Vik a Gaza via mare

La nuova missione di Freedom Flotilla è partita da Creta, ma deve superare l'ostilità di Israele. A bordo, attrezzature mediche e aiuti umanitari.
Michele Giorgio, Il Manifesto ...

Israele bombarda Gaza ad un giorno dal rapporto Onu

  • Mercoledì, 24 Giugno 2015 08:48 ,
  • Pubblicato in Flash news

Nena News
24 06 2015

Stamattina la risposta dell’aviazione di Tel Aviv dopo che un razzo è caduto ieri sera in territorio israeliano. È il quinto episodio in un mese, mentre crescono le voci su un accordo segreto tra Israele e Hamas. 

Se non si contano gli spari della Marina israeliana contro i pescatori gazawi e quelli delle truppe di terra contro i contadini al confine, oggi si è registrata la quinta rottura della tregua in un solo mese: stamattina all’alba l’aviazione israeliana ha colpito la Striscia di Gaza, in risposta – fanno sapere i vertici di Tel Aviv – al lancio di un razzo da Gaza al sud del territorio israeliano, alle 10 di ieri sera.

Secondo quanto riportato dall’esercito, il missile è caduto in una zona aperta vicino a Yad Mordechai, un kibbutz al confine con la Striscia. Nessun ferito né danni a cose o oggetti. Subito è giunta la risposta israeliana che ha bombardato Gaza, provocando alcuni danni a strutture.

Un’ennesima rottura del cessate il fuoco siglato il 26 agosto del 2014 e che chiudeva la terribile operazione militare israeliana “Margine Protettivo”, quella per cui la Commissione Onu per i Diritti Umani ha pubblicato ieri i risultati della propria inchiesta: la giudice McGowan Davis nelle pagine del rapporto consegnato ieri parla di uso sproporzionato della forza da parte israeliana e di volontà da parte dei vertici politici di non modificare la strategia neppure quando apparve chiaro che a morire erano i civili palestinesi. Allo stesso modo la McGowan Davis parla di possibili crimini di guerra non solo per Israele ma anche per i gruppi militari palestinesi, responsabili di “terrorizzare la popolazione civile” con il lancio di razzi.

Ma soprattutto lo scambio di fuoco di stamattina (ovviamente non proporzionato della sua potenza, missile contro raid) arriva a pochi giorni dalle voci di un accordo segreto che Israele e Hamas starebbero cercando di archiviare sotto l’ala del Qatar. Una tregua di lungo periodo da raggiungere senza l’Anp: per Hamas un modo per risolvere alcuni dei problemi di Gaza, per Israele quello di isolare ulteriormente il presidente Abbas e mostrarlo come partner poco credibile per un negoziato che Israele non vuole. Il movimento islamista ha trascorso l’ultima settimana a negare il negoziato sotto banco, ma Abbas ne ha già approfittato per giustificare il licenziamento del governo di unità e la formazione di un nuovo esecutivo.

Le volte precedenti a rivendicare il lancio di razzi era stato un piccolo gruppo, Sheikh Omar Hadid – Beit al Maqdis, vicino ai salafiti. A dimostrazione che Hamas con sempre maggior difficoltà riesce a controllare i gruppi militari attivi nella Striscia, che seppur di piccole dimensioni si mostrano sempre più attivi.

Ad approfittarne, al di là del muro, sono i piromani dello spettro politico israeliano: subito dopo il lancio del razzo, ieri sera, l’ex ministro degli Esteri Lieberman è tornato a chiedere che si prendano iniziative per porre fine a tale situazione. Non si perde occasione per fare campagna elettorale né per usare la paura per rafforzare le spinte destrorse dell’opinione pubblica interna. 

Venerdì 5 giugno, ore 18.30
Centro Donna L.I.S.A.
Via Rosina Anselmi, 41 - Roma

Parkour a GazaMichele Giorgio, Il Manifesto
23 maggio 2015

Aziz Yia­zji non aveva biso­gno del rap­porto della Banca Mon­diale per cono­scere la con­di­zione eco­no­mica della Stri­scia di Gaza. La vive sulla sua pelle tutti i giorni. Da anni non rie­sce a tro­vare un lavoro che duri, nel migliore dei casi, più di qual­che set­ti­mana. "Sono laureato, parlo bene l'inglese, mi intendo abba­stanza di infor­ma­tica ma devo adat­tarmi a fare di tutto, per­chè non c'è lavoro per nes­suno a Gaza", ci rac­conta.

La Repubblica
20 05 2015

La decisione era stata presa per un periodo di tre mesi, ma cancellata da Netanyahu dopo le proteste. I tempi di spostamento dei lavoratori palestinesi povevano allungarsi anche di due ore

Un apartheid durato poche ore, solo annunciato e mai attivato. Il governo israeliano aveva disposto una sorta di apartheid sugli autobus in Cigiordania: i palestinesi non avrebbero più potuto viaggiare sugli stessi autobus usati dagli israeliani. Ma di fronte all'ondata di critiche, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Moshe Ya'alon hanno deciso l'immediato stop al provvedimento.

L'apartheid prevedeva anche che i lavoratori palestinesi sarebbero dovuti tornare in Cisgiordania attraversando gli stessi posti di blocco da cui sono passati all'andata. Le nuove misure rischiavano di allungare anche di due ore, scrive Harretz, i tempi di spostamenti per i lavoratori palestinesi.

La misura era stata pensata a livello sperimentale per tre mesi per poi essere riconsiderata. "Nell'ambito di un progetto pilota di tre mesi, i palestinesi che lavorano in Israele dovranno, a partire da mercoledì, tornare a casa attraverso lo stesso valico senza prendere gli autobus utilizzati dai residenti di Giudea e Samaria", la Cisgiordania occupata, aveva riferito un funzionario che ha chiesto l'anonimato.

Centinaia di palestinesi della Cisgiordania occupata si recano ogni giorno in Israele usando permessi speciali per lavorare, la gran parte nel settore delle costruzioni.

Il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, ha spiegato l'iniziativa alla radio pubblica, assicurando che permetterà "un miglior controllo dei palestinesi e ridurrà i rischi". I coloni israeliani in Cisgiordania da anni chiedevano che si proibisse ai palestinesi di usare i trasporti pubblici, adducendo proprio motivi di sicurezza.

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