Il Manifesto
21 09 2015
Sono l’unico partito che cresce in numero di voti. Quando nel 2012 fecero il loro rumoroso ingresso nel parlamento di Atene avevano raccolto poco più di 430 mila consensi, ora hanno superato di un soffio il mezzo milione, sfiorato complessivamente il 7% e portato a quota 18, uno in più rispetto alle scorse elezioni, il drappello dei loro deputati.
I neonazisti di Alba Dorata si confermano la terza forza politica della Grecia, con un risultato che rappresenta per molti versi l’equivalente in negativo della vittoria di Alexis Tsipras.
Si sapeva che il perdurare della crisi sociale e dei diktat europei, ma soprattutto l’emergenza migranti che ha caratterizzato gli ultimi mesi del dibattito pubblico, avrebbero potuto giocare a favore dell’estrema destra, anche se, alla vigilia del voto, sembrava che sul piatto della bilancia potesse pesare anche altro. In particolare, il fatto che ben 78 membri di Alba Dorata, la sua intera leadership nazionale e gran parte dei suoi eletti, dopo aver già scontato per questo lunghe pene di carcere preventivo — fino a 18 mesi -, figurino in qualità di imputati nel processo per l’omicidio del rapper e militante antifascista Pavlos Fyssas.
Una morte per la quale il leader dei neonazisti, Nikolaos Michaloliakos, aveva riconosciuto ai microfoni della radio nazionale la piena «responsabilità politica» a poche ore dall’apertura delle urne in quella che a molti era sembrata come una sinistra rivendicazione.
Inoltre, prima di quell’assassinio del settembre 2013, gli esponenti del partito erano ospiti fissi dei talk-show più popolari, visto che il loro stile “muscolare” annunciava di trasformare in rissa, in senso letterale, ogni dibattito, provocando un balzo in avanti dello share. Ilias Kasidiaris che guida il gruppo parlamentare di Alba Dorata e ribattezzato dalla stampa internazionale «il portavoce con la svastica tatuata», si è illustrato a più riprese in aggressioni fisiche o verbali nei confronti di esponenti della sinistra. In questa campagna elettorale, invece, solo la tv pubblica Ert ha dato spazio, per obbligo istituzionale, ai meeting e alle parole d’ordine dei candidati neonazisti.
Al limite della messa al bando anche per il coinvolgimento dei suoi dirigenti in numerose attività criminali, isolata sul piano politico e pressoché assente dai media, la tenuta di Alba Dorata risulta perciò ancora più inquietante. Il partito razzista è in testa nel voto dei disoccupati e alle spalle della sola Syriza in quello degli under 24. Segnali che sembrano indicare come anche al di là del successo delle posizioni oltranziste sull’immigrazione — che hanno fruttato un raddoppio dei consensi nelle isole di Lesbos e Kos, divenuta negli ultimi mesi la Lampedusa greca, e nella regione della Grande Atene, l’Attica -, il radicamento dei neonazisti cominci a farsi più articolato.
A detta di Dimitris Keridis, docente di Scienze Politiche dell’Università di Atene, «questo partito non incarna più soltanto un sintomo della crisi greca, quanto piuttosto la profondità del malessere della nostra società». Per Aristides Hatzis, altro politologo dell’ateneo della capitale, «il solo fatto che il voto per Alba Dorata non abbia risentito dell’aumento dell’astensione indica un consolidamento di idee che rappresentano un pericolo e una vergogna per il paese». L’inviata del Pais, dopo aver intervistato Kasidiaris, mette in guardia da un ritorno della violenza: «Il voto ha infiammato gli animi nel quartier generale dei neonazisti: ora, per un’esibizione di forza è solo questione di tempo».
Linkiesta
14 11 2014
A ottobre il rinvio a giudizio di 70 membri. Ma il partito estremista non perde popolarità
A cura di Silvia Favasuli
È il 18 settembre 2013 quando il rapper antifascista Pavlos Fyssas viene attaccato e ucciso da un membro del partito di ispirazione neonazista Alba Dorata. Pochi giorni dopo, il 28 dello stesso mese, Nikólaos Michaloliákos, leader e fondatore di quella organizzazione viene arrestato.
