La Repubblica
28 07 2015
I Boy Scouts of America (Bsa) cambiano, in quella che è una vera e propria rivoluzione. Il consiglio esecutivo dell'associazione mette fine al divieto di avere adulti leader e dipendenti apertamente gay. La decisione, approvata con 45 voti a favore e 12 contrari, ha effetto immediato.
"Per troppo tempo questo tema ha diviso e distratto. Ora è il momento di essere uniti nella condivisa convinzione della straordinaria forza per il bene degli Scout", afferma il presidente dell'associazione, l'ex segretario alla Difesa Robert Gates. Proprio Gates aveva aperto la strada alla svolta lo scorso maggio, definendo il divieto insostenibile e potenziale oggetto di azioni legali che i Boy Scout avrebbero quasi di sicuro perso. In base alle nuove norme, a potenziali dipendenti dell'organizzazione nazionale non può più essere rifiutata una posizione per l'orientamento sessuale. E i leader gay che erano stati rimossi per il divieto avranno l'opportunità di ripresentare la domanda.
Nel 2013 dopo un acceso dibattito i Bsa avevano deciso di consentire ai giovani gay di essere scout, ma la svolta non aveva riguardato i leader. Il divieto per capi apertamente gay era rimasto in vigore. Ora è crollato, anche se viene consentito agli scout appoggiati dalla chiesa l'esclusione per motivi religiosi. I cattolici così come i mormoni e i battisti si sono dichiarati preoccupati per la fine del divieto e la rassicurazione dell'esclusione per motivi religiosi non ha tranquillizza. "Mi è difficile credere che, nel lungo termine, i Boy Scout consentiranno ai gruppi religiosi la libertà di scegliere
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i loro leader", afferma il reverendo Russell Moore, presidente delle Convenziona etica battista. "Negli ultimi anni ho visto un raffreddamento di parte delle chiese battiste sugli Scout. Questo probabilmente trasformerà il raffreddamento in gelo", mette in evidenza Moore.
La Repubblica
27 07 2015
I due economisti dichiaratamente di sinistra hanno gettato le basi per un movimento politico che attraversa il Vecchio continente. Dal blog del vulcanico ex ministro ellenico hanno lanciato la sfida all'austerità tedesca e raccolto l'appoggio del premio Nobel, Stiglitz. Ma anche Tremonti e Savona, che di sinistra non sono, hanno fatto sentire la loro voce, in accordo con l'impostazione di Varoufakis e Dsk. Che ora cercano appoggi politici in giro per la Ue, ma devono dare una chiara risposta alla madre delle questioni: che ne sarà dell'euro?
Ormai sono considerati una coppia, ideologicamente e professionalmente parlando. Yanis Varoufakis e Dominique Strauss-Kahn, due economisti dichiaratamente di sinistra trasformatisi in rappresentanti politici al massimo livello, infine entrambi caduti dalle stelle alla polvere (per motivi totalmente diversi) ma con una gran voglia di riemergere, sono l'anima di un nuovo movimento transeuropeo che è la novità del momento. Un movimento politico, o forse per ora soltanto d'opinione, con dogmi e avversari chiarissimi: il dogma è l’attenzione alle sofferenze della povera gente, gli avversari sono i politici del mainstream attuale d'ispirazione tedesca, vincolati alla regola del rigore a tutti i costi.
Varoufakis ci si è giocato il posto da ministro delle Finanze: aveva votato "No" al referendum che chiedeva ai greci se avrebbero accettato un ennesimo programma di austerity (ulteriori tagli agli stipendi, privatizzazioni forzate a raffica, riforma delle pensioni penalizzante e inchiodata sui 67 anni inderogabili come età pensionabile, aumenti dell’Iva e di tutte le tasse), e visto che malgrado la vittoria del "No" il premier Tsipras gli ha fatto capire che sarebbe andato a Bruxelles a negoziare un accordo verosimilmente destinato ad essere ancora peggiore di quello respinto dal popolo, ha inforcato la sua Harley-Davidson e se n'è andato a casa. Forse non è un caso, ma pochi giorni dopo Tsipras ha apposto la sua firma a un documento decisamente peggiorativo rispetto a quello originario (quello oggetto del referendum): misteri della politica, ma per Varoufakis era troppo. Ha votato "No" alla prima votazione alla Camera sul pacchetto delle leggi di applicazione dell'accordo, ha votato "Sì" al secondo ma solo perché erano riforme minori (tipo il codice di procedura civile) e ora ha assicurato che voterà "No" al terzo pacchetto, quello più drammatico perché conterrà pensioni, privatizzazioni, addirittura rientro dei provvedimenti di sollievo da alcune vessazioni a carico del popolo che erano state varate da Syriza nella prima metà di quest’anno e che la troika respinge.
Quanto a Strauss-Kahn, era qualche tempo che stava preparando il rientro, almeno da quando nell’aprile scorso la corte di Lille lo aveva dichiarato estraneo alle accuse di sfruttamento della prostituzione (il tribunale di New York già da tempo l’aveva assolto dall’infamante accusa di violenza sessuale ai danni di una cameriera, alla quale peraltro ha corrisposto privatamente una lauta cifra di indennizzo). Insomma, mancava l’occasione e ora è giunta. Ha preso il computer e ha scritto, poco meno di una settimana fa, una lettera che Varoufakis ha pubblicato sul suo blog: "Cari amici tedeschi, un'Europa in cui voi dettate le leggi con un gruppetto di Paesi nordici e baltici al seguito, è inaccettabile per tutti gli altri.
Voi contate i vostri miliardi – scrive DSK ai tedeschi – anziché usarli per aiutare chi sta peggio di voi, rifiutate di accettare una peraltro scontata riduzione dei crediti, mettere il risentimento davanti ai progetti per il futuro, voltate le spalle a quello che l’Europa dovrebbe essere, cioè una comunità solidale, a rischio che il castello vi crolli addosso". Insomma un j'accuse senza precedenti, dove Strauss-Kahn ha investito tutta la sua preparazione politica da socialista autentico e anche quell'arte retorica che tutti gli hanno sempre riconosciuto. Dato che non è un "collaboratore" qualsiasi al blog, Varoufakis ha lanciato un messaggio preciso: sto preparando una formazione a sinistra di Syriza, e ho un forte alleato in Francia. Dall'America gli aveva già fatto sentire tutta la sua stima Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia e suo amico personale, a sua volta protagonista di un'acerrima campagna contro il rigore tedesco. "Non è così che si risana un Paese, anzi lo si affossa direttamente, questa è mancanza di umanità", aveva detto pochi giorni fa a chi scrive queste righe in un'intervista.
E così arriviamo all'ultimo week-end, quando a sorpresa Varoufakis ha pubblicato sempre sul blog una lettera proveniente da Giulio Tremonti, il non dimenticato ministro dell'Economia ai tempi di Berlusconi che aveva presieduto (non senza incertezze) al lancio dell'euro, e da Paolo Savona, un altro rispettato economista che era stato a sua volta ministro del Bilancio in un lontano governo tecnico. La lettera è indirizzata a tutti e due insieme: "Caro Yanis, Caro Dominique", inizia. E poi l'espressione anche in questo caso del più profondo disaccordo con le ricette tedesche di austerity ("la vita non è solo un differenziale di tassi d’interesse"), e un finale sconfortante: "Quattro fattori sono stati devastanti per l’economia europea: la globalizzazione, l'allargamento dell’area Ue e dell’euro, la crisi e l’euro". Caro Yanis, caro Dominique, continua la lettera: "E’ tempo di riconoscere che nella costruzione europea sono stati fatti degli errori. Abbiamo unito quello che non c'era bisogno di unire come le dimensioni delle zucchine, e non abbiamo unito quello che invece andava unito come la difesa". La carenza di istituzioni forti, è il messaggio, ha impedito di sostenere crisi come quella greca. "Occorre pensare a una nuova via e quella cominciare a percorrerla con decisionie".
Il fatto che a suggerire la "nuova via" siano due economisti che di sinistra non sono certo, ma che dicono cose da loro condivise, ha indotto Varoufakis e Strauss-Kahn a riflettere sulla connotazione politica del nuovo movimento paneuropeo. Che è a un punto di svolta decisivo, e soprattutto deve rispondere a una domanda: vuole o no la permanenza nell’euro. Secondo il settimanale Spiegel i due avrebbero preso addirittura contatti con Marine Le Pen, circostanza per la verità smentita con tale forza che il settimanale ha dovuto rimuovere dal suo sito la notizia (il tutto è successo sabato sera), ma non è chiaro se il mancato contatto avrebbe significato scivolare su una deriva politica incontrollabile oppure semplicemente affiancarsi ad una militante troppo anti-euro. Così come eccessivamente sbilanciati contro la moneta unica sono gli italiani 5 stelle, con i quali pure i contatti ci sono e continuano.
L'ultimo adepto è stato pescato proprio in Germania, è Oskar Lafontaine, stagionato ma vigoroso leader della formazione di sinistra Linke dopo essere stato negli anni '80 e '90 esponente di primo piano dei socialdemocratici della Spd, di cui era stato anche presidente. Anche lui sull'euro ha una posizione quantomeno ambigua. "Il capitalismo finanziario ha fallito, dobbiamo democratizzare l’economia", sostiene. Già, ma l’euro? Questa è la risposta chiave che la formazione politica che sta prendendo corpo in queste settimane dovrà dare.
Il Fatto Quotidiano
24 07 2015
I bambini in Italia non nascono sotto i cavoli né li porta la cicogna, ma il corriere. Sì, perché a Torino, un embrione da impiantare – debitamente crioconservato – è stato spedito da Barcellona direttamente per posta. La coppia ha fatto ricorso alla fecondazione eterologa (tecnica di fecondazione medicalmente assistita che prevede l’impiego di ovociti o spermatozoi di donatori estranei alla coppia) per risolvere un problema di fertilità della donna. Così il seme del marito è stato spedito a un centro in Spagna dove, insieme all’ovocita di una donatrice, è servito a realizzare l’embrione che, rispedito in Italia, è stato poi impiantato nella paziente dando avvio a una gravidanza.
Nonostante la fecondazione eterologa in Italia non sia più vietata, il problema principale è rappresentato dalla scarsa presenza di donazioni di gameti: difficile trovare volontari donatori di sperma e ovociti. Così, tra norme da regolamentare – il registro donatori – e la scarsa solidarietà, molti centri si vedono costretti a rivolgersi direttamente all’estero. Tuttavia, la scarsa solidarietà non è solo da imputare a un mero fatto egoistico, ma c’è da dire che poco si fa per incentivare le donazioni, eventualmente informando di più sulla problematica come invece fanno Paesi come Spagna e Danimarca che raccolgono gameti anche in cambio di rimborsi. In Italia la donazione di gameti è consentita ai soggetti di sesso maschile di età non inferiore ai 18 anni e non superiore ai 40 anni, e ai soggetti di sesso femminile di età non inferiore ai 20 anni e non superiore ai 35 anni. Deve essere volontaria e altruistica e non può essere retribuita.
Per questo molte regioni non riescono a soddisfare la richiesta: a Bologna le coppie in lista di attesa per un’eterologa sono 700. Da gennaio a maggio di quest’anno, sono arrivate dall’estero ben 855 contenitori di gameti crioconservati: 315 con ovociti (ciascuno contenente tre uova), 441 con liquido seminale – a Copenaghen, in Danimarca, ha sede la principale banca mondiale di spermatozoi e la più sicura – e 99 con embrioni (costo di ogni contenitore, circa 500 euro per quelli contenenti liquido seminale e 3000 per quelli di ovociti). Contenitori destinati in tutto a 420 coppie. Sono dati resi noti da Giulia Scaravelli, responsabile del registro sulla procreazione medicalmente assistita all’Istituto Superiore di Sanità.
È un problema, quello della donazione di gameti, che va risolto con una campagna di sensibilizzazione a favore delle donazioni. Altrimenti, finiti (forse) i viaggi delle coppie all’estero, è iniziato quello dei contenitori. L’Italia! Terra di santi, navigatori, e importatori!
Adele Parrillo
la Repubblica
24 07 2015
Ancora un cinema, ancora una strage: un uomo ha aperto il fuoco in una sala di Lafayette, in Louisiana, uccidendo due donne e ferendo sette persone, prima di suicidarsi. Un caso che ricorda la strage di Aurora, quando James Holmes - condannato nelle settimane scorse - aprì il fuoco alla prima del film Batman - Il ritorno, uccidendo 12 persone: ora rischia la pena di morte.
Una testimone ha riferito che il killer era "un uomo bianco" di 58 anni che "ha aperto il fuoco senza dire una parola". Il capo della polizia di Lafayette, Jim Craft, ha confermato che dopo aver sparato l'uomo ha usato l'arma per togliersi la vita. Craft ha anche confermato che gli agenti conoscono l'identità del responsabile, ma non ne hanno ancora diffuso il nome. Allo stesso modo, rimane ignoto al momento il motivo della strage, e se le due vittime sono casuali o se l'assalitore le conoscesse.
La sparatoria è avvenuta nel Grand Theatre quando lo spettacolo della sera del film 'Train Wreck' era iniziato da una ventina di minuti, verso le 19:20 locali. Nella sala c'erano circa 100 persone al momento degli spari.
Una donna che era nella sala, Katie Dominique, ha raccontato ad un giornale locale, The Advertiser, di aver udito "un forte 'pop' e abbiamo creduto che fosse un fuoco d'artificio". Poi ha detto di aver visto "un uomo bianco anziano" in piedi che sparava, non nella sua direzione, senza dire nulla. Ha aggiunto di aver udito circa sei spari e poi di essere fuggita.
Il mea culpa di Obama. Dopo il nuovo caso di violenza causata dalle armi da fuoco, il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha manifestato la sua "estenuante frustrazione" per la mancanza di progressi in materia di controllo delle armi negli Stati Uniti. In un'intervista trasmessa dalla Bbc, Obama ha spiegato che la mancata approvazione di una legge in proposito rappresenta il suo "più grande insuccesso".
Obama ha detto che il suo paese rappresenta "l'unica nazione sviluppata sulla terra in cui non esiste un controllo sulle armi". "Se si guarda al numero di americani uccisi dal terrorismo dopo l'11 settembre, è inferiore a 100. Se si guarda al numero di persone uccise in violenze causate da armi da fuoco, sono decine di migliaia", ha sottolineato il presidente Usa. "E non essere in grado di risolvere questo problema è per noi qualcosa di doloroso. Ma io non conto di lasciar cadere la questione (insoluta) nei 18 mesi che rimangono" prima della fine del mandato presidenziale, ha aggiunto Obama.
la Repubblica
23 07 2015
Le Unioni civili costano poco: "3,5 mln nel 2016 e 6 mln nel 2017"ROMA - Le Unioni civili costano meno di quanto ipotizzato fino ad ora. A sciogliere i dubbi ci ha pensato direttamente il Ministero dell'Economia e delle Finanze che in un tweet ha reso noto che gli oneri delle unioni civili per le finanze pubbliche sono di "3,5 milioni in 2016 e 6,0 milioni in 2017".
"Il Mef certifica, a differenza dei costi esorbitanti paventati dal ministro Alfano, che l'incidenza, a regime, non sarebbe superiore ai 6 milioni di euro" ha sottolineato il sottosegretario alle Riforme e ai Rapporti con il Parlamento Ivan Scalfarotto, da giorni in sciopero della fame per chiedere che il Parlamento approvi una legge in materia.
I dati diffusi dal Mef sono contestati dall'Ncd. Il senatore Maurizio Sacconi contesta la diffusione dei dati "via Twitter" e sottolinea: "La spesa previdenziale deve essere calcolata per almeno dieci anni in quanto deve stimare la piena espressione degli effetti a regime delle nuove norme. Leggeremo la relazione tecnica per capire la base di calcolo e la proiezione temporale rispetto ad un volume di spesa su reversibilità e familiari a carico che è di circa 50 miliardi".
Resta bloccato però l'esame del ddl Cirinnà in Commissione Giustizia al Senato fermo in attesa della relazione del Tesoro. La seduta della commissione che si sarebbe dovuta occupare delle Unioni civili è stata sconvocata perché "non è ancora arrivata dal Mef la relazione tecnica". Al momento, infatti, secondo quanto risulta ai commissari di Palazzo Madama, "l'unica notizia dal Mef ci è arrivata via Twitter, ma non è sufficiente per andare avanti con l'esame del provvedimento" e per ricevere i conseguenti pareri dalla commissione Bilancio. Il provvedimento dovrebbe arrivare in aula a Palazzo Madama nella prima settimana di agosto ma il rischio slittamento è concreto.
Dopo la sentenza della Corte dei Diritti dell'uomo di Strasburgo, che ha condannato l'Italia per la mancata approvazione di una legge che istituisce le Unioni civili, nella maggioranza il Nuovo centrodestra continua a frenare ed è contrario al ddl che vede come relatrice Monica Cirinnà (Pd). "Sulle Unioni civili - ha affermato il ministro dell'Interno Angelino Alfano - abbiamo una posizione molto chiara: diciamo sì al rafforzamento dei diritti individuali, sul ddl Cirinnà temiamo che si possa arrivare all'adozione dei figli a cui siamo contrari. Abbiamo anche il dubbio che si arrivi all'equiparazione del matrimonio: se delle persone che vivono la loro affettività in una coppia vogliono voler avere rafforzati i loro diritti diciamo di sì, ma diciamo di no all'equiparazione del matrimonio e all'adozione dei figli".
la Repubblica
17 07 2015
Tensioni sulla Cassia, precisamente al Casale San Nicola, per l'arrivo di un centinaio di rifugiati ospitati nel centro di accoglienza allestito nell'ex scuola Socrate. I residenti sono sul piede di guerra, da tempo, supportati da Casapound. Con le mani alzate e all'urlo 'abuso di potere' hanno bloccato la strada che porta alla struttura. "Noi i rifugiati non li faremo passare ma la polizia minaccia di usare la forza se necessario", dice una cittadina che fa parte del comitato dei residenti.
Sul posto, all'incrocio con la via Braccianese e la Storta, al confine tra XIV e XV Municipio, questa mattina si sono presentati numerosi poliziotti e un blindato. Con loro anche i vigili urbani e i vigili del fuoco. I residenti non fanno passare nessuno e stanno cantando l'inno d'italia. La polizia ha avviato una mediazione. La tensione è salita quando un'auto ha sfondato e travolto il blocco dei residenti; in uscita dal comprensorio di Casale San Nicola, una Mini ha sfondato la barriera dei manifestanti ferendo un'anziana donna ad un ginocchio. L'auto è stata prontamente fermata dalla polizia che sta effettuando le procedure di rito. Tanta paura ma i residenti proseguono il loro presidio.
E' stato il prefetto di Roma, Franco Gabrielli, a dare l'ok al trasferimento dei migranti al Casale San Nicola. Il sì di Gabrielli era stato anticipato giorni prima da alcuni cittadini tra cui Alberto Meoni uno dei coordinatori del comitato Casale San Nicola che nei mesi scorsi, parallelamente ad alcuni movimenti di destra, avevano dato vita ad alcune proteste contro l'arrivo dei migranti. Dopo il sopralluogo con il prefetto, Meoni aveva detto: "Ci ha spiegato che il sito è perfetto e che questo sarà il centro di accoglienza più bello d'Italia e che rispecchierà il modello del Paese".
Pronti a nuove proteste anche gli attivisti di Casapound che in una nota, giorni fa, avvertivano: "Insieme ai residenti ci opporremo in tutti i modi all'arrivo dei profughi a Casale San Nicola. Per quasi 80 giorni siamo stati al fianco dei cittadini di Casale San Nicola per impedire che, contro ogni logica e minimo buon senso, in questo quartiere abitato da sole 250 famiglie fossero trasferiti cento migranti". Ritengono non solo l'edificio e la zona inadeguate all'accoglienza, ma temono che "l'arrivo di cento migranti su una popolazione di poco più 400 persone, finisca col diventare una vera e propria 'invasione', ingestibile dal punto di vista della sicurezza. Per questo non smettiamo di lottare neanche adesso, quando di fronte a loro vedono schierate con grande imponenza di mezzi le forze dell'ordine. Una protesta pacifica ma che non si arresterà fino a quando non si avrà la certezza che Casale San Nicola resterà a loro", si legge nella nota di Casapound.
La Repubblica
15 07 2015
Banca d'Italia traccia un aumento di 23,4 miliardi nel mese di maggio, per un totale di stock che si issa a 2.218,2 miliardi. L'incremento è stato nettamente superiore al fabbisogno del mese (4,3 miliardi) per l'aumento delle disponibilità liquide del Tesoro, che ha fatto cassa
Il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato ancora in maggio di 23,4 miliardi, a 2.218,2 miliardi, segnando un nuovo picco dopo i numeri di aprile.
