Huffington Post
06 05 2015
Roma, mille e una fede. Mappa di una città che cambia, e continua a credere. Il progetto di Martina Albertazzi
Danze, canti e preghiere. Mani che si uniscono per incontrare il divino e incontrarsi a vicenda, in una città che piano piano si riempie di colori, suoni e profumi un tempo lontani. All’ombra del Vaticano, sparsi tra le centinaia di chiese che costellano Roma, sono moltissimi i luoghi di culto che diventano anche fondamentali centri d’aggregazione, soprattutto nelle periferie: moschee e templi indù si alternano a chiese battiste, ortodosse e cinesi, tra un pranzo tradizionale eritreo e i lumini indiani del Diwali. Nasce per raccontare questa nuova Roma "In the Shadow of the Vatican", progetto della fotografa Martina Albertazzi.
Negli ultimi trent'anni, il fenomeno migratorio ha contribuito a cambiare il panorama religioso della Capitale che, seppur lentamente rispetto alle altre nazioni europee, ormai è a tutti gli effetti una città multiculturale. È proprio a Roma, infatti, che si trova la Moschea più grande d'Europa, un punto di riferimento per la comunità musulmana capitolina dal 1994. Nel 2013, inoltre, Roma ha dato il benvenuto al tempio buddista più grande d'Europa, nella periferia sud est dove la comunità cinese ha fondato una seconda Chinatown, dopo quella di Piazza Vittorio. Entro la fine del 2015 poi, verrà inaugurato il Tempio Mormone più grande d'Europa.
Affascinata da queste profonde trasformazione nella sua città natale, di ritorno dopo tre anni trascorsi a Nyc, Albertazzi ha deciso di documentare la vita religiosa delle comunità immigrate, dando vita al progetto "In the Shadow of the Vatican". "Ho ricevuto un'educazione cattolica, non perché i miei genitori fossero particolarmente religiosi, ma perché la parrocchia era vista come un luogo sicuro dove i ragazzi potevano fare amicizia “, spiega la fotografa nella descrizione del progetto. “Questo non era il caso di ogni famiglia romana, certo, ma la comunità cattolica ha avuto un ruolo predominante per secoli, lasciando le minoranze religiose ai margini".
La fotografa romana ha speso un anno in giro per chiese, moschee e templi situati soprattutto nelle periferie, per mostrare al pubblico che, oltre al lato religioso, è il senso di aggregazione e il desiderio di continuare a vivere la propria tradizione che spinge le comunità a ritrovarsi ogni settimana. "Il mio obiettivo - conclude Albertazzi - è creare una mappa fotografica della nuova Roma multietnica, partendo proprio dai luoghi di culto, tappe fondamentali in una città in cui la religione ha da sempre un ruolo così cruciale".