la Repubblica
19 03 2015
"Avevo cinