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Costruire identità. Al lavoro grandi e piccini

  • Mercoledì, 11 Febbraio 2015 14:01 ,
  • Pubblicato in L'Intervista
Terranave Amisnet
10 febraio 2015

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Come vedono i bambini il mondo degli adulti e come gli adulti immaginano la città dei bambini? E in che modo bambini e adulti possono interagire per costruire insieme una comunità migliore? Un documentario, un libro e un corso provano a dare una risposta a queste domande.

Alle scuole private un fiume di soldi pubblici

  • Mercoledì, 04 Febbraio 2015 12:52 ,
  • Pubblicato in L'ESPRESSO

Espresso
04 02 2015

è un paradosso nel mondo dell’istruzione che sopravvive alle riforme e ai proclami. Da una parte scuole pubbliche a corto di risorse, con 250 mila insegnanti precari ed edifici senza sicurezza come testimoniano i crolli nell’asilo di Milano e nella media di Bologna di inizio gennaio.

Dall’altra istituti privati che continuano a essere finanziati da Stato e Regioni con una dote che sfiora i 700 milioni di euro l’anno, senza che alle sovvenzioni corrisponda un controllo sulla qualità.

Il governo Renzi ha promesso di mettere mano almeno alle condizioni delle aule, con un piano di investimenti ambizioso che però stenta a partire proprio per la carenza di fondi: l’operazione richiede quattro miliardi di euro. Così il dossier “La buona scuola” considera inevitabile il sostegno agli imprenditori dell’istruzione: «Va offerto al settore privato e no-profit un pacchetto di vantaggi graduali, attraverso meccanismi di trasparenza ed equità che non comportino distorsioni».

Così ogni anno il ministero dell’Istruzione versa poco meno di mezzo miliardo alle paritarie.

Un lascito mai rimosso del secolo scorso, quando il maestro non arrivava nei paesi più remoti e ai piccoli studenti ci pensavano soprattutto le suore.

Oggi quel finanziamento è un nervo scoperto tra i pasdaran della statale ad ogni costo e i paladini delle strutture private. Per i primi andrebbe cancellato il contributo per gli istituti laici e confessionali che vogliono stare sul mercato, mentre i secondi difendono la possibilità di educare ai valori cattolici o con sistemi alternativi.


Le due opzioni sono sempre sullo stesso piano, rispolverando un vecchio mantra caro al centrodestra italiano: la libertà di scegliere dove mandare i figli a scuola è sacrosanta e siccome le paritarie costano, ci vuole un aiutino. Tesi sposata in pieno anche dal ministro Stefania Giannini: «Dobbiamo pensare una scuola che sia organizzata dallo Stato o dall’iniziativa privata. Dobbiamo uscire dalla logica che ci siano gli amici delle famiglie contro gli amici dello Stato».

Per gli “amici delle famiglie” sono riservati per quest’anno 473 milioni, necessari ad accogliere quasi un milione di allievi dai tre ai diciotto anni. Fondi che arrivano da Roma in base al numero di sezioni e che solo negli ultimi anni sono scesi sotto quota mezzo miliardo

. La riduzione è stata di venti milioni, poco più del tre per cento imposto ai ministeri dalla spending review, ma ha fatto lievitare il malcontento. Come spiega padre Francesco Macrì, presidente della federazione degli istituti cattolici: «Siamo il vaso di argilla più debole di tutti, subiamo il taglio dei finanziamenti a fronte di una crescita di responsabilità e di impegni educativi».

Di diverso avviso Massimo Mari della Cgil:«Quella della Giannini è una presa di posizione degna dei governi democristiani. Con un problema mai superato: al centro dell’istruzione c’è il cittadino e non la famiglia. Finanziare la scuola cattolica contrasta con lo Stato stesso».
Ancora più tranchant la Rete studenti:«Investire nelle paritarie è un insulto ai milioni di ragazzi che frequentano istituti che cadono a pezzi, senza servizi e sotto finanziati».

Le statali italiane superano quota 41 mila, tutte le altre sono 13.625. Di queste, oltre 11 mila sotto forma di cooperativa, congregazione o srl offrono un ampio ventaglio di formazione.

