lastampa.it
12 5 2010
LUCA DONDONI
MILANO
È con una striscia firmata da Antonio Ricci, Le nuove mostre, condotta dalle veline Costanza Caracciolo e Federica Nargi, che prendono il via oggi le trasmissioni di La5, la nuova rete digitale gratuita pensata da Mediaset per il pubblico femminile dai 15 ai 40 anni. «La5 sarà anche un’ottima palestra per testare una serie di reality show che stiamo acquistando in giro per il mondo - spiega il direttore generale dei contenuti Mediaset, Alessandro Salem -. Non tutti i reality sono delle “killer applications” e cioè programmi che, una volta in onda, possono contare su un successo assicurato. Alcuni hanno fortuna, altri no.
Un’ottima opportunità per testarne la validità arriva quindi da questo nuovo canale che abbiamo assemblato in soli cento giorni ma che ha già una bella spina dorsale»». Qualche titolo? «A suo tempo comunicheremo quali saranno i reality che ci interesserà valutare e i più forti li vedrete sicuramente sulle reti generaliste».
Massimo Donelli, direttore di Canale 5 e, in pectore, anche della neonata La5 ha raccontato che lo stile di questa «woman oriented television» (in Italia dopo Lei, La7D e MYA è la quarta tivù dedicata alle donne) è volto all’intrattenimento. «Stasera alle 21.10, proprio quando su Canale 5 termina Striscia la notizia, grazie ad Antonio Ricci che ci ha dato una mano per il lancio della nuova tivù, su La5 partirà Le nuove mostre: alle veline Costanza e Federica toccherà presentare tutte le sere la classifica del meglio e del peggio visto in tivù. Martedì 25, in prima serata, La5 proporrà Ciao Darwin 6: istruzioni per l’uso con un backstage del programma che ha sbancato l’Auditel. Bonolis e Laurenti guideranno lo spettatore in un viaggio nel dietro le quinte».
L’altra grossa novità sarà la trasmissione Amici in tour con dieci date estive sui divetti della scuola più amata d’Italia. «Un altro regalo - spiega il direttore - ce l’ha fatto Piero Chiambretti. Trasmetteremo le sedici puntate più belle del suo Chiambretti Night selezionate fra quelle che le donne hanno gradito di più». Le fan di Barbara D’Urso potranno godersi la loro beniamina in seconda serata dove sarà proposto in replica Pomeriggio 5.
Salem non ha fatto mistero del varo, entro fine 2010, di una rete omologa a La5, ma dedicata agli uomini, che potrebbe chiamarsi Italia 2. Ma non è finita. Sempre più vicina è la partenza del canale All News diretto da Mario Giordano dedicato all’informazione 24 su 24. La5 avrà anche una forte incidenza multimediale con il sito www.la5.mediaset.it, on line da oggi. Si potranno rivedere i programmi di punta: si parte con l’edizione del Grande fratello 1 condotto da Daria Bignardi.
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/spettacoli/201005articoli/54909girata.asp
la stampa.it
5 5 201
Calo del desiderio, scarsa eccitazione, difficoltà a raggiungere l'orgasmo, dolore nei rapporti
Se da un lato la contraccezione ha lo scopo di rendere il sesso più sicuro, dall’altro pare che lo renda inappetibile per le donne.
Scarso desiderio fin dall’inizio si traduce poi in scarsa eccitazione, difficoltà o mancato raggiungimento dell’orgasmo nonché dolori durante il rapporto: una bella compagnia insomma.
Tutti questi fattori, gli esperti li raggruppano in una sigla, FSD, che sta a significare Disfunzione Sessuale Femminile e ne sono più soggette le donne che fanno uso di contraccettivi ormonali sia per via orale che no.
Ecco quanto sostengono i ricercatori dell’Università di Heidelberg (Germania) guidati dalla dottoressa Lisa-Maria Wallwiener.
