REPUBBLICA

29 08 2012

ROMA - "Credo che sia forse opportuna una richiesta di un punto giurisdizionale fermo per quanto riguarda la Corte europea dei diritti dell'uomo e che dunque un ricorso da parte del nostro paese valga proprio a consolidare un punto di riferimento". Lo ha detto il ministro della Salute, Renato Balduzzi, rispondendo a margine di un convegno sul gioco d'azzardo circa il pronunciamento della Corte di Strasburgo 1 sulla legge 40. 

"Tra ieri e stamani - ha aggiunto - sono riuscito a dare una lettura un po' frettolosa alla sentenza e ci stanno lavorando anche i miei uffici" tuttavia "ci sono poi dei profili di carattere processuale che andrebbero attentamente monitorati perché è chiaro che si riferiscono non solo al caso di specie ma a tutti i casi possibili". 

Il titolare del dicastero della Salute ha anche sottolineato: "Siccome stanno aumentando le ipotesi di confronto tra ordinamenti, quello italiano e quello del Consiglio d'Europa, credo che anche sotto questo profilo un nostro ricorso potrebbe servire a un chiarimento giurisprudenziale. Con riserva di un approfondimento, una volta presa in esame questa pronuncia, mi sembra che ci siano gli elementi per promuovere un ulteriore chiarimento giurisprudenziale". 

Sulla sentenza dei giudici di Strasburgo che ha bocciato la legge italiana in quanto lesiva dei diritti umani, è intervenuto oggi anche il presidente della Cei Angelo Bagnasco 2.  Il cardinale ha voluto sottolineare in particolare come "non si è passati attraverso la magistratura italiana" che è stata "surclassata". 

Parere opposto arriva invece dalla radicale Emma Bonino che ricorda come "questa è una legge ormai completamente svuotata da sentenze italiane ed europee. Resta l'articolo sul divieto di fecondazione eterologa, che aspetta una sentenza della Consulta".
La Repubblica
21 08 2012


Malgrado non si sia ancora placata l'indignazione per la gaffe di Akin, cui Romney chiede di ritirare la candidatura al Senato, il Gop decide di inserire nel suo programma uno stop totale alle interruzioni di gravidanza, anche in caso di violenza sessuale o incesto

NEW YORK - Divieto di aborto anche in caso di gravidanza frutto di violenza sessuale o di incesto. Negli Usa il Partito repubblicano sceglie la linea dura e conferma l'intenzione di proporre lo stop alla possibilità dell'interruzione volontaria senza eccezioni. La norma è stata inserita infatti all'interno del programma che sarà presentato alla Convention di Tampa.

I media sottolineano come rappresenti l'ennesimo cedimento di Romney, tradizionalmente considerato un moderato, alle posizioni ultra reazionarie del suo candidato vice Paul Ryan. "Noi sosteniamo la vita umana difesa dalla Costituzione e appoggiamo la legislazione che difende il diritto alla vita del nascituro", si legge nella bozza di piattaforma della kermesse repubblicana che si apre lunedì in Florida. Posizioni che, fanno notare parecchi osservatori, potrebbero alienare dalla destra molti voti delle donne indipendenti. E rendere ancora più aspra quella che da mesi viene definita la 'guerra per le donne', tra Romney e Barack Obama.

Il caso Akin. Una scelta che fa molto discutere, a maggior ragione perché arriva dopo l'indignazione suscitata dalle parole del candidato repubblicano al Senato nel Missouri Todd Akin 1. Akin nei giorni scorsi aveva affermato che "da quanto ho sentito dai medici, quest'evenienza - cioè rimanere incinta dopo uno stupro - è un fatto decisamente raro" in quanto "in caso di stupro vero e proprio, il corpo femminile può fare in modo di evitare la gravidanza...". Parole che suscitano forte imbarazzo anche tra i repubblicani. Il candidato alla Casa Bianca Mitt Romney, facendo riferimento a un comunicato di un gruppo di ex e attuali deputati del Missouri, afferma che Akin dovrebbe rinunciare a correre per il Senato.

Al di là delle scuse televisive concesse per la sua frase infelice, Akin sembra intenzionato a non mollare anche ora che tutto l'establishment repubblicano lo scarica. "Io sono un candidato del popolo contro il volere del grande partito", ribatte. E poi, dopo la dichiarazione di Romney: "Perché se lui si candida per la Casa Bianca, io non posso fare lo stesso per un posto da senatore?". Se Akin non si ritirerà entro il termine utile per una sostituzione, al Grand Old Party non rimarrà che fare ricorso al giudice per fare decadere la sua candidatura. Ma l'eventuale responso finale, non arriverà prima del 25 settembre.

