Dinamo Press
20 08 2014
Pochi giorni dopo la conclusione del Festival Anti-Razzista di Atene, DINAMOpress ha intervistato Nikos Iannopoulos, militante della Rete per i Diritti Politici e Sociali (Diktio) attivo da molti anni per il sostegno dei detenuti politici e nelle reti di solidarietà con i migranti.
Abbiamo posto alcune domande riguardanti il blocco delle mobilitazioni di massa degli ultimi 2 anni, la prospettiva europea delle lotte e il complesso rapporto tra SYRIZA e i movimenti sociali.
La Grecia è stata l’epicentro della crisi economica, il principale laboratorio europeo delle politiche di austerity e l’esempio più significativo delle profonde trasformazioni sociali imposte dal neoliberalismo in questi anni. Allo stesso tempo, è stata teatro di movimenti di massa estremamente radicali che, tra il 2010 e il 2012, hanno occupato la scena politica del Paese e rappresentato un punto di riferimento fondamentale nell’immaginario politico europeo. Cosa rimane oggi di quei movimenti e quali sono le principali cause che ne hanno prodotto il blocco?
La Grecia entra ufficialmente in crisi, e nelle mani dell’FMI, a partire dal 2010. È in quell’anno che la società e i lavoratori iniziano a subire attacchi feroci. In modo molto schematico possiamo dividere questo periodo in due parti. La prima va dalla primavera del 2010 fino a quella del 2012: è il periodo dei grandi scioperi generali e dei grandi movimenti delle piazze, in cui milioni di persone partecipano alla lotta. Una tale quantità di manifestanti non si vedeva dal crollo della dittatura, nel 1974. Questo movimento ha combattuto una lotta durissima per sconfiggere il memorandum. Non è riuscito a vincere, ma ha provocato una crisi nel sistema politico dei partiti borghesi PASOK e NEA DEMOKRATIA. Molte persone hanno capito che la causa della crisi non era la mala amministrazione del sistema politico, ma la speculazione del capitale globale.
Questi due elementi, grande partecipazione e mancanza di vittorie, caratterizzano la seconda parte del periodo della crisi, dalla primavera del 2012 fino ad oggi. In questa fase, molta gente è disillusa e non crede più di poter vincere alcuna battaglia. Inoltre, una parte della popolazione vive in modo molto difficile a causa degli effetti della gestione della crisi (licenziamenti, disoccupazione, etc.). Allo stesso tempo, questa gente vuole allontanare chi governa. A causa di questa situazione, il centro della lotta si sposta dalle strade alle elezioni. Così, nelle elezioni del 2009 c’era un piccolo partito [SYRIZA, ndr] che aveva ottenuto circa il 5% e che nel 2012 è balzato al 27%, la percentuale più alta mai ottenuta dalla sinistra in Grecia.
Nell’ultimo periodo al movimento è accaduto quanto segue. Ci sono alcune lotte molto forti, come lo sciopero dei dipendenti amministrativi delle università, o la lotta delle donne delle pulizie dei ministeri, o quella dei lavoratori dell’impresa elettrica pubblica DEI. Però non c’è un movimento generale, permanente e più ampio capace di far cadere il governo. Questa situazione ha incontrato la politica di SYRIZA e di altri partiti della sinistra greca. Il risultato è stato una normalizzazione del movimento… anche se, per fortuna, la lotta di classe non è mai prevedibile. Al momento, possiamo dire che il governo non è così forte, nonostante non sia ancora stato sconfitto. Tutti gli attori del capitale globale, le istituzioni internazionali, la TROIKA, i media greci vogliono che questo governo continui ad esercitare il potere. Intanto, la polarizzazione all’interno della società greca non smette di aumentare.
Il governo prova, e in un certo grado è riuscito, a raccogliere il supporto non solo dei ceti medi e dei ricchi, ma anche di alcuni settori dei poveri, di quei settori dei poveri che cercano stabilità. Con lo strumento principale della paura, il governo riesce a ottenere un supporto sociale ampio, perché in Grecia la destra rappresenta una componente sociale radicata e diffusa. La sinistra capitalizza questa polarizzazione in un grado più basso, perché la destra sfrutta la paura e fa leva contemporaneamente su interessi e stereotipi. Nonostante la sinistra sia la prima forza tra i disoccupati, i giovani, i più poveri, non può gestire la prospettiva di una speranza politica come sta facendo la destra. Così, rispetto al movimento greco, la situazione è estremamente instabile. Il movimento da solo non è in grado di costruire una strategia e una dinamica di speranza, rimane frammentato proprio in un periodo in cui ci sarebbe bisogno di risposte coordinate e generalizzate. Questo fatto provoca un doppio problema: concede lo spazio a SYRIZA per fare compromessi in una direzione da centro-sinistra; rende il movimento, inteso in senso ampio, impreparato a sferrare una battaglia decisiva, perché rimane immaturo.
Nella nostra analisi, i movimenti degli ultimi anni sono stati incapaci di ottenere vittorie decisive perché nei diversi Paesi europei hanno avuto temporalità, strutture organizzative, scadenze di mobilitazione principalmente nazionali, mentre la governance neoliberale attacca e agisce su un piano immediatamente europeo. Esiste un ragionamento nel movimento greco sulla necessità di innescare processi organizzativi e mobilitazioni direttamente nello spazio europeo?
Nel movimento greco, questa discussione rispetto a una prospettiva maggiormente europea è limitata. Esistono alcune ragioni oggettive, dovute alla situazione critica che c’è in questo momento in Grecia, ed altre ragioni storiche, relative alla tradizione della sinistra greca. Rispetto alle ragioni oggettive posso citarne due. La prima è che ci sono delle differenze tra l’attacco e la risposta nei diversi Paesi europei, e anche tra quelli dell’Europa del Sud. Ci sono alcuni settori del movimento, particolarmente avanzati, che sono consapevoli che ciò che è successo in Grecia riguarda anche Italia, Spagna e Portogallo. Ma per la gran parte della gente che partecipa al movimento essere coinvolti in una logica di questo tipo rappresenta una specie di lusso.
