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Due parole sulle dimissioni in bianco: mai più

  • Giovedì, 24 Settembre 2015 11:08 ,
  • Pubblicato in INGENERE

InGenere
24 09 2015

Il decreto legislativo così detto delle “Semplificazioni”, che rende operativa una parte del Jobs Act, contiene una norma chiara ed efficace contro le dimissioni in bianco. Finalmente, dopo 8 anni, viene ripristinato un principio di civiltà e viene eliminato un ricatto che pende sulla testa delle persone durante tutta la vita lavorativa. Capita spesso infatti che, insieme al contratto di assunzione, proprio nel momento di maggior fragilità, venga fatta firmare una lettera di dimissioni in bianco, in bianco perché senza data, come condizione per l’assunzione; che spesso viene perfino spacciata per una consueta procedura amministrativa.

Quella lettera verrà compilata con la data dall’impresa, successivamente, quando quella persona, quasi sempre una giovane donna (ma non solo), non è più desiderabile per l’azienda, magari perché incinta, perché ha deciso di sposarsi, o a causa di una lunga malattia o in virtù di opinioni non gradite.

Che questo succeda è testimoniato da dati raccolti, tutti per difetto da Istat e uffici sindacali, e nell’esperienza di tanti e ha ispirato film recenti (Calopresti, Cortellesi). Ma fino ad oggi, nonostante iniziative legislative e movimenti di opinione, non esisteva una procedura efficace.

Da oggi nessuno potrà più compiere questo abuso: le dimissioni volontarie dovranno essere dichiarate compilando un modulo con numerazione progressiva e scadenza (reperibile sul sito del Ministero del Lavoro o presso le direzioni territoriali del lavoro), che quindi non potrà essere retrodatato e fatto firmare al momento dell’assunzione.

La battaglia contro le dimissioni in bianco parte da lontano: nel 2007 l'allora governo Prodi approva la norma (L.188/2007) contenuta oggi nel decreto attuativo del Jobs Act, che però ha vita breve. Nel giugno del 2008 il ministro del lavoro Sacconi, come primo atto del governo Berlusconi appena eletto, la cancella. Durante il governo Monti la ministra Fornero - dopo mesi di iniziativa politica di donne diverse dentro e fuori il Parlamento (Comitato per la 188) - introduce un’apposita disciplina per eliminare la pratica delle dimissioni in bianco. Inefficace, però, perché ex post e non preventiva come quella approvata: la procedura, peraltro molto complicata, prevedeva infatti un controllo a posteriori della veridicità della volontà delle dimissioni con tutte le complicazioni ovvie insite nell’accertamento a posteriori della volontà estorta, e solo nel caso di denuncia, apertura di vertenza o di maternità. La nuova norma prevede l’utilizzo di un modulo, con codice alfanumerico e numerazione progressiva, con l’obiettivo di prevenire l’abuso in modo semplice e privo di costi. Ed è una tutela a vantaggio dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche delle aziende oneste e corrette che soffrono la concorrenza sleale di chi non rispetta le regole.

Qualcuno nella foga polemica contro il Jobs Act ne ha sminuito il senso: si è detto che nel nuovo contesto normativo, cioè con l’utilizzo del contratto a tutele crescenti che non prevede il reintegro nei casi di licenziamenti economici senza giusta causa, la nuova norma contro le dimissioni in bianco non serve a nulla. In realtà, l’abuso delle dimissioni in bianco è praticato, quasi totalmente, in imprese sotto i 15 dipendenti dove non si è mai applicato l’articolo 18.

La legge contro le dimissioni in bianco si colloca lungo una strada, forse imperfetta ma chiara nella sua direzione: un'assunzione di responsabilità verso un paese per donne e uomini, in cui la maternità sia libera scelta. Una strada in cui si inseriscono: la legge elettorale con doppia preferenza e norma antidiscriminatoria nella definizione dei 100 capilista, la riforma costituzionale che prevede l'applicazione dell'articolo 51 della Costituzione nelle leggi elettorali e regionali, la "buona scuola” che contiene norme per educare al rispetto delle differenze e contro le discriminazioni, il Jobs Act con il decreto attuativo sulla conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, l'estensione della indennità di maternità e la sua erogazione anche in assenza del versamento dei contributi da parte dei datori di lavoro, l'uso del part time in alternativa ai congedi parentali, la destinazione del 10 per cento del Fondo di sostegno alla contrattazione aziendale per misure di conciliazione, i 100 milioni per gli asili nido.