Immigrazione. Il Partito repubblicano adotta la linea dura anche sull'immigrazione. La piattaforma della Convention appoggia esplicitamente la controversa legge anti-clandestini approvata dall'Arizona, secondo cui un poliziotto può controllare i documenti a un passante sulla base del suo viso o del suo accento straniero. "Questo tipo di leggi va incoraggiato, non attaccato", si legge nel passaggio del programma approvato con l'80% dei consensi. "In questo modo - sottolinea un parlamentare del Kansas, cofirmatario del testo dell'Arizona - abbiamo messo in chiaro come il Partito repubblicano si opponga in modo molto forte all'immigrazione clandestina".
La Repubblica
17 05 2012


IL CASO
Il ministro dell'Interno: "La crisi è drammatica, stop a nuovi ingressi di extracomunitari". Potranno entrare solo gli stagionali: "Il mercato è in grado di assorbirli"
di ALBERTO CUSTODERO

ROMA - Chiuse le frontiere agli immigrati, in Italia c'è crisi. I disoccupati sono troppi. E il lavoro scarseggia. Lo ha deciso ieri il ministro dell'Interno. "Stiamo valutando con il ministro del Lavoro se aprire un nuovo decreto flussi - ha dichiarato Anna Maria Cancellieri - ma la situazione economica è drammatica. Non abbiamo molta offerta di occupazione". Gli immigrati che ci sono nel Paese, in sostanza, sono più che sufficienti per assorbire l'offerta di lavoro. Diverso il discorso sugli stagionali: "Per loro - ha precisato il titolare del Viminale - abbiamo fatto il decreto perché siamo sicuri che il mercato li assorbirà".

Lo stop al decreto flussi, però, potrebbe rinforzare gli arrivi irregolari, in particolare dalle coste del Maghreb. "Se il flusso di migranti dalla Libia verso le nostre coste tornasse intenso - ha ammesso il ministro - ci metterebbe in grande difficoltà". L'obiettivo di Palazzo Chigi è risolvere il problema dell'immigrazione clandestina entro la fine dell'anno: "O i migranti diventeranno indipendenti - è l'aut aut della Cancellieri - o saranno rimpatriati". Ma la Caritas (dopo la sospensione a febbraio dei respingimenti), ha lanciato un allarme proprio sulla ripresa degli sbarchi da Libia e Tunisia: "A migliaia, con il bel tempo, sono pronti a raggiungere l'Italia. Il Paese deve attrezzarsi per fronteggiare il flusso dal Nord Africa". Lampedusa, per la sua posizione, resta la mèta più appetibile per le "carrette
del mare" cariche di clandestini. Per far fronte a un'eventuale emergenza, il centro di accoglienza sull'isola, devastato nei mesi scorsi da un incendio, secondo la Cancellieri potrebbe riaprire entro la fine di maggio.

Sul tema è intervenuto anche il presidente della Repubblica. Quest'anno in 23 sbarchi sono approdati 1.056 clandestini. Ma molti di quelli partiti dalla Tunisia sono spariti nel nulla. Alle madri dei dispersi il presidente della Repubblica ha espresso solidarietà. "Profonda comprensione - ha detto Napolitano - per il dramma di famiglie tunisine che hanno perduto i loro cari in viaggi della speranza troppe volte diventati viaggi della morte. Massimo impegno da parte dell'Italia nel cercare notizie degli scomparsi".
Repubblica
22 03 2012


Prevenzione a Villa Valeria, visite ginecologiche gratuite
Nel fine settimana chi lo desidera potrà rivolgersi alla clinica del IV municipio per eseguire ecografia e pap test, controlli al seno con mammografia e Moc.

Una struttura sanitaria ambulatoriale a servizio completo orientata alle esigenze del cittadino che pone attenzione a un tema fondamentale e spesso sottovalutato: la prevenzione. La "casa di Cura" Villa Valeria, in piazza Carnaro 18 nel IV municipio, offre molti servizi specialistici. Tra questi, sabato 24 e domenica 25 marzo sono le giornate dedicate alle visite ginecologiche specialistiche a titolo completamente gratuito previo appuntamento telefonico o consultando il sito www.villavaleria.it. dove i pazienti potranno lasciare i dati per essere contattati dalle incaricate con le quali si fisserà l'appuntamento.