La seconda ragione è un fenomeno più generale: negli ultimi 10 anni – e da molto prima – sul livello dei poteri sono state create delle reti, dei centri, delle istituzioni di coordinamento tra i governi. A sinistra, nel movimento dei lavoratori, invece, non esiste alcun centro reale, radicato, che possa svolgere questo lavoro di coordinamento. Certo, negli ultimi 10 anni ci sono state le esperienze dei Social Forum, del movimento anti-globalizzazione, che sono stati dei passi in avanti importanti. Però queste esperienze non sono riuscite a stabilizzare strutture capaci di essere centri di riferimento per alcuni settori del movimento in una base più stabile e permanente, come strumento di organizzazione delle lotte.
Oltre alle ragioni oggettive, ci sono delle ragioni soggettive. Ne esporrò due. La prima: in Grecia molto prima della crisi c’era già un nazionalismo ampio e un certo sentimento anti-europeo. Ci sono alcune basi reali per questi sentimenti, come le esperienze di occupazione da parte degli inglesi e dei nazisti. In Grecia, c’è una sinistra e perfino alcune componenti anarchiche che hanno caratteristiche patriottiche, non dico nazionaliste ma patriottiche. Per questo la sinistra e il movimento greco sono piuttosto auto-centrati. Noi, come Rete per i Diritti Politici e Sociali (Diktio), insieme ad altri gruppi della sinistra internazionalista siamo stati accusati da altre parti della sinistra greca di essere poco realisti, perché sosteniamo la necessità di una lotta e di un’organizzazione internazionale. Questo è molto evidente rispetto ad alcuni temi politici, come la questione delle minoranze che vivono nel nord della Grecia o quella dei migranti. Ad esempio, la richiesta di frontiere aperte viene rivendicata solo da poche componenti della sinistra greca.
Rispetto al tema dell’organizzazione nello spazio europeo, la nostra opinione è che tra i diversi Paesi esistono delle differenze sociali e politiche. Probabilmente, quando un nuovo forte movimento esploderà, questa esplosione accadrà in un territorio nazionale. Nonostante ciò, siamo sicuri che per costruire le condizioni di una vittoria la lotta deve essere organizzata necessariamente a livello internazionale. Oggi, ciò è particolarmente evidente perché subiamo le condizioni di un capitalismo globale, ma era evidente anche prima.
La seconda domanda riguarda la prospettiva politica dei prossimi mesi. Sebbene sia sempre impossibile prevedere quando, dove e a partire da cosa nuovi movimenti sociali potrebbero nascere, vorremmo chiederti quali sono, secondo te, le questioni più importanti che dal prossimo autunno potrebbero innescare nuove lotte.
Risponderò in modo generale, perché vorrei evitare di dire cose di cui non posso essere sicuro. Prima, però, vorrei fare una piccola introduzione sulla differenza di significato che la definizione di “movimento sociale” assume tra Italia e Grecia. In Grecia, dopo il crollo della dittatura nel 1974 c’è stato un forte movimento di operai, agricoltori e studenti. Il movimento, però, è rimasto sotto il controllo assoluto dei partiti di sinistra e del PASOK. Questo controllo politico da parte dei partiti è stato estremamente maggiore rispetto a quello che in Italia il P.C.I. ha provato a esercitare sui movimenti autonomi.
In Grecia, ad esempio, non esiste nemmeno qualcosa di simile all’esperienza dell’ARCI. Non importa quanto moderata sia questa esperienza, perché l’ARCI riflette comunque un certo tipo di esperienza di base e di relativa indipendenza dai partiti che qui da noi non è mai esistita. Il fenomeno dei movimenti controllati dai partiti è stato sfruttato al massimo dal PASOK, che non è un classico partito socialdemocratico europeo. È una cosa paradossale, ma il PASOK è una via di mezzo tra un populismo latinoamericano, tipo peronismo, e la socialdemocrazia tedesca dell’SPD. Dico questo perché il PASOK, quando è stato in grado di concretizzare alcune rivendicazioni dei movimenti, come l’aumento dei salari o il riconoscimento della resistenza nazionale, lo ha fatto integrando i movimenti nella struttura dello Stato. In questo modo, li ha distrutti. Nello stesso tempo, ha implementato e realizzato alcune rivendicazioni della classe dei lavoratori, ma solo attraverso politiche di sostegno sociale clientelari e corrotte.
Possiamo dire che in Grecia i movimenti sociali, cioè quelli radicati nella società, a carattere spontaneo e senza l’egemonia dei partiti, sono un fenomeno che riguarda quasi esclusivamente gli ultimi anni, quando sono esplose mobilitazioni animate da gente comune con l’obiettivo di creare un progetto di lotta condiviso e un nuovo modo di fare politica. È la prima volta, con l’eccezione di alcune esperienze di sindacalismo militante degli anni ’70. In Grecia, prima della crisi c’erano 10 case occupate e 10 centri sociali, adesso ci sono più di 100 occupazioni. Si tratta di un fenomeno di massa, che coinvolge strutture di base, di solidarietà, centri sociali.
Poi, c’è il fenomeno del sindacalismo dal basso, con oltre una decina di esperienze simili, anche se a volte di natura settaria. Inoltre, c’è l’esperienza della VIO.ME., la prima fabbrica autogestita. E ancora, sono nate più di 100 cooperative, anche se non tutte politicamente radicali, e ci sono reti per comprare il cibo senza intermediari. Noi diamo un’attenzione grandissima a questo movimento delle reti di solidarietà. È un movimento che può raccogliere ed educare la gente e può integrare componenti sociali diverse, a livello intergenerazionale. Lo consideriamo come un giardino in cui si possono coltivare nuove esperienze. Allo stesso tempo, non crediamo che queste esperienze possano diventare un soggetto politico rivoluzionario. Siamo convinti che ci sia bisogno di rotture, di trasformazioni, di cambiamenti all’interno della sinistra e crediamo che una simile dinamica di movimento sociale, da sola, non sia sufficiente.
