Il Fatto Quotidiano
05 01 2015
di Riccardo Noury
È prevista oggi la sentenza nei confronti di un difensore dei diritti umani palestinese, Abdallah Abu Rahma, che il 21 ottobre scorso è stato giudicato colpevole dalla giustizia militare israeliana di “disturbo a un soldato in servizio”, “ostacolo a operazioni militari” e “azioni di incitamento e di propaganda ostile”, reato quest’ultimo previsto dall’ordine militare n. 101 cui sono sottoposti i palestinesi della Cisgiordania. Rischia fino a 10 anni di carcere.
Abdallah Abu Rahma, maestro di scuola elementare, è il coordinatore del Comitato popolare contro il muro di Bil’in, promotore dal 2005, insieme a numerosi attivisti israeliani e internazionali, di iniziative settimanali non violente contro il muro. Iniziative che nel 2007 hanno contribuito alla decisione dell’Alta corte d’Israele di ordinarne la modifica del percorso, per favorire un più ampio accesso degli abitanti della zona ai loro terreni.
Bil’in è diventato in questi anni il simbolo della resistenza non violenta all’occupazione dei territori palestinesi, celebrata anche da “Bil’in Habibti”, un documentario del regista israeliano Shai Pollak, visto anni fa in Italia.
Abdallah Abu Rahma aveva già trascorso 15 mesi in carcere, dal dicembre 2009 al marzo 2011, per “organizzazione e partecipazione a una manifestazione illegale” e “incitamento” (a lanciare pietre contro i soldati, circostanza smentita dai testimoni).
Nel maggio 2012, era stato nuovamente arrestato di fronte alla prigione militare di Ofer, dove stava prendendo parte a una manifestazione non violenta per commemorare la Nakba e mostrare solidarietà ai prigionieri palestinesi sottoposti alla detenzione amministrativa.
Mesi dopo, nel febbraio 2013, l’ultimo arresto con le imputazioni ricordate all’inizio, per essersi messo di fronte a un bulldozer dell’esercito israeliano, impedendogli di avanzare. In quel periodo, Abdallah Abu Rahma era anche coinvolto nella ricostruzione di Ein Hijleh, un villaggio abbandonato nella valle del fiume Giordano.
Durante le manifestazioni di Bil’in, Abdallah Abu Rahma ha perso il fratello Bassam e la sorella Jawaher, ucciso il primo da un soldato israeliano nel 2009, rimasta asfissiata dai gas lacrimogeni la seconda nel 2011.
Il Fatto Quotidiano
30 12 2014
Il 14 giugno tre giovani coloni israeliani vengono rapiti a Hebron, nei Territori palestinesi. In poche ore il governo guidato da Benjamin Netanyahu mette in campo migliaia di uomini per la ricerca dei coloni. In meno di una settimana oltre 500 palestinesi, in buona parte legati ad Hamas, vengono arrestati. I corpi dei tre coloni vengono ritrovati solo due settimane dopo. Ricostruendo la vicenda i media europei vengono a conoscenza che Israele sapeva della morte dei tre coloni già dopo poche ore dal rapimento.
La situazione è molto tesa in Cisgiordania, ma anche a Gerusalemme dove il 4 luglio viene ritrovato il corpo carbonizzato di un tredicenne arabo israeliano. Ben presto si scoprirà che a uccidere il giovane sono stati tre coloni. Durante il funerale iniziano gli scontri. Hamas lancia alcuni razzi verso Israele, Tel Aviv bombarda la Striscia. Quattro giorni più tardi comincia l’operazione militare dell’esercito israeliano denominata Protective Edge (Margine Protettivo). I bombardamenti israeliani continueranno senza sosta fino a inizio agosto. Hamas risponde con razzi e attentati contro basi militari in territorio israeliano.
L’Egitto tenta di mediare per trovare un accordo tra le parti. Vengono firmate diverse tregue, ma sembra non esserci la capacità di arrivare a un cessate il fuoco duraturo. L’esercito israeliano entra in forze all’interno della Striscia, questo provoca centinaia di migliaia di rifugiati e rende molto più cruenta la lotta. Hamas, dopo aver subito i bombardamenti per settimane, combatte ora per le strade contro i soldati di Tel Aviv.