Il progetto si svilupperà in tre fasi durante il 2012 e prevede delle giornate dedicate a visite specialistiche a titolo completamente gratuito. Il primo step, appunto, è fissato in questo fine settimana e curerà un aspetto importante per le donne: la prevenzione ginecologica: in particolare si eseguiranno delle visite complete di ecografia e pap test, delle visite senologiche con mammografia e la Moc, l'esame fondamentale per la prevenzione e cura dell'osteoporosi.

Successivamente le ulteriori due tappe saranno rivolte ad altri argomenti che riguarderanno la cura dello "sportivo" e quella degli anziani.

La maledizione dei giornalisti misogini

  • Nov 30, -0001
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06 08 2012

Con tutto il rispetto per i mitocondri anche la sezione scienze di Repubblica così come altri quotidiani online pare essere il luogo in cui si sfogano le peggiori misoginie della redazione. Ogni presunta ricerca scientifica diventa occasione per sputare fango sulle donne e in questo caso sulle madri, con un titolo che si accompagna al frame della “madri malevole” che viene tanto propagandato dai sostenitori della presunta e falsa malattia di nome Pas.

Addirittura le madri sceglierebbero in natura di discriminare i figli maschi trasferendo su di loro caratteristiche dell’invecchiamento. Sarà per questo che poi quei figli le ammazzano da adulti come dimostra l’incredibile lista di vittime di femminicidio per mano loro. Cioè li portiamo dentro la pancia per 9 mesi, li facciamo nascere  partorendo con dolore e poi li vorremmo defunti prima del tempo per pareggiare un po’ i conti?

Nel medioevo per fornire ulteriori motivi di odio contro le donne l’avrebbero detta in modo diverso ma il senso resta quello: di un profondo odio contro il genere femminile, contro la donna, che porta certa gente a descriverla demonizzandola e lasciando che la si ritenga sempre e comunque una nemica.

Lasciando perdere il fatto che i figli sono figli di cromosomi x e y e dunque sorprende come non ci sia neppure una indagine che scorga dei difetti di origine da attribuire al padre, se è vero che le madri trasferiscono qualcosa in via del tutto personale deve essere l’imbecillità cronica e quel particolare e sostanzioso neurone che si attiva sui presunti giornalisti e scribacchini ogni volta che c’è da parlare del genere femminile.

A proposito della campagna “Violenza sulle donne è…”, ecco, violenza sulle donne è un titolista redazionale che sceglie di creare pregiudizio contro le donne volendo imputare loro una sorta di cannibalismo nei confronti del genere maschile.

Siamo donne, madri, giovani, vecchie, ma su di noi ci sarà sempre qualcosa di pessimo da dire e a dirlo, putacaso, è quasi sempre un uomo. Chissà come mai.

SEI MAMMA ABBASTANZA?

  • Nov 30, -0001
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Repubblica.it
11 05 2012


Sei mamma abbastanza? E' la domanda che il Time Magazine pone ai lettori con una foto in copertina che sta facendo discutere: una mamma che allatta un bimbo di tre anni. L'argomento è l' attaccamento genitoriale eccessivo, attachment parenting in inglese: allattare i figli oltre i tre anni e dormire insieme a loro. Jamie Lynne Grumet, la donna apparsa sulla copertina con il figlio, non è una modella ma una  madre che sottoscrive la teoria ideata dal pediatra e 'guru' William Sears.


La Repubblica
29 01 2012


Il ministro dell'Interno a Che tempo che fa apre all'idea di far diventare italiani gli stranieri di seconda generazione. "Ma deve derivare da un insieme di fattori". Marino (Pd): "Non è più rinviabile, i bimbi che nascono in Italia sono italiani"

ROMA - E' giusto pensare di dare la cittadinanza ai figli di immigrati che nascono in Italia, ma non si può pensare di ricorrere solo al criterio dello "ius soli": così il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, durante la registrazione di "Che tempo che fa", su Rai tre, ha espresso la sua posizione sull'ipotesi di garantire la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati che vivono e lavorano qui, tema tornato al centro del dibattito politico dopo il richiamo del presidente Napolitano.

"Se un bambino figlio di immigrati nasce in Italia e i genitori sono stabilmente in Italia ed ha percorso un certo ciclo di studio credo che il diritto alla cittadinanza sia giusto. Deve essere comunque una cittadinanza derivante da tutto un insieme di fattori che possono variare. Lo ius soli semplice ci metterebbe in condizione di far nascere in Italia i bambini di tutto il mondo", ha detto.

