nell’ultimo anno e mezzo non era più uscito di casa se non accompagnato. «Dopo la denuncia - continuano - aveva paura di uscire, si sentiva minacciato. Non andava nemmeno in paese. Temeva che quelle persone potessero fargli del male e probabilmente qualcuno gli aveva detto qualcosa di terribile per farlo arrivare a quel punto».
Ora i genitori tengono in mano la sua foto: era sorridente, spensierato. Allora i demoni erano lontani, c’era spazio solo per i sogni: «Amava vivere, ma poco a poco la sua fiamma si è spenta. Era un gran lavoratore prima che gli accadesse questa vicenda assurda».
Fino a poco tempo fa organizzava i raduni dell’Alfa Romeo e sognava di raggiungere il fratello Alessandro in Germania per trovare un nuovo lavoro e mettere su famiglia. I genitori ricordano i suoi ultimi desideri: «In fondo nostro figlio sperava che quelle persone venissero a chiedergli scusa ma non è mai successo. Ora, anche se qualcuno volesse farlo, è troppo tardi. Non vogliamo vendetta, ma solo capire cosa è successo».
Alessandro Ballesio e Valentina Roberto
La Stampa
17 09 2015
Il Parlamento europeo ha approvato la proposta della Commissione per una redistribuzione secondo criteri precisi di 120 mila profughi aventi diritto all’asilo nell’Unione europea. Sono stati 372 i voti a favore, 124 i “no” e 54 gli astenuti. È lo stesso testo su cui il consiglio straordinario dei ministri degli Interni si è spaccato lunedì scorso a Bruxelles. Favorevoli i popolari, i socialisti, i verdi, i liberali e la componente grillina del gruppo guidato da Nigel Farage. Contrario il britannico come lo schieramento conservatore. Compatto il voto negativo sull’ipotesi di redistribuzione opposto dalla Lega, con Salvini in testa. Non voglio accogliere in modo organizzato anche chi ha davvero diritto all’asilo.
Martedì nuovo vertice
Il risultato è interpretato come la prova che una larga maggioranza dell’Europa è ancora favorevole ad un approccio solidale. Martedì si riuniscono nuovamente i ministri degli Interni per dirimere la questione. L’obiettivo è provare a ricucire. Oppure si andrà alla conta, come poco fa nell’emiciclo di Strasburgo. Si deciderà a maggioranza qualificata, mettendo in un angolo i paesi contrari, come Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Ungheria.
L’auspicio di Schulz
Il presidente dell’Europarlamento, Martin Schulz, ha scritto una lettera al governo lussemburghese, guida semestrale dell’Unione, per auspicare che tutti i fondi disponibili nel bilancio siano messi a disposizione subito per sostenere gli sforzi dei Paesi di prima accoglienza, come Turchia, Libia, Giordania e Siria. «Se non lo faremo – ha sottolineato - avremo ancora più rifugiati e la nostra credibilità sarà messa in dubbio».
Le quote dei trasferimenti
La proposta della Commissione prevede che altri 120.000 richiedenti asilo siano trasferiti dall’Italia (15.600), dalla Grecia (50.400) e dall’Ungheria (54.000). Questa cifra si aggiunge al trasferimento iniziale di 40.000 richiedenti asilo, approvato dal Parlamento il 9 settembre e dal Consiglio Giustizia e Affari interni il 14 settembre. Il numero totale di persone da rilocalizzare sale dunque a 160.000.
Marco Zatterin