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Manifesti omofobi su sede Gay Center

  • Mercoledì, 04 Febbraio 2015 11:18 ,
  • Pubblicato in Flash news

Ansa
04 02 2015

Firmati 'Azione Frontale', mandò teste maiale al Ghetto di Roma

Nella notte sono stati affissi dei manifesti omofobi sulla sede romana del Gay Center a Testaccio, in cui è raffigurata una bambina con la scritta 'No alle adozioni gay'. Ne da notizia il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo spiegando che a firmare l'azione un gruppo che si chiama 'Azione Frontale', associazione di estrema destra che nel febbraio del 2014 aveva inviando tre teste di maiale e un volantino negazionista al Ghetto Ebraico di Roma.

Registro delle unioni civili, Roma dà la sveglia al Parlamento

  • Martedì, 03 Febbraio 2015 09:14 ,
  • Pubblicato in Flash news

MicroMega
03 02 2015

di Maria Mantello

Il registro delle unioni civili è stato istituito anche nella Capitale. Il Sindaco Ignazio Marino rivendica con orgoglio questa conquista per una Roma «in prima linea sul fronte dei diritti», dove i cittadini finalmente hanno ottenuto «un risultato atteso da tempo, nel riconoscimento dei legami affettivi, stabili e duraturi [...] la Capitale d'Italia dà il segnale che, in questa città, l'amore è uguale per tutti. È un passo importante che non solo rappresenta un atto di civiltà e di rispetto delle persone, ma ci allinea al resto del mondo occidentale, ai principali paesi europei con cui condividiamo la nostra storia politica e culturale».

Ma è un segnale anche per il Parlamento, come ha precisato il Sindaco: «sono tante le amministrazioni italiane che oggi attendono una legge nazionale che finalmente sancisca i diritti uguali per tutti di fronte all'amore».

L’ennesima squilla che però non sembra scuotere un Parlamento in colpevole e vergognoso ritardo quando si tratta di diritti civili. Un Parlamento che, pur di non disturbare il Vaticano, in accordi trasversali ha ogni volta affossato le leggi sulle unioni di fatto (pacs, dico, ecc.) lasciando aperte le porte alla discriminazione e alla prepotenza di chi vorrebbe imporre la tirannia dei propri luoghi comuni.

I diritti si affermano nella quotidianità

Roma ha compiuto dunque, come già tantissimi altri Comuni italiani, un passo importante di civiltà e laicità, dimostrando come i diritti umani possono affermarsi e diventare davvero universali a partire dalle piccole grandi cose della nostra vita quotidiana. È qui che i diritti vanno fatti germogliare e crescere, perché è nella quotidianità che si gioca la partita della nostra appartenenza alla cittadinanza.

Come scriveva Eleanor Roosevelt i diritti devono esserci «vicino casa, in posti così piccoli e vicini che non possono essere visti in nessuna mappa. Eppure questi luoghi sono il mondo dell’individuo: il quartiere in cui vive, la scuola o l’università che frequenta, la fabbrica o l’ufficio in cui lavora. Questi sono i posti in cui ogni uomo, donna o bambino cerca la parità senza discriminazioni nella giustizia, nelle opportunità e nella dignità. Se questi diritti non hanno significato là, significano poco ovunque e se non sono applicati vicino casa non lo saranno nemmeno nel resto del mondo».

È quindi varcando la porta di casa, che ognuno deve sentire il valore della propria dignità in quel pubblico riconoscimento individuale e sociale anche per la famiglia che ha voluto e costruito col suo compagno/a: omosessuale o eterosessuale che sia.

Per questo riconoscimento pubblico anche un semplicissimo registro di unioni civili può molto. E per questo lo temono le sentinelle del bigottismo con le teste più o meno mitrate che seminano zizzania gridando che si attenta al matrimonio, alla famiglia. E non paghe, addirittura cianciano di deriva poligamica, fingendo di ignorare che in Italia è vietata.
Tutta questa “bella compagnia” di predicatori, se avesse un poco d’ironia, potrebbe sorridere sul suo aver talmente predicato bene sul valore del matrimonio, tanto da convincere anche molte coppie omosessuali a sposarsi!