I ricercatori hanno condotto uno studio che ha coinvolto 1.086 donne in età fertile di cui il 2,5% era rappresentato da studentesse della facoltà di medicina. Le partecipanti sono state invitate a compilare un questionario destinato a rilevare quanti e quali problemi inerenti alla sfera sessuale potessero essere presenti. Tra le opzioni vi era anche la valutazione dello stile di vita, il vizio del fumo, il desiderio di maternità, la presenza di bambini o lo stato di gravidanza.
«I problemi sessuali possono avere un impatto negativo su entrambe le qualità della vita e il benessere emotivo, indipendentemente dall’età», ha dichiarato la dottoressa Wallwiener in un primo commento alla ricerca.
Fin dai primi dati acquisiti i ricercatori hanno potuto constatare che l’FSD «è un disturbo molto comune, con una prevalenza stimata di circa due donne su cinque che hanno almeno una disfunzione sessuale, e il disturbo più comune sembra essere lo scarso desiderio».
Nonostante le donne tendano a essere consapevoli del fatto che la disfunzione sessuale è spesso influenzata da vari fattori come lo stress e le relazioni, questo studio ha dimostrato che potrebbe anche essere influenzata dall’applicazione di esogeni (esterni), sottolineano i ricercatori.
Sono moltissime le giovani donne che fin dall’inizio della loro vita sessuale fanno uso di contraccettivi e «l’ironia è che a queste donne viene fornito un farmaco che permette la libertà dalle preoccupazioni riproduttive, ma a queste stesse donne non vengono fornite informazioni sul fatto che vi sono rilevanti effetti sessuali negativi che possono derivarne», ha commentato il dottor Goldstein.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sul “Journal of Sexual Medicine”.
(lm&sdp)
la stampa
4/5/2010
diritto di cronaca di Flavia Amabile
Nelle linee guida dei tecnici si chiede la conoscenza al biennio del rapporto tra italiano e dialetto
FLAVIA AMABILE
Nelle superiori si insegnerà l’italiano ma si dovrà avere una conoscenza anche del dialetto. Modi, tempi, quantità saranno definite più in là, per ora il ministero ha soltanto indicato la propria volontà. Lo ha fatto nelle linee guida per i nuovi istituti tecnici che vedranno la luce dal prossimo anno, nelle «schede di lavoro» relative alle materie del primo biennio. ?Ai futuri studenti dei primi due anni il ministero chiede «competenze», ovvero conoscenze generiche, in «registri dell’italiano contemporaneo, diversità tra scritto e parlato ma anche rapporto con i dialetti». All’interno dell’insegnamento dell’italiano, insomma, non potranno prescindere da queste conoscenze. ??E al ministero dell’Istruzione confermano. «Anzi. Rivendichiamo con forza la necessità di queste conoscenze sui dialetti e le tradizioni locali per favorire la conoscenza dei luoghi in cui si vive, delle proprie radici». ??Insomma, i dialetti entrano nella vita degli studenti delle superiori, un tema molto caro alla Lega. Era stato il leader del Carroccio Umberto Bossi lo scorso Ferragosto a spiegare di essere pronto a preparare una legge. Il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, l’aveva accontentato subito con un ddl che voleva rendere obbligatorio il dialetto in tutti i cicli scolastici: dalla primaria passando per le medie fino alle superiori. Secondo la Lega l’insegnamento doveva essere affidato ad «insegnanti specializzati», con una competenza da verificare durante i concorsi di accesso alla professione. ??La proposta è stata accolta da mille polemiche e quindi in parte accantonata. Ora però si torna a parlarne in forma e toni diversi nella prospettiva - sottolineano le «Linee guida» - di portare gli studenti alla fine dei cinque anni di studi a «stabilire collegamenti tra le tradizioni culturali locali, nazionali ed internazionali». A lavorare su queste richieste è un gruppo