05 09 2012
ROMA - Tutto da rifare. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso che il ministero della Salute aveva presentato contro la decisione del Tar del Lazio sulla vicenda delle protesi Pip. Ad aprile, accogliendo la richiesta del Codacons, il tribunale regionale aveva ordinato al ministero di rivedere le linee guida che fissano limiti all'espianto e al reimpianto delle protesi Pip, le protesi mammarie prodotte dalla società francese Poly Implant Prothese finite al centro di uno scandalo internazionale perché sospettate di essere nocive e create con materiale più facilmente deteriorabile ed esposto a rischio di rottura.
Il ministero aveva stabilito che l'espianto fosse previsto, con spesa a carico dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), solo in presenza di effettivi danni e rischi per la salute della donna e non nei casi in cui la richiesta di rimozione fosse motivata da una generica preoccupazione dell'interessata. La decisione era stata contestata dal Codacons che aveva impugnato con successo il provvedimento davanti al Tar.
La vicenda - Il caso era scoppiato in Francia dopo l'allarme del ministro della Sanità e l'apertura di un'inchiesta che aveva persino portato all'arresto del fondatore della società. Jean Claude Mars aveva ammesso negato che i materiali fossero nocivi, ma ammesso che il gel "utilizzato per la produzione delle protesi Pip costasse 10 volte di meno di quello autorizzato dalle autorità sanitarie". Il clamore suscitato dalla vicenda aveva portato tutti i Paesi europei a monitorare il numero delle protesi Pip impiantate a livello nazionale. In Italia le cifre oscillavano tra 35 e 40mila e dopo una serie di denunce il ministero si è mosso. La Conferenza Stato-Regioni a febbraio ha approvato delle linee guida, stabilendo che solo "i reinterventi giudicati necessari dai chirurghi delle strutture pubbliche incaricate di controllare" sarebbero stati a carico dei sistemi sanitari regionali.
Il protocollo inoltre prevedeva che ogni paziente venisse visitata e sottoposta se necessario ad accertamenti diagnostici come ecografia e risonanza. Solo in presenza di effettivi danni fisici o di effetti palesi o controindicazione medica, sarebbe potuta avvenire la sostituzione. Nel caso in cui non fosse stata ravvisata la presenza di alcun rischio sanitario, "alla donna particolarmente spaventata, sarebbe stata consigliata una consulenza psicologica".
Il ricorso del Codacons - La scelta del ministero era stata contestata dal Codacons con un ricorso al Tar nel quale si chiedeva che tutte le donne, anche se non palesemente "danneggiate", ma preoccupate dei possibili effetti nocivi delle Pip per la loro salute, potessero chiedere l'espianto delle protesi, con la possibilità che le spese venissero pagate dal Servizio sanitario nazionale: "Devono essere le donne che hanno subito l'impianto delle protesi, e non i medici, a decidere sulla rimozione delle stesse, anche in assenza di danni fisici o di una precisa indicazione medica - spiegava il presidente dell'associazione dei consumatori, Carlo Rienzi - . La paura e lo stato psicologico di angoscia determinato dallo scandalo che ha coinvolto le protesi Pip sono elementi sufficienti a giustificare l'espianto e il reimpianto a totale carico del Ssn".
Le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato - Il Tar del Lazio ha accolto cautelativamente il ricorso e nell'ordinanza del 30 aprile scriveva che "è necessario che il ministero della Salute riveda la possibilità di estendere i principi fissati, in relazione all'espianto e al reimpianto, a carico del Servizio Sanitario Nazionale, delle protesi Pip, alle donne che lo richiedano, inserendo in coda alla lista di attesa le istanti che non abbiano una prescrizione medica che ha attestato la necessità della sostituzione".
In sostanza, il Tar invitava il ministero a cambiare le regole; un'impostazione che il Consiglio di Stato ha condiviso. L'udienza per la trattazione nel merito del ricorso è fissata per il 18 dicembre. "Ci auguriamo che ci sia un'estensione per la platea di donne che potranno usufruire dell'espianto e del reimpianto delle protesi - commentano al Codacons - ; per ora esprimiamo grande soddisfazione per questa importante vittoria".