Famiglia/famiglie e sentinelle dell’odio

La realtà del pluralismo delle famiglie è un dato di fatto da tempo. E lo Stato ne aveva dovuto prendere atto già, se non altro per concreti problemi di registrazione anagrafica emanando ne1989 il D.P.R. 223, che all’art. 4 stabilisce: «agli effetti anagrafici per famiglia si intende un insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti ed aventi dimora abituale nello stesso Comune».

Allora, il registro delle unioni civili non è altro che atto dovuto per ufficializzare e garantire la pariteticità delle diverse forme di essere famiglia già riconosciute nella registrazione anagrafica.

Del resto, ogni persona di buon senso, si rende conto che individui, famiglie, società sono costruzioni umane. E come tali sono un prodotto storico, il risultato di complesse interrelazioni, che si connotano, strutturano, cambiano e divengono nel tempo.

Solo in questa consapevolezza tutta laica, si può costruire la civile convivenza, altrimenti c’è il rischio che i tagliatori di diritti degli altri possano trasformarsi anche in tagliatori di teste.

(2 febbraio 2015)

Mario Mieli
27 01 2015

Martedì 27 gennaio, ore 18.00

Piazza dell'Esquilino, lato Via Cavour

Via degli Zingari, 54

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli partecipa alla fiaccolata degli stermini dimenticati dei Rom/Sinti, degli Omosessuali/trans e dei Disabili. Celebreremo il Giorno della Memoria con la consueta Fiaccolata che quest’anno si svolgerà il 27 gennaio 2015, alle ore 18:00, da Piazza dell’Esquilino (lato Via Cavour) a Via degli Zingari 54, ai piedi della lapide che ricorda il comune sterminio patito dal popolo dei Rom/Sinti e dal popolo ebraico da parte del nazismo tedesco e del fascismo italiano.

La manifestazione chiederà l’integrazione, con i tre stermini dimenticati, della Legge 211 “Giorno della Memoria”

Redattore Sociale
23 01 2015

La Corte d'appello di Brescia ha confermato la sentenza di primo grado. Secondo i giudici "l'avvocato ha manifestato una politica di assunzione discriminatoria" aggravata dal fatto che è un personaggio famoso

23 gennaio 2015

MILANO - Condanna per discriminazione anche in appello per l'avvocato Carlo Taormina. La Corte d'appello di Brescia ha infatti confermato la condanna che nell'agosto scorso il tribunale di Bergamo aveva inflitto all'ex parlamentare: risarcimento di 10mila euro ad un'associazione che tutela i diritti delle persone omosessuali e pubblicazione sul Corriere della Sera della sentenza. Nell'ottobre del 2013, durante la trasmissione La Zanzare di Radio 24, alla domanda del conduttore Giuseppe Cruciani se avrebbe mai assunto un omosessuale nel suo studio, l'avvocato Taormina aveva risposto "sicuramente no", precisando anche che "nel mio studio faccio una cernita adeguata in modo che questo non accada". Anche nel caso si fosse presentato nel suo studio un laureato a Yale, per Taormina non avrebbe potuto lavorare nel suo studio: “perché lo devo prendere, faccia l’avvocato se è così bravo e così, diciamo, così capace di fare l’avvocato si apra un bello studio per conto suo e si fa la professione dove meglio crede", ha detto durante la trasmissione. L'associazione "Avvocatura per i diritti Lgbti", rappresentata dagli avvocati Caterina Caput e Alberto Guariso, aveva denunciato per discriminazione Taormina e in primo grado aveva vinto. Ora la conferma della condanna in appello.