"L'incremento del debito è stato superiore al fabbisogno del mese (4,3 miliardi) principalmente per l’aumento di 17,8 miliardi delle disponibilità liquide del Tesoro (a fine maggio pari a 100,9 miliardi; 92,3 a maggio del 2014)". In sostanza, il Tesoro ha fatto cassa durante il mese di maggio ben oltre le necessità di finanziamento per coprire il disavanzo tra spese ed entrate (il fabbisogno), e ora ha parcheggiato sul proprio conto corrente di via Nazionale oltre 100 miliardi, dai quali attingere in caso di necessità. Una scelta che a distanza di poche settimane pare azzeccata, se si pensa alla (pur leggera) tensione legata alla Grecia sul mercato dei titoli di Stato. Ieri, dopo l'asta di Btp del Tesoro, una nota degli analisti di Intesa Sanpaolo spiegava che "la disponibilità sui conti del Tesoro presso la Banca d’Italia dovrebbe scendere secondo le nostre stime a 67 miliardi di euro a fine agosto da 87 miliardi di fine luglio", per cui si prospetta una discesa nei prossimi mesi.
Da segnalare poi altri effetti composti: "Complessivamente la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, il deprezzamento dell’euro e l’emissione di titoli sopra la pari hanno accresciuto il debito per 1,3 miliardi", spiega una nota di Bankitalia. Con riferimento ai sottosettori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 22,9 miliardi, quello delle Amministrazioni locali di 0,5 miliardi; il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato.
Le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a maggio a 31,0 miliardi, stabili rispetto allo stesso mese del 2014. Nei primi cinque mesi del 2015 le entrate tributarie sono state complessivamente pari a 146,2 miliardi, in lieve aumento rispetto a quelle relative allo stesso periodo dell’anno precedente (145,4 miliardi).
La Repubblica
15 07 2015
Il governo presenta al parlamento il primo progetto di riforme: "L'accordo farà dimenticare la parola Grexit, europei vendicativi". Il sindacato Aedy invita gli iscritti a scioperare domani per 24 ore. Si allarga il fronte interno per il premier. Salta una rata da 450 milioni di rimborso al Fmi, che in un report chiede misure molto più drastiche di supporto. Schaeuble pensa ai 'pagherò' per finanziare il prestito ponte. L'età pensionabile sarà elevata a 67 anni.
Alexis Tsipras è sempre più stretto tra le pressioni politiche interne e quelle di piazza. Il premier greco che ha firmato l'accordo con i creditori Ue per un piano da 86 miliardi di aiuti in cambio di pesanti riforme, si ritrova il partito spaccato, con la fronda più radicale fortemente contraria all'intesa, e anche il partito di governo Anel (di destra) ha forti perplessità sul fornire il suo supporto. Il banco di prova sarà il progetto di legge sulle prime riforme previste dal nuovo piano di salvataggio firmato due giorni fa a Bruxelles e che Il governo greco ha sottoposto al Parlamento. Il provvedimento è intitolato "Misure urgenti per la negoziazione e la conclusione di un accordo con l'Esm" e non comprende la revisione delle baby pensioni sulla quale si deve esprimere la Corte Costituzionale. E' una manovra - scrive Kathimerini nella versione online - da complessivi 3,175 miliardi di euro tra nuove tasse e risparmi di spesa. Saltano a partire da ottobre i privilegi fiscali per le isole principali, mentre per le più piccole si dovrà attendere ancora un anno.
In una intervista rilasciata alla tv pubblica Ert, Tsipras ha ribadito la sua fiducia nel nuovo accordo, "un accordo duro che però non porta ad un'impasse e può fare uscire la Grecia dalla crisi. Farà dimenticare la parola Grexit ed è migliore di quello del 25 giugno scorso". "Il modo in cui è stato visto il referendum" in Grecia "non onora l'Europa", ha aggiunto il leader greco, "ho spiegato al popolo perché stavamo andando al referendum. Potete accusarmi di essermi fatto delle illusioni sul fatto che in Europa avrei vinto io, ma non potete dire che io abbia detto menzogne ai greci".