Qui si pone la grande questione. Nessuna parte di questo movimento, né della sinistra politica, è in grado di fare questo passaggio necessario, di cercare questa rottura. Ad esempio, si possono vedere assemblee popolari con centinaia di persone che però funzionano come piccoli parlamenti e che in questo modo allontanano molta gente, perché non è questo ciò che la gente cerca. Ad esempio, quando si tratta di organizzare una lotta su un tema specifico, come la privatizzazione delle spiagge, molte forze della sinistra e degli anarchici vogliono dettare tutta la linea politica. Questo allontana nuove forme di partecipazione.
Per concludere, crediamo che ci siano alcuni spazi di estensione per il movimento sociale e lottiamo perché la sinistra stia in questi spazi. Questo collegamento della sinistra con i movimenti sociali, però, non si può fare in modo tradizionale, cioè dicendo al movimento cosa deve fare e provando a rappresentarlo. La sinistra deve imparare ad adattarsi ai movimenti. Sul come deve farlo non posso aggiungere maggiori dettagli, né indicazioni concrete più precise, perché è un tema su cui anche noi ci stiamo interrogando molto e su cui c’è una discussione in corso.
Ultima domanda. La crescita di SYRIZA ha attirato l’attenzione di tutti i partiti europei della sinistra radicale e anche di quei gruppi che rivendicano la propria autonomia dal sistema della rappresentanza politica e dei partiti, ma si pongono comunque il problema di un rapporto critico e conflittuale con le istituzioni statali. Come sta cambiando SYRIZA dopo le elezioni del 2012? O meglio, come l’assenza di movimenti di massa sta incidendo sul partito? E ancora, che tipo di ruolo strategico SYRIZA si propone di giocare rispetto agli altri partiti della sinistra europea?
Per prima cosa voglio sottolineare che io non sono membro di SYRIZA, ma gli sono vicino e per questo ho consapevolezza di quello che è successo al partito. Perciò, quello che dirò viene da una prospettiva sui generis. Vorrei dire schematicamente alcune cose rispetto alle caratteristiche di SYRIZA. Per storia politica e struttura organizzativa SYRIZA è un partito riformista. A causa delle trasformazioni degli ultimi anni, forse è diventato il partito riformista più radicale. Credo che SYRIZA nei termini programmatici e di pratica politica sia più radicale del Front de Gauche (Francia), o del Bloco de Esquerda (Portogallo) o della Die Linke (Germania). Ci sono due elementi di questa radicalizzazione.
Il primo è che SYRIZA rimane un partito aperto alle pressioni dei movimenti: è questa la causa principale della percentuale raggiunta nelle ultime elezioni. Il secondo elemento è che ha un numero importante di dirigenti medi e alti, e anche di membri ordinari, che sono propensi a realizzare una politica di rottura, non dico rivoluzionaria, ma almeno che rifiuti i compromessi e segua un percorso radicale. Allo stesso tempo, però, SYRIZA rimane un partito molto verticistico, in cui un numero limitato di dirigenti sostituisce perfino il Comitato Centrale del partito, che spesso funge solo da organo di facciata. Oggi, mentre si pone la questione del potere governativo, questa contraddizione è più che mai evidente. Tsipras, ad esempio, da un lato può andare negli USA o ad un incontro con la Confindustria greca, e dall’altro può parlare nel Comitato Centrale di SYRIZA e avere un discorso molto radicale.
Questa contraddizione non riguarda solo alcune idee o una sorta di mentalità, ma attiene anche a un conflitto sulle strategie e sugli interessi. All’interno di SYRIZA ci sono conflitti di interessi su diversi temi, come ad esempio l’energia, le questioni ambientali o anche la costruzione del nuovo stadio dell’AEK. Negli ultimi giorni, all’interno di SYRIZA si è palesata una nuova tendenza composta da 53 firme – tra cui 42 membri del comitato centrale e 11 parlamentari – che hanno cercato di mettere in luce alcune di queste contraddizioni e frenare gli evidenti compromessi che il partito sta realizzando nel tentativo di andare al governo. Secondo me SYRIZA rimane una questione aperta, ma sono molto preoccupato per il possibile risultato finale. Parlerò ora in modo schematico. SYRIZA nell’ultimo periodo parla meno della necessità di un governo di sinistra e più di un governo di salvezza nazionale.
Questo discorso ha conseguenze molto pratiche. Invece di rafforzare la sua politica rispetto ai giovani e alle classi lavoratrici, che secondo me sono gli unici soggetti sociali che possono portare SYRIZA al governo, il partito cerca di moderare la propria retorica politica, farla apparire meno “pericolosa” e tenta di trovare alleanze con altri partiti della sinistra greca. Parentesi, la forza organizzativa di SYRIZA è piccolissima rispetto, ad esempio, al partito comunista [KKE, ndr], ai sindacati o al movimento studentesco. Invece di creare radici sociali e dispositivi organizzativi negli spazi di lavoro e della riproduzione sociale, SYRIZA cerca di aumentare il proprio consenso nella società principalmente attraverso la comunicazione e i media.
Ad esempio, ultimamente i dirigenti di SYRIZA parlano continuamente di “patria”. Noi del Diktio siamo un gruppo piccolo, ma siamo stati i primi a parlare della necessità di un governo di sinistra. Abbiamo detto che solo un governo di sinistra può realizzare una salvezza sociale, non nazionale. Abbiamo anche proposto ad alcuni membri della nostra organizzazione che sono anche membri di SYRIZA un programma transitorio che possa rispondere ad alcune rivendicazioni del movimento, tenendo conto anche del livello della discussione interna a SYRIZA. Ad esempio, abbiamo proposto una legge che vieti i licenziamenti nelle aziende che sono in attivo, perché grazie alla crisi ci sono molte imprese del settore privato che hanno fatto molti licenziamenti. SYRIZA ha rifiutato questa proposta. Questo è solo un esempio.
