La Repubblica
28 10 2015
Nuovo attacco alla libertà di espressione e ai media in Turchia. A quattro giorni dalle elezioni, la polizia ha preso il controllo - in diretta televisiva - della regia di due emittenti vicine all'opposizione, Bugun tv e Kanalturk, di proprietà del gruppo Koza-Ipek. Gli agenti hanno disperso con i lacrimogeni e gli idranti giornalisti e dipendenti che cercavano di difendere l'ingresso della sede che ospita le due televisioni. Poi hanno occupato la redazione e la sala regia, malgrado il tentativo di resistenza da parte del direttore di Bugun Tv, Tarik Toros. La polizia ha fermato nove persone e una volta dentro l'edificio, ha staccato i cavi per interrompere le trasmissioni tv. A quel punto sono stati insediati i nuovi 'amministratori' delle due emittenti, nominati dalla magistratura.
Già la scorsa settimana era stato annunciato lo stop alle trasmissioni di 7 canali di opposizione dall'operatore satellitare di Stato, Turksat. Il gruppo Koza-Ipek - che controlla anche i quotidiani Bugun e Millet e il canale Kanalturk fortemente critici verso Erdogan - è stato messo sotto 'tutela' dalla magistratura perché accusato di "finanziare, reclutare e fare propaganda" per conto dell'imam-finanziere Fethullah Gulen, ex amico di Erdogan diventato il suo nemico numero 1 e accusato di guidare dagli Stati Uniti, dove è espatriato, una rete di ong e mezzi di comunicazione definita dalle autorità di Ankara una "organizzazione terroristica". Il presidente turco lo accusa di aver creato uno “stato parallelo” con l'intenzione di rovesciarlo attraverso false rivelazioni su presunte tangenti intascate da vari ministri poi costretti alle dimissioni nel dicembre 2013.
Per le opposizioni si tratta però di una decisione tutta politica per mettere il bavaglio ai media critici in vista delle elezioni di domenica. Tra i tanti giornalisti giunti nella sede del gruppo in segno di solidarietà c'era anche Can Dundar, direttore del quotidiano di opposizione laica Cumhuriyet, per cui Erdogan invocò addirittura l'ergastolo prima del voto del 7 giugno scorso per alcuni scoop su una sospetta collaborazione e fornitura di armi dei servizi segreti turchi con l'Isis. "Questa è una censura dei media per cercare di influenzare le elezioni" anticipate di domenica prossima in cui il partito spera di riconquistare la maggioranza assoluta, ha accusato in diretta il direttore di Bugun tv.
Negli ultimi 25 giorni il 90% delle trasmissioni dal vivo della tv di Stato Trt sono state dedicate al presidente o al suo partito Akp (59 ore su 66), lasciando le briciole all'opposizione e appena 18 minuti al partito filo-curdo Hdp, che anche domenica prossima sarà l'ago della bilancia. Superando ancora per la seconda volta la soglia record di sbarramento al 10% dopo lo storico successo di giugno, quasi certamente impedirebbe all'Akp di recuperare la maggioranza parlamentare che Erdogan vuole a tutti i costi. Non solo. Impedirebbe a Erdogan di trasformare la Repubblica parlamentare in una presidenziale, vero obiettivo del presidente in carica.
Ma Recep Tayyip Erdogan non si ferma. I tentativi di reprimere la libertà di espressione si susseguono insistentemente. La giustizia turca ha aperto un fascicolo a carico di due ragazzi di 12 e 13 anni, accusati di "insulto" al presidente. Avevano "strappato un poster" con la sua immagine, riferisce il quotidiano Hürriyet. Ora rischiano da quattordici mesi a quattro anni e otto mesi di carcere. Erano stati sorpresi il primo maggio mentre strappavano un poster con la foto del capo di Stato per strada, a Diyarbakir, città del sud-est a maggioranza curda nel paese. "Strappavamo i manifesti per vendere la carta. Non prestavamo attenzione a chi c'era nella foto. Non sapevamo neanche chi era", si è difeso davanti al magistrato il più giovane dei due. La prima udienza è stata fissata per l'8 dicembre.