Tsipras ha poi parlato delle nuove strategie: "Non tagliamo stipendi e pensioni. L'aumento dell'Iva è preferibile piuttosto che tagliare stipendi e pensioni". Tsipras conferma che l'età pensionabile sarà elevata a 67 anni. "Non è normale - dice Tsipras - andare in pensione a 45 anni". Il premier ha anche escluso l'ipotesi delle dimissioni: "Non lascerò il Paese nella catastrofe". Il premier greco ha anche criticato l'atteggiamento dei partner europei: "Quando ho fatto il referendum ero convinto che gli europei ci avrebbero dato un pò di tempo. Non sono stati molto buoni, sono stati un pò vendicativi". E non ha esitato a rispondere alle accuse di Varoufakis: "Yanis Varoufakis ha commesso evidenti errori durante il negoziato benché al principio è stato capace d'imprimere un buon ritmo: mi assumo la responsabilità. Essere un eccellente studioso - ha aggiunto - non significa necessariamente essere un buon politico". Infine, Tsipras ha parlato degli "alleati" europei: "Durante l'Eurosummit ho avuto l'appoggio di Francia, Italia e Cipro".
I numeri. Sono previste maggiori entrate per 2,390 mld (di cui 794 milioni nel 2015) dai cambiamenti nel regime Iva. In particolare è previsto che l'Iva per gli alberghi e le strutture ricettive salga dal 6,5% al 13%. La tassa sugli utili societari passerebbe dal 26% al 29%. La tassa sulle imbarcazioni oltre i 5 metri di lunghezza, sugli aerei privati, sulle auto di lusso (oltre 2.500 cc), ma anche sulla proprietà di piscine passerebbe già per il 2015 dall'attuale 10% al 13%. Sono previsti aumenti dei 'contributi di solidarietà' con aumenti progressivi da imporre sui redditi al di sopra dei 30mila euro annui: del 2% fino a 50mila euro, del 4% fino a 100mila euro, del 6% fino a 500mila euro e dell'8% oltre i 500mila euro.
Per gli stipendi di tutte le cariche pubbliche, dal Presidente della Repubblica fino ai sindaci, è previsto un 'prelievo speciale' del 5%. Difficile sarà invece trovare le garanzie complessive: in Grecia "non esistono attivi patrimoniali da privatizzare per i 50 miliardi" previsti dall'accordo con i creditori, ha detto il ministro dell'Economia greco, George Stathakis, in un'intervista a Bloomberg tv.
La rivolta dei sindacati. Contro il piano, il sindacato greco dei dipendenti del settore pubblico (Aedy) è già pronto a scendere piazza e ha invitato i propri iscritti a scioperare domani per 24 ore in segno di protesta. Con l'austerità sono a rischio le 9mila riassunzioni decretate dal governo Tsipras a maggio. Una mossa che segue le manifestazioni di contrarietà in piazza Syntagma, della sera di lunedì. Nel coro degli attacchi torna a farsi sentire l'ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, che grida al golpe richiamando gli eventi del 1967. Insomma, il clima ad Atene resta rovente mentre le esigenze finanziarie si fanno stringenti: salta un nuovo pagamento al Fmi mentre l'Eurogruppo dibatte di come fornire tecnicamente sostegno immediato con un prestito ponte e il falco Wolfgang Schaeuble rispolvera il tema dei 'pagherò' da far emettere ad Atene.
Una deriva pericolosa, che per alcuni potrebbe rappresentare un tentativo di far tornare in gioco l'emissione di una moneta parallela e quindi la Grexit.
Varoufakis all'attacco. Una "resa della Grecia" che accetta di diventare "vassallo dell'Eurogruppo". Una totale "umiliazione" del Paese e un "completo annullamento della sovranità nazionale". Così l'ex ministro delle Finanze rincara la dose di polemiche verso Tsipras, con toni sempre più aspri e paragonando quanto imposto dall'Eurosummit ad Atene al "golpe dei colonnelli" in Grecia del 1967. Il vertice dei leader dell'area euro è stato "a dir poco il culmine di un colpo di stato. Probabilmente - scrive Varoufakis sul suo blog - la maggiore differenza economica è che mentre nel 1967 le proprietà pubbliche non vennero prese di mira, nel 2015 i poteri che si muovono dietro il golpe hanno chiesto la cessione di tutte le proprietà pubbliche rimanenti, in modo da metterle a disposizione del rimborso di un debito pubblico insostenibile e non pagabile. Gli europei, anche quelli a cui della Grecia non importa un accidenti, faranno bene a stare attenti".