Da quel giorno, il 28 settembre 2013, la Grecia ha iniziato ad affrontare la minaccia che porta in seno da tempo, quella “setta” prima minoritaria, divenuta forza parlamentare con le elezioni politiche del 2012.
Insieme al fondatore di Alba Dorata, il 28 settembre 2013 vengono raggiunti dal mandato di arresto della Procura di Atene anche il portavoce Ilias Kasidiaris, il vicepresidente nazionale Christos Pappas, i deputati Ilias Panagiotaros, Yannis Lagos e Nikos Michos, il segretario della sezione di Alba dorata del quartiere ateniese di Nikeia Nikos Patelis e due commissari di polizia. Ma anche dodici dirigenti minori del partito e numerosi attivisti. Trentasei persone in tutto. Tutti con la stessa accusa: membri di una organizzazione criminale mandante dell’omicidio del rapper Fyssas.
Un anno dopo quell’ondata di arresti, il 16 ottobre 2014 il Procuratore Capo Isidoros Dogiakos chiede il rinvio a giudizio di 69 membri e supporter di Alba Dorata (in greco Chrysi Avghi), tra cui compaiono 18 deputati.
L’accusa, per tutti, è di «aver costituito, diretto e fatto parte di un’organizzazione criminale» e di «possesso illegale di armi».
Nelle 700 pagine di report stilato dal Procuratore Dogiakos (il pdf), viene descritta nel dettaglio una vera e propria struttura diretta dall’interno del Parlamento greco, dotata di una compagine militare, gerarchica, e basata sulla cieca obbedienza dei sottoposti ai comandi della leadership.
Vi si descrivono numerosi attacchi a stranieri e attivisti di sinistra commessi da squadre di uomini in divisa nera ed elmetto, armati di randelli. Si parla di tentati omicidi, furti, ricatti, incendi dolosi. Lesioni personali gravi e crimini d’odio. Partecipazione a omicidi.
alba dorata simbolo
Secondo il Procuratore Capo, tutti i deputati di Alba Dorata hanno fatto parte del cuore organizzativo della struttura creata per commettere atti di violenza. Nel report, Dogiakos descrive l’escalation di abusi commessi da membri e supporter di Alba Dorata a partire dal 2012, l’anno dell’ingresso in Parlamento. Elemento chiave, quest’ultimo, per sostenere la tesi dell’esistenza di una «organizzazione criminale» che ha nei deputati la sua testa. Forti dell’immunità parlamentare, il Procuratore ritiene che i parlamentari di Alba Dorata abbiano pianificato i sempre più frequenti scontri nelle strade, dirigendo cellule locali del partito e apparendo poi sui luoghi degli attacchi, a “rivendicare” il controllo degli uomini armati che vi prendevano parte.
Tra i deputati parlamentari rinviati a giudizio c'è anche il portavoce Ilias Kasidiaris, 34 anni, già sottoposto ad arresto preventivo e noto ai quotidiani internazionali per aver aggredito nel 2012 due esponenti della sinistra greca durante un dibattito televisivo: un bicchiere d’acqua in faccia a una e uno schiaffo all’altra.
In un report dell’Ufficio investigativo internazionale consegnato al Procuratore (citato da Der Spiegel), si documenta la collaborazione tra forze della polizia greca ed estremisti di Alba Dorata in 130 casi. Si racconta di come i poliziotti, su ricompensa di membri del partito, rifiutano di raccogliere lamentele e denunce fatte da stranieri, o decidono di non intervenire in attacchi violenti lanciati contro gli immigrati dagli estremisti. O ancora, picchiano gli stranieri detenuti nella prigione di Amygdaleza.
Un clima di violenza diffusa
Nutrita dalla disoccupazione, dalla rabbia e povertà portate dalle politiche di austerità, Alba Dorata ottiene alle elezioni politiche del 2012 ventuno seggi parlamentari su 300, forte di uno slogan che recita: «Così possiamo liberare questa terra dalla sporcizia», dove per sporcizia si intendono gli immigrati. Un risultato decisamente lontano da quello 0,3% dei voti raccolti alle elezioni legislative del 2009, alla vigilia della crisi economica che avrebbe travolto il Paese e l’Europa, accendendo ovunque focolai reazionari, populisti, antieuropei.