I due ragazzi sono perseguiti ai sensi dell'articolo 299 del codice penale turco che punisce chiunque "mina l'immagine" del capo dello Stato che prevede una pena massima di quattro anni di reclusione. Lo scorso dicembre, un minore di 17 anni è stato arrestato nella sua classe con la stessa accusa e condannato a 11 mesi.
Dinamo Press
23 09 2015
Il voto greco mi ha appassionato. Sento che è in gioco qualcosa che avrà influenza anche su noi. Allo stesso tempo, però, so che è e non è affar nostro, che non possiamo “partecipare” dall’interno, cavalcare la vittoria come fosse nostra o fare le pulci a vincitori e vinti, come se avessimo gareggiato e rischiato.
È indubbiamente un limite dell’internazionalizzazione della resistenza contro un capitale purtroppo invece globale, reticolare e solidale. Però non possiamo aggirarlo facendo un tifo sfrenato per Tsipras prima e/o dopo la vittoria, oppure strillando al tradimento e alla consumazione di una disfatta. Dico subito che la seconda scelta, oltre a essere sbagliata quanto la prima, mi sta pure sul cazzo.
Non riesco a capire del tutto le ragioni tattiche dei pochi mesi del primo governo Tsipras, soprattutto la connessione fra battaglia dell’OXI e accettazione del memorandum: entrambe inaggirabili, ma scombinate fra loro. Le difficoltà strategiche le compartecipo tutte, cioè non mi pare che siamo riusciti ancora a disegnare una forma europea delle lotte che metta in discussione il ruolo attuale dell’euro, che ne prospetti un superamento. Insomma, un’alternativa che possa essere alle prime dolorosa, ma non disastrosa anche a medio periodo.
Ci saranno nuovi tentativi, se non altro in Spagna. Qualcosa, non so bene cosa, lo produrrà in questo campo anche la grande spinta dei rifugiati. E qui potremmo intervenire facendo campagne e non solo solidarietà e complicità – che pure urgono. Cominciando dal cancellare nelle nostre menti e nelle nostre parola e poi nella pratica la distinzione ipocrita fra “migranti” economici (successori, nell’ordine simbolico e di nomenclatura, di “vucumprà”, extracomunitari e clandestini) e migranti “politici”, cioè da guerre o privazione di diritti. Tutti i migranti sono rifugiati, scappano dalla morte che falcia in vari modi, con esplosivi, fame e malattie. E tutti i rifugiati devono aver voce, cioè lavoro, welfare e diritto di voto.
Prima o poi se li prenderanno. Tocca a noi batterci insieme a loro, altrimenti perderemo i nostri diritti sociali e politici e avremo solo qualche capro espiatorio in più. Questo dobbiamo chiedere alla Merkel, ma in primo luogo al governo Renzi (che ancora mantiene la Bossi-Fini e si guarda bene dal normare il diritto d’asilo), e pure al governo Tsipras, che sta collocato in un posto strategico sia geograficamente che politicamente, come cerniera dei flussi migratori e della scala sociale dello sfruttamento.
Che Syriza abbia vinto è meglio che non se avesse perso. Mi trincero dietro questa ovvietà ritenendo in buona fede che aggiungere al ricatto europeo la violenza poliziesca e razzista e l’asservimento completo alla trojka di Nea Democratia sia una cosa infelice. Anche stupida per chi la crede. Ma esiterei a brindare. Aspetterei di vedere cosa farà il secondo governo Tsipras nelle strettoie del programma di risanamento. Se sarà una sinistra di governo o una sinistra al governo (preferendo l’aleatorietà della seconda formula), quanto tempo riuscirà a prendere per frenare il ricatto europeo, se interverranno eventi esterni a scompaginare il blocco dell’austerità. Movimenti, rotture politiche, intendevo, non trattative sull’elettività del Senato o flessibilità dello 0,1%. Per fortuna i Greci sembrano più politicizzati (perfino nell’astensione) degli Italiani.
