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Il Fatto Quotidiano
18 09 2014

La scuola italiana crolla. I nostri bambini e i nostri insegnanti rischiano ogni mattina quando entrano in classe. Un sos lanciato stamattina da Cittadinanzattiva che dalla sala delle Colonne di Palazzo Marini ha presentato il XII Rapporto sulla sicurezza, qualità e accessibilità a scuola, bocciando il piano del premier Matteo Renzi e denunciando i troppi ritardi per uscire dall’emergenza. Quattro edifici su dieci hanno una manutenzione carente, oltre il 70% presenta lesioni strutturali, in un caso su tre gli interventi strutturali non sono effettuati e più della metà delle scuole si trova in zona a rischio sismico. Ancora troppe anche le barriere architettoniche.

“Solo nell’ultimo anno scolastico – ha spiegato la coordinatrice nazionale del settore scuola di Cittadinanzattiva, Adriana Bizzari – sono state sfiorate 36 tragedie a causa di crolli di solai, controsoffitti e distacchi di intonaco”.

L’hashtag stavolta lo fa Cittadinanzattiva per dire a Renzi che “pur apprezzando il notevole sforzo dell’attuale governo, affidarsi esclusivamente a quanto segnalato dai sindaci, significa non aver agito secondo criteri oggettivi e misurabili di urgenza e gravità”. Parole che Adriana Bizzarri fa seguire ad un esempio chiaro: “L’istituto Giovanni Caso di Piedimonte Matese, monitorato nel nostro rapporto, è in condizioni pessime dal punto di vista della sicurezza ma non ha ricevuto alcun finanziamento. L’assenza di un’anagrafe dell’edilizia scolastica nazionale e regionale ha pesato fortemente sull’individuazione degli interventi dei tre filoni del Piano scuole, mettendo in pista troppi interventi di facciata al Sud”.

Per elaborare il dossier Cittadinanzattiva ha preso in esame 213 edifici scolastici di tutti gli ordini e gradi, monitorati in 14 regioni e 22 province, ha vagliato 26 fattori e usato 350 indicatori legati allo stato degli edifici, a qualità delle scuole, sicurezza interna, prevenzione, certificazioni, igiene e pulizia. Numeri che rispetto allo scorso anno, quando erano state monitorate 165 scuole, sono proporzionalmente peggiorati o nel migliore dei casi rimasti simili a quelli di quest’anno nella maggior parte delle situazioni.

Scuole a rischio crollo
La situazione è gravissima. Delle scuole monitorate il 65% è situata in zona a rischio sismico e il 24% è stata costruita in terreni a rischio idrogeologico. E se, secondo i dati dell’Ance (Associazione nazionale costruttori edili), proposti da Cittadinanzattiva, in Trentino, Sardegna, Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta non c’è una sola scuola a rischio, tra Calabria, Campania e Sicilia si contano 12.964 istituti in contesti ambientali dove un terremoto potrebbe causare danni. Una curiosità: nell’Italia dal pollice verde sono solo il 4% delle scuole ha piste ciclabili in prossimità.

Scuole in cattivo stato
E’ la nota più dolente del rapporto. Quasi tre scuole su quattro (73%) presentano lesioni strutturali per lo più sulla facciata esterna. Sui quaderni e nei piatti dei ragazzi potrebbero finire pezzi di muro: il 25% dei corridoi, il 21% delle mense, dei bagni e delle palestre e il 18% delle aule presenta distacchi d’intonaco. Solo il 41% delle scuole ha uno stato di manutenzione mediocre o pessimo. E di fronte alla richiesta di piccoli lavori di manutenzione, nel 15% dei casi l’ente proprietario non è mai intervenuto e nel 23% è arrivato con molto ritardo.

Scuole fatiscenti e sporche
Vogliamo insegnare ai bambini le norme igieniche ma abbiamo scuole sporche. Basta pensare che dei 213 edifici monitorati nel 40% dei bagni mancava la carta igienica, nel 44% il sapone, nel 66% gli asciugamani e gli scopini per il wc. Gli ambienti più sporchi sono proprio le aule, i corridoi, i laboratori e le palestre.

Scuole off limits per i disabili
Il percorso casa – scuola per un diversamente abile è una gincana. Dall’accesso alle scuole agli spazi interni, non c’è luogo che non presenti barriere in ancora troppe scuole. L’ingresso è reso difficile dalla presenza di scalini all’entrata in 50 edifici monitorati su 213. Nel campione di scuole prese in considerazione il 13% sono a piano terra: nel resto delle strutture c’è un ascensore ma nel 20% dei casi non funziona e nel 6% non è abbastanza largo da consentire l’ingresso di una carrozzina. In aula la situazione non migliora perché in una scuola su due non ci sono banchi adatti e il 21% delle aule non può accogliere un disabile a causa delle dimensione della classe. Mancano bagni per i portatori di handicap in una scuola su tre.