Secondo la Corte d'Appello di Brescia, l'avvocato Taormina "ha quindi manifestato, pubblicamente, una politica di assunzione discriminatoria" e "si tratta quindi di espressioni idonee a dissuadere gli appartenenti a detta categoria di soggetti dal presentare le proprie candidature allo studio professionale dell’appellante e quindi certamente ad ostacolarne l’accesso al lavoro ovvero a renderlo maggiormente difficoltoso". Il fatto poi che Taormina sia famoso è un'aggravante: "Questo non può che attribuire maggiore risonanza alle sue dichiarazioni, e quindi, parallelamente, maggiore dissuasività".

Taormina nel ricorso in appello ha sostenuto che durante la trasmissione aveva solo espresso un'opinione e che la libertà di espressione è sancito dalla Costituzione. Per i giudici di Brescia, "è pure vero che l’art.21 della Costituzione garantisce la libertà di manifestare il proprio pensiero con qualsiasi mezzo di diffusione, ma è altrettanto vero che questa libertà incontra i limiti degli altri principi e diritti che godono di garanzia e tutela costituzionale. E’ fin troppo noto che il concetto di limite è insito al concetto di diritto, nel senso che per coesistere nell’ordinanza convivenza civile, le varie sfere e situazioni giuridiche devono essere limitate reciprocamente. È quindi evidente che la libertà di manifestazione del pensiero non può spingersi sino a violare altri principi costituzionalmente tutelati". (dp)

Il Fatto Quotidiano
23 01 2015

La Procura di Bologna ha aperto un’inchiesta sulla trascrizione delle nozze gay all’estero decisa nei mesi scorsi dal sindaco Pd, Virginio Merola. La prefettura di Bologna si era opposta nei giorni successivi e aveva cancellato gli atti ritenendoli illegittimi. Il fascicolo dei pm, per ora senza ipotesi di reato, nasce da un esposto presentato nei giorni scorsi da un cittadino. “Si tratta di doverosi accertamenti preliminari”, ha spiegato il procuratore aggiunto Valter Giovannini. La Polizia si è già presentata in comune per acquisire gli atti.

Il caso di Bologna arriva a pochi giorni da quello di Milano. Sabato 17 gennaio il sindaco Giuliano Pisapia aveva detto di essere indagato dalla Procura della sua città per avere aperto il registro delle trascrizioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, 12 in tutto s Milano e per essersi rifiutato di cancellarle come chiesto dal Prefetto. Due giorni dopo il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati aveva però smentito il primo cittadino, spiegando che l’inchiesta era contro ignoti. In quel caso a presentare denuncia era stato un gruppo di cittadini di area cattolica.

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Ora arriva il caso di Bologna con la sua inchiesta. Tutto era iniziato il 21 luglio 2014 con la decisione di Merola, di seguire l’esempio di alcuni suoi colleghi di altre grandi città, e far partire le trascrizioni (che hanno un valore solo certificativo e non comportano il riconoscimento in Italia del matrimonio). Subito però era arrivato l’altolà del prefetto Ennio Mario Sodano, che aveva chiesto la cancellazione anche in virtù di una discussa circolare del ministro degli interni Angelino Alfano. Merola aveva subito risposto: “Io questa cancellazione non la farò perché contrasta con il diritto europeo, con la nostra Costituzione, con il diritto delle persone che hanno chiesto la trascrizione, con la storia e il futuro della città che ho l’onore di rappresentare, che non vuole cittadini di serie A e serie B, e con la mia coscienza”. Merola aveva però lasciato intendere che non si sarebbe opposto ‘materialmente’ alle cancellazioni. “Risponderò in queste ore al Prefetto perché provveda lui al concreto annullamento e informerò le persone direttamente interessate dalla decisione di annullamento del Prefetto, perché almeno possano valutare le azioni legali a loro tutela”, aveva spiegato il sindaco. E infatti dopo pochi giorni un funzionario prefettizio aveva materialmente cancellato gli atti

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