Per stare in piedi chiedono una retta che può arrivare fino ad ottomila euro all’anno. Tanto. E allora oltre allo Stato ci pensano gli enti locali a dare una mano, con il buono-scuola della Regione Lombardia a fare da modello o gli aiuti dei comuni emiliani: a Bologna il milione di euro destinato ogni anno alle scuole d’infanzia è stato bocciato da un referendum. Governatori e sindaci alimentano un altro fiume carsico di denaro pubblico per le private, un federalismo scolastico stimato dalla Cgil in altri 200 milioni, che si somma alla sovvenzione ministeriale.

Un assegno in bianco, che non premia solo le eccellenze: finisce pure ad enti privati che non brillano per qualità o dove i professori ricevono stipendi da fame.

STORIE DI ORDINARIO SFRUTTAMENTO

Tra le distorsioni più frequenti delle private ci sono gli insegnanti alle prime armi che diventano vittime del ricatto.

Funziona così: per scalare la graduatoria nazionale devono accumulare punteggio con le ore di docenza, ma i professori a spasso sono così tanti che pur di mettere da parte ore utili sono disposti a salire in cattedra a gratis.

Lezioni a costo zero e tenuti sotto scacco nel purgatorio delle parificate per prendere il volo il prima possibile verso il paradiso delle statali. Paolo Latella, insegnante e sindacalista Unicobas, ha raccolto le testimonianze: «È un fenomeno così diffuso che tocca almeno il cinquanta per cento delle strutture. “Vuoi che ti pago quando c’è la fila fuori?” è la risposta più frequente data dai gestori senza scrupoli ai docenti disarmati». In centinaia firmano il contratto e una lettera di dimissioni senza data. È sufficiente aggiungerla e cacciarli. Senza strascichi in tribunale. Lo stipendio in diversi istituti è sotto la soglia di sopravvivenza: ci sono esempi di retribuzioni da 200-300 euro al mese, significa due euro all’ora. E poi un elenco vergognoso di condizioni a cui sottostare. Dai rimborsi della maternità da restituire, fino alla pratica del pagamento con assegno mensile da ridare in contanti alla segreteria.

Centinaia di casi, dall’Emilia Romagna alla Sicilia, con tanto di minacce e pressioni. Tutte segnalazioni anonime, come se fare la prof fosse un mestiere a rischio. «Per sei anni sono stata malpagata a Cagliari. Sei mesi fa ho fatto una denuncia all’ispettorato del lavoro e ho scoperto l’ovvio: i contratti a progetto che avevo firmato sono illegali». Dopo l’esposto però la beffa. Licenziata con una motivazione paradossale: «Mancanza di fiducia a causa del mio comportamento».

Epicentro del fenomeno la provincia di Caserta, dove si contano oltre 400 tra srl e cooperative e solo 217 istituti con lo stemma della Repubblica. Da qui arriva la storia di Maria: «Ho lavorato un anno intero senza ricevere neppure un euro, firmando però la busta paga. Ho fatto anche gli esami di idoneità senza portare a casa nulla, tutto sotto minaccia di licenziamento e di perdere posizioni in graduatoria».

In Campania nelle scuole private resiste anche la pratica dei “diplomifici”: pago tanto, studio poco e prendo il pezzo di carta. Ecco il racconto di una ragazza bolognese:«A Nola mi sono presentata tre volte per le prove scritte ed orali. Mi facevano copiare tutto». È una delle testimoni ascoltate dai finanzieri dopo il sequestro di due istituti nel Napoletano. La maturità partendo da zero, grazie a registri taroccati e atti pubblici falsi. Il tutto per 12mila euro in contanti. A chi organizzava la truffa sono finiti in tasca milioni di euro: in centinaia si sono catapultati qui da Roma, Foggia e dalla Sardegna. Per prendere un diploma che non vale nulla: dopo l’inchiesta i titoli sospetti sono stati cancellati.

SOPRAVVIVE IL SISTEMA FORMIGONI

Sul fronte dei finanziamenti, in Lombardia una dote ad hoc è stata il vanto dell’ex presidente Roberto Formigoni. Partiti nel lontano 2001, in tredici anni i contributi regionali hanno superato quota 500 milioni.

