lastampa.it
14 9 2010
La reding annuncia dure misure nei confronti di Parigi in seguito all'espulsione dei Rom
BRUXELLES?Il comportamento dei ministri francesi verso la Commissione europea è «una disgrazia» per l’Unione Europea. Lo ha detto la commissaria europea alla Giustizia, Viviane Reding, commentando la decisione di aprire la procedura di infrazione contro la Francia per la questione delle espulsioni dei Rom. La commissaria ha inoltre assicurato che i tempi della procedura saranno molto rapidi: «Raccomanderò al presidente Barroso di procedere d’urgenza, così non perderemo tempo. Aspetto di poter procedere nelle prossime due settimane».??Le misure contro la Francia sono conseguenza della violazione del diritto europeo, per applicazione discriminatoria della direttiva europea sulla libera circolazione e dalla mancanza delle garanzie personali per le persone espulse.?«La mia pazienza sta finendo -ha concluso visibilmente furiosa la Reding- quando troppo è troppo, nessun paese piccolo o grande che sia può avere un trattamento speciale quando sono in gioco i diritti fondamentali».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201009articoli/58542girata.asp
lastampa.it
8 9 10
Benedetto XVI: "La Chiesa
non si rinnova con le strutture
ma con la conversione"
CITTÀ DEL VATICANO
Il rinnovamento della Chiesa, di fronte agli abusi del clero non si ottiene tanto «con cambiamenti delle strutture», quanto «con sincero spirito di penitenza e cammino operoso di conversione».
Lo ha affermato Benedetto XVI all’ udienza generale citando scritti di santa Ildegarda di Bingen, e sottolineando che questo è «un messaggio da non dimenticare». Il Pontefice ha poi inviato un messaggio ai fedeli del Regno Unito in vista del viaggio compirà la prossima settimana, dal 16 al 19 settembre. «Non vedo l’ora - ha detto Benedetto XVI parlando in inglese al momento dei saluti in lingua che concludono l’udienza generale del mercoledì - di incontrare i rappresentanti di molte diverse tradizioni religiose e culturali che compongono la popolazione britannica, così come i leader civili e politici. Sono molto grato a Sua maestà la Regina e a Sua grazia l’arcivescovo di Canterbury per ricevermi, e non vedo l’ora di incontrarlo».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/cronache/201009articoli/58354girata.asp
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21 7 2010
Il ragazzo finge di essere ebreo.
Condannato a 18 mesi di carcere
ALICE CASTAGNERI
GERUSALEMME Si erano conosciuti a Gerusalemme nel settembre del 2008. Lui, 30 anni, le aveva detto di volere una relazione seria. Lei si era fidata di quel ragazzo ebreo che forse le avevo promesso l'amore. La loro storia sarebbe potuta finire con un lieto fine e invece non è andata così. Sabbar Kashur, infatti, ha sempre mentito su tutto. Per prima cosa sulla sua identità. Non un ebreo, ma un arabo. Questa la menzogna più grande che le ha raccontato. La ragazza, però, ignara di ogni cosa ha fatto sesso con Sabbar. Ma, una volta scoperte le sue origini, ha deciso di sporgere denuncia per violenza sessuale. Conclusione: il giovane è stato condannato a 18 mesi di carcere per "stupro con inganno".
Come riporta il Guardian, Tzvi Segal, uno dei giudici che si sono occupati del caso, ha detto che il rapporto è stato "consensuale", ma ha aggiunto che, anche se non si è trattato della "classica violenza", la donna è stato stuprata. Se, infatti, avesse saputo la verità non avrebbe mai acconsentito alla relazione. Per il giudice il sesso c'è stato perchè ottenuto con le bugie: «Sapendo che aveva di fronte un arabo e non un ebreo alla ricerca di una storia d'amore, non avrebbe accettato». Il verdetto della Corte è stato severo: niente comunità, ma una pena più dura. «Siamo obbligati a proteggere i cittadini dai criminali che ingannano le loro vittime, corrompendone corpo e anima. Quando viene a mancare la fiducia tra le persone, la Corte deve schierarsi dalla parte degli innocenti. Dobbiamo salvaguardare il loro benessere ed evitare che siano manipolati ed ingannati», ha detto Segal.