tecnico nazionale che ha preparato una serie di «schede di lavoro» sulla base di un confronto che - spiega il ministero - ha coinvolto finora centinaia di istituti tecnici, associazioni professionali e disciplinari, parti sociali. ??Tra qualche giorno sarà possibile proporre emendamenti ai loro contenuti. Le proposte saranno quindi vagliate dal gruppo tecnico che a fine maggio dovrebbe predisporre le linee guida definitive. ??Insegnamenti comuni a tutti gli indirizzi sono lingua e letteratura italiana, lingua inglese, storia, matematica, diritto ed economia e scienze integrate. Le schede sono articolate per settore (economico e tecnologico), le materie sono molte e varie. Si studierà la Storia ma insieme con l’ecologia visto che tra le «conoscenze» che i ragazzi dovranno aver immagazzinato sono incluse quelle relative a «strutture ambientali ed ecologiche, fattori ambientali e paesaggio umano». L’insegnamento della Costituzione italiana è affidato ai docenti di Storia e a quelli di Diritto ed Economia e nello studio della geografia non si potrà trascurare di analizzare temi come lo squilibrio ambientale, l’ inquinamento, la sostenibilità e la bio-diversità. ??Nell’indirizzo «tecnologico» tra le conoscenze di «Diritto ed economia» dovranno essere incluse anche le regole per la redazione del curriculum vitae europeo e le tipologie di colloquio di lavoro (individuale, di gruppo, on line ecc.), conoscenze a cui il ministro Gelmini tiene molto per avvicinare il mondo della scuola a quello del lavoro.
lastampa
4 5 2010
DI CRISTIAN CAMBRONERO , TRADOTTO DA GIA RESTA
Non avrà lunga vita l’ultima trovata dell'ex deputato, ex candidato della minoranza alla presidenza e animador de vida Juan José Vargas Fallas, riguardo l’istituzione di un centro per la "cura" dell'omosessualità. Almeno così lascia intendere la posizione presa dal Ministro della Salute María Luisa Ávila, che ha dichiarato a Fusil: "Il Ministero della Salute è garante per legge della salute della popolazione, pertanto la questione è di nostra competenza".
Non sono certo mancate le reazioni all'annuncio del progetto di Vargas, e forse la più importante è stata quella, decisamente critica, della Asosación Costarricense de Pisquiatría, che ha bocciato in blocco l'approccio all'omosessualità come malattia proposto dall'animador. L’affermazione della dottoressa Ávila fa supporre che il progetto, se inteso come istituzione di un centro di cura, non avrà sviluppi: "Se considerato come un centro per la cura di malati, allora sarà necessaria un'autorizzazione molto macchinosa andrebbero inoltre seguite delle procedure riconosciute per la gestione della malattia da curare, con la presenza di esperti in materia che abbiano un’abilitazione specifica".
CC: C'è un regolamento che limita i professionisti sanitari (psicologi e psichiatri) nella somministrazione delle terapie relative alla salute mentale, come si sostiene in questo caso??M.A.: "Certamente se una persona entra in qualsiasi campo del sapere o dell'attività umana e pretende di esercitarla, allora si tratta di un esercizio illegale con le relative ripercussioni, ma così si cade nella ciarlataneria, nell'empirismo, e quando si tratta della salute ciò rappresenta un grave rischio."
Il Ministro ha aggiunto che in caso si commetta un "esercizio illegale della professione", potrebbe scattare la denuncia da parte dei relativi ordini professionali. ??Come accennato la settimana scorsa, la cura per il riorientamento sessuale, nota anche come terapia riparativa o di conversione, è stata fortemente contestata da scienziati e professionisti della salute in tutto il mondo, e in particolare negli Stati Uniti, dove è stata screditata dal punto di vista etico, e sono stati documentati casi di gravi danni e problemi psicologici tra le personse sottoposte a tali pratiche.