Gli scioperi. Clima rovente anche in pazza. All'astensione del lavoro degli statali, la prima nei sei mesi del governo Syriza guidato dal premier Tsipras, farà seguito una manifestazione convocata nel pomeriggio nella centrale piazza del Parlamento. Anche l'associazione delle farmacie elleniche, ha preannunciato, sempre per mercoledì, uno sciopero di 24 ore contro la prevista liberalizzazione del settore che dovrebbe aprire alla vendita di medicinali over-the-counter anche nei supermercati e concedere, sempre ai supermercati, licenze per aprire punti vendita al loro interno. "Non lo permetteremo", ha detto il presidente dell'associazione, Giorgos Lourantos, alla radio greca.
Saltato il pagamento al Fmi. Mentre si seguono con apprensione questi sviluppi interni, che dovrebbero provare all'approvazione dell'accordo nella giornata di domani e grazie al supporto di tutte le opposizioni, sul fronte finanziario nella notte il Fondo monetario internazionale ha detto di non aver ricevuto il pagamento di 456 milioni di euro che la Grecia avrebbe dovuto all'istituzione di Washington. Gli arretrati salgono in questo modo a 2 miliardi di euro, visto che lo scorso 30 giugno Atene è diventata la prima economia avanzata a mancare un pagamento al Fondo per 1,6 miliardi complessivi. Come ha spiegato il portavoce dell'Fmi, "la richiesta delle autorità greche per un'estensione degli obblighi sui pagamenti dovuti il 30 giugno sarà discussa dal board esecutivo nelle prossime settimane".
Proprio il Fmi, secondo quanto riporta Reuters, ha preparato un report segreto sulla Grecia, nel quale si sottolinea come la devastazione economica e del sistema bancario generata dalle ultime settimane crei la necessità di un sostegno finanziario ben superiore a quello allo studio, da 86 miliardi: per il Fondo servirebbe un periodo di grazia di 30 sugli impegni finanziari a servizio del debito, inclusi i nuovi prestiti, o accettare un forte taglio del debito stesso. Secondo la nuova analisi di sostenibilità, il debito avrebbe un picco del 200% del Pil nel prossimo biennio e poi andrebbe verso il 170% nel 2020 contro il 142% atteso due settimane fa.
Alba Dorata all'attacco: "Ora tocca a noi
Rimborsati i "samurai bond". E' invece partito un altro pagamento, ben minore per entità ma di grande importanza tecnica: Atene ha rimborsato a un gruppo di privati giapponesi i cosiddetti "samurai" bond per 20 miliardi di yen, pari a 148 milioni di euro, che erano stati emessi una ventina d'anni fa. La notizia è arrivata direttamente dalla Mizuho Finalcial che gestisce le obbligazioni: si tratta di uno snodo importante, perché l'eventuale mancato pagamento avrebbe rappresentato la prima insolvenza verso i creditori privati, che avrebbe aperto potenzialmente a un default con clausole di richiesta di rimborso su altri strumenti. Un insieme di fattori che spiega l'estrema necessità con la quale Atene si attende lo sblocco del prestito ponte in discussione all'Eurogruppo: 7 miliardi entro il 20 luglio, per onorare i nuovi impegni con la Bce (3,5 miliardi più interessi), i vecchi con il Fmi e pure pagare pensioni e stipendi agli statali già arrabbiati, come dimostra lo sciopero.
Prestito ponte, si studiano soluzioni. Per trovare quelle risorse d'emergenza si stanno studiando varie soluzioni e - secondo quanto riportato dall'Handelsblatt, il falco tedesco Wolfgang Schaeuble avrebbe proposto all'Eurogruppo di far emettere ad Atene dei 'pagherò' (i cosiddetti Iou, I owe you) come parte del finanziamento. Un'idea che per molti sherpa sarebbe un primo passo verso una valuta parallela. Le altre opzioni sul tavolo sono la riattivazione del fondo di salvataggio europeo Efsf (quello poi superato dall'Esm), che ha ancora a disposizione 11,5 miliardi ma per il quale è necessaria l'approvazione di tutti i Paesi della Ue: una soluzione resa complicata dall'opposizione di Gran Bretagna e Croazia. Ancora, il ricorso agli utili da interesse registrati dalla Bce e dalle Banche centrali nazionali sui titoli di stato ellenici in portafoglio che, per il 2014 e il 2015, ammontano a 3,2 miliardi. Infine, è possibile anche la concessione di prestiti bilaterali alla Grecia, con la Francia come candidata più probabile, ma soltanto come misura di integrazione al vero e proprio prestito-ponte