Dopo il verdetto in Israele è scoppiata la polemica. Gli arabi costituiscono il il 20 per cento della popolazione, ma le relazioni sentimentali con gli ebrei sono davvero rare. C'è ancora poca integrazione e gli arabi vengono discriminati. Qualcuno insinua che se fosse successo il contrario non sarebbe andata a finire così: «Se un ragazzo ebreo avesse mentito e fatto sesso con una musulmana cosa sarebbe accaduto?». Intanto a Gerusalmme è stata fatta una proposta di legge che richiede ai cittadini israeliani di giurare fedeltà allo Stato di Israele e alla sua natura ebraica. Molti musulmani avrebbero serie difficoltà a dichiarare lealtà ad uno Stato che li esclude. La norma sta ricevendo numerose critiche. Dan Meridor, deputato del governo Netanyahu, è fortemente contrario: «La maggioranza non deve ricordare alla minoranza che è una minoranza».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/201007articoli/56910girata.asp
la stampa
1/7/2010
- CARROZZIERE OSSESSIONATO DALLE DONNE: NE HA UCCISE DUE NEL GIRO DI UNDICI ORE
Follia omicida tra Torino
e Cremona, poi il suicidio:
in Lombardia aveva 7 denunce
FEDERICO GENTA, MASSIMILIANO PEGGIO
TORINO
Undici ore, per regolare i conti con la vita. Con le donne che, a suo modo di vedere, lo avevano deluso e ferito. Undici ore per rubare due vite. Stessa arma, otto proiettili sparati prima nel Torinese, a Riva di Chieri, dove ieri alle 7,30 ha ammazzato l’ultima fiamma, Maria Montanaro, 36 anni, che gli aveva detto addio appena quattro giorni fa. Gli altri li ha esplosi in provincia di Cremona, a Rivolta d’Adda. Un agguato quasi in stile mafioso. All’uscita da una curva, poco lontano da uno dei parchi preistorici più famosi d’Italia. Ha affiancato con la sua auto quella di Sonia Balcone, donna amata e perseguitata per anni. Lei stava tornando dal lavoro. Lui le ha sparato. Poi si è avvicinato e le ha tirato il colpo di grazia in testa. L’ultima pallottola l’ha tenuta per sé. Gaetano De Carlo, 54 anni, si è ammazzato in un prato della campagna tra Milano e Cremona, a Corneliano Bertario. L’hanno trovato un’ora dopo due ragazzi che stavano passeggiando a cavallo tra i boschi della a zona. Accanto al cadavere l’arma, una 7,65. In tasca e sulla sua auto, una Honda Civic grigia, parcheggiata poco lontano, decine di post-it gialli, con frasi al limite tra i delirio e la richiesta di perdono.
È finita così, alle 18,20 di ieri la giornata di follia di Gaetano De Carlo, carrozziere, originario di Terzigno, nel napoletano e residente a Vailate, nel Cremonese. Era stato anche sposato, aveva avuto un figlio. Ma quel rapporto era presto affondato. «Era ossessionato dai suoi amori finiti; era un tipo violento un po’ romantico» racconta chi lo conosce.
In questa storia di sangue e passione di morte e follia, però, c’è molto di più. C’è la violenza che Gaetano avrebbe manifestato in modo ossessivo nei confronti di Sonia. Si erano lasciati almeno sette anni fa. Da allora era stato un tormento continuo. Lei, nel frattempo si era rifatta una vita, si era sposata, da cinque anni era madre. Ma lui la tormentava ancora, la minacciava. E così Sonia lo aveva denunciato: sette volte almeno. Gaetano De Carlo era stato rinviato a giudizio. Gli era stato revocato il porto d’armi. Avrebbe dovuto essere processato. «Anni da incubo, con la paura anche di uscire di casa e trovarselo davanti» dicono adesso i parenti di Sonia. E qualcuno già punta il dito: «Dovevano fermarlo prima».