CC: Il Ministero della Salute procederà in qualche modo rispetto a questo centro di assistenza? Oppure è necessaria la denuncia di un cittadino perchè si affronti l'argomento e si decida al riguardo??M.A.: Naturalmente non è necessaria la denuncia, si suppone che Don Juan José debba fare la richiesta per l'autorizzazione, e non penso che possa soddisfare i requisiti in quanto, non avendo un permesso, la sua attività sarebbe illegale e di conseguenza verrebbe chiusa.
Anche se la posizione del Ministero della Salute è incoraggiante, si deve ricordare che questo centro potrebbe iniziare ad essere operativo mascherandosi da "centro d'ascolto" o "centro d'assistenza", esattamente nello stesso modo in cui uno stregone imbroglione potrebbe aprire un ufficio per vendere miracoli.
-----------------------
Testo originale: Centro para curar gays estrellaria Ministerio de Salud. Ripreso daFusil de Chispas: Giornalista multimediale assai attivo online, Cristian Cambronero rilancia e commenta su eventi di varia attualità dal Costa Rica (e oltre)
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/vociglobali/grubrica.asp?ID_blog=286&ID_articolo=72&ID_sezione=&sezione=
la stampa
4 5 2010
Nel documentario «Draquila»
le accuse a Berlusconi «dittatore»
e alla sinistra che «non esiste,
la situazione è compromessa»
RICCARDO BARENGHI
ROMA
Uno chiede a Sabina Guzzanti se questo suo ultimo film potrà cambiare il Paese e lei risponde così: «E’ un film, semmai fa riflettere, ma non è certo un partito». E meno male, viene da aggiungere, visto che i partiti ormai non solo non cambiano il Paese ma neanche fanno riflettere. Invece guardando Draquila, che uscirà nella sale venerdì e sarà presentato il 13 maggio a Cannes fuori concorso, si riflette parecchio. Come capita quando ti viene sbattuto in faccia un fatto, anzi una serie di fatti duri da vedere e da ascoltare. Come e perché è stata fatta la ricostruzione dell’Aquila (che poi ricostruita non lo è affatto), come e perché Berlusconi abbia usato quella tragedia per risollevare la sua immagine appannata, come e quanto la Protezione civile sia diventata una sorta di struttura parallela, con le sue leggi, i suoi divieti, la sua possibilità di decidere tutto, di occuparsi dei grandi eventi senza distinzioni, dal terremoto al nuoto, dal crollo di una scuola ai viaggi del Papa, dal G8 alla Maddalena a quello abruzzese. Senza controlli, senza regole, senza dover rispettare le leggi ordinarie.
Certo tutto (o quasi tutto) già pubblicato dai giornali, ma un tutto ancora non visto, non sentito, se vogliamo non vissuto. Invece guardando il film (costruito nello stile di Michael Moore) è come se lo spettatore si trovasse lì, a condividere con gli aquilani la rabbia perché le loro case sono ancora distrutte o inagibili, o comunque interdette non si sa per quale motivo, ma anche la gioia di coloro che un tetto sulla testa l’hanno ottenuto, con la bottiglia di spumante («italiano», tenne a precisare il premier) in frigorifero. La felicità iniziale di chi è stato alloggiato negli alberghi della costa che si è via via trasformata in depressione per essere costretti a vivere lontano da casa anche a Natale. Fino all’incazzatura di coloro ai quali veniva impedito di entrare nelle tendopoli «perché i terremotati non hanno voglia di parlare». Stessa sorte subita dall’autrice del film che tenta invano di convincere un militare che non può decidere lui se le persone vogliono o meno farsi intervistare. Niente da fare, il soldato non sente ragioni. O quando, ci racconta, «ho chiesto ripetute volte un’intervista a Bertolaso, lui ogni volta prometteva che certo che me l’avrebbe data, anzi che mi avrebbe portato con lui nelle zone più esposte... Poi è sparito. Per non parlare delle decine di richieste che ho inoltrato all’ufficio stampa della Protezione civile per intervistare questo o quel dirigente, tutte lasciate cadere. Fino al paradosso di quando volevo andare a riprendere un loro magazzino e mi hanno risposto così: “A lei non interessa”».
