Perché la terra ligure, oltre ai fiori, al pesto, ai traffici portuali ha alcuni primati tutti suoi. È al primo posto in Italia per figli nati da coppie miste non coniugate. E insidia a Friuli ed Emilia il primato dei matrimoni tra un italiano e una straniera. ...

Giulia globalist
10 01 2013

In Norvegia le agenti di polizia non potranno indossare il velo sopra l'uniforme. Ad annunciarlo e' stata la ministra della Cultura, Hadia Tajik, che ha respinto una proposta in questo senso della commissione per le Questioni religiose. "La commissione ha sollevato la questione dei simboli religiosi e delle uniformi. Il governo se ne e' occupato nel 2009 e ha deciso che i simboli religiosi non vanno usati in connessione con le unformi della polizia", ha spiegato Tajik, che e' di origine pachistana ed e' stata la prima persona di religione musulmana ad entrare nel governo norvegese. Sia la polizia che i principali partiti norvegesi si erano gia' espressi contro l'uso del velo da parte delle agenti di polizia. La questione e' stata sollevata nel 2008 quando una giovane donna musulmana ha chiesto d'indossare l'hijab durante l'addestramento come ufficiale di polizia.

Frontiere news
05 12 2012

Contrastare i matrimoni combinati e le violenze ad esse combinate. Sulla carta una battaglia condivisa da destra e sinistra, ma che in realtà finora ha portato solo a immagini stereotipate e visioni semplicistiche della tematica. Del resto in Italia “manca persino un registro statale sulle violenze e sugli omicidi di donne”, come ha sottolineato Vittoria Tola durante “Questo matrimonio non s’ha da fare”, organizzato a Roma dal Coordinamento delle pari opportunità della Uil.
Un evento che ha trovato i suoi punti di forza nella narrazione dell’attrice Barbara Amodio, che raccontato storie vissute ambientate tra Italia e resto del mondo, e le testimonianze personali di Ejaz Ahmad, Zeinab Jezzini e Pilar Saravia. Proprio quest’ultima ha giustamente sottolineato che per evitare di approcciare in maniera sciatta la questione è necessario partire dalle grosse differenze che ci sono tra matrimoni combinati, forzati e precoci.
Del resto, come ha sottolineato il giornalista pakistano Ejaz Ahmad, in Italia c’è un totale vulnus legislativo. Si prenda il caso delle 750 moschee presenti nel nostro Paese: solo due sono riconosciute dallo stato. “In alcune delle altre 748 può succedere che imam celebrino matrimoni poligami o persino tra bambini”. Un vulnus che si interseca con il diritto negato alla cittadinanza per i nati nel suolo italiano e che porta, ad esempio, all’assenza di una legge sullo scioglimento dei matrimoni forzati, per i quali “si deve chiedere autorizzazione all’ambasciata”. Una situazione paradossale, aggravata da accordi bilaterali spesso imbarazzanti. “Sono culture tossiche e le autorità occidentali non intervengono perché hanno troppi interessi economici in ballo. Si prenda l’esempio dell’Arabia Saudita”, ha proseguito Ahmad. Ma non tutto è male: “Una cosa molto positiva è che l’Italia abbia proibito le scuole private per musulmani: la scuola pubblica sta creando una seconda generazione bella e davvero interculturale”.
Ma come vanno le cose nel resto del mondo? “In Egitto Morsi ha stabilito che l’età minima per sposarsi possa essere 9 anni”, ha spiegato con preoccupazione Zeinab Jezzini, mediatrice culturale libanese che ha vissuto sulla propria pelle il dramma di un matrimonio non voluto. “A rimetterci sono i figli. Se mi rivolgo all’ambasciata per l’annullamento del matrimonio vanno a finire dal papà in Libano”. E lì le cause di divorzio vengono accolte dalla casa dell’obbedienza sciita.
Per concludere, le vittime di matrimonio forzate andrebbero assistite e tutelate legalmente. Ma non solo. Secondo Simona Lanzon di Fondazione Pangea “servirebbe una legge che preveda il risarcimento alle donne costrette a sposarsi. Iniziare una nuova vita dopo un matrimonio forzato è difficilissimo”.
 

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