Un’opinione strettamente personale: meglio parlare a titolo privato che a vanvera.
di Augusto Illuminati
Dinamo Press
22 09 2015
Una serie di appunti utili a capire il risultato elettorale greco, il peso dell'astensione, il calo generalizzato della partecipazione elettorale. La vittoria di Syriza non nasconde una sempre più diffusa sfiducia nel sistema politico ellenico
Questo testo è una raccolta di tweet pubblicati dal profilo @IrateGreek e successivamente raccolti in questa Storify
.
1. L’astensione nelle elezioni greche è stata gonfiata artificialmente dal fatto che le liste elettorali non sono aggiornate.
2. In particolare, il numero degli elettori registrati (9,9m) è lo stesso dei cittadini residenti, in cui sono compresi, ad esempio, i bambini.
3. Ciò è dovuto al fatto che gli elettori deceduti non sono stati rimossi dalle liste, in cui, tra l’altro, sono compresi anche i cittadini emigrati all’estero.
4. Il tasso di astensione nelle elezioni di ieri, quindi, considerato il reale numero degli elettori NON E’ del 43,5%,.
5. Ciò che va osservato, invece, è la variazione dell’astensione tra un’elezione e l’altra, e il numero assoluto dei partecipanti.
6. Nelle #GreekElections di ieri ci sono state circa 780 000 cittadini che hanno scelto di non votare, rispetto alle elezioni di gennaio.
7. Questi 780 000 elettori che si sono astenuti sono elettori “reali”, che hanno partecipato alle scorse elezioni, non persone che esistono solamente sulla carta.
8. Ciò significa che gli elettori che hanno partecipato alle #greekElections di gennaio e si sono astenuti ieri sono il terzo gruppo politico in Grecia.
9. Tutti i partiti che sono entrati in parlamento col voto di ieri hanno perso voti, eccetto l’Unione dei Centristi e il PASOK
10. Nel caso del PASOK, la crescita dei voti è artificiale, dato che si sono presentati in coalizione con Dimar.
11. E’ anche interessante notare che nelle elezioni di Gennaio la coalizione PASOK, Dimar, Kidiso, aveva ottenuto circa 470 000 voti, mentre oggi il PASOK asseme a Dimar ne ha ottenuti solo 340 000.
12. Il partito che ha perso più voti rispetto alle elezioni di Gennaio è Syriza (- 325 000)
13. In termini relative, I partiti che hanno perso più voti sono: Potami (-41%), ANEL (-32%), Syriza (-14%), ND & KKE (-11%), GD (-2%).
14. Probabilmente ciò che ha permesso ai piccoli partiti come ANEL, Potami e i Centristi, di entrare in parlamento, è stata l’astensione.
15. E’ interessante notare, inoltre, la diminuzione dei voti destinati ai partiti che non sono entrati in parlamento (-90 000 pari al -16%).
16. Questo potrebbe stare a significare un’affermazione del voto utile tra coloro che hanno votato ieri in Grecia.
17. Potrebbe anche significare una disillusione nei confronti dei piccoli partiti e/o una deliberata astensione dei loro elettori, come atto di delegittimazione della tornata elettorale.
18. In ogni caso, un calo del 12% degli elettori che hanno scelto di votare alle elezioni di ieri, rappresenta un diffuso rifiuto dell’attuale sistema politico.
19. Il fatto che ogni singolo partito abbia perso voti sta a significare che questo rifiuto è trasversale agli schieramenti politici.
20. La crescita dell’astensione può significare disillusione non solo verso i partiti politici, ma in generale verso la democrazia parlamentare.
21. Siamo in un bel casino.
*Traduzione a cura di Dinamopress
di @IrateGreek*