Viene fuori insomma che quel tanto sbandierato miracolo berlusconiano (l’ennesimo), tanto miracolo non è. Emerge con durissima chiarezza che chi ha tentato, e ancora tenta, di svelare tutto ciò che non ha funzionato, anzi tutto quello che si è fatto in un certo modo e non in un altro perché conveniva farlo in quel modo, non è riuscito a farsi sentire forte e chiaro. Alcuni di loro lo hanno detto in questi mesi sui giornali, raramente in tv, ma si è trattato di voci rimaste isolate e comunque inascoltate. Anche perché, spiega un politico aquilano del Pd, «non era facile dire certe cose in un clima in cui tutto e tutti erano concentrati e felici per il miracolo delle nuove case...».
«Per me – dice Guzzanti – l’Aquila è un emblema, un paradigma del Paese. Del Paese berlusconiano ovviamente ma anche di quello che non reagisce, ammutolito malgrado non sia d’accordo». Dunque, come sostiene quel professore nel film, siamo in una «dittatura di merda, senza carriarmati, campi di prigionia, retate della polizia, senza violenza, ma che comunque durerà a lungo»? Un messaggio disperato. «Beh - riprende l’autrice – è già durato 15 anni quindi... ma certo al momento non vedo proprio un’alternativa in grado di cambiare lo stato delle cose. Io giro l’Italia, faccio spettacoli, film, parlo con migliaia di persone e quello che registro è che, purtroppo, l’attuale opposizione viene considerata o inutile o, peggio, uguale a chi ci governa. Il luogo comune è che “il centrosinistra ruba come gli altri”. Nessuno fa più quella distinzione etica che fino a pochi anni fa faceva la differenza».
E allora? «Allora non lo so, non ho ricette, non sono un politico. Non voglio nemmeno mettermi lì a dire che Vendola mi piace, che Di Pietro è un uomo di destra, che Grillo ha messo su una serie di ragazzi bravi che dovranno farsi le ossa, che Bersani finora non ha dato grande prova di sé... Non penso che alla sinistra serva un Messia, la situazione è talmente compromessa che se pure domani Berlusconi scomparisse, non cambierebbe nulla». A proposito, l’ha mai incontrato in questo suo viaggio? «Sì, una volta gli ho messo la telecamera sotto il naso, lui mi ha riconosciuto, s’è messo la mano davanti al viso e gli è spuntato l’occhio da coccodrillo cattivo».
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/spettacoli/201005articoli/54640girata.asp
la stampa.it
28 4 2010
Nel senso letterale del termine
Accendi la tv alle dieci di sera, un giovedì qualunque, fai zapping sui canali Sky , magari accanto ai tuoi figli adolescenti e scopri che sul canale 140 danno un reality ambientato in un bordello. Uno pensa: è un inchiesta per denunciare lo sfruttamenti del corpo della donna. E invece no, dalla prima immagine è chiaro che è un regalo ai guardoni. Una serie di immagini che il telespettatore deve recepire passivamente, esattamente come quelle ragazze recepiscono la loro vita. Così, sempre con il figlio adolescente accanto, ti chiedi come sia possibile che ci sia una trasmissione del genere. Come se facessero vedere, non so, fattorie in qualche parte del mondo dove la manodopera è in schiavitù. E non certo per denuncia.
