Arrestato Nunzio D'Erme

  • Mercoledì, 24 Settembre 2014 09:37 ,
  • Pubblicato in Flash news
Contropiano
24 09 2014

E' giunta in redazione pochi minuti fa la notizia che questa mattina è stato arrestato a Roma il compagno Nunzio D'Erme, una delle figure più conosciute e stimate della sinistra antagonista del nostro paese, ex consigliere comunale al Campidoglio e protagonista dei movimenti sociali nella capitale. Assieme a lui è stato condotto in carcere anche Marco, un attivista del Centro Sociale Spartaco.

Dalle prime notizie risulta che Nunzio D'Erme è stato portato in carcere con l'accusa di aver partecipato, alcuni anni fa, ad alcuni scontri con i fascisti nel quartiere di Cinecittà.
Non è ancora chiaro tutto il contesto di questa operazione giudiziaria ma sicuramente è indicativa del clima persecutorio e repressivo che si sta respirando a pieni polmoni nella Capitale contro gli attivisti più noti, magari prendendo a pretesto episodi lontani e minori tenuti nel cassetto a lungo prima di essere utilizzati da una magistratura che acquisisce sempre più protagonismo nella gestione delle questioni sociali.

Alle 12 è previsto un presidio di solidarietà e una conferenza stampa presso la sede dell'ex X Municipio della capitale - attualmente VII - in Piazza di Cinecittà 11.
Esprimiamo nel frattempo la piena solidarietà della redazione di Contropiano a Nunzio.

Per un nuovo diritto alla città

La luna al popoloCentro Sociale Forte Prenestino

Assemblea Pubblica
17 Settembre, ore 18.00
Piazza dei Sanniti - San Lorenzo - Roma

Per un nuovo diritto alla città

  • Martedì, 05 Agosto 2014 16:00 ,
  • Pubblicato in DINAMO PRESS
DinamoPress
05 08 2014

Dal fronte di un'estate calda tra sgomberi e l'approvazione del bilancio dettato dal Salva Roma, la proposta per un percorso comune di mobilitazione a partire da un'assemblea il prossimo 17 settembre: "perché Roma non è in vendita e neanche le nostre vite.

Lo sviluppo della metropoli Roma è costruito intorno alla storia di una smisurata voracità: fame di cemento e soldi facili. La logica del profitto si afferma sempre più prepotentemente cancellando e appropriandosi della città pubblica e non mercificata. È sempre più costoso e difficile vivere a Roma mentre edifici storici, cinema e teatri, terreni demaniali, aree pubbliche, pezzi di welfare state vengono ceduti agli speculatori da una politica sempre meno interessata all'interesse comune.

Il ricatto del debito e la retorica della spending review in Italia e a Roma hanno legittimato un passaggio epocale: l'amministrazione pubblica non deve più agire secondo criteri minimi di giustizia sociale ma secondo criteri di efficienza e sostenibilità economica. Ciò si traduce nel travaso sistematico di beni e risorse dal pubblico al privato, che sotto il vigliacco nome di Progetti di Rigenerazione Urbana danno il campo libero a speculazione e rendita attraverso incentivi ai privati per finanziare grandi opere e infrastrutture, a meccanismi di semplificazioni burocratiche e fiscali per l'edilizia privata, al definitivo smantellamento del welfare e azzeramento di ogni politica di protezione sociale.

In Italia non esistono sistemi di welfare adeguati mentre esiste una condizione di precarietà abitativa, sociale, culturale e lavorativa dilagante ed istituzionalizzata de facto dai recenti provvedimenti governativi - dal Jobs Act del ministro Poletti al Piano Casa del ministro Lupi - che rendono ormai impossibile progettare un futuro e vivere dignitosamente le nostre vite e la nostra città. Provvedimenti legislativi, questi, che se da un lato costringono chi li subisce sulla propria pelle a una sempre più pesante insicurezza, dall'altro garantiscono solo gli interessi di chi sfrutta e di chi specula, alla rincorsa di una ripresa dal prezzo sociale calcolabile nell'abbassamento dei redditi e dei consumi e nell'impoverimento progressivo di fette sempre più estese di popolazione.

