La Stampa
23 04 2015
Cosa ne sarà di lui? Che faremo quando non ci saremo più? Sono queste le struggenti domande che un genitore non può non porsi almeno una volta nella vita di fronte ad un figlio disabile. Uno stress e un’ansia continua che si traduce, per le madri, in un decadimento cognitivo e di memoria più veloce rispetto a quelle che non hanno queste preoccupazioni. Attenzione però a non dare nulla per scontato perchè una soluzione c’è: sentire la vicinanza di amici e parenti annulla lo stress e protegge dall’invecchiamento precoce. Ad affermarlo è uno studio, ad opera dei ricercatori della University of Wisconsin-Madison, pubblicato dalla rivista Journals of Gerontology.
L’aiuto delle persone care è fondamentale
Per arrivare al risultato gli scienziati hanno esaminato e messo a confronto oltre 100 coppie di genitori di persone con varie disabilità sin dalla nascita confrontandole con oltre 500 coppie con bambini sani. Attraverso interviste e batterie di test cognitivi i ricercatori hanno scoperto che i danni maggiori alla memoria erano presenti nelle mamme che nei questionari avevano “lamentato” le maggiori difficoltà nella gestione dei piccoli disabili. Danni che non erano presenti, o comunque in maniera nettamente inferiore, quando le madri potevano contare sul sostegno di parenti e amici.
Se non sostenute c’è maggiore probabilità di depressione
Dalle analisi è anche emerso che alcune disabilità predispongono maggiormente le madri ad altri problemi di natura fisica e mentale. Ciò è risultato particolarmente evidente per autismo, paralisi cerebrale, sindrome di Down e altre forme di disabilità intellettive. In particolare è emerso che le mamme di questi bambini, se non sostenute, hanno il doppio delle probabilità di sperimentare episodi di depressione e di scarsa qualità di salute fisica. Un motivo in più per spronare chi deve prendere decisioni di “salute pubblica” a sostenere in maniera concreta che si trova nella difficile situazione di accudire un figlio malato.
L’effetto non si registra sui padri
Lo studio presenta anche un dato curioso: gli effetti negativi non si ripercuotono sui padri. Secondo gli autori della ricerca ciò è dovuto al fatto che i papà tendono a passare in casa meno tempo mentre le madri spesso devono abbandonare il lavoro. Non solo, dalle analisi sembrerebbe emergere, -confermando studi passati- che gli uomini generalmente siano meno vulnerabili a livello cognitivo in seguito ad ansia e stress.
Daniele Banfi