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22 07 2015

Imponevano le loro slot machine in tutta Roma e avevano il monopolio della attività criminali ad Acilia: 9 arresti per il clan Guarnera. Coinvolti nell'inchiesta ex esponenti della Banda della Magliana, ultras della Lazio e la malavita albanese.
La Guardia di Finanza di Roma ha condotto in carcere 9 persone affiliate al clan Guarnera operante ad Acilia, periferia di Ostia, nell'ambito dell'operazione ‘Vento dell'Est'. Pesanti le accuse nei loro confronti: estorsione, illecita concorrenza con minaccia e violenza, traffico internazionale di sostanze stupefacenti, il tutto aggravato dalla natura mafiosa del loro sodalizio.

I Guarnera, dopo essersi allontanati dal boss Mario Iovine dei Casalesi, avevano organizzato un loro clan arrivando a controllare la gran parte delle attività criminali ad Acilia: estorsioni, spaccio di droga e gioco d'azzardo. Inoltre si erano specializzati nel controllo del mercato delle slot machine Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i Guarnera avevano stretto un proficuo sodalizio con la mala albanese, utilizzata come braccio armato e forza d'intimidazione. Inoltre avevano stretto rapporti con ex membri della Banda della Magliana, come Luciano Crialesi e Renato Santachiara. I Guarnera coabitavano anche pacificamente con il clan Fasciani di Ostia, con cui avevano stretto un patto di reciproco rispetto, non invadendo ognuno il territorio altrui.

Per quanto riguarda i rapporti con ‘gli albanesi', i Guarnera avevano stretto un sodalizio con il gruppo di Arben Zogu, il cui nome già emerge nell'inchiesta su Mafia Capitale assieme a quello dell'ex leader degli Irriducibili della Lazio Diabolik, al secolo Fabrizio Piscitelli. Zogu, detto ‘Riccardino', non solo interveniva con il suo gruppo per intimidire chi non voleva installare le ‘macchinette' dei Guarnera, ma reperiva al gruppo ingenti quantità di sostanze stupefacenti, provenienti anche dall'estero. Nell'inchiesta viene documentato l'arrivo di un carico di 20 chili di cocaina che, transitando per la mani degli albanesi, veniva poi consegnata in parte ai Guarnera, in particolare da Alessandro Presta, detto ‘il Negro'. Nell'operazione di narcotraffico è risultato coinvolto anche Ettore Abramo, meglio conosciuto in curva Nord della Lazio come ‘Pluto', il quale aveva il compito di magazziniere della cocaina importata

 

Iniziarono a morire con il pezzo di Sciascia

Falcone e BorsellinoNon si potrebbe immaginare un contesto più imbarazzante per commemorare ufficialmente Paolo Borsellino ventitré anni dopo la strage di via d'Amelio.
Nando dalla Chiesa, Il Fatto Quotidiano ...

Ricordiamo che questo è stato

falcone-e-borsellinoSiamo stati in guerra, anche se ufficialmente nessuno l'aveva dichiarata. Un grande conflitto scatenato da un'organizzazione mafiosa che dopo essere andata a braccetto con i politici, nel 1992 ha sfidato lo Stato.
Lirio Abbate, l'Espresso ...

la Repubblica
16 07 2015

Il medico di Crocetta al telefono: la Borsellino va fatta fuori come suo padre. Renzi le telefona: "Solidale con lei"

Lucia Borsellino «va fatta fuori. Come suo padre». Ovvero come Paolo Borsellino, il giudice assassinato il 19 luglio 1992. Le parole, di impatto potentissimo, sarebbero state intercettate pochi mesi fa. A pronunciarle – secondo quanto rivela l’Espresso in un’anticipazione - non sarebbe stato un capomafia, ma il medico personale di medico di Crocetta: Matteo Tutino, primario dell’ospedale palermitano Villa Sofia, arrestato nei giorni scorsi per truffa, falso e peculato. All’altro capo del telefono c’è proprio il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, che – a quanto riferisce l’Espresso - ascolta e tace. Nessuna reazione di fronte a quel commento macabro nei confronti dell’assessore della sua giunta, scelto come simbolo di legalità in un settore da sempre culla di interessi mafiosi. Nei giorni scorsi le voci di una intercettazione shock erano circolate con insistenza, giungendo all’orecchio della stessa Borsellino, che si è dimessa dal ruolo di assessore alla Salute all’indomani dell’arresto di Turino. Dicendo, in un'intervista a Repubblica, che in dissenso nei riguardi dell'antimafia di facciata non avrebbe partecipato alle cerimonie per la commemorazione della strage di via d'Amelio.