Costantemente tenuta sull'orlo del _default_, la città di Roma si ritrova, dunque, a fare i conti con le conseguenze di scelte politiche imposte direttamente dal Governo delle larghe intese. Attraverso la definizione di una tabula rasa di principi e diritti fondamentali, l'amministrazione pubblica sembra essere ormai derubricata a badcompany che assorbe e spalma i debiti su tutti ma concentrando utili nelle mani dei soliti noti. Il risultato è che il settore privato entra nella cogestione degli interessi pubblici perseguendo logiche e interessi aziendali. Si socializzano le spese ma si privatizzano i guadagni. Un'univoca direzione di mercificazione e privatizzazione di tutto ciò che in teoria dovrebbe essere pubblico e ad accesso universale.

Il risultato a Roma è sotto gli occhi di tutti: una amministrazione comunale incompetente che da un lato promuove una città dove si vive male e si spende troppo per gli alloggi, per i trasporti, per la carenza di infrastrutture sanitarie pubbliche di qualità, di scuole e luoghi di socialità e cultura, incentivando la speculazione dei privati; dall'altro fa pagare un conto salato chiamato "deficit di bilancio", obbligando la città tutta a subire drastici tagli, abilmente riassunti nel decreto "Salva Roma".

A fronte di questo sono diversi i percorsi, a Roma e in Italia, che si autorganizzano, occupano spazi abbandonati e case vuote, costruiscono possibilità di crescita e sapere collettivo, dando vita a esperimenti di mutuo soccorso, di socialità non mercificata, di riappropriazione di diritti e di affermazione collettiva di diritto al reddito, difendendo i territori da speculazione, privatizzazioni di beni e servizi pubblici e devastazioni ambientali. Sono questi percorsi a rappresentare lo spazio di una partecipazione vera e non simbolica, presidio di democrazia reale e resistenza sui territori.

Da qualche mese nella nostra città, molti spazi sociali occupati ed autogestiti hanno cominciato a dar vita ad un percorso pubblico che mette al centro il tema del DIRITTO ALLA CITTÀ. A partire dalle nostre esperienze, occupate e autogestite, crediamo esista un altro modo di gestire la città e di costruire le relazioni tra chi la vive; di immaginare e garantire i servizi pubblici, di riappropriarsi della ricchezza collettiva che appartiene a tutti e tutte noi. Per farlo abbiamo scelto la via della legittimità che spesso, in questo paese, vuol dire illegalità. Abbiamo occupato spazi lasciati all'abbandono o alla speculazione, recuperandoli con le nostre forze all'uso pubblico e condiviso. Crediamo che i processi decisionali sulla città debbano essere processi pubblici e partecipati, ri-significando il termine "pubblico" come qualcosa veramente "di ed accessibile a tutti".

In questo quadro si inscrive la proposta di delibera per la gestione del patrimonio pubblico proposta dalla debolissima giunta Marino ed a firma del vicensindaco con delega al Patrimonio Luigi Nieri. Una delibera che, se da una parte "vende" meschinamente parte consistente del patrimonio per colmare una minima parte della voragine del debito pubblico; dall'altra si pone come obbiettivo quella di "valorizzare" il patrimonio indisponibile dell'amministrazione tramite bandi ad evidenza pubblica. Una intenzione, quest'ultima, che potrebbe sembrare lodevole ma che, in realtà, porta con sè il tentativo di normalizzare le esperienze di autogestione ed occupazione e di impedirne la proliferazione futura in città.

Come rete degli spazi occupati e autogestiti, a seguito dell'occupazione del dipartimento al Patrimonio, abbiamo incontrato più volte l'amministrazione e anche Nieri. Risultato dell'interlocuzione? Nessuno: l'assedio all'esperienza del Teatro Valle, i sigilli al Corto Circuito, lo sgombero del Cine Teatro Volturno e nessuna soluzione per la precaria situazione dell'Angelo Mai. Una politica istituzionale molto lontana a soddisfare gli interessi sociali reali di chi abita i nostri territorio.

