la Repubblica
11 09 2015
"Piuttosto che dare la canonica ai migranti la brucio": altro che l'appello all'accoglienza di Papa Francesco. Quassù, sulle colline liguri dell'Albenganese, il parroco di Onzo non è d'accordo. E secondo alcune testimonianze dei cittadini, non avrebbe usato mezze parole. Lo racconta Giuliano Arnaldi, consigliere comunale: "Ha detto proprio così, me l'ha ribadito di persona, quando gli ho telefonato per organizzare l'accoglienza in paese - spiega Arnaldi - Ma a quanto so lo aveva già detto sul sagrato della chiesa. Sempre così: brucio la canonica piuttosto che darla ai migranti. Sono parole sconcertanti".
Che a noi di Repubblica, don Angelo Chizzolini, non ripete direttamente e nega di aver pronunciato in quei termini. Ci dice, però, che "La canonica è casa mia e in casa mia non ospito nessuno, al massimo i miei genitori, di sicuro non i profughi". Il motivo?
"Evangelicamente bisognerebbe accogliere, lo so, ma i problemi concreti nei paesi sono altri, noi non abbiamo spazio, qui ho la canonica e poi un altro appartamento già dato a una famiglia bisognosa. Cosa dovrei fare, ospitarli in casa mia?".
Il dibattito è sulla bocca di tutti in questo piccolo centro di 235 abitanti in provincia di Savona. Si era acceso qualche giorno fa, con la notizia che alcuni dei migranti in arrivo in Liguria sarebbero stati destinati proprio qui. "In realtà era un'informazione scorretta e non è arrivato nessuno - spiega Arnaldi - ma la voce è bastata per fomentare il dibattito tra favorevoli e contrari all'accoglienza. Con rammarico si è subito capito che il parroco è tra i contrari: ma è grave che faccia affermazioni così forti, lui che è della stessa chiesa di Papa Bergoglio".
Una polemica che appesantirà ulteriormente il clima nella chiesa di Albenga, già complicata, tanto che è stata commissariata e ad oggi qui convivono due vescovi.
Giulia Destefanis
Cronache di ordinario razzismo
10 09 2015
Le donne e gli uomini che arrivano in Europa cercano un futuro.
Legittimamente, pensano di avere quel diritto all’esistenza che nei loro paesi è negato.
Tutti noi, come singoli e come collettività, abbiamo la responsabilità di fare in modo che questo diritto sia loro garantito.
Noi tutte e tutti, donne e uomini dell’occidente, insegnanti, studenti, lavoratori, pensionati, disoccupati, attivisti, operatori del mondo dell’informazione, intellettuali, esponenti del mondo della cultura, possiamo e dobbiamo scegliere: tra l’egoismo, la disumanità, le diseguaglianze, l’odio, il razzismo e la xenofobia che generano sofferenze, dolore e morte e l’umanità, la pace, l’eguaglianza e la giustizia sociale.
Abbiamo un compito: quello di dissolvere l’ottusità, la cecità e la sordità dei vertici degli Stati europei. Spingendoli una volta per tutte a fermare le stragi che per mare e per terra hanno ucciso migliaia di donne, uomini e bambini.
A offrire a queste donne e a questi uomini un’accoglienza dignitosa.
A sostenere con interventi e mezzi adeguati la costruzione del loro futuro.
A combattere in ogni spazio e in ogni luogo e con tutti gli strumenti possibili il dilagare della xenofobia e del razzismo.
Stare a guardare significa rendersi corresponsabili.
Per questo Lunaria aderisce alla Marcia delle donne e degli uomini scalzi del prossimo 11 settembre e invita ciascuno e ciascuna a partecipare.
Qui è possibile leggere il manifesto della Marcia.
L’appuntamento a Roma è alle ore 17.00, presso la sede del centro Baobab, in via cupa 5 (qui dettagli).
Qui la lista, in continuo aggiornamento, delle altre città in marcia.