L’omertà dei responsabili del servizio protezione e prevenzione
Il tema certificazioni resta un mistero. Sapere con esattezza quante scuole hanno le certificazioni di agibilità statica, di prevenzione incendi e di agibilità igienica sanitaria, sembra impossibile dal momento che in media il 30% dei responsabili del servizio di protezione e prevenzione delle scuole non rispondono. Ad esempio, per quanto riguarda le certificazioni di agibilità statica, il 31% dice di non avere la certificazione, il 36% risponde di non sapere se esiste o meno il documento e solo il 33% afferma di averlo.

Come e dove si mangia e beve a scuola
Il rapporto presentato da Cittadinanzattiva fotografa anche 129 mense: la maggior parte (66%) appalta all’esterno il servizio di ristorazione, il resto ha un servizio comunale. Purtroppo ci sono ancora bambini che non hanno uno spazio dedicato al pranzo (7%) ma devono sedersi davanti al piatto in aula o nell’atrio. Dove c’è una mensa non sempre è a norma visto che il 38% di quelle “visitate” non aveva porte con aperture antipanico e nel 32% dei casi nemmeno l’impianto elettrico a norma. Nota positiva sul versante cibo: circa la metà (47%) usa prodotti bio e il 76% rispetta la stagionalità. Ancora troppo poche (42%) le mense che usano l’acqua del “sindaco”.

Alex Corlazzoli

 

L'Espresso
17 09 2014

Niente fondi, sostegno tagliato e scuola superiore negata. La triste storia di Sara costretta a rimanere ancora alle medie nonostante i suoi diciassette anni è la faccia oscura dell’istruzione italiana: poche risorse per gli insegnanti di sostegno, strutture inadeguate, graduatorie in alto mare e addio al diritto di tutti gli studenti all’insegnamento.

Sara è una ragazza con una grave forma di autismo: ha frequentato regolarmente i tre anni delle medie, supportata da una progetto di “scuola potenziata” che avrebbe portato con sé anche alle superiori. E poi si è incastrata in un limbo: ripetere per la quarta volta la terza media perché le superiori non possono accoglierla.

L'ultima doccia fredda qualche giorno fa, a settembre: rimbalzata per la terza volta dall’istituto alberghiero di Poggio Rusco, in provincia di Mantova, un piccolo centro dell’Oltrepò mantovano. Iscrizione rifiutata. Il dirigente ha respinto la domanda e il progetto: a settembre entrano nell’istituto tre prime classi, oltre 60 nuovi alunni, di cui nove con handicap ma per lei non c’è posto.

«Abbiamo perso tutti - dice la madre Mariarosaria Mirto - siamo dovuti arrivare ad un ricorso al Tar perché fosse ritirata la decisione del dirigente. Questa triste vicenda sia d’esempio e rappresenti un precedente: niente del genere deve più accadere. Questi ragazzi, già penalizzati, non devono vivere questa esperienza e hanno diritto di accedere alla scuola che scelgono».

Negli ultimi tre anni per tre volte Sara ha provato a varcare il portone dell’unico istituto del suo paese (seimila anime nella bassa lombarda) a soli cento metri da casa, ma il dirigente non ha voluto sentire ragioni: non ci sono spazi né personale. Un tira e molla fino alla rassicurazione che questo sarebbe stato l’anno buono. Tutto rimasto un sogno.

«Siamo stati convocati dal dirigente, il quale ci ha detto che posto non c’era - continua la madre - e non poteva accoglierla. E a nulla è valso il progetto che avevamo elaborato, attraverso la rete che abbiamo costruito in questi anni, per l’inserimento. Un progetto che garantisce alla scuola, peraltro a costo zero, tutto il supporto di cui la ragazza ha bisogno».

POCHE ORE PER TANTI ALUNNI

Una storia emblematica e un caso-limite che si ripete sempre più spesso. Su quasi otto milioni di studenti che quest'anno andranno a scuola, gli alunni con disabilità iscritti sono più di 200 mila, con 103 mila posti per insegnanti di sostegno. Un rapporto di uno a due non veritiero, con insegnanti che si fanno carico anche di cinque-sei alunni.

Ad aggravare il quadro anche la piaga della precarietà: nelle graduatorie a esaurimento con specializzazione per gli handicap sono circa 14 mila. Spesso la precarietà per gli insegnanti si traduce in mesi persi senza il sostegno. Significa buttare al vento dalle 4 alle 10 ore alla settimana di lezioni individuali e un percorso di inserimento su misura. Un problema soprattutto al Sud, dove non ci sono enti locali in grado di finanziare assistenti all’educazione che sopperiscano, almeno in parte, alla carenza di insegnanti.

Il dossier “Buona scuola“ targato Matteo Renzi-Stefania Giannini prevede di intervenire anche su questo: tra i 148 mila docenti che verranno assunti a settembre 2015, circa 9 mila faranno parte di quel contingente che ogni giorno è impegnato nella formazione e nell'inclusione degli alunni con disabilità, raggiungendo quota 90 mila.