Per chiudere, ci sono tre possibilità rispetto a SYRIZA. La prima è quella di una sconfitta tragica, in cui il partito finisce per adottare e implementare il programma del nemico, magari abbellendolo un po’. Se ciò dovesse avvenire, il risultato sarebbe l’ennesima vittoria della destra, anche con elementi della destra estrema. La secondo possibilità è una sconfitta dignitosa, cioè l’adozione di un programma più o meno popolare, ma impossibile da realizzare a causa del contrattacco delle classi dirigenti, attraverso i media e le manifestazioni dei crumiri, per scongiurare una possibile vittoria elettorale della sinistra.
La terza possibilità, quella che noi sosteniamo, è la pratica di una discussione aperta e continua con i cittadini, a partire da oggi, in cui SYRIZA affermi chiaramente che vuole implementare un determinato programma e vuole portare avanti un dibattito direttamente con la gente, rafforzando e sostenendo ciò che noi definiamo autorganizzazione popolare e contropotere popolare. Siamo realisti, non abbiamo illusioni, però crediamo che alcune strutture autorganizzate potrebbero tentare di aprire un discorso simile nei confronti di SYRIZA e cercare i modi per organizzare una pressione in questa direzione. Ci sono alcune forze che vogliono lavorare su questa prospettiva politica, anche se credo che SYRIZA non voglia seguire questa linea. Per questo sono molto preoccupato.
Atenecalling
26 06 2014
Vassilis Spyropoulos e Dimitris Drosos sono stati arrestati per aver violato i sigilli, per disturbo della quiete pubblica e per occupazione di edificio pubblico. I due attori sono stati arrestati dai poliziotti della Caserma di Polizia di Acropoli, accusati dei reati sopra elencati, il 30 ottobre 2013.
Vassilis Spyropoulos e Dimitris Drosos, mentre si recavano ad un’audizione per uno spettacolo teatrale, sono stati trasportati in una caserma di polizia e processati in flagranza di reato.
Giovedì 19 giugno, a distanza di quasi otto mesi, saranno processati dal Tribunale Monocratico di Atene.
L’assemblea aperta del teatro liberato e autogestito Empros definisce gli arresti come ingiustificabile e lo considera la punta più alta dell’attacco dello stato contro uno spazio che in questi ultimi tre anni si è rivelato un nucleo di cultura alternativa e di azione sociale per il centro di Atene, nel cuore della crisi.
Una settimana prima del processo contro i due attori, il teatro Empros chiama tutti a sostenerli in modo reale e con questa lettera racconta la storia di questo caso:
“Dal novembre 2011, il teatro Empros, abbandonato per molti anni dallo stato greco, opera come uno spazio artistico autogestito.
Un’azione culturale e sociale, in connessione con i residenti del quartiere, con altri spazi autogestiti, ma anche con una parte importante della società artistica greca e internazionale e con quella accademica, funziona come un nucleo di creatività artistica e di sperimentazione, ma anche di solidarietà sociale e attivismo politico, contrario ad ogni logica di mercificazione e di esclusione, come un bene comune per il quartiere e la città.
Nei volti dei due attori viene processato lo stesso Empros, la salvezza del quale è importante in un periodo dove lo stato risulta incapace – o peggio riluttante – di sostenere materialmente la cultura e la creazione di strutture sociali.
Hanno già firmato dichiarazioni di sostegno e hanno già inviato lettere di solidarietà con Empros università greche e straniere, accademici, intellettuali, artisti, organizzazioni politiche, collettivi e molte entità e persone dalla Grecia e dall’estero (http://embrostheater.blogspot.gr/2013/10/blog-post_31.html).
Visto che domenica 15 giugno alle 19 l’assemblea aperta del teatro Empros è dedicata al processo, invitiamo i gruppi artistici, i collettivi, le entità e le persone che hanno partecipato ad Empros e hanno presentato il proprio lavoro a partecipare all’assemblea ed essere presenti il giorno del processo davanti al Tribunale.
Il sostegno di tutti è di vitale importanza per continuare l’opera di Empros, ma anche per i due attori”
Assemblea Aperta del teatro libero e autogestito Empros
Fonte: koutipandoras
Traduzione di AteneCalling.org
Pagina99
20 05 2014
Dopo quattro anni di feroce austerità il voto per le amministrative premia l'organizzazione neonazista greca: oltre 16 per cento dei voti nella capitale greca. Syriza, il partito della sinistra, tiene a fatica. Mentre le sigle tradizionali si sono presentate sotto liste indipendenti, per intercettare il voto «antipolitico»
ATENE - Il volto del primo turno delle amministrative di ieri in Grecia è quello di un mostro dal nome Alba dorata. La formazione neonazista è l'unica vera vincitrice delle elezioni. Entrata per la prima volta in parlamento nel giugno del 2012, quando aveva eletto 18 deputati (pari al 6,9 per cento dei voti), questa volta Alba dorata ha trionfato.
Nella capitale, dove vive circa la metà dei greci, il candidato sindaco neonazista ha ottenuto il 16,1 per cento dei voti; il collega, candidato alla regione Attica, l'11,1 per cento. Nessuno dei due passa ai ballottaggi, essendo al quarti posto, ma poco importa: perché Alba dorata è qui per restare e la città di Atene si dimostra il cuore pulsante dell'estrema destra greca che, già alle amministrative del 2010, era riuscita a conquistare un seggio al consiglio comunale ateniese.
È stata un'ascesa politica fulminante, sancita dal voto di domenica. Lo ha riconosciuto il ministro conservatore della pubblica sicurezza, il cinquantacinquenne Nikos Dendias, che ha dichiarato in tivù: «la vicenda Alba dorata mi accompagnerà fino alla morte». Parole inquietanti.