Questo partito di estrema destra che si definisce ufficialmente «nazionalista», incentra ancora oggi la sua ideologia sull’opposizione all’immigrazione clandestina, sul culto della nazionalità greca e ariana (nello statuto si legge che solo chi è «ariano di sangue e greco di discendenza» può entrare in Alba Dorata), sulla condanna dell’omosessualità come malattia. Insieme al rifiuto del marxismo e della globalizzazione. Il suo simbolo è una greca nera su sfondo rosso, che ricorda la svastica nazista, sebbene i membri del partito neghino ogni legame.
Gli arresti preventivi di parte dei suoi membri nel 2013 e l’inizio delle indagini a carico dei suoi leader non hanno scalfito granché il supporto della popolazione greca per Alba Dorata. Dopo aver raggiunto il 15% di preferenze nei sondaggi nell’estate del 2013, nel novembre successivo all’arresto di Michaloliakos, Alba Dorata manteneva ancora il 10% dei consensi.
Questo grafico del Wall Street Journal mostra come, dopo la morte del rapper Fyssas, le preferenze per il partito di ispirazione neo nazista sono scese al 7% circa. Pochi giorni dopo, però, il consenso è di nuovo al 10%. Nell’intervallo tra le due misurazioni, due membri di Alba Dorata sono stati ammazzati da esponenti della sinistra radicale: il 1 novembre 2013 un gruppo autoproclamatosi «Poteri rivoluzionari del popolo combattente» uccideva in una sede ateniese di Alba Dorata Manolis Kapelonis and Giorgos Fountoulis, e feriva gravemente Alexandros Gerontas. Rivendicando l’attentato, il gruppo di estrema sinistra parlava esplicitamente di ritorsione a seguito della morte del rapper Fyssas.
Alle elezioni amministrative del maggio 2014, Kasidiaris, portavoce del gruppo prima arrestato, poi rilasciato prima della nuova cattura lo scorso ottobre, otteneva il 16% delle preferenze alla corsa per la poltrona di sindaco di Atene. Alle elezioni Europee che si tenevano quello stesso giorno, Alba Dorata ha ottenuto circa il 10 % dei voti, entrando per la prima volta al Parlamento europeo. In un’intervista rilasciata a RaiNews all’indomani di quel risultato, Dimitris Psarras, autore di La Bibbia Nera di Aba Dorata e considerato il massimo esperto del movimento, descriveva in questo modo il profilo degli elettori del partito estremista: «giovani, in prevalenza uomini, disoccupati e carichi di frustrazione per la crisi. Si è dissolto il tessuto sociale così come quello economico e politico e c’è tanta rabbia, che si riversa nelle urne. E poi, qui in Grecia è noto, c’è molta contiguità con le frange estreme della polizia e degli apparati militari».
Alle accuse del Procuratore Capo di Atene i membri di Alba Dorata hanno replicato dicendo che si tratta di «caccia alle streghe» e di un processo «politico». E c’è intanto chi inizia a credere che se la tesi sostenuta dal Procuratore Isidoros Dogiakos - di «organizzazione criminale» - dovesse risultare infondata, il consenso per Alba Dorata nella Grecia ancora in piena crisi economica potrebbe crescere esponenzialmente.
La Stampa
25 09 2014
Il giornale greco Kathimerini ha rilasciato lo scorso lunedì un video che mostra apparentemente uno dei leader di spicco di Alba Dorata, partito con 18 seggi nel Parlamento greco ed accusato di far capo a decine di attacchi razzisti contro gli immigrati, insegnare a due bambini come fare il saluto nazista e gridare “Heil Hitler”.
Il video pubblicato sul sito internet del quotidiano sembra esser stato girato dal telefono cellulare del vice leader del partito Christos Pappas e fa parte delle prove raccolte per l’imminente processo contro i maggiori esponenti del partito molti dei quali sono stati arrestati lo scorso settembre con l’accusa di aver formato un’organizzazione criminale e per l’uccisione del rapper antifascista Giorgos Roupakias.
Nel video un ragazzino vestito in bianco, con un fascia nazista al braccio e un gagliardetto , viene incoraggiato da Pappas a cantare “Heil Hitler”, e fare il saluto nazista. In una seconda scena, una giovane ragazza canta e saluta ripetutamente.