Io mi indigno e voglio continuare ad avere questa capacità, perché non mi offende la visione porno di rapporti sessuali seriali con protagonisti uomini dalla fantasia degna di un bradipo, quanto l’essere considerata, insieme a tutto il popolo dei telespettatori, una imbecille, una persona volgare, una nullità che accetta passivamente qualsiasi cosa, anche la violenza sulle donne. Perché andare a puttane è questo, una violenza su tutte le donne, anche se quelle che si prestano dicono di essere consenzienti. E guardare in tv è anche peggio.
facili costumi
Maria Corbi
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/hrubrica.asp?ID_blog=251
la stmapa.it
29/4/2010
E la procura della Cassazione boccia la richiesta: è una discriminazione
FLAVIA AMABILE
Loro un figlio o una figlia adottiva di colore non se la sentono di adottarla. Ma la procura della Cassazione ha bocciato la preferenza di quei genitori: una coppia che si dice disponibile ad adottare un bambino straniero non può fare distinzioni di carattere razziale, dicendosi indisponibile ad accogliere un piccolo di pelle scura o di etnia diversa da quella europea. Significa violare la Costituzione che tutela il principio di eguaglianza tra le persone e numerosi trattati internazionali ai quali l'Italia ha aderito. La decisione delle sezioni unite civiliarriverà nel giro di due o tre settimane al massimo e non avrà ripercussioni sul caso dei genitori del ricorso, ma stabilirà soltanto un orientamento giurisprudenziale. ??Tutto nasce dal ricorso, presentato dalla associazione Ai.Bi., l'associazione Amici dei Bambini che si occupa di infanzia, contro l’accoglimento da parte del tribunale dei minorenni di Catania, della richiesta di una coppia che si era dichiarata disponibile «all’accoglienza fino a due bambini, di età non superiore ai 5 anni senza distinzione di sesso e religione» e «non disponibile ad accogliere bambini di pelle scura o diversa da quella tipica europea o in condizione di ritardo evolutivo». ??Il tribunale di Catania, aveva quindi dichiarato i coniugi «idonei all’adozione sino a due minori di nazionalità straniera che presentino le caratteristiche risultanti dalla motivazione». Secondo Marco Griffini, presidente dell’associazione che ha presentato l’esposto, il decreto emesso dal tribunale contiene «una palese discriminazione su base razziale nei confronti di minori di colore e di etnia straniera a quelle presenti in Europa». ??La madre che intendeva adottare però ha spiegato così la sua scelta, come racconta Linda Marmetto della Cifa: «La pelle scura è un handicap per il bambino. Quando esce da scuola e la gente fa domande io non so cosa rispondere. Non per me, ma per lui. Meglio zoppo che nero. Cerchiamo di non andarcela a cercare, così sarebbe un problema in meno». Le parole sono citate nella relazione psico-sociale che accompagnava il decreto di adozione della coppia italiana. ??«A quella coppia - afferma Marmetto - abbiamo spiegato che quella loro condizione era un problema innanzitutto di principi etici del nostro ente, perchè noi riteniamo che adozione significhi accoglienza di qualsiasi diversità, che sia razziale piuttosto che culturale o di etnia. Poi, li abbiamo avvertiti che un’autorità straniera che ricevesse una relazione di questo tipo non accoglierebbe bene la loro richiesta, che perciò rischiava di non andare a buon fine. Abbiamo quindi rifiutato l’incarico». ??Carlo Giovanardi, presidente della Commissione adozioni internazionali, si è dichiarato d’accordo con la bocciatura da parte della procura della Cassazione. Ma ha aggiunto che il problema è la verifica della effettiva capacità delle coppie di accogliere «quelle differenze che costituiscono l`essenza stessa dell`adozione internazionale». ??Non la pensa così invece Melita Cavallo, presidente del tribunale dei minori di Roma e per anni presidente della Commissione adozioni internazionali: «Mi stupisco che dei giudici possano aver condiviso la scelta razzista di una coppia e la abbiano trasfusa nel decreto di adozione. Perchè se è grave che chi vuole adottare esprima una discriminante razziale, lo è ancor di più il fatto che ci sia stato un tribunale, in questo caso quello per i minori di Catania, disponibile ad accogliere questa esclusione dei bambini con la pelle nera».