Molto c’è ancora da fare ma la strada è quella giusta.

Titti Di Salvo

donne-maternitàIn arrivo regole nuove contro le dimissioni in bianco. Anzi vecchie. Si torna nell'impostazione alla normativa varata dal governo Prodi il 17 ottobre 2007. Otto anni fa.
Rita Querzé, Corriere della Sera ...

L'Organizzazione internazionale del lavoro, agenzia delle Nazioni Unite che promuove gli standard minimi di diritto del lavoro in tutto il mondo, nel suo Rapporto sulla tutela della maternità pubblicato ieri, si rivolge direttamente al governo italiano perché elimini la deleteria pratica della richiesta di dimissioni in bianco. ...
Contratto a termine: da otto rinnovi in tre anni si scende a cinque. Apprendistato: torna la formazione nero su bianco, in forma scritta e obbligatoria. Questo il maquillage apportato ieri in commissione lavoro della Camera al decreto lavoro del ministro Poletti. Inoltre sarà più facile per le donne che hanno una maternità durante il contratto a termine ottenere una nuova assunzione. Rallenta, invece, la normativa sulle dimissioni in bianco. ...

Dimissioni in bianco, scontro fra Sel e Pd

  • Giovedì, 17 Aprile 2014 13:46 ,
  • Pubblicato in Flash news

L'Unità
17 04 2014

Scontro tra Sel e Pd sul decreto sull'abrogazione delle “dimissioni in bianco”, ora inserito nel Jobs Act. E' stato stato affossato, sostengono Loredana De Petris e Giovanni Barozzino. La senatrice del Pd Rita Ghedini ribatte: nessuna rinuncia, è stato semplicemente inserito nel Jobs Act.

SEL: AFFOSSATO DDL CHE CANCELLA DIMISSIONI IN BIANCO

«Il ddl sull'abrogazione dell'odiosa pratica delle 'dimissioni in bianco' è stato affossato, nonostante le proteste di Sel in Senato». Lo hanno affermato la senatrice di Sel Loredana De Petris, presidente del gruppo Misto, e il senatore Giovanni Barozzino, capogruppo di Sel in commissione Lavoro, commentando quanto avvenuto ieri dove la Commissione ha deciso a maggioranza di inserire il testo nel Jobs Act.

«Le dimissioni in bianco - hanno aggiunto - erano state approvate dalla Camera, anche con il sostegno del Pd. Evidentemente i colleghi piddini ci hanno ripensato e hanno preferito rinviare tutto alle calende greche, allineandosi alle politiche del lavoro di Sacconi. Inserire tale norma nella legge delega sul lavoro equivale a prendere in giro i lavoratori, in particolare le donne, vittime principali di questa pratica vessatoria. Le donne del Pd - hanno concluso i due esponenti di Sel - cosa dicono di tutto questo?».

GHEDINI (PD): DIMISSIONI IN BIANCO IN JOBS ACT

«La confluenza nel Jobs Act del testo appena approvato alla Camera sul contrasto alle dimissioni in bianco non è una rinuncia, da parte nostra, a migliorare la legge», replica la senatrice del Pd Rita Ghedini, componente della commissione Lavoro e prima firmataria di un disegno di legge in materia di contrasto alle dimissioni in bianco.

«Ricordo, tra l'altro - prosegue - che una norma contro le dimissioni in bianco esiste dall'approvazione della legge di conversione del decreto legge 92 ed è attualmente in vigore, anche se è certamente migliorabile. Il Pd al Senato ha dovuto prendere atto che la maggioranza dei gruppi parlamentari è risultata a favore del percorso di confluimento nel Jobs Act, ma non rinuncerà alla battaglia per migliorare la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, cercando le soluzioni più lineari e semplici che, specie in questo caso, sono le più efficaci».

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