Messi a disposizione in nome della possibilità di scegliere: la libertà educativa è in mano ai genitori, che se vogliono iscrivere i propri figli nelle scuole cattoliche ricevono sostegno dal Pirellone, che sborsa una parte delle rette. Un sistema fortemente contestato dalla Cgil, come spiega Claudio Arcari: «Per come viene distribuita, la dote finisce alle famiglie benestanti, alimentando un diritto allo studio al contrario: tanto a chi si può permettere rette da migliaia di euro e nulla a chi ha poco».

L’aiuto non si è inceppato neppure con la bocciatura del Tar dello scorso aprile. Ecco come è andata. Due studentesse milanesi fanno ricorso: troppa differenza (a parità di reddito familiare) tra quanto destinato a loro - tra 60 e 290 euro - e quello che va a una coetanea privatista, che può intascare fino a 950 euro. Una disparità non accettabile per i giudici amministrativi: «Senza alcuna giustificazione ragionevole e con palese disparità, le erogazioni sono diverse e più favorevoli per chi frequenta una paritaria».

La sentenza è tuttavia una vittoria a metà perché è stata respinta la parte del ricorso che colpiva il sostegno economico. E anche per quest’anno scolastico sono arrivati trenta milioni di euro sotto forma di dote. La scelta del leghista Roberto Maroni è stata copiata dal compagno di partito Luca Zaia.

Il governatore veneto ha messo sul tavolo 42 milioni (21 per gli asili nido e altrettanti per le scuole d’infanzia) con questa motivazione: «Il Governo ci vorrebbe più impegnati nella costruzione di asili pubblici. Noi diciamo che questa è la nostra storia e che non ci sono alternative alle comunità parrocchiali e congregazionali. In Veneto non cerchiamo e non vogliamo nessuna alternativa».

PRIMA GLI ULTIMI

Non sempre vince il malaffare. Oltre ai predatori voraci e governatori generosi, non mancano le buone pratiche: inclusione sociale, esperienze di eccellenza e una visone moderna dell’insegnamento.

A Rimini il centro educativo italo-svizzero (Ceis) è stato fondato nel dopoguerra dal Soccorso operaio elvetico. Una istituzione privata laica che col tempo è diventata un modello: niente cattedre, orari flessibili e classi che gestircono in autonomia le lezioni per oltre 350 bambini fino a dieci anni. Di questi, cinquanta hanno una qualche forma di disabilità, oltre il triplo di una scuola pubblica.

Un’attenzione simile a quella riservata dall’Istituto per le arti grafiche di Trento, di proprietà della congregazione dei Figli di Maria Immacolata, ma finanziata interamente dalla Provincia.

È normale trovare in ogni classe almeno un paio di ragazzi con handicap. «Il dualismo normalità-disabilità va superato», afferma il direttore Erik Gadoni: «Ognuno può portare un contributo al gruppo in cui è inserito». Ottimi i risultati anche sul fronte dell’autismo. Rudy è un ragazzo con la sindrome di Asperger: quando entrò la prima volta si nascondeva sotto il banco. Grazie un percorso ad hoc allargato alla famiglia e ai compagni, la sua capacità relazionale è migliorata.

E adesso Rudy ha lasciato Trento per iscriversi all’università. Una vita normale, dopo cinque anni e tanti investimenti per la sua educazione. A buon fine.

Ha collaborato Paolo Fantauzzi

Redattore Sociale
30 01 2015

Ieri, per la seconda volta in due giorni, i genitori hanno chiamato la polizia municipale: due classi erano "scoperte", per l'assenza di una maestra non sostituita. E i bambini delle rispettive sezioni, quasi 40, tutti tra i 3 e i 4 anni, erano "senza sorveglianza" e sarebbero stati radunati in palestra, l'unico ambiente ampio della scuola, vigilati da non si sa bene chi.

E' accaduto in una scuola dell'infanzia del Pigneto,la E. Toti, ma segnalazioni come questa sono ormai all'ordine del giorno. Di fatto, basta l'assenza di una maestra, in queste settimane, per mandare facilmente in tilt l'organizzazione della scuola, visto che le nuove norme, entrate in vigore il 7 gennaio con la delibera 236/2014, non prevedono la sostituzione dell'insegnante.

