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Corriere della Sera
18 12 2013

NAPOLI - La Duma russa ha approvato una modifica al progetto sull'amnistia promosso da Vladimir Putin che la estende anche agli attivisti di Greenpeace, tra cui l'italiano Cristian D'Alessandro, accusati di teppismo e liberi su cauzione. Lo scrive Interfax precisando che in base a questa formulazione essa varrà pure per imputati in attesa di giudizio.

L'EMENDAMENTO - Il testo iniziale del provvedimento legislativo in discussione prevedeva che le persone sotto inchiesta con l'accusa di teppismo o reati di portata analoga potessero essere amnistiati solo dopo una sentenza. Ma l'emendamento votato oggi dalla Duma - e apparentemente pensato proprio per chiudere il contenzioso internazionale innescato dal fermo degli attivisti della nave Arctic30 impegnati in un tentativo di abbordaggio di protesta contro una piattaforma artica del colosso russo degli idrocarburi Gazprom - modifica il quadro. La legge dovrebbe essere approvata definitivamente oggi anche in seconda lettura. Se tutta va per il verso giusto, gli attivisti di Artic30 e il napoletano Cristian D'Alessandro potrebbero festeggiare il Natale a casa.

DUE PUSSY RIOT LIBERE - Irina Khrunova, avvocato delle due Pussy Riot Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alyokhina, ha affermato che se l'amnistia dovesse passare ed essere pubblicata giovedì le sue clienti potrebbero uscire di prigione il giorno stesso. «Se tutto va secondo i piani, saranno liberate immediatamente», ha detto all'agenzia di stampa Dpa. Alyokhina e Tolokonnikova, ha scritto su Twitter il marito di quest'ultima, Pyotr Verzilov citando le autorità del carcere, saranno liberate immediatamente. Ma il Russian Federal Prison Service non ha voluto rilasciare commenti in merito ad una possibile data della loro scarcerazione. «Questa è stata solo la prima lettura», ha commentato la portavoce Natalya Bystritskaya.

Huffington Post
12 12 13

L'ultima notizia giunta dalla Russia sul destino delle ragazze “ribelli”, che hanno inscenato una protesta a suon di punk nella Cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca nel 2012, riguardava il trasferimento di una di loro - Nadezhda Tolokonnikova, conosciuta come Nadia – in un campo di lavoro in Siberia, a quasi 5000 km dalla Capitale.

Oggi si apprende che Vladimir Putin ha presentato alla Duma il testo di un provvedimento di amnistia che coinvolgerebbe circa 25mila detenuti, tra cui le Pussy Riot e gli attivisti di Greenpeace. Nel testo, infatti, è previsto uno sconto di pena fino a 5 anni per reati non violenti e per chi non sia già stato condannato in precedenza.

Le tre ragazze incarcerate dopo la protesta anti-Putin del 2012 sono state condannate a due anni di reclusione, ma la vicenda ha destato un certo scandalo nell’opinione pubblica internazionale e forse questa mossa è un modo per mettere a tacere le accuse di violazione dei diritti umani che piovono ormai da anni sulla Russia di Putin.

La storia di queste giovani mamme-attiviste (molte di loro hanno dei figli piccoli) viene raccontata in un bel documentario, coraggioso e audace, intitolato Pussy Riot – A Punk Prayer, di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin, in uscita oggi nelle sale italiane e distribuito da I Wonder Pictures.

Il punto di vista dei registi – che nell'estetica del documentario hanno mantenuto l'attitudine Do It Yourself propria del collettivo - si sofferma sulla portata mediatica internazionale di un piccolo atto di protesta inscenato per criticare la “discutibile” rielezione di Putin, che nel 2012 è diventato per la terza volta Presidente della Federazione Russa.

L'arresto delle ragazze con l'accusa di “teppismo motivato dall'odio religioso” è diventato un caso internazionale che ha innescato una disputa in merito alla democrazia e alla difesa dei diritti umani in Russia.

Una delle ragazze, Nadia per l'appunto, ha intrapreso nei mesi scorsi un lungo sciopero della fame per denunciare i presunti maltrattamenti subiti in carcere ed è stata ricoverata in condizioni critiche per alcune settimane.