Del resto gli elettori dei neonazisti hanno dimostrato di non tenere in alcun conto le inchieste della magistratura. Queste hanno rivelato anche ai più increduli l'operato criminale di Alba dorata, accusata di decine di omicidi e aggressioni e di aver costruito una struttura paramilitare. Le indagini sono costate ai vertici di Alba dorata la carcerazione preventiva, nonché il rinvio a giudizio di quasi tutto il gruppo parlamentare; fra i deputati sotto inchiesta ci sono proprio i candidati al comune di Atene e alla regione Attica, Ilias Kasidiaris e Ilias Panaghiotaros.
I due partiti della coalizione di governo, centro destra (Nea Dimocratia) e centro sinistra (guidata dal Pasok), perdono poco della loro forza elettorale: e questo nonostante la Grecia attraversi la più feroce crisi economica dal dopoguerra, quattro anni di politiche di austerità (emanate proprio dai governi di questi due partiti) e nonostante i due partiti siano riconosciuti come la causa principale dei mali ellenici. Eppure entrambi mantengono le proprie posizioni: le peculiarità del voto amministrativo fanno emergere retaggi dello stato clientelare sapientemente costruito nei decenni.
Ai ballottaggi delle regionali, che si terranno la stessa domenica delle elezioni europee, Nea Dimocratia parteciperà in dodici regioni su tredici, e il Pasok in sette. Questo però grazie a una aparente resa: nella maggior parte dei casi le liste da loro sostenute sono liste «indipendenti». Poche le donne in lizza: solo il 10 per cento dei 1.447 candidati in totale. Soprattutto, quelle liste «indipendenti» sono composte per lo più da persone che hanno scoperto la propria libertà politica solo a poche settimane dal voto, per potersi presentare come «puri» a un elettorato sospettoso verso il passato dei membri dei partiti tradizionali. Così, nella regione più popolosa e nel comune più grande della Grecia (Atene e l'Attica), in cui la crisi morde di più, Nea Dimocratia al primo turno delle amministrative è completamente scomparsa e il Pasok si vede costretto ad affrontare, il 25 maggio, la sinistra di Syriza.
La forza politica guidata da Alexis Tzipras infatti è riuscita a ottenere il 20 per cento al comune di Atene e il 23,8 per cento alla regione Attica. È un risultato per certi versi soprendente, anche se nell'insieme quella di ieri non è stata una buona giornata per Syriza: nel 2012, quando sembrava a un soffio dall'andare al governo, aveva quasi il 27 per cento dei voti; ora partecipa ai ballottaggi in solo quattro regioni oltre ad Atene e l'Attica, e anche nella capitale perde una parte importante dei voti che aveva.
Questo non deve sorprendere: in fondo Syriza è diventato un grande partito appena due anni fa, e questa è la prima volta che partecipa a elezioni amministrative. Delineare le liste può essere estremamente complicato, per Syriza lo è stato; nei piccoli comuni, dove il corpo elettorale è più esiguo, le scelte non possono seguire logiche di partito ma devono tenere conto di equilibri e realtà locali.
Le europee e i ballottaggi sono fra sei giorni. Intanto, Atene e l'Attica premiano Syriza ma premiano anche, e per l'ennesima volta, Alba dorata. La formazione neonazista ha davvero perso solo al Pireo, uno dei più grandi porti del Mediterraneo, dove è arrivata prima la lista guidata dal braccio destro del padrone della squadra di calcio Olimpiakos. Uomini senza partito e completamente digiuni di cultura politica rappresentano, con Alba dorata, il trionfo dell'anti politica in Grecia.
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Dinamo Press
14 05 2014
In Grecia gli ospedali hanno smesso di coprire le spese per le vaccinazioni dei bambini di famiglie non abbienti. Isole di solidarietà e resistenza, gli Ambulatori Volontari Sociali in Grecia curano migliaia di cittadini rimasti ormai senza assicurazione sanitaria [...] , formando una rete di assistenza per le cure primarie che copre le necessità dei cittadini più deboli che, a causa del "riassestamento dei conti pubblici", non sono più l’eccezione, ma la regola, e accogliendoli non come emarginati ma come ammalati, come si dovrebbe fare in qualsiasi paese civilizzato.
Proponiamo questo testo di Dina Karatziou tradotto da atenecalling, in continuità con le precedenti interviste sul tema a cura di dinamopress: Attrversando la Grecia: gli ambulatori socialie l'intervista ad un medico di AteneResistiamo in Salute.
Gli ambulatori non si limitano a fornire solo servizi medico-farmaceutici ma, attraverso azioni politiche e interventi, chiedono che lo stato si assuma le sue responsabilità nei confronti di migliaia di cittadini oggi esclusi dal sistema pubblico sanitario. Gli ambulatori sociali sono strutture volontarie del tutto indipendenti che non si trovano sotto la tutela dei partiti politici o di altri interessi economici o imprenditoriali e che sono riuscite a mantenersi indipendenti finanziandosi esclusivamente attraverso le donazioni dei cittadini.
Il giornale “Eleftherotypia” presenta un’intervista a quattro medici di quattro ambulatori sociali del paese, ponendo come argomenti centrali di riflessione il numero sempre crescente di cittadini sprovvisti di un’assicurazione sanitaria, quello dei bambini non vaccinati e il tema dell’esercizio della medicina come atto politico di resistenza nei confronti di un sistema sanitario statale da cui sono ormai esclusi tre milioni di cittadini. Per i medici volontari Eleni Ioannidou, dell’Ambulatorio Medico di Solidarietà Sociale di Retimno (Creta), Spilios Xenòpoulos, dell’Ambulatorio Medico di Corinto, Kristina Kydona, dell’Ambulatorio Medico Solidale di Salonicco e Ghiorgos Vichas, dall’Ambulatorio Metropolitano Sociale di Ellinikò, l’esercizio etico della medicina è un atto quotidiano e non solo un residuo abitudinale previsto dal giuramento di Ippocrate.