"Oggi abbiamo la maestra titolare aveva un intervento, si sapeva da tempo che sarebbe stata assente: stamattina abbiamo dovuto lasciare i bambini con la maestra di sostegno, perche' la supplente non e' stata mandata", racconta una mamma della stessa scuola. Solo nella giornata di ieri, decine e decine di segnalazioni sono arrivate da nidi e scuole dell'infanzia agli uffici competenti, o addirittura alle forze dell'ordine. E' quanto accade quando si verifica il cosiddetto "soprannumero": tecnicamente, i bambini della classe "scoperta" vengono smistati nelle altre sezioni, fino al raggiungimento del numero massimo di alunni per classe consentito dalla legge. Una volta raggiunto il limite, in mancanza di una supplenza, e' facile che si scateni il caos. 

Teoricamente, in base alla nuova delibera, dovrebbero essere le stesse insegnanti della scuola a sostituire la maestra assente: il loro monte ore settimanale e' infatti aumentato di tre ore, che nelle intenzioni dei tecnici del comune dovrebbero essere cumulate nello stesso giorno. Per tutto il mese di gennaio, pero', la normativa era flessibile, lasciando alle insegnanti sia la possibilita' di svolgere queste ore non frontalmente (cioe' non in classe ma in ufficio), sia di scegliere se cumularle nella stessa giornata, o dividerle in due o tre giorni diversi.

Da febbraio, dovrebbero esserci meno margini di scelta: le ore di lavoro saranno frontali e cumulate, cosi' da assicurare ogni giorno alla scuola almeno un insegnante disponibile per coprire le assenze. Una decisione che non piace alle insegnanti e ai sindacati che le rappresentano, Usb in testa, che la definiscono "unilaterale" e lesiva dei diritti dei lavoratori e della peculiarita' del loro impegno. E se nelle scuole dell'infanzia la situazione e' allarmante, ancora di piu' lo e' negli asili nido, dove l'aumento del monte ore e la mancata sostituzione della prima educatrice assente, di fatto mandano facilmente in soprannumero le sezioni, in cui l'eta' dei bambini richiede un rapporto adulto/bambini non superiore a 1/7 (legge regionale 12/2011).

"Siamo molto preoccupati - racconta una mamma - Abbiamo la sensazione che i nostri figli non siano al sicuro, o che comunque la mattina non li lasciamo piu' in una scuola, ma in un parcheggio". "C'e' un malumore e una tensione costante nei corridoi della scuola -riferisce un papa' - e lasciamo i bambini la mattina senza la serenita' di prima. Comprendiamo le rivendicazioni delle maestre e siamo pronti a sostenerle, purche' pero' i nostri bambini non siano strumentalizzati. E le proteste e gli atti dimostrativi, per quanto legittimi, non ricadano su di loro". 

Le maestre, dal canto loro, si sentono "mortificate nel nostro lavoro - spiega una di loro - Ci si impone di stare 8 ore in classe con i bambini, senza alcuna considerazione per l'impegno e la fatica che il nostro lavoro comportano. E poi, dal punto di vista organizzativo, c'e' una grande confusione, con un susseguirsi di circolari che non riescono ancora a dare indicazioni precise". Intanto, in molte scuole, si convocano assemblee straordinarie sul tema: "Martedi' 3 alle 17 interverro' all'incontro promosso da genitori della scuola Toti, che hanno invitato anche rappresentanti del municipio e del Comune - riferisce Daniela Pitti, responsabile Usb delle scuole dell'infanzia - La situazione e' insostenibile, come prevedevamo.

Queste nuove norme stanno creando disagi ovunque: per far fuori le supplenti, lavoratrici precarie, si manda in tilt un servizio. Per questo, il 5 febbraio incontreremo, insieme ad insegnanti e genitori, l'assessore Paolo Masini (Scuola) e il vicesindaco Luigi Nieri, per chiedere con forza la sospensione della delibera". La stessa richiesta e' stata avanzata, sul fronte dei nidi, da Olimpia Tarzia, vice presidente della Commissione cultura, diritto allo studio, istruzione della Regione Lazio, che ha presentato l'interrogazione "Chiarimenti su situazione bambini presso asili nido Roma Capitale" al Consiglio regionale.