Prima amato e poi respinto: era una costante nelle relazioni di quest’uomo. Se dopo Sonia e prima di Maria ci siano state altre donne nessuno, per ora, è in grado di dirlo. Se ci sono state altre donne minacciate o impaurite, anche questo per ora è ancora un mistero. Di certo lui si era creato una nuova vita con un’altra donna a Torino. È durata un anno. Gaetano veniva spesso in Piemonte dove viveva sua madre e ancora risiedono alcuni familiari. Aveva conosciuto la ragazza di Riva di Chieri, tramite una parente. Che bella che era Maria Montanaro: artista per passione, grafico per professione. Su Facebook le foto di lei raccontano di un’esistenza intensa. Sul web, però, aveva pochi amici: appena undici. In bacheca non c’è una parola su Gaetano. Di lui parlava solo con le persone fidate.
L’aveva fatto poche ore prima di morire con Cinzia Aiemme. Erano andate in gelateria e poi si erano confidate. Cinzia adesso è sconvolta: «Mary aveva paura che lui l’ammazzasse. Si erano lasciati per il carattere aggressivo di lui. Era geloso, troppo, la controllava di continuo, non voleva che parlasse con nessuno». Sabato lei gli aveva detto addio. Lui l’aveva presa malissimo. Le telefonava, le mandava sms in continuazione. Era il suo modo di tentare di fare pace. Prima di perdere la testa. L’ultimo sms, hanno accertato a Torino i carabinieri del colonnello De Vita, è arrivato nella notte. Niente di minaccioso, quasi una preghiera: «Torniamo insieme, riproviamoci ancora una volta». Niente da fare.
All’alba lui è salito in auto ed è andato a Riva di Chieri. Ha atteso lì davanti a quel gruppo di villette a schiera con un fazzoletto di giardino, tanti appartamenti e un solo monolocale, quello di Maria. Lui ha aspettato che lei aprisse la porta, per far uscire il suo cane e la gatta, ed è entrato. L’hanno sentita gridare. Poi hanno sentito tre spari e un’auto che sgommava. Mentre la portavano in ospedale lei ha avuto ancora la forza di sussurrare: «È stato Gaetano». Poi s’è spenta. Lui già guidava come un pazzo verso Cremona. A saldare i conti con il resto del mondo. Gli hanno trovato in tasca un post-it: «Non potevo farne a meno».
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29 6 2010
I cardinali: colpiscono proprio il Pontefice che vuole giustizia
GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO
Accerchiamento». L’allarme filtra dalla Segreteria di Stato e diventa parola d’ordine in Curia di fronte alla bufera-pedofilia in Belgio e soprattutto alla prospettiva da incubo che d’ora in poi negli Usa venga permesso alle vittime di abusi sessuali del clero di chiamare in causa direttamente il Vaticano. Nei Sacri Palazzi ci si interroga su chi dall’interno stia passando ai mass media e ai magistrati anti-abusi i documenti sulle violenze sessuali dei sacerdoti.
E mentre su entrambe le sponde dell’Oceano la Chiesa è sempre più nel mirino per i preti pedofili, il «repulisti» interno non si ferma, anzi «adesso è più che mai necessario arrivare fino in fondo e togliere le mele marce», assicurano nell’«inner circle» del Pontefice. Poi, «a lavoro finito, il caos delle polemiche lascerà spazio alla verità che distingue il bene dal male, il colpevole dall’innocente». Il Papa teme «la notte in cui tutte le vacche sono nere». La preoccupazione è che l’opera di pulizia nella Chiesa sia sovrastata dall’onda anomala del fango, dalla «caccia alle streghe».