Cronache di ordinario razzismo
27 05 2014
Sono 1.686.556 i cittadini italiani che si sono riconosciuti nelle parole d’ordine della Lega Nord, il 6,16% degli elettori. I 5 europarlamentari leghisti eletti si troveranno in buona campagnia di euroscettici di varia natura. Secondo le stime, i partiti nazionalisti e anti-europei avranno 140 seggi su 751, 60 in più rispetto alle elezioni europee del 2009.
Tra gli altri:
24 i seggi conquistati dal Front National di Marie Le Pen diventato primo partito in Francia con il 25% dei voti;
3 dallo Jobbik ungherese con il 14,7%;
2 dalla greca Alba dorata al 9,4%;
2 dai Veri Finlandesi al 12,9%;
4 dai polacchi della Nuova destra al 7,1%;
7 dai tedeschi dell’Alleanza per la nuova Germania al 7%;
1 dai danesi del Movimento popolare contro l’UE con l’8%;
4 dai polacchi della Nuova destra con il 7,1%;
4 dell’FPO austriaca al 19,7%;
4 dal Partito olandese delle Libertà al 13,4%.
Come è stato notato da qualcuno, non è scontato il peso politico che questi eurodeputati potranno effettivamente avere in Europa: per l’aggregazione in un gruppo parlamentare servono almeno 25 deputati eletti in 7 diversi paesi europei e per vari motivi un accordo politico tra le diverse destre nazionali non è semplice.
Il dato politico però c’è tutto ed è preoccupante. Vi sono milioni di cittadini europei che condividono lo scetticismo nei confronti dell’Europa, il rafforzamento dei suoi confini, politiche migratorie sicuritarie e in alcuni casi rancore e odio espliciti nei confronti di chi viene da altrove. Probabilmente e per fortuna non potranno condizionare più di tanto direttamente le scelte del futuro Parlamento e della nuova Commissione, ma è probabile che la loro significativa affermazione giocherà un ruolo indirettamente, spingendo le altre forze politiche europee ad evitare di fare passi in avanti nella direzione dell’accoglienza e dell’inclusione di profughi, richiedenti asilo e rifugiati, dell’ampliamento della garanzia dei diritti di cittadinanza dei migranti e delle minoranze, del rafforzamento degli strumenti e degli interventi di prevenzione e di lotta contro le discriminazioni.
E’ legittimo infatti aspettarsi che non cambi la strategia politica seguita in campagna elettorale da quelle forze politiche che, pur non condividendo il razzismo e la xenofobia che caratterizzano i partiti e i movimenti nazionalisti e di destra, ritengono eccessivamente rischioso contrapporvisi frontalmente.
Il caso italiano ne è testimone. I partiti maggiori, compreso quello che risulta oggi il primo partito italiano, hanno accuratamente evitato di “esporsi” nelle settimane che hanno preceduto il voto in dichiarazioni riguardanti le politiche migratorie. Nè è sufficiente a cambiare il quadro il reiterato annuncio di una riforma della legge italiana sulla cittadinanza effettuato da parte del Presidente del Consiglio.
Ciò nonostante la Lega Nord abbia centrato la sua campagna elettorale sulla miscela ossessiva di messaggi anti-euro, “allarmi” invasione, informazioni distorte sull’insostenibilità sociale ed economica dell’immigrazione e sulla spesa pubblica per l’accoglienza e per l’inclusione dei migranti, presunti pericoli sanitari, antiziganismo e islamofobia. Una miscela vincente che è riuscita a far dimenticare a più di un milione e mezzo di elettori le indagini e gli scandali che hanno coinvolto diversi suoi esponenti, provocandone un crollo a poco più del 4% nelle elezioni politiche di un anno fa.
C’è però anche un segnale positivo: il successo di Siryza in Grecia e il raggiungimento del quorum da parte della neonata Lista Tsipras in Italia. Quest’ultima ha preso circa 583mila voti in meno della Lega Nord, ma a differenza di questa e del suo segretario è stata oscurata scientemente dai media main-stream. Vi è una parte di elettorato che ha voluto esprimere un voto senza se e senza ma a favore dell’uguaglianza e dei diritti per chiunque si trovi (per caso, per scelta o per costrizione) a vivere in Europa. Ad oggi gli italiani che l’hanno fatto esplicitamente sono circa 1 milione e 103mila, ma non è detto che nella società siano molti di più.