L'opinione russa si divide e molti conservatori hanno letto nel gesto delle ragazze un comportamento blasfemo, in generale comunque sembra che dell'accaduto importi di più alla comunità internazionale che non ai russi stessi.

Questo film aiuta a tenere alta la soglia di attenzione e a capire come sia difficile, in un paese come quello governato da Vladimir Putin, provare a elevare una voce di dissenso.

Barbara Tomasino

Putin copre i suoi misfatti: Pussy riot libere a inizio 2014.

  • Mercoledì, 11 Dicembre 2013 12:03 ,
  • Pubblicato in Flash news

femminismi.it
11 12 2013

Inizi di dicembre: i media di Stato russi fanno” trapelare ” che le due Pussy Riot incarcerate sono stati incluse nel progetto di legge di amnistia . Il 9 dicembre si viene invece a sapere che la Corte Suprema ha rigettato la loro condanna in ogni caso .
Le pene detentive dell Pussy riot, grazie all’amnistia scadrebbero all’inizio del prossimo anno , ciò è stato interpretato da molti come un gioco di pubbliche relazioni che si muove in vista delle Olimpiadi di Sochi che iniziano il 7 feb .

E’ probabile quindi che l’amnistia serva a “coprire” la condanna illegale delle tre attviste.
Infatti il collegio giurisdizionale per le cause penali della Corte Suprema della Federazione Russa ha emesso una sentenza sul caso. La Corte Suprema ritiene che la sentenza eseguita in caso di Nadezhda Tolokonnikova , Maria Alyokhina e Yekaterina Samutsevich fosse illegittima e lo ha segnalato sul suo sito web ufficiale .

” Non sappiamo quali sono le motivazioni sono , né i motivi della decisione . Potrebbe essere la mancanza di prove per il reato , o le forme e la lunghezza della pena , o alcune altre ragioni tecniche formali . Si saprà quando verrà pubblicata la motivazione ufficiale. La Corte , nel rivedere il nostro appello, lo ha ritenuto giustificato in parte, e ha aperto un procedimento di sorveglianza, inviando il procedimento penale per la revisione sostanziale al presidium del Tribunale di Mosca . Possiamo aspettarci che nel prossimo mese , la data per la revisione sarà programmata . Gli avvocati della difesa dei condannati sono tenuti a prendere parte ai lavori . Da un lato , questo non significa che la condanna Pussy Riot sia ribaltata , perché il presidio della città di Mosca Corte non può pronunciarsi su tale questione , ma d’altra parte, è un ottimo segnale . La più alta corte di giustizia russa non è d’accordo con la sentenza emessa nel caso di Pussy Riot ” , ha detto l’avvocato Irina Khrunova , che rappresenta Tolokonnikova e Alyokhina .

Ricordiamo che in precedenza gli avvocati delle detenute e il mediatore russo per i diritti umani Vladimir Lukin hanno fatto appello alla Corte Suprema russa circa la sentenza contro le Pussy Riot .

La legge anti-gay russa è costituzionale, lo ha dichiarato la corte, lasciando capire che non solo è utile ma anche necessaria. E visto che resta ben salda si fa di nuovo pressante l'appello a boicottare le Olimpiadi invernali russe di Sochi per denunciare le pesanti discriminazioni. Ultima a farsene portavoce è stata Lady Gaga forte dell'altissimo gradimento di cui gode come icona gay. ...

Le due attiviste Pussy riot forse presto libere

  • Martedì, 10 Dicembre 2013 09:44 ,
  • Pubblicato in Flash news

Femminismi.it
10 12 2013

E’ appena arrivata notizia che il quotidiano russo Izvestia informa dell’ intenzione di Putin di accordare la grazia a 1300 detenuti in occasione del ventesimo anniversario della promulgazione della Costituzione russa, probabilmente una abile mossa mediatica dovuta alla necessitá di svolgere senza troppe polemiche le Olimpiadi invernali. La grazia riguarderebbe i detenuti considerati ” non pericolosi per la societá ” e coinvolgerebbe anche 17.500 detenuti da porre in custodia vigilata. Tra i detenuti graziati potrebbero anzi dovrebbero esserci le due attiviste delle Pussy Riot e gli attivisti di Greenpeace, trenta, ancora in carcere. Il parlamento deve ora ratificare la proposta, che verrá attuata dal prossimo mese.

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