Tutti coloro che partecipano all’ambulatorio sono volontari. Prendiamo le nostre decisioni durante le assemblee generali dei volontari. Funzioniamo come una democrazia partecipata diretta, basata sull’uguaglianza tra tutti i membri. Tutte le decisioni che riguardano la nostra attività e i nostri obiettivi vengono prese dall’assemblea generale, a cui tutti possono partecipare; la salute non può essere una questione di volontariato e non può fondarsi su tentativi isolati, ma deve essere garantita dallo stato mediante le istituzioni>>, dicono.
Ambulatorio Volontario di Solidarietà Sociale di Retimno – Eleni Ioannidou, medico
“Abbiamo cominciato con i migranti, siamo sommersi dai greci”
- Come crede che si stia evolvendo oggi la situazione dei cittadini sprovvisti di un’assicurazione sanitaria, come la vive da volontaria dell’Ambulatorio Medico di Solidarietà di Retimno?
Un’importante peculiarità del nostro ambulatorio è che è stato fondato nel 2008, prima della crisi – al contrario degli altri ambulatori del paese nati a causa della crisi finanziaria – per sottolineare la totale mancanza di assistenza sanitaria nei confronti di un gruppo di persone invisibili per lo stato, in un periodo in cui a non avere l’assicurazione sanitaria erano soprattutto migranti senza documenti. Oggi, sei anni dopo, seguiamo più di 2.500 pazienti e contiamo oltre 6.000 visite ad adulti o bambini.
Dal 2010, con la crisi finanziaria e ancor di più negli anni successivi, l’ambulatorio ha cominciato a riempirsi di persone che avevano perso la loro assicurazione perché rimasti disoccupati, lavoravano in nero o non riuscivano a pagarsi l’assicurazione, con un picco nel 2013 quando, in base ai dati ufficiali, i cittadini senza un’assicurazione sanitaria sono arrivati ad 1/3 della popolazione. A parte l’aumento generale nel numero delle visite, sono sempre di più i greci che vengono all’ambulatorio. I migranti senza documenti sono molti meno di prima, quelli che vengono da noi ormai risiedono quasi tutti regolarmente nel paese e sono nella stessa situazione dei greci.
Al contempo, il sistema pubblico ha chiuso le porte in faccia a chi che ha più bisogno, cioè i più poveri, anche per casi gravi e urgenti. Sempre più persone vengono da noi disperate dopo essere state ricoverate per gravi problemi di salute in ospedale, dove vengono loro chieste somme enormi che non sono in grado di coprire. I problemi dei pazienti sono sempre più gravi e necessitano di ricoveri, di cure specializzate o di interventi chirurgici. Ci sentiamo sempre più spesso incapaci di aiutare i nostri pazienti. Così l’ambulatorio, nato come rifugio per i perseguitati, si è trovato, nel mezzo della più grande crisi umanitaria degli ultimi anni, ad alzare la voce, a porre questioni ideologiche e a trasformarsi inevitabilmente in un luogo di resistenza nei confronti di tutto ciò che sta accadendo.
- La partecipazione attiva a una struttura sanitaria volontaria è quindi anche un atto politico di resistenza a quanto sta accadendo?
E’ uno degli obiettivi. L’azione politica degli ambulatori mira mediante la lotta quotidiana a rivendicare l’accesso alle cure mediche gratuite dei pazienti senza assicurazione sanitaria presso gli ospedali pubblici e l’abolizione della prassi delle esclusioni. Chiediamo allo stato di assumersi le sue responsabilità. Promuoviamo la creazione di una rete nazionale per il coordinamento delle azioni e delle iniziative comuni per rivendicare il diritto alla salute per tutti. In tutti gli ambulatori sociali l’opposizione alle attuali politiche è chiara così come la volontà di rovesciarle. Da più di due anni facciamo parte di una rete di quasi quaranta ambulatori sociali che chiede allo stato di assumersi l’onere che gli spetta, cioè prendersi cura della sua gente. Sono state tenute due assemblee nazionali e dalla seconda è scaturito un testo che delinea i nostri obiettivi comuni.
- Ci descriva cosa accade esattamente con le vaccinazioni dei bambini senza un’assicurazione sanitaria.
Quasi un anno e mezzo fa il ministero della Sanità ha lanciato un’enorme campagna dichiarando fermamente che si sarebbe assunto la responsabilità di vaccinare tutti i bambini senza assicurazione sanitaria per le famiglie non abbienti. A tutte le province è stata inviata una circolare in base alla quale il ministero della Sanità avrebbe fornito le vaccinazioni a tutti coloro che erano sprovvisti di un’assicurazione sanitaria e ai non abbienti. Qui bisogna chiarire che i non abbienti sono coloro che hanno un libretto sanitario, cioè cittadini con un reddito basso che ricevono i farmaci e le vaccinazioni dall’ospedale. D’ora in poi in base alla nuova circolare tutte queste persone e quanti erano sprovvisti di un’assicurazione sanitaria sarebbero stati vaccinati dalle direzioni sanitarie delle province.
In realtà lo stato non ha fornito le vaccinazioni necessarie e anche in seguito alle richieste del personale sanitario per specifiche quantità di vaccini, questi non vengono inviati; i nomi dei cittadini senza assicurazione sanitaria vengono registrati, con la rassicurante promessa che verranno avvertiti appena arriveranno i vaccini. Inoltre l’ospedale, basandosi su una circolare, ha smesso di coprire le vaccinazioni dei bambini con libretto sanitario. Il risultato è stato che molti sono venuti all’ambulatorio sociale per poter essere vaccinati! Così, dopo due mesi, ci siamo resi conto di quanto stava accadendo e grazie all’intervento dell’ambulatorio l’ospedale è stato costretto a ritornare alla situazione precedente. Da sottolineare che, anche dopo la promessa di un finanziamento di 1.500.000 euro per un concorso pubblico per la fornitura delle vaccinazioni per i non abbienti e quelli senza assicurazione sanitaria, a distanza di dieci mesi, ancora non è successo nulla e non crediamo che succederà qualcosa.
L’assistenza sanitaria è un dovere dello stato, nbon deve essere abbandonata a strutture volontarie
Spilios Xenòpoulos, oculista, medico volontario presso l’Ambulatorio Sociale di Corinto.