Posizione condivisa dal vicepresidente di Fli Italo Bocchino. "Serve uno ius soli temperato, che permetta ai giovani che vogliono essere italiani, che sono nati nel nostro Paese, con genitori legalmente residenti in Italia ed hanno completato almeno un ciclo di studi, di poter richiedere la cittadinanza prima del compimento del diciottesimo anno di età", ha detto Bocchino, aggiungendo il suo no "allo ius soli semplice, sì a una posizione innovativa ed equilibrata".

Di parere diverso il senatore del Pd Ignazio Marino, che a Palazzo Madama ha depositato un disegno di legge per la concessione della cittadinanza - regolata ora sulla base dello "ius sanguinis" - secondo il principio dello ius soli sottoscritto da oltre un terzo dei senatori. "Ritengo sia venuto il momento, non rinviabile, di introdurre nel nostro ordinamento il principio dello ius soli", dice Marino. "Un bimbo o un bimba che nascano in Italia sono italiani", sottolinea, aggiungendo che "è incomprensibile il punto di vista di chi in Parlamento guarda all'immigrazione solo in termini di politiche di sicurezza e non di politiche che riguardano esseri umani e integrazione sociale".

Parole accolte tutt'altro che bene dalle file del Pdl: "Marino dice ius soli non rinviabile? Noi rinviamo al mittente questa sciocchezza. Di ius soli non si parla", dichiarano i senatori Achille Totaro e Enzo Fasano e il deputato Agostino Ghiglia.
 
La Repubblica
04 12 2011



Sarà presentato domani alle 12 il Manifesto delle Giornaliste Unite Libere Autonome contro quell'informazione che propone un'offensiva rappresentazione dell'immagine delle donne e ignora i problemi veri del Paese e della società. Una pagina Facebook, un sito e una lettera al presidente Napolitano. "Andato via Berlusconi i problemi restano identici"

UN Manifesto che ha raccolto quasi quattrocento firme di giornaliste in tutta Italia, e che sarà presentato domani alle 12 alla Federazione della Stampa, una pagina facebook, ed ora un sito e una lettera inviata al Presidente della Repubblica Napolitano per porre con forza il problema di un'informazione che propone un'offensiva rappresentazione dell'immagine delle donne e ignora i problemi veri del Paese e della società.

L'idea di creare GIULIA, rete delle Giornaliste Unite Libere Autonome, nasce come reazione all'attacco portato dal governo Berlusconi alla dignità della donna, ai diritti del lavoro e dell'informazione. E quella contro il bavaglio e la stretta alle intercettazioni è stata la prima battaglia che ha portato le giornaliste di GIULIA in piazza a Roma e Milano.

"Andato via Berlusconi i problemi restano identici", dice la portavoce di GIULIA Alessandra Mancuso, "e la nostra Associazione vuole mobilitare il protagonismo ritrovato delle giornaliste. Non ne possiamo più di questa informazione condizionata dai poteri e dagli interessi di parte, che non fa inchieste, che censura, che dà sempre più spazio al sensazionalismo e alla cronaca-spettacolo e continua a rappresentare in modo distorto la donna, i giovani, la società. Non possiamo più accettarlo. E' ora di esigere un cambiamento, anche nelle redazioni così profondamente maschiliste, e di farlo in prima persona. Per non dire delle discriminazioni che viviamo come giornaliste, tanto più se madri e precarie".

Le adesioni al Manifesto, giunte dalla Sicilia al Trentino Alto Adige, vedono insieme giornaliste della carta stampata, della radio, della televisione, del web, degli uffici stampa. Tra le firme, molte le giornaliste precarie e freelance e tanti i nomi noti (tra le altre Natalia Aspesi,  Marialuisa Busi, Tiziana Ferrario, Fiorenza Sarzanini, il direttore di Rai teche Barbara Scaramucci, Norma Rangeri, Lea Melandri, Michela Marzano, Benedetta Barzini, Anna Scalfati, Giuliana Sgrena). E domenica 11 saranno in piazza del Popolo alla manifestazione di Se Non Ora Quando.
05 09 2012

ROMA - Tutto da rifare. Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso che il ministero della Salute aveva presentato contro la decisione del Tar del Lazio sulla vicenda delle protesi Pip. Ad aprile, accogliendo la richiesta del Codacons, il tribunale regionale aveva ordinato al ministero di rivedere le linee guida che fissano limiti all'espianto e al reimpianto delle protesi Pip, le protesi mammarie prodotte dalla società francese Poly Implant Prothese finite al centro di uno scandalo internazionale perché sospettate di essere nocive e create con materiale più facilmente deteriorabile ed esposto a rischio di rottura.