Il 26 agosto Israele e Hamas arrivano a un accordo, sempre attraverso la mediazione egiziana. Sono morti oltre 2200 palestinesi, almeno il 70% di questi erano civili. Il movimento islamista ha ucciso 66 soldati israeliani, il bilancio più pesante per Tel Aviv tra tutte le recenti operazioni contro Hamas nella Striscia, e sette civili. La fine delle ostilità non porta però una pace che sembri duratura.
Nelle ultime settimane dell’anno il conflitto riaffiora. Diversi paesi europei riconoscono la Palestina come Stato, cosa che Israele non può accettare. Hamas viene cancellato dalla lista europea dei gruppi terroristici. Un ministro del governo di Ramallah viene ucciso dai soldati israeliani durante una manifestazione. Il governo israeliano vacilla e il premier Netanyahu decide di indire le elezioni per 17 marzo 2015, con quasi due anni d’anticipo dalla naturale fine legislatura. Alle urne si presenterà una società civile israeliana ancora più spostata a destra rispetto al voto di tre anni e che chiede a gran voce, ai propri leader politici, un’azione definitiva per cancellare Hamas da Gaza
di Cosimo Caridi
Globalist
18 12 2014
Il Tribunale Ue ha annullato l'iscrizione di Hamas dalla lista nera Ue delle organizzazioni terroriste "per motivi procedurali", ma ne mantiene temporaneamente in vigore gli effetti per garantire il congelamento dei beni. Lussemburgo sottolinea che la decisione non implica apprezzamenti di fondo sulla natura di Hamas.
A fine 2001 il Consiglio Ue aveva creato la lista 'nera' delle organizzazioni terroristiche, contro cui è previsto il congelamento dei beni, iscrivendovi contestualmente anche Hamas che da allora vi è sempre stata mantenuta. Hamas ha quindi contestato questo mantenimento nella lista e, nella sua sentenza odierna, il Tribunale Ue constata che gli atti del Consiglio sono fondati non su fatti esaminati e motivati da decisioni delle autorità nazionali competenti ma da imputazioni fattuali emerse dalla stampa o da internet.
Le decisioni dell'Ue invece, per essere legali, devono basarsi su elementi concreti. Per questo Lussemburgo "annulla gli atti mantenendo allo stesso tempo i loro effetti al fine di garantire l'efficacia di ongi fururo eventuale congelamento dei beni". La durata degli effetti è fissata a tre mesi o, se viene introdotto un ricorso davanti alla Corte, sino alla sua chiusura.
Il Tribunale quindi tiene a sottolineare che l'annullamento dell'iscrizione di Hamas dalla lista nera Ue delle organizzazioni terroristiche, avvenuta "per motivi fondamentali di procedura", non implica "alcun apprezzamento di fondo sulla questione della qualificazione del movimento Hamas come gruppo terrorista" da parte del Consiglio Ue.
"Oggi abbiamo visto esempi sconvolgenti dell'ipocrisia europea". Lo ha detto Benyamin Netanyahu riguardo le decisioni assunte oggi da vari organismi Ue. "A quanto pare - ha aggiunto - troppe persone in Europa, nella stessa terra dove 6 milioni di ebrei sono stati massacrati, non hanno imparato alcunché".
"Israele non accetta i chiarimenti dell'Ue che la decisione del tribunale su Hamas sia soltanto un tema tecnico". Lo ha detto il premier Benyamin Netanyahu citato dai media. "Ci aspettiamo - ha aggiunto - che l'Ue prontamente ridefinisca Hamas come organizzazione terroristica".
Hamas si felicita, corretto errore Hamas si è subito felicitato per la decisione odierna del tribunale Ue a suo riguardo. "E' questa la correzione di un errore commesso dalla Ue nel 2003" ha detto Sallah al-Brdwail, un dirigente di Hamas, alla agenzia al-Quds. "Il terrorismo è la occupazione israeliana, e noi ne siamo le vittime".