Lipperatura
16 07 2014
Oggi una segnalazione, e per giunta tardiva: chiedo venia per questo, ma in tutta sincerità la fatica dei mesi passati e quella ancora presente pesa. Non per questo rinuncio all’invito: Femminile plurale è un’antologia preziosa, e non soltanto perché racconta la mia regione di elezione e di anima, le Marche (che sono femminili e plurali, appunto), ma perché ne tira fuori il lato meno evidente, quello che poco ha a che spartire con la retorica dei monti azzurri e del gran poeta di Recanati. Dentro ci sono le donne che nelle Marche sono nate o hanno scritto, e donne qualunque, e le strade e i paesaggi e i luoghi, e la storia, e i nomi.
Dentro c’è anche la famigerata statua, Violata, di cui la curatrice dell’antologia, Cristina Babino, si è disperatamente e passionalmente occupata. Verrebbe da dire invano, perchè Violata è ancora là, ad Ancona, e purtroppo è ancora là come “simbolo” della violenza contro le donne, anche se non è per questo che è ancora là, e se è simbolo di qualcosa lo è dell’inseguimento alla visibilità che “in nome e per conto” delle donne stesse si è svolto, contro ogni ragionevolezza, contro ogni approfondimento, contro ogni regola elementare del vivere civile (non un bando pubblico, ma la trasformazione dell’offerta dello scultore locale di un’opera già pronta e con altre destinazioni in opera pensata per le donne e approvata dalle donne).
La casa editrice è piccola, ma procuratevi ugualmente il libro: peraltro, parte dei ricavati andrà a finanziare i centri antiviolenza, e di questi tempi è cosa buona, giusta, indispensabile.