Non crediamo di essere autosufficienti per condurre questa battaglia, che parla del futuro e dello sviluppo della città, ma di essere una parzialità. Reputiamo, infatti, che le trasformazioni urbanistiche in atto sui nostri territori non sono solo un attacco diretto agli spazi sociali, quanto piuttosto al modello di sviluppo della città che vorrebbero imporci. Rifiutiamo la logica dei grandi eventi, delle grandi opere e nuove infrastrutture da regalare ai privati e alla speculazione come motore delle trasformazioni urbanistiche e sociali dei nostri territori e crediamo servano momenti di dibattito e confronto pubblico.

Per questo invitiamo i movimenti per il diritto all'abitare, il sindacalismo di base e conflittuale, le realtá dei lavoratori autoconvocati ed autorganizzati, i comitati di quartiere, e tutte le realtà autorganizzate che si battono quotidianamente contro le speculazioni e per i beni comuni ALLA COSTRUZIONE DI UN MOMENTO DI CONFRONTO PUBBLICO IL 17 SETTEMBRE PER COSTRUIRE UN’AMPIA COALIZIONE SOCIALE CON L’OBIETTIVO DI COSTRUIRE UNA PRIMA GRANDE MOBILITAZIONE CITTADINA PER IL DIRITTO ALLA CITTÀ.

Rete degli spazi occupati e autogestiti   

Milano, in corso lo sgombero di Zam

  • Mercoledì, 23 Luglio 2014 13:39 ,
  • Pubblicato in DINAMO PRESS

Dinamo Press
23 07 2014

Ancora uno sgombero per Zona Autonoma Milano. Gli attivisti e le attiviste resistono allo sgombero del centro sociale, arrivato mentre il Comune di Milano apre un tavolo di trattativa con gli spazi sociali. Diverse cariche molto violente e almeno cinque feriti.


Il comunicato di ZAM a sgombero in corso:

Sgombero ZAM, si sta come d’estate sui balconi gli occupanti

Stanno sgomberando Zam: tutti in piazza Santa croce adesso, alle 18.30 tavolo sugli spazi sociali davanti ai cancelli di Zam, alle 19.30 mobilitazione!

6, 13 e 20 settembre: paghi due prendi 3, occupiamo tutti i weekend.

Con le prime luci del mattino, giungono i “signori” dell’ordine vestiti di un blu scuro tendente all’arancione.

Zam, un luogo liberato, riconsegnato alla città dopo anni di abbandono, viene di nuovo svuotato dalla “forza gentile” che ormai da anni promuove il suo silenzioso processo di normalizzazione, creando un deserto che chiama cambiamento.

Noi in questo deserto abbiamo imparato a costruire nuclei di resistenza che non accettano nessun tipo di asservimento alle logiche di governo di questa città, spazi di costruzione politica e produzione di cambiamento, che vanno anche al di là di questi muri.

Ci ritroviamo dunque fuori dai cancelli di Largo Don Gallo (ex via santa croce 19), ma non per questo svuotati e senza una meta.

Il primo passo: riconoscere il mandante e responsabile di questo sgombero, il Comune di Milano.

Questa amministrazione, nella sua totale incapacità di costruire dialoghi reali con gli spazi sociali, si nasconde dietro tecnicismi di dubbia valenza, dimostrandosi (per l’ennesima volta) un generatore di sgomberi.

Un’amministrazione che propone un tavolo di dialogo con la città sul tema spazi senza nemmeno renderlo pubblico sin dal suo principio, senza nemmeno avere il coraggio di nominare i “centri sociali” sui comunicati ufficiali, ma soprattutto senza una reale proposta politica in grado di tradurre in fatti i tanto paventati propositi di valorizzazione degli spazi sociali e delle esperienze che in essi vivono come risorsa per la città, scegliendo piuttosto di continuare a dialogare con l’unico vocabolario che tutti già conosciamo: sgomberi e sfratti.