“Il 70% dei pazienti sono greci”
- Che idea che si è fatto, come medico volontario presso l’Ambulatorio Sociale di Corinto, sul problema dei pazienti senza assicurazione sanitaria?
I cittadini senza assicurazione sanitaria diventano sempre di più a causa della disoccupazione e dell’incapacità delle piccole imprese di pagare l’assicurazione. Così la maggior parte dei cittadini sprovvisti di un’assicurazione sanitaria sono i disoccupati da molti anni o i liberi professionisti che devono soldi alle loro assicurazioni e perdono la loro copertura sanitaria. Poi ci sono i migranti e chi ha un lavoro in nero.
Inoltre, dopo un enorme aumento della partecipazione dell’assicurato per le spese dei farmaci, anche i cittadini con un’assicurazione sanitaria si rivolgono agli ambulatori sociali. Costoro, per colpa dell’alto costo della partecipazione alle spese dei farmaci e a causa del basso reddito, non sono in grado di comprare farmaci. Infine, vale la pena dire che in queste strutture di solidarietà il 70% dei pazienti sono greci. Queste strutture corrono il rischio di diventare delle valvole di sfogo del sistema, se non accompagnate da informazioni date ai pazienti e da forme di rivendicazione. I veri ambulatori sociali e solidali, oltre ai servizi che offrono, attirano l’attenzione anche sui motivi per i quali i cittadini si rivolgono a questi e ovviamente rivendicano il funzionamento di un sistema sanitario nazionale, semplicemente perché sanno di non poterlo sostituire>>.
- La partecipazione a una struttura sanitaria volontaria è al contempo anche un atto politico di resistenza?
La solidarietà è il primo passo della resistenza. Ti sostengo, ti aiuto a stare in piedi per poter resistere tutti insieme alla barbarie che stiamo vivendo. Abbiamo stampato del materiale informativo per i pazienti che vengono per la prima volta, organizziamo eventi, informiamo la gente che si rivolge a noi. Purtroppo però ci vogliono ancora molto lavoro e molto tempo perché la gente abituata a cercare soluzioni individuali impari che solo attraverso un’azione collettiva si eviterà quello che stanno preparando, che sarà ancor peggio di quanto finora vissuto.
- Ci parli del problema dei bambini non vaccinati e ci dica in che modo state affrontando questa situazione.
Anche se il ministero è obbligato a vaccinare tutti i bambini indipendentemente dal loro stato assicurativo, non dispone dei fondi necessari per acquistare i vaccini; molti bambini non vengono vaccinati e c’è il rischio che ricompaiano malattie dimenticate. Noi, come Ambulatorio Medico di Solidarietà di Corinto, troviamo i vaccini con l’aiuto della gente comune o delle scuole e dei comitati che ce li forniscono. In più voglio citare i medici venuti dalla Normandia che ci hanno aiutato abbastanza in questo tentativo e li ringraziamo per questo.
Gli ambulatori medici credono che la salute, individuale e pubblica, sia una questione statale e non debba essere gestita da strutture del movimento o volontarie. L’investimento più grande di uno stato è la sua gente. Questa è il suo capitale. Gli interessi e l’indice dei titoli sono la loro buona salute. La tutela della loro dignità, della loro salute e della loro educazione sarà il fondamento per lo sviluppo, l’autosufficienza, l’indipendenza e al contempo distruggerà le condizioni che fanno nascere la corruzione.
Cristina Kydona, volontaria presso l’ambulatorio medico di Salonicco
“La solidarietà, atto di resistenza politica”
Oggi i cittadini senza assicurazione sanitaria sono 1/3 della popolazione attiva e il 50% dei giovani che lavorano in nero e sottopagati. Con l’implementazione della feroce politica fiscale e della commercializzazione della salute le spese dello stato nel fondamentale settore della salute e del Welfare sono state ridotte drammaticamente e lo stato non si assume la responsabilità di coprire anche i bisogni sanitari più basilari di gran parte degli abitanti del paese. Nel novembre 2011 si rivolgevano a noi soprattutto migranti e persone provenienti da gruppi vulnerabili ed emarginati (tossicodipendenti, rom).
Poco a poco le cose sono cambiate e la grande maggioranza delle persone che si rivolgevano a noi erano greci di mezza età e migranti diventati cittadini greci, integrati cioè nella società greca da un ventennio, che sono stati violentemente esclusi dal sistema sanitario con la riforma del 2011. Da allora le spese della Cassa Assicurativa o di un cittadino sprovvisto di assicurazione sanitaria sono aumentate in media di sette volte. Da questo autunno si rivolgono a noi sempre più persone che appartengono alla vecchia classe media.
Sempre più cittadini vengono esclusi dalle cure medico-sanitarie. Questo non è altro che un crimine commesso dallo stato. Tra poco ci saranno più morti che in guerra. Quando un giovane dipendente dall’insulina senza assicurazione sanitaria viene ricoverato in ospedale in coma e muore perché non può pagare per il suo farmaco, la sua morte viene registrata come incidente patologico e non come un crimine del ministero della Sanità>>.
- Affrontate molti casi estremi?
>. - Ci parli del problema dei bambini non vaccinati.
A un certo punto ci siamo trovati di fronte a un dilemma e abbiamo pensato di smettere di effettuare vaccinazioni per convincere lo stato ad assumersi le sue responsabilità. Molte volte il ministero competente ha annunciato che avrebbe procurato i vaccini, ma fino a oggi non ha fatto nulla. Lo stato si è adagiato sul funzionamento degli Ambulatori Sociali perché effettivamente siamo una valvola di sfogo nella crisi sociale-umanitaria in cui ci troviamo, ma non ha alcun diritto di utilizzare la nostra attività a scapito dei cittadini. Per noi la solidarietà è un atto politico di resistenza e oltre all’assistenza sanitaria siamo attivi nel movimento per fermare l’esclusione dei cittadini dal servizio sanitario pubblico. Abbiamo già realizzato quattro incontri pubblici e ci prepariamo con un gruppo di avvocati solidali a procedere mediante denunce e ogni altro tipo di azione legale contro tutti coloro che lasciano morire le persone in difficoltà. Dobbiamo far sì che questa barbarie politica sia analizzata, vedere chi sottoscrive cosa e quali sanzioni possono esserci.
