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16 02 2014
MARTINO MAZZONIS
I dati sulla nascita delle relazioni tra profili e quelli sui single: se si cerca l'amore meglio vivere in Texas.
Facebook e la nascita dell’amore. Non è il titolo di un film di Natale sceneggiato da Federico Moccia ma il titolo di un post di DataScience sulle interazioni amorose sul social network. Siamo alla fine della settimana di San Valentino e i post degli analisti di dati sono tutti dedicati al modo in cui ci si relaziona sentimentalmente su Facebook. Parliamo di dati anonimi che riguardano coppie in cui entrambi i partner sono sul social network e che dichiarano la propria relazione con l’altro membro sulla propria bacheca. Coppie che si formano, ricerca dell’amore e separazioni analizzate alla luce degli status delle persone che dichiarano la propria condizione al mondo.
Cominciamo con l’età: i maschi in media sono più vecchi di 2,4 anni. Nel 67% di casi il maschio è più grande mentre nel 20 sono le donne ad avere più anni del partner. Solo nel 13% dei casi le coppie sono della stessa età. La differenza di età aumenta nelle coppie dello stesso sesso.
I dati ci dicono anche quali città americane sono le migliori per passare dallo status di single a quello di persona in a relation (come si dice in maniera gelida su Facebook). Dimenticate le grandi città, quelle in cui si svolgono i film in cui il protagonista è solo e isolato dal mondo fino a quando per qualche strano accadimento non incontra qualcuno. Se siete soli andate a vivere in Texas: 3 su 5 delle prime città sono infatti in quello Stato. La spiegazione dev’essere semplice: piccola città, più facilità di incrociarsi dopo aver fatto amicizia online. Tra quelle con più single spicca la desolata Detroit al primo posto, mentre sembra abbastanza ovvio che in classifica ci siano Miami, New York e Los Angeles.
Ma come ci si relaziona per rimorchiare su Facebook? Semplice, ci si postano sciocchezze di ogni tipo sulla pagina. I dati analizzati indicano che prima che due profili dichiarino la nascita del loro amore interagiscono molto. Il massimo di condivisione avviene a 12 giorni dall’inizio della relazione, poi i post scendono lentamente. E’ finita la passione? No, semplicemente ci si vede per davvero e invece di foto di gattini ci si scambiano (auspicabilmente) gesti affettuosi.
E cosa succede quando finisce un’amore? O meglio, una relazione dichiarata su FB? Semplice, si passa più tempo davanti al computer a non fare niente. Nei giorni che seguono il cambio di status c’è un +225% di interazioni. Sono gli amici che ti consolano, i single che si annoiano e gli innamorati segretamente che sperano sia arrivato il loro momento che postano sulla bacheca del rinnovato single. Dopo il picco di interazioni nei giorni immediatamente successivi alla separazione, il numero di scambi scende. Ma resta più alto di quello delle persone in coppia. E adesso, se pensate vi siete riconosciuti in questo articolo e siete rimasti un po’ disturbati da quella che ritenere essere una specie di intrusione nella vostra vita, beh, smettetela di dichiarare con chi siete fidanzati su Facebook.
Carlotta De Leo, Corriere della Sera
23 gennaio 2014
Amore, sessualità e rispetto tra donna e uomo. Non è facile parlare ai ragazzi di questi temi a scuola, evitando i "predicozzi" e le frasi tipo "tra qualche anno capirai…"
Corriere della Sera
23 01 2014
di Carlotta De Leo
Amore, sessualità e rispetto tra donna e uomo. Non è facile parlare ai ragazzi di questi temi a scuola, evitando i «predicozzi» e le frasi tipo «tra qualche anno capirai…».
L’adolescenza – non tutti ce lo ricordiamo quando questo capitolo della vita si è chiuso – declina solo il presente, perchè corpo e personalità sono così in subbuglio che il futuro è nebbia fitta.
Così ogni emozione è eterna, ogni amore è unico, ogni no è carico di rabbia.
Eppure è proprio sui banchi di scuola che deve nascere la voglia di amare e rispettarsi l’un l’altro cercando di sviluppare coscienza e conoscenza del rapporto amoroso.
C’è bisogno di una guida perchè, purtroppo, la parità tra i generi non è un meccanismo spontaneo, ma una conquista. Questo è perchè gli adolescenti hanno già introiettato gli squilibri della società adulta e, a modo loro, ne ripropongono i meccanismi di prevaricazione e «bullismo».
Una ricerca dell’organizzazione inglese Girlguiding portata avanti su oltre 1.200 donne tra i 7 e i 21 anni ha dipinto un quadro sconfortante: le molestie sessuali sono la «normalità», una realtà così condivisa da non fare notizia.
Di cosa stiamo parlando? Di fischi e sguardi insistenti, battute volgari, insulti, palpeggiamenti e stalking.
La maggioranza delle ragazzine di 13 anni ha già sperimentato queste molestie, una percentuale che sale all’80% tra le donne tra 19 e i 21anni.
E con internet la situazione non migliora: il 54% delle ragazze tra gli 11 e 21 anni ha già subito abusi online.
Le molestie minano lo sviluppo psicologico delle ragazze. Il 60% delle intervistate dice di essere stata trattata con «condiscenza» e di essersi «sentita stupida» a causa del loro sesso, e l’87% sostiene di essere stata giudicata per l’aspetto fisico e non per le proprie capacità.
Insomma, è a scuola che bisogna intervenire per cambiare. Solo così potremo insegnare alle generazioni future che non è nella violenza che risiede la sessualità, ma nell’accettare la differenza di ognuno di noi e la libertà di vivere le proprie storie d’amore senza ricatti, minacce o altri atti tremendi.
Però, prima di tutto, occorre trovare il linguaggio giusto per parlare di questi temi ai ragazzi. Il web offre un terreno fertile per iniziare. E’ proprio qui che si muove Safebook, il programma di educazione sessuale e prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili si basa su video-lezioni di Maurizio Bini, ginecologo dell’Ospedale Niguarda di Milano e sessuologo specializzato sui giovanissimi. «Relazione vuol dire un gioco dinamico e non potere e prevaricazione» spiega Bini nei video che lo scorso anno circa 600mila ragazzi delle medie e delle superiori hanno visto sulle Lim (lavagne elttroniche). E quest’anno il progetto si arricchisce di un concorso e una serie di incontri con esperti che possono essere richiesti dalle singole scuole.
«Le preoccupazioni dei genitori una volta erano le gravidanze indesiderate e le malattie. Adesso ce n’è uno nuovo: la rete – dice Bini – E’ pieno di esempi di politici e attori le cui carriere si sono arrestate per colpa di foto e video hard. Foto che dovevano rimanere private e che invece sono finite in rete. Ci sono anche esempi ben più tristi…».
Il Sexting è qualcosa che i ragazzi incontreranno nella loro vita: «Avete una possibilità su cinque di ricevere questo materiale. La cosa che dovete fare è cancellarlo immediatamente e avvertire chi ve lo ha inviato del pericolo che ha corso».
Se viene messa in rete, quella foto o quel video saranno eterni. «I social network non sono un gioco: se usati in maniera scorretta, possono essere dannosi. E, la prima regola, la più basilare, è che se facciamo qualcosa con il pc o con il telefono è impossibile tornare indietro: è la cosiddetta eternità del dato digitale – spiega Giovanni Ziccardi, professore di Informatica giuridica alla Statale di Milano – Ragazzi, non c’è mai una seconda possibilità. Oggi il dato si diffonde, rimbalza sui social network. E la rimozione è spesso solo un modo per moltiplicare ancora l’effetto» .