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Huffington Post
07 08 2014

Il motto della nostra associazione di genitori e aspiranti genitori omosessuali è "È l'amore che crea una famiglia", potremmo aggiungere che, insieme alla responsabilità e al rispetto, abbiamo i tre elementi che la saldano per sempre. Ma c'è chi passa l'esistenza a tentare inutilmente di buttare fango e veleni su ciò che con fatica costruiamo su questi tre pilastri solidi, in assenza di leggi che li rafforzino e diano loro la sicurezza e la serenità che ancora ci manca. È l'amore che crea una famiglia prima di tutto. È vero, al di là della retorica. Ed è bello. Soprattutto quando a dirlo sono le persone che per caso c'incontrano. Grazie a Pina Orsini che ci regala il suo incontro con una famiglia Arcobaleno.

Nate dall'amore

Dall'alto della mia "normalità" vorrei condividere alcune riflessioni che un'esperienza professionale mi ha permesso di maturare. Ho iniziato a seguire tre gemelline, dopo la loro nascita in Canada e dare consulenza alla neo mamma su cosa fare per assistere al meglio le tre neonate. Ho trovato una mamma, molto dolce ed attenta desiderosa di imparare e fare il meglio per le bambine, una mamma sensibile ai loro bisogni, come da tempo non mi capitava di incontrare.

In quest'ultimo decennio vedo sempre più spesso mamme troppo prese dal lavoro o altre cose, da dedicare sempre meno tempo alla maternità e devo ammettere anche se a malincuore che le mamme di oggi sono un po' diverse dallo stereotipo di mamma, che per anni ho assistito. Sono stata quindi colpita da questa mamma, particolarmente attenta e sensibile alla crescita e sviluppo delle sue bambine; l'unica cosa di diverso dalle altre situazioni è che questa mamma era un ragazzo cosi come il loro Papà, dal nome di Simone e Roberto. Viola, Sofia e Melissa, tre bambine, tre gemelline, nate da una gestazione di sostegno.

Non sono nate come di consueto dal piacere di un rapporto sessuale, preceduto da un desiderio di amore tra un uomo e una donna, dal desiderio di vedere concretizzato il proprio sogno di amore e procreazione. Come forse era una volta...

La realtà sappiamo tutti che non è così. Oggi molti bambini non nascono tutti da un grande amore, ma sono il risultato di un semplice impulso sessuale, un'infatuazione, un'attrazione. Tutte cose che nulla hanno a che vedere con l' amore decantato per anni nelle favole con le quali siamo cresciuti tutti dal finale romantico: "E vissero felici e contenti...".

Queste sorelline, non sono nate nel modo tradizionale che tutti noi conosciamo, ma non per questo non si può dire che non sono " figlie dell' amore". Queste esplosione di bambine, e di vitalità, sono il frutto di un sogno di una coppia di ragazzi, che volevano anche loro diventare genitori come tutte le coppie che vogliono realizzare il sogno di avere una famiglia. Dietro al loro concepimento c'è ad ogni modo, ed indiscutibile, un progetto di amore, un indissolubile bisogno di dare e ricevere amore, e confrontarsi con la realtà genitoriale più di quanto ce ne sia in una situazione considerata "normale".

Alle gemelline, protagoniste di questa vicenda, mi viene da dire: "Care Viola, Sofia e Melissa, il vostro arrivo in questa famiglia, è stato certamente desiderato, e aspettato con ansia, dolore e trepidazione, come si aspetta qualcosa che già sappiamo ci renderà felici. Essendo una mamma, prima di un'Ostetrica posso un po' immaginare le tantissime emozioni che il vostro arrivo possa aver generato, ed avendo avuto modo di conoscere l'animo dei vostri genitori, non ho dubbi, dell' amore e protezione immensa di cui potrete sempre godere."

Per tutte quelle persone, me inclusa, generate e create da famiglie etero-genitoriali, posso dire di non fossilizzarsi troppo sull'immagine stereotipata della " famiglia del mulino bianco". Penso che quello di cui hanno bisogno i bambini per crescere è, solo l'amore, e da chi viene donato non ha importanza, l' importante è riceverlo. Se parliamo del benessere per la società, non metto in discussione che la figura della mamma e del papà sia più facile da accettare, ma ad oggi nel 2014 abbiamo il dovere di vedere che le cose stanno cambiando; che ci sono delle persone che seguono il loro orientamento sessuale, e che scelgono di trasmettere l amore che hanno dentro, ai loro figli.

Purtroppo la realtà di oggi è ben differente dalle società che ci hanno preceduto, in cui la famiglia era il primo regno dell'uomo, un nido sicuro, dove ogni componente trovava, riparo amore e protezione. Oggi quanti ragazzi, ad iniziare da mio figlio, possono dire di aver goduto della presenza di tutti e due i genitori? Quanti bambini vengono abbandonati da un genitore prima ancora di nascere? Quanti bambini, vengono contesi tra genitori che si fanno la guerra? Quanti bambini sono vittima di violenze all'interno di quello che noi oggi chiamiamo famiglia? Quanti bambini, nelle migliori delle condizioni sono figli di genitori separati? Non mi sembra che questi numeri interessino mai veramente a nessuno, o suscitano particolare clamore, tanto è la consuetudine di questi avvenimenti...