Adesso la Corte Suprema americana pone alla Santa Sede la questione più delicata perché «a questo punto diventa impossibile fermare i procedimenti», ammettono alla terza loggia del Palazzo Apostolico. Lo scenario più temuto si sta realizzando, cioè la prospettiva che i sacerdoti vengano assimilati a «impiegati» del Vaticano e che quindi il «datore di lavoro» sia ogni volta chiamato in causa per chiarire se abbia coperto o no le violenze sui minori. E per risponderne, anche nei risarcimenti economici. Oltretevere allarmano più di tutto il libero accesso ai documenti curiali e la possibilità per i tribunali di sentire come testimoni i vertici della piramide pontificia. Insomma rischia di naufragare l’«exit strategy», comunicativa e legale, che finora ha sempre puntato a «differenziare» le responsabilità «in loco» delle diocesi da quelle della Santa Sede. A essere minacciata è la tesi difensiva secondo la quale «ogni vescovo è Papa in casa sua» e che dunque «la Chiesa non è una multinazionale».
Secondo il portavoce papale padre Federico Lombardi, in particolare, «il governo di Roma è un servizio all’unità della Chiesa, che offre indicazioni». Perciò, nella bufera-pedofilia, «non si possono imputare a Roma responsabilità concrete delle autorità locali». La maggioranza dei casi emersi «sono avvenuti trent’anni fa, mentre oggi la situazione è sensibilmente migliorata, in parte perché i criteri di selezione e formazione dei candidati al sacerdozio sono migliorati», precisa Lombardi. Il Papa «sta portando trasparenza» ed è «il paladino di come affrontare queste questioni, fin da quando era alla guida della Congregazione per la dottrina della fede, periodo nel quale, nel 2001, avviò una nuova legislazione».
La «tolleranza zero» di Joseph Ratzinger non si riduce a un anatema religioso. I vescovi dovranno denunciare le nefandezze del «clero infedele» ai magistrati. I preti pedofili andranno sempre portati davanti ai giudici. Nulla legittimerà l’omertà davanti alla «vergogna». L’ex Sant’Uffizio sta ultimando le linee-guida che obbligheranno tutti gli episcopati nazionali ad applicare la linea introdotta proprio da Ratzinger dopo decenni di sottovalutazioni e insabbiamenti (come per il fondatore dei Legionari, Maciel).
L’arcivescovo gesuita Ladaria sta per presentare al Papa il pacchetto di provvedimenti anti-abusi che prevede maggiore selezione nell’accesso ai seminari con test e valutazioni psicologiche, rimozione immediata dall’incarico dei preti sospettati, cancellazione della prescrizione per i reati contro i minori, denuncia automatica alla magistratura. Nel frattempo però le gerarchie ecclesiastiche si sentono accerchiate e, come dimostra la disputa tra i cardinali Schoenborn e Sodano, rispondono attribuendosi reciprocamente le responsabilità.
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22 6 2010
Nuova rogatoria dei pm:
vogliamo vedere conti e contratti
GUIDO RUTOLO
INVIATO A PERUGIA
Conti correnti, appalti, mutui, movimenti bancari. Se avessero potuto, li avrebbero già passati al setaccio, gli 007 della Procura di Perugia. Sono i «segreti» di «Propaganda Fide» che vorrebbero che affiorassero, per trovare conferme ai loro sospetti.
L’ipotesi da verificare è la seguente: milioni di euro dello Stato italiano finiti nelle casse gestite dal prefetto della Congregazione, il cardinale Crescenzio Sepe, in cambio di un affare davvero miracoloso: l’acquisto di una palazzina di tre appartamenti alle spalle di Montecitorio, in via dei Prefetti, a un prezzo stracciato. Pietro Lunardi, il ministro che autorizzò quei finanziamenti milionari, ha comprato quei tre appartamenti a tre milioni di euro - così è scritto nell’atto di compravendita, anche se poi l’ex ministro dice che li pagò quattro milioni di euro - mentre il suo valore di mercato oscilla tra i nove e gli undici milioni di euro.