Crocetta nega di aver sentito. Ma Crocetta dice di non aver mai sentito quella frase: "Giuro di non averla mai udita, forse ero in viaggio, in autostrada, in una zona d'ombra. Ma se l'avessi sentita davvero avrei reagito come un dannato, avrei tolto la parola a Tutino. Lui parlava male della Borsellino, è vero, ma ripeto non l'ho sentito dire quella frase. Purtroppo - conclude il presidente - siamo tutti vittime delle telefonate altrui", Basterà questa precisazione a placare il ciclone in arrivo alla vigilia delle commemorazioni del 19 luglio?

Il commento gelido dell'ex assessore. Lucia Borsellino commenta la frase ai microfoni del Gr di Rai Sicilia: "Mi sento intimamente offesa e provo un senso di vergogna per loro". Sulla giustificazione data da Crocetta ha risposto glaciale: "Non spetta a me fare commenti al riguardo". Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo e punto di riferimento del movimento "Agende Rosse" attacca: "Quelle intercettazioni tra il medico di Crocetta e lo stesso Presidente in cui Matteo Tutino dice che bisognerebbe fare fuori mia nipote Lucia sono semplicemente gravissime, incredibili e vergognose". "Lui non dice che bisogna farla fuori dall'assessorato ma che bisogna farla fuori come suo padre - dice Salvatore Borsellino - e siccome mi risulta che suo padre è stato ucciso in maniera particolare, è gravissimo. E non perché l'abbia detto Tutino ma perché il presidente Crocetta non l'ha mai reso noto, né ha estromesso Tutino dal suo entourage. Io chiederò conto a Crocetta di questo". Quando viene a sapere che Crocetta sostiene di non avere mai sentito quella frase, replica: "Vuol dire che è stato colpito da una sordità improvvisa e temporanea...". "Fare fuori Lucia come suo padre significa solo una cosa- dice - e trovo assurdo che Crocetta non ne abbia tratto le necessarie conseguenze. Gliene chiederò conto".

La telefonata di Matteo Renzi. La giunta Crocetta traballa come non mai. Anche il premier Matteo Renzi, stamattina, ha telefonato a Lucia Borsellino per esprimerle solidarietà. Un gesto che, com'è evidente, ha anche un valore politico, visto che uno dei due interlocutori della conversazione incriminata sarebbe stato Crocetta. Ovvero un presidente della Regione del Pd. Fonti di Palazzo Chigi sottolineano che la chiamata a Lucia Borsellino è stata "la prima telefonata della giornata del premier".
La chiama anche Alfano. Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, ha chiamato Lucia Borsellino per esprimerle "sdegno, affettuosa vicinanza e solidarietà per quelle parole che pesano in modo gravissimo e incancellabile sulla coscienza di chi le ha pronunciate". Il ministro Alfano auspica che sia vero quanto affermato dal Presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, e cioè che non ha sentito la "irripetibile frase pronunciata dal suo medico" sull'ex assessore alla Sanità.

Il Pd chiede le dimissioni. Il sottosegretario Davide Faraone non ha dubbi: "Inevitabili dimissioni Crocetta e nuove elezioni. Quelle parole su Lucia Borsellino una vergogna inaccettabile". Nel Pd si apre il fronte che porta alle dimissioni del governatore.
Il nuovo assessore: "licenziare Tutino". Il neo assessore alla Salute Baldo Gucciardi, intanto, chiede il licenziamento di Tutino: "Pur nell'assoluto rispettodelle indagini dell'autorità giudiziaria, è di tutta evidenza che le parole pronunciate dal dottor Tutino e riportate oggi da organi di stampa lo rendono, fra l'altro, incompatibile con qualsiasi rapporto giuridico e professionale con un'Azienda sanitaria pubblica. Il direttore generale dell'Azienda Villa Sofia-Cervello svolga le tempestive verifiche del caso - dice Gucciardi - e ponga immediatamente in essere i provvedimenti consequenziali".

Emanuele Lauria

I palazzi dei clan in dono ai minori

  • Giovedì, 09 Luglio 2015 12:50 ,
  • Pubblicato in Flash news

la Repubblica
09 07 2015

Saranno destinati alle famiglie senza casa e ai minori in affidamento due immobili confiscati alla mafia.

Agli sfollati saranno assegnati 13 appartamenti in un palazzo di via Reti 27, a San Lorenzo, e una villa all'Infernetto si trasformerà in una sede per minori. ...

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