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In 6.500 nelle galere israeliane

Salvador DalìIn 48 anni di occupazione di Cisgiordania, Gaza, Gerusalemme Est e Golan, Israele ha chiuso dietro le sbarre delle sue prigioni 850mila palestinesi. Un numero esorbitante di prigionieri politici dal 1967 ad oggi, che non tiene conto degli arresti compiuti dal 1948, anno di creazione dello Stato di Israele e della Nakba (catastrofe) palestinese. Nel 1974 l'Olp dichiarò il 17 aprile Giornata dei Prigionieri Palestinesi. Lunedì il Comitato dei Detenuti Palestinesi ha presentato i numeri della repressione: degli 850mila prigionieri dal '67 all'aprile 2015, 15mila sono donne e decine di migliaia bambini. 
Chiara Cruciati, Il Manifesto ...

Così i coloni sfruttano i bambini palestinesi

  • Giovedì, 16 Aprile 2015 08:29 ,
  • Pubblicato in Flash news
Il Manifesto
16 04 2015

Uno degli aspetti meno dibattuti dell'occupazione israeliana della Cisgiordania è lo sfruttamento della manodopera palestinese, soprattutto minorile.

Un rapporto intitolato "Maturi per l'abuso: il lavoro minorile palestinese negli insediamenti agricoli israeliani in Cisgiordania", pubblicato dalla ong Human Rights Watch (Hrw), rivela che le colonie, principalmente quelle della Valle del Giordano, impiegano bambini palestinesi anche di 11 anni (violando la legge internazionale che stabilisce come età minima 15 anni) pagandoli poco e in condizioni di lavoro definite "pericolose".

Negli insediamenti israeliani i bambini palestinesi lavorerebbero a temperature altissime trasportando carichi pesanti e sarebbero esposti agli effetti dannosi dei pesticidi. ...
Il braccio di ferro è durato dodici anni, fra omicidi mirati, sabotaggi, minacce e sanzioni. Ma adesso è finito, l'Iran si appresta a riprendere un ruolo nella comunità internazionale, mentre Benjamin Netanyahu guarda indietro e si sente il grande sconfitto. Ieri il premier dello Stato ebraico ha convocato una riunione urgente del consiglio di Difesa per esaminare l'accordo di Losanna, subito definito "una minaccia per la sopravvivenza di Israele". 
Giampaolo Cadalanu, La Repubblica ...
Giovanna Branca, Il Manifesto
24 marzo 2015

Al confine tra Israele ed il Libano, in guerra tra loro, un'agiata famiglia palestinese si confronta con la sua eredità: quella di un padre che sta morendo come quella più metaforica della propria cultura, anch'essa al confine tra mondi diversi. ...
La voce cupa e stanca che arriva dal telefono non è dovuta al jet lag ma al vero e proprio shock che lo scrittore e sceneggiatore israeliano Etgar Keret dice di aver subito quando, ieri mattina, è sceso dall'aereo che lo ha portato a New York e ha saputo il risultato del voto. Teme, e non fa nulla per nasconderlo, "questa deriva illiberale e messianica" che è scaturita dalle urne. All'alba di ieri sono svanite tutte le illusioni della sinistra di mandare a casa Netanyahu.
Fabio Scuto, La Repubblica 
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