Scritte omofobe a Roma: la vostra cultura è contro natura

  • Venerdì, 30 Gennaio 2015 10:57 ,
  • Pubblicato in Flash news

Globalist
30 01 2015

Striscioni con queste scritte sono stati esposti di fronte a diverse scuole della Capitale all'indomani dell'approvazione del registro delle unioni civili in Campidoglio.

"La vostra cultura è contro natura" e "l'unica famiglia è quella naturale, 'no' alle richieste della lobby omosessuale". A rivendicare le scritte omofobe e fasciste la sezione romana di Lotta Studentesca. Le foto delle scritte, apparse davanti ai licei Socrate, Stendhal, Mamiani, Majorana, Pascal, Righi, Albertelli, sono state pubblicate sulla pagine Facebook di Lotta Studentesca. Appaiono all'indomani dell'approvazione del registro delle unioni civili in Campidoglio.

"Dopo le deliranti teorie di sostituire mamma e papà con il genitore 1 e il genitore 2, prosegue la sottomissione delle istituzioni nei confronti delle lobby gay e delle teorie di genere - scrivono in una nota i militanti di Lotta studentesca - Non importa che le scuole cadano a pezzi, non importa che in Italia non venga praticamente più fatta ricerca, quel che conta è che ci saranno sempre fondi per finanziare teorie artificiose, ideologiche e volte a snaturare la realtà naturale".

"Con questi striscioni vogliamo dunque esprimere tutto il nostro dissenso verso chi non incoraggia la natalità, ma investe in teorie per cui la sessualità sarebbe qualcosa da stabilire a tavolino - aggiungono - Non possiamo che guardare con favore a tutte quelle iniziative, politiche e culturali, volte a promuovere la famiglia naturale e la differenza dei sessi. Noi stessi, continueremo a batterci nelle scuole su questi temi, con la volontà di diventare quella minoranza creativa in grado di promuovere modelli diversi da queste costruzioni abnormi".

I primi 4 incontri affronteranno il ruolo e le difficoltà dell’ambiente familiare e scolastico nello sviluppo dell’individuo.
In particolare, si illustrerà il processo di costruzione dell’identità e dell’identità di genere, della relazione tra generi e tra generazioni, del passaggio dalla fisiologica dipendenza alla indipendenza.

L’intento è quello di avviare una riflessione critica indirizzata alla decostruzione degli stereotipi più comuni per avvicinarsi al significato più autentico della identità e dell’appartenenza a un genere. Occorre, quindi, un approccio che consideri la crescita dell’individuo nel suo obbligatorio dipanarsi all’interno delle relazioni più significative: nella famiglia, nella scuola, nel gruppo dei pari.

Nella costruzione di un ambiente sufficientemente buono, in grado di facilitare lo sviluppo dell’individuo, non è sufficiente che genitori ed educatori siano resi più eruditi sulle teorie dello sviluppo normale o patologico del bambino. Lo strumento psicoanalitico posto al servizio del sociale può avviare il passaggio dall’informazione alla formazione di quanti si occupano dei bambini. Il compito dello psicoanalista, nell’incontro con genitori ed educatori, è quello di utilizzare i propri strumenti di ascolto dei dubbi e delle domande non per fornire risposte già confezionate, ma per stimolare consapevolezza e pensieri nella ricerca delle proprie soluzioni ai problemi che accompagnano il compito educativo.

Il 5° incontro si occuperà di illustrare i processi di costruzione degli stereotipi di genere prodotti dal mercato pubblicitario, attraverso la genderizzazione dei giochi e dei dispositivi on line, in un processo di progressiva precocizzazione della identità di genere, che coinvolgono in le bambine e i bambini. La proiezione di video con esempi negativi e qualche esempio positivo prodotti dalla pubblicità in Italia e all'estero, consentono una comprensione immediata e d'insieme della capacità d'influenza e di suggestione della comunicazione di massa.

Dalla Televisione al mondo dell'Editoria, a quello dei Social Network, l'incontro illustra le differenze e la interazione tra i differenti linguaggi di comunicazione, mostrandone insidie e potenzialità.

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