È chiaro che questo vento prepara la metropoli e l’Italia intera a Expo 2015, una macchina ben più grande e pericolosa, portatrice di debito, cemento e precarietà.

E ora torniamo a questi muri che, seppur a noi molto cari, non sono e non saranno mai l’unico spazio politico in cui agire il nostro conflitto.

Crediamo che la forza di un discorso politico significativo e includente possa e debba attraversare la nostra metropoli, sia all’interno che all’esterno dei nostri muri.

Ed è per questo che ribadiamo la necessità di essere generatore continuo di conflitto e della sua materialità, creando nuovi spazi di discussione, lontani dalla pavidità dei tavoli tremendamente traballanti.

Poniamo sin da ora la nostra risposta a questa ennesima creazione di vuoto, invitandovi ad essere qui con noi da subito, per le prossime ore, ma sopratutto nei prossimi due mesi, al fianco del csoa Lambretta e di tutti i luoghi in pericolo.

In tutti i nostri futuri spazi, che saranno piazze, mattoni e sogni.

E sono tutte queste le ricchezze di cui non vi libererete mai.

#crollateprimavoi, anzi siete già crollati.

Sgombero in corso:

invitiamo tutti i solidali a raggiungerci al presidio permanente piazza sant’Eustorgio

ore 18.30: un tavolo dal basso

Convochiamo noi un tavolo dal basso, invitando tutti i soggetti interessati a partecipare per portare la propria idea sulla questione spazi in città. Davanti ai cancelli di Zam.

ore 19.30: mobilitazione in città

stay tuned.


Settembre:

6/7 settembre 2014

reclaim the space

abbiamo bisogno di spazi, occupiamoli.

13/14 settembre 2014

reclaim the dreams

abbiamo bisogno di sogni, occupiamoli.

20/21 settembre 2014

reclaim the base

abbiamo bisogno di basi, occupiamole.

27/28 settembre 2014

reclaim the voice

La riconversione da difendere e sostenere

  • Mercoledì, 09 Luglio 2014 12:00 ,
  • Pubblicato in DINAMO PRESS

Dinamo Press
09 07 2014

Giovedì 10 luglio ore 18, conferenza stampa e assemblea per il lancio dell'appello e della campagna di sostegno pubblico alle Officine Zero.

“Di fronte alla drammatica crisi sociale e occupazionale che viviamo in Italia e in Europa, sono necessarie risposte inedite e coraggiose. OZ-Officine Zero, fabbrica occupata a pochi passi dalla Stazione Tiburtina a Roma, rappresenta un prezioso esempio di attivazione diretta di lavoratori, precari e disoccupati, per rilanciare l’economia su nuove basi: la cooperazione, il mutualismo e la sostenibilità ambientale.”

Parte così il testo dell'appello, che ha gia' raccolto alcune importanti firme, e che OZ-Officine Zero presenterà giovedì 10 luglio nel corso di una conferenza stampa e di un'assemblea aperta al pubblico alla quale sono stati invitati a partecipare cittadini, rappresentanti delle istituzioni, della società civile, del mondo della cultura e dell'associazionismo.

Scopo dell'appello, la tutela e la difesa di un progetto di riconversione produttiva che procede ormai da più di un anno grazie agli sforzi degli ex lavoratori della RSI in cassa integrazione, precari, studenti, lavoratori autonomi, uniti in una sinergia inedita ma funzionale al recupero di uno spazio in dismissione a due passi dalla stazione Tiburtina.

Nel corso della conferenza, che si terrà alle ore 18 in via Umberto Partini 20 (via di Portonaccio), verrà inoltre lanciata una campagna di raccolta fondi a sostegno del progetto di Officine Zero in vista dell'imminente messa all'asta dell'intero spazio.

Info: www.ozofficinezero.org

Twitter: OfficineZ

Fbook: Oz Officine Zero

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