E, dunque, nei fatti Lunardi avrebbe ottenuto una «stecca» di almeno cinque milioni di euro.
Torniamo alla rogatoria. I pm perugini Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi vogliono andare a colpo sicuro, sapendo cioè che cosa cercare. Nessun intento persecutorio contro il Vaticano. La rogatoria che partirà oggi per la Santa Sede, e che riguarda la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, è circoscritta, si riferisce al periodo in cui era prefetto della Congregazione il cardinale Crescenzio Sepe, indagato per corruzione aggravata dai magistrati perugini.
E riguarda in particolare i finanziamenti autorizzati dall’allora ministro per le Infrastrutture Pietro Lunardi. Stiamo parlando per esempio del decreto del 2005, quello che stanzia due milioni e mezzo di euro per i lavori di restauro e la creazione di una pinacoteca nel palazzo di «Propaganda Fide» di piazza di Spagna. Un finanziamento criticato dalla Corte dei conti. Sembra che le uniche spese effettuate per quei lavori ammontino a 180.000 euro, il costo dell’affitto dei ponteggi montati all’esterno per due mesi.
In quel decreto del 2005, che finanziava i progetti Arcus - la Spa dei ministeri delle Infrastrutture e dei Beni culturali - un altro milione di euro fu destinato ai lavori di restauro dei palazzi Lucchesi e Frascara della Pontificia università Gregoriana.
Ecco, la Procura di Perugia vuole analizzare i finanziamenti, gli appalti, i mutui, i conti correnti di Propaganda Fide. Per verificare l’ipotesi dell’esistenza della «stecca», del passaggio di «utilità», in questo caso capitali in cambio di discutibili operazioni immobiliari.
La rogatoria perugina parte il giorno in cui dal Vaticano filtra la notizia che la Segreteria di Stato ha avviato una indagine interna sui conti dello Ior. Il segretario di Stato, Tarcisio Bertone (che è anche presidente della commissione di viglilanza sulla banca vaticana), ha promosso un’ispezione interna allo Ior, per verificare la titolarità dei conti, con particolare attenzione a quelli riconducibili al Gentiluomo di Sua Santità, Angelo Balducci, l’ex Presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici in carcere dal 10 febbraio scorso, e al resto della «cricca». Insomma, anche il Vaticano avverte il bisogno di controllare la presenza di movimentazione di capitali «anomali» nella sua banca.
E se la Procura ha già depositato al Tribunale dei ministri (di Perugia) la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro per le Infrastrutture, Pietro Lunardi, indagato per corruzione - mentre si annunciano novità nei prossimi giorni, per la posizione dell’ex ministro Claudio Scajola - , né da Lunardi né dallo stesso cardinale Sepe, al di là delle dichiarazioni di intenti, sono arrivati segnali concreti di disponibilità a essere sentiti. Nel giorno della conferenza stampa del cardinale Sepe, il suo legale si è limitato a sottolineare che i fatti contestati al cardinale «non hanno nessun rilievo penale». Lasciando assolutamente nel vago la disponibilità di andare dai pm perugini a difendersi dalle accuse.
In questa fase, la Procura non sembra interessata a convocare i due inquisiti eccellenti - l’ex prefetto della Congregazione e l’ex ministro delle Infrastrutture - impegnata invece a raccogliere altri elementi d’accusa, a verificare le ipotesi investigative.
La squadra di cinque ispettori della Banca d’Italia, intanto, sta controllando i conti correnti di tutti i protagonisti della inchiesta perugina. E’ la «cricca» sotto la lente degli 007, mentre si aspettano i risultati delle rogatorie con San Marino e il Lussemburgo (ambedue i Paesi stanno collaborando alle indagini). E gli esperti di Bankitalia stanno analizzando anche i conti di Guido Bertolaso, il capo del Dipartimento della Protezione civile indagato per concorso in corruzione, alla ricerca di movimentazioni «anomale».
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