Una specializzazione preziosa, che negli anni è spesso stata al centro della preoccupazione delle famiglie a causa, ad esempio, delle poche ore concesse ai figli o per il ritardo delle nomine degli insegnanti.

Fino al ricorso estremo al giudice per far valere i propri diritti, che interviene ed ordina una deroga nelle liste d’attesa per l’assegnazione del sostegno.

Secondo il settore scuola della Cgil gli insegnanti con questa specilizzazione «non sono ancora sufficienti rispetto alle esigenze. Abbiamo avuto un continuo aumento degli alunni disabili - osserva il segretario generale della Flc Cgil, Mimmo Pantaleo - c'è bisogno di adeguare gli organici. Anche il personale Ata è determinante per il sostegno, ma nelle linee guida non si dice nulla. C'e' una sentenza della Corte Costituzionale che ha riconosciuto il diritto del disabile all'istruzione come un diritto fondamentale e va fatta rispettare».

Nonostante i contenzioni in tutti i tribunali italiani e la sentenza della Consulta del 2010, le porte aperte per tutti sono ancora lontane. A Bari mancano all’appello 200 posti per il nuovo anno che l’ufficio scolastico provinciale non ha ancora messo a disposizione. Una circostanza che ha fatto scoppiare la protesta degli insegnanti nei giorni scorsi con l’intervento della Polizia.

«È una situazione preoccupante soprattutto per le famiglie baresi che non avranno a disposizione, almeno per le prime settimane, gli insegnanti di sostegno. Dovranno tenere i figli a casa e questo è inconcepibile», commenta Ezio Falco della Cgil. Un fronte caldo che ha visto l’intervento anche del deputato di Sel Nicola Fratoianni presentando un’interrogazione al ministero dell’Istruzione.

«Al di là della retorica renziana sulla scuola - commenta Fratoianni - accade che il Provveditorato agli Studi di Bari combini un grosso guaio sull’assegnazione delle cattedre di sostegno, con l’inizio dell’anno scolastico ormai alle porte. Lo scorso anno erano state assegnate 167 cattedre, mentre per quest’anno ne vengono assegnate, al momento, appena la metà. Nonostante siano aumentate le richieste di sostegno da parte delle famiglie e delle relazioni della Azienda Sanitaria Locale. Ma qual è il motivo di questa diminuzione? Tentativi di “spending review” sulla pelle delle famiglie e dei ragazzi?».

Mille chilometri più a Nord, anche all'ufficio scolastico di Torino sono partite le immissioni in ruolo per gli insegnanti di sostegno. Su questo tema i sindacati lanciano l'allarme: in una lettera di Cgil, Cisl e Uil si chiedeva al provveditorato di individuare numeri precisi per quegli insegnanti di ruolo che ogni anno vengono impiegati nei posti di sostegno.

«Dopo le nomine dei provveditorati sono i presidi a dover individuare gli insegnanti per coprirli, ma ogni anno si arriva con più di cento ragazzi con disabilità senza docente» dicono all’unisono le sigle. E così in Veneto, Lombardia, Sicilia e Lazio. Ovunque lo stesso copione: insegnante assente e zero assistenza. L’istruzione non è (ancora) un diritto per tutti.

No Tav sotto processo. E domani in Val di Susa arriva Renzi

  • Martedì, 16 Settembre 2014 12:27 ,
  • Pubblicato in Flash news

Contro Piano
16 09 2014

E’ ripreso oggi a Torino, nell'aula bunker delle Vallette, il maxiprocesso contro gli attivisti No Tav per le manifestazioni e gli scontri dell'estate 2011 in Valle di Susa. Il dibattimento sembra essere giunto alle ultime battute e la Procura di Torino, rappresentata dal pm Nicoletta Quaglino, ha annunciato di volere svolgere la requisitoria contro i 53 imputati interamente nella giornata del prossimo 30 settembre. La parola spetterà poi ai legali della difesa che hanno preparato arringhe dettagliate ed agguerrite tese a smontare le accuse contro gli attivisti No Tav. Secondo alcune fonti le udienze del processo potrebbero protrarsi fino al 21 gennaio.

E’ atteso intanto per domani, mercoledì 17 settembre , in Val di Susa il premier Matteo Renzi che andrà a visitare il contestatissimo cantiere dell’alta velocità di Chiomonte. Ad attenderlo ci sarà una delegazione di parlamentari Pd, con in prima fila il solito senatore Stefano Esposito, vice-presidente della Commissione Trasporti e nemico accanito del movimento che si oppone alla devastazione della Val di Susa. I No Tav già annunciano la mobilitazione. L’appuntamento è per domani – mercoledi - alle 10 alla centrale di Chiomonte e alle 9 al campo sportivo di Giaglione con bandiere e fischietti.

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