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Il Fatto Quotidiano
15 05 2015

“Assillare costantemente il coniuge con continui comportamenti ossessivi e maniacali ispirati da gelosia morbosa è un maltrattamento“. Lo ha stabilito la Cassazione, che ha annullato l’assoluzione dall’accusa di maltrattamenti per un uomo siciliano che faceva pressione sulla moglie in tutti i modi affinché abbandonasse il lavoro di assistente di volo in quanto – a detta del marito – “non adatto a donne per bene”.

L’uomo era stato assolto nel maggio 2014 mentre nei suoi confronti la Corte d’appello di Palermo aveva convalidato la condanna per stalking a causa di alcuni sms alla consorte, testimoniati dalla stessa vittima e dai suoi parenti. Il giudice di merito sosteneva l’assoluzione in considerazione di una “vita di coppia caratterizzata da animosità” e la mancata “consapevolezza del soggetto di causare alla moglie un turbamento psichico e morale”.

La Cassazione si è però focalizzata nuovamente sugli atteggiamenti dell’uomo, rilevati dal Tribunale. Ovvero: “continui comportamenti ossessivi e maniacali, quali l’insistente contestazione di tradimenti inesistenti, la ricerca incessante di tracce di relazioni extra-coniugali con ispezione costante del telefono della donna, la verifica degli orari di rientro a casa e il controllo degli spostamenti”. Questo modo di agire avrebbe provocato nella moglie “importanti limitazioni e condizionamenti nella vita quotidiana e nelle scelte, nonché un intollerabile stato d’ansia“. Gli atteggiamenti eccessivamente gelosi tenuti dall’uomo sono stati giudicati attinenti alla “vessazione psicologica“, punita dall’art. 572 del codice penale con la reclusione da due a sei anni.

La vicenda di questa coppia non è però conclusa, perché il marito ha ottenuto la riapertura dell’istruttoria dibattimentale. L’uomo ha specificato infatti nuovamente che la denuncia della moglie era giunta successivamente alla presentazione del conto da 300mila euro nella causa civile che lui aveva intrapreso contro i suoceri “per il mancato pagamento delle retribuzioni quale dipendente della loro società”. La Cassazione ha pertanto specificato come questo particolare possa evidenziare “la sussistenza di motivi di astio dell’accusante e dei suoi familiari chiamati a deporre a riscontro, nei confronti dell’imputato” e non può di conseguenza essere considerato elemento ininfluente ai fini della valutazione di attendibilità della donna.

bambini-mostriC'è uno spazio grigio in cui le ferite non si vedono e le urla non si sentono. Capita quando un bambino smette di sorridere, diventa violento, non parla più e sembra detestare il mondo. A volte, ma sempre più spesso, dietro quel comportamento c'è la storia di un maltrattamento: non solo fisico, non solo evidente, ma fatto di trascuratezza, indifferenza, incuria, di abbracci negati o di grida troppo forti.
Maria Novella De Luca, la Repubblica ...
Calci e pugni a giovani mutilati, comprati in Romania, deportati in Italia e costretti a mendicare ai semafori. Coltelli usati per minacciare ragazzi disabili e costringerli a chiedere l'elemosina, sotto il sole e con la pioggia, dalle 7 alle 19, sette giorni su sette. E la scioccante realtà ricostruita in otto mesi di indagini sul racket della questua gestito da due clan romeni. 
Franco Vanni, la Repubblica ...

Sette bimbi su 100 sono in carico ai Servizi sociali

L'intera popolazione di minori in carico al Comune (per le più svariate ragioni) sono 14.449, di questi 3.363 i nuovi casi presi in carico nel 2013 per maltrattamento e abuso sessuale. Più maschi (1.759) che femmine (1.604), sia italiani (2.700) sia stranieri (1.356). 
Paola D'Amico, Corriere della Sera ...

Corriere della Sera
14 07 2014

Accusato di violenza sessuale aggravata, maltrattamenti e riduzione in schiavitù un cittadino serbo di 34 anni

Avrebbe costretto la sua compagna disabile e ridotta su una sedia a rotelle ad elemosinare per strada, minacciandola e violentandola ripetute volte. Per questa ragione, un cittadino serbo di 34 anni, con precedenti penali, è stato arrestato dalla polizia a Bari. È accusato di violenza sessuale aggravata, minacce gravi, maltrattamenti in famiglia, riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù, e lesioni personali.

È stata la stessa donna che si trovava in una strada del centro a chiedere l’intervento di una pattuglia della polizia che stava passando in quella zona, denunciando le violenze subite. La donna, impaurita e con evidenti segni degli abusi, ha raccontato agli agenti di essere costretta dal suo convivente a restare molte ore al giorno per strada per elemosinare nonostante la sua completa disabilità motoria, e di subire ripetutamente minacce di morte per sè e per la sua famiglia. La donna è stata quindi soccorsa da personale del 118 e la polizia ha rintracciato l’uomo che, una volta trovati riscontri alle accuse della donna, è stato arrestato. Alla vittima, accompagnata al pronto soccorso del Policlinico, è stata diagnosticata la rottura di un dente, varie ecchimosi su tutto il corpo e lesioni riconducibili ad una violenza sessuale subita la sera prima.

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