Ghiorgos Vichas, cardiologo, medico volontario dell’Ambulatorio Sociale Metropolitano di Ellinikò
“Ho sentito il respiro di Dio”
- Se la percentuale di bambini non vaccinati raggiunge il 30%, il ritorno di alcune malattie come la poliomelite è cosa certa. E’ vero che l’ufficio del ministro della Salute rimanda pazienti non assicurati all’ambulatorio sociale di Ellinikò?
Sì, è successo davvero. Ma vorrei dire cosa è successo dopo. Non so se potrò comunicare cosa ho vissuto poco fa all’ambulatorio, non so come comunicare la tensione e la solennità di un momento, un momento capace di fermare il tempo, di farti sentire il respiro di Dio! L’altro ieri mattina mi hanno effettivamente chiamato al telefono dall’ufficio di Gheorghiadis e mi hanno detto di aver dato il mio numero di telefono ai genitori di un giovane di 31 anni con una grave malattia al sistema gastroenterico che aveva urgente bisogno di un farmaco del valore di 2.000 euro. Sì, avete capito bene, il mio numero di telefono gli è stato dato dall’ufficio di Gheorghiadis che, non dimentichiamocelo, è il ministro della Salute (?!) nel nostro paese. È il secondo caso oggi in cui l’ufficio del ministro fornisce il mio numero di telefono a un malato senza assicurazione. I genitori del ragazzo mi hanno telefonato e poco fa li ho incontrati all’ambulatorio. Loro figlio è in una situazione di salute e psicologica molto grave e inoltre la loro dignità è stata calpestata dallo stato che ha chiuso loro le porte in faccia. Ho iniziato subito a cercare di trovare il farmaco, ma sfortunatamente noi non lo abbiamo e ho capito sin dal primo momento che è molto difficile trovarlo.
Mentre i genitori erano di fronte a me pendevano letteralmente dalle mie labbra, io mi sentivo incapace di aiutarli, ma ho provato a consolarli e a sostenerli se non altro con la speranza che il farmaco sarebbe stato trovato, che ci sono persone che sono accanto a loro in questa affannosa e tragica impresa. Non siete soli provavo a dir loro e a convincerli in molti modi. E allora è successo…Mi hanno chiamato dalla segreteria dicendomi che una signora voleva parlarmi urgentemente al telefono. Sono andato subito, ho chiesto cosa volesse e mi sono sentito rispondere: "Appartengo a questa organizzazione di volontariato e ci ha appena chiamato un signore, che non ci ha detto il suo nome, che vuole dare una mano al vostro ambulatorio; è disposto a soddisfare qualsiasi esigenza abbia adesso il suo ambulatorio e mi ha detto di chiamarvi. Di cosa avete bisogno?". La sua domanda è rimasta sospesa per qualche secondo mentre aspettava la mia risposta.
Appena ho potuto ho urlato Sì! e le ho spiegato il caso del ragazzo. Il farmaco è stato ordinato quasi immediatamente dal signore sconosciuto. I genitori del ragazzo sono andati via poco fa dall’ambulatorio con le lacrime agli occhi, ma quelle erano lacrime di commozione, gioia, ottimismo, lacrime che possono essere provocate solo dalla grandiosità e dalla nobiltà della solidarietà. Questa è stata l’ultima frase della madre andando via: "Oggi non è stata salvata la vita di mio figlio, oggi ho capito che esiste la Grecia, ho capito perché non ci piegheremo, oggi è nata di nuovo la speranza dentro di me. Vi ringrazio!".
- Qual è oggi il suo parere sulla questione dei cittadini senza assicurazione sanitaria nel nostro paese?
Il numero dei pazienti senza assicurazione sanitaria che si rivolgono all’ambulatorio è in forte aumento negli ultimi mesi; si tratta di pazienti con malattie croniche che hanno bisogno, oltre che del medico, di farmaci ed esami. Ciò che tutti i medici dell’ambulatorio MKIE osservano durante la prima visita ai pazienti giovani è la mancanza di terapie o sfortunatamente in molti casi l’interruzione delle terapie per molti mesi a causa della loro esclusione dall’assistenza sanitaria pubblica di base. Così abbiamo pazienti con pressione alta, glicemia alta, ecc. Parallelamente aumenta il numero di pazienti che hanno bisogno di ricovero o di un intervento chirurgico o altro e tutti questi pazienti finiscono tragicamente di fronte a una strada senza uscita: essere ricoverati e avere debiti nei confronti dello stato, visto che nel caso in cui non paghino la spesa viene trasferita all’IRS, o non essere ricoverati con tragiche conseguenze per la loro salute o addirittura per la loro vita.
La maggior parte dei pazienti sfortunatamente sceglie di non farsi ricoverare, scelta che determina un vertiginoso aumento nel numero delle gravi invalidità e delle morti. A questo punto dobbiamo dire che anche gli ospedali che ci aiutavano per l’assistenza sanitaria pubblica dei pazienti non assicurati, come il “Sismanogleio”, negli ultimi due tre mesi non accettano più di ricoverare gratuitamente i pazienti non assicurati indipendentemente dalla gravità dei casi>>.
- Che idea si è fatto sulla questione dei bambini non vaccinati?
E’ un problema importantissimo che lo stato deve risolvere immediatamente perché sappiamo che se la percentuale di bambini non vaccinati arriva al 30% il ritorno di malattie come la poliomelite è certo. Una bomba atomica che mina le fondamenta di una società in un paese europeo nel 2014.
Guarda qui l'elenco degli Ambulatori Sociali presenti in Grecia
articolo di Dina Karatziou - Fonte: enet.gr, traduzione di ateneCalling.org