Sono pienamente d'accordo e consapevole che non dovrebbe essere così, ma la realtà dei fatti è così, che ci piaccia o no, ed in questo degrado morale, che tutti noi abbiamo contribuito a creare, è l'unica realtà con cui dobbiamo fare i conti. La società, in questo momento, ha ben altri grandi problemi, sempre portati dal degrado morale. Ci sono infinite guerre religiose, dove non vengono rispettati neanche i bambini, droga, criminalità... e non è certo il momento di fare la guerra a coppie non eterosessuali, che al di là della loro scelta sessuale, non mi sembrano nuocere a nessuno. Anzi, spesso tra loro spiccano personalità importanti che contribuiscono notevolmente ad aumentare la creatività di ogni tipo nel mondo.

Il mio messaggio è: viviamo già dentro una guerra, anche se il rumore dei carri armati è soffuso, o reso ovattato dalla patina sociale, non c'è motivo di alimentare ulteriore guerra. Se c'è un Dio, è sempre lui che ha creato anche ciò, e allora chi siamo noi per discriminare, limitare o impedire all'omosessuale di avere e amare dei figli, di dare e ricevere amore, che è l'unica cosa, proclamata anche dalla bibbia, per cui vale la pena vivere... Ribadisco, la società purtroppo è cambiata.

Sarebbe bello avere tutte le famiglie del "mulino bianco" ma sappiamo bene che non è così. Non è così neanche nelle migliori delle famiglie, e allora bisogna imparare a convivere con le differenti realtà, dove ognuno ha i propri spazi, aumentando la tolleranza e la clemenza di fronte a scelte diverse dalle nostre, perché noi di certo non siamo nessuno per giudicare o emettere sentenze. Insomma, dall'alto della mia normalità, posso solo che invidiare, nel senso più positivo del significato, questa famiglia dove sono presenti amore, rispetto e collaborazione, raramente presenti in uguale misura nelle cosiddette "famiglie normali".

Sono sempre stata abbastanza orgogliosa di essere "semplicemente normale", ma in confidenza posso dire che ho visto cosi tante cose brutte e vergognose fatte dalle persone che noi chiamiamo "normali" che se ci fosse un modo, per passare alle persone non normali sarei ben contenta di farne parte. In questa esperienza ho compreso una cosa: "L' amore è solo Amore, e non può nuocere mai a nessuno, indipendentemente da quale sia la provenienza" e posso solo augurare ogni bene a questa nuova famiglia.

Ostetrica Pina Orsini

Giuseppina La Delfa

Cosa distingue gli amori che funzionano da quelli che falliscono? Ce lo siamo chiesti tutti, almeno una volta,osservando le alterne fortune delle nostre e delle altrui relazioni. ...
Fino all'inizio di quest'anno, non mettevo in discussione niente: mi limitavo a condurre la mia vita, sebbene di tanto in tanto mi sentissi in colpa per il fatto di avere più di quanto meritassi. ...

Il cuore breve

  • Giovedì, 15 Maggio 2014 11:04 ,
  • Pubblicato in LA STAMPA

La Stampa
15 05 2014

Dunque si potrà divorziare consensualmente in sei mesi. In teoria un pazzo, un serial-lover, un collezionista di scalpi emotivi potrebbe sposarsi dieci volte in cinque anni. Scandalo? E perché mai. La modernità è l’epoca della rapidità. Il Maigret di Gino Cervi impiegava dieci minuti per ispezionare la scena del delitto, Rivera dipingeva affreschi calcistici a passo di tango e l’assolo d’organo dei Pink Floyd in «Ummagumma» ingombrava mezzo solco di lp.

La rapidità consente di accumulare più esperienze. Non concede il tempo di gustarle e tantomeno di digerirle. Ma è nemica della noia ed è una acceleratrice fantastica di libertà. Di corsa sei più libero o comunque hai la sensazione di esserlo. Se un tweet, un dribbling, una canzone, un amore non ti piacciono, basta cliccare da qualche parte e sono già finiti. Senza strascichi, perché nuovi tweet dribbling canzoni amori si sovrapporranno immediatamente agli antichi, in un eterno presente a scorrimento veloce.

Sarebbe persino accettabile se la rapidità non avesse una sorellastra che nessuno è riuscito a uccidere nella culla. Si chiama precarietà. Tutto ciò che è rapido è precario e quindi instabile, superficiale, facilmente rimuovibile. Vale per gli amori come per i livori e purtroppo per i lavori. L’emozione fatica a diventare sentimento, come lo stage a tramutarsi in posto fisso. E’ difficile stare in equilibrio quando si va veloce. Ancora di più abbozzare progetti a lungo termine. Ma il rimpianto della lentezza è antistorico e sterile. La modernità è rapidità? E allora occorrerà adeguarsi, trovando rapidamente un altro modo di vivere, cioè un altro modo di pensare.

Massimo Gramellini

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Zeroviolenza è un progetto di informazione indipendente che legge le dinamiche sociali ed economiche attraverso la relazione tra uomini e donne e tra generazioni differenti.

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