Il ministero aveva stabilito che l'espianto fosse previsto, con spesa a carico dal Servizio sanitario nazionale (Ssn), solo in presenza di effettivi danni e rischi per la salute della donna e non nei casi in cui la richiesta di rimozione fosse motivata da una generica preoccupazione dell'interessata. La decisione era stata contestata dal Codacons che aveva impugnato con successo il provvedimento davanti al Tar.

La vicenda -  Il caso era scoppiato in Francia dopo l'allarme del ministro della Sanità e l'apertura di un'inchiesta che aveva persino portato all'arresto del fondatore della società. Jean Claude Mars aveva ammesso negato che i materiali fossero nocivi, ma ammesso che il gel "utilizzato per la produzione delle protesi Pip costasse 10 volte di meno di quello autorizzato dalle autorità sanitarie". Il clamore suscitato dalla vicenda aveva portato tutti i Paesi europei a monitorare il numero delle protesi Pip impiantate a livello nazionale. In Italia le cifre oscillavano tra 35 e 40mila e dopo una serie di denunce il ministero si è mosso. La Conferenza Stato-Regioni a febbraio ha approvato delle linee guida, stabilendo che solo "i reinterventi giudicati necessari dai chirurghi delle strutture pubbliche incaricate di controllare" sarebbero stati a carico dei sistemi sanitari regionali. 

Il protocollo inoltre prevedeva che ogni paziente venisse visitata e sottoposta se necessario ad accertamenti diagnostici come ecografia e risonanza. Solo in presenza di effettivi danni fisici o di effetti palesi o controindicazione medica, sarebbe potuta avvenire la sostituzione. Nel caso in cui non fosse stata ravvisata la presenza di alcun rischio sanitario, "alla donna particolarmente spaventata, sarebbe stata consigliata una consulenza psicologica". 

Il ricorso del Codacons - La scelta del ministero era stata contestata dal Codacons con un ricorso al Tar nel quale si chiedeva che tutte le donne, anche se non palesemente "danneggiate", ma preoccupate dei possibili effetti nocivi delle Pip per la loro salute, potessero chiedere l'espianto delle protesi, con la possibilità che le spese venissero pagate dal Servizio sanitario nazionale: "Devono essere le donne che hanno subito l'impianto delle protesi, e non i medici, a decidere sulla rimozione delle stesse, anche in assenza di danni fisici o di una precisa indicazione medica - spiegava il presidente dell'associazione dei consumatori, Carlo Rienzi - . La paura e lo stato psicologico di angoscia determinato dallo scandalo che ha coinvolto le protesi Pip sono elementi sufficienti a giustificare l'espianto e il reimpianto a totale carico del Ssn". 

Le sentenze del Tar e del Consiglio di Stato - Il Tar del Lazio ha accolto cautelativamente il ricorso e nell'ordinanza del 30 aprile scriveva che "è necessario che il ministero della Salute riveda la possibilità di estendere i principi fissati, in relazione all'espianto e al reimpianto, a carico del Servizio Sanitario Nazionale, delle protesi Pip, alle donne che lo richiedano, inserendo in coda alla lista di attesa le istanti che non abbiano una prescrizione medica che ha attestato la necessità della sostituzione".

In sostanza, il Tar invitava il ministero a cambiare le regole; un'impostazione che il Consiglio di Stato ha condiviso. L'udienza per la trattazione nel merito del ricorso è fissata per il 18 dicembre. "Ci auguriamo che ci sia un'estensione per la platea di donne che potranno usufruire dell'espianto e del reimpianto delle protesi - commentano al Codacons - ; per ora esprimiamo grande soddisfazione per questa importante vittoria".

VERONA STRANGOLA LA MOGLIE CON UN FOULARD

  • Nov 30, -0001
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05 03 2012 
 
L'ha uccisa con un foulard in un eccesso di gelosia e poi si consegna ai carabinieri. La tragedia a Mozzecane, piccolo centro in provincia di Verona

VERONA - Uccide la moglie in un eccesso di gelosia e poi si consegna ai carabinieri. È successo a Mozzecane, piccolo centro in provincia di Verona. I vicini hanno sentito una violenta litigata, poi nulla. L'uomo, Giovanni Lucchese, ha strangolato la moglie Gabriella con un foulard e poi si è costituito ai carabinieri di Villafranca in serata. 

L'uomo è stato arrestato e portato in carcere a Verona. Davanti ai militari ha spiegato il suo gesto dicendo che sospettava che la moglie lo tradisse. L'episodio ha scosso il paese che parla di una coppia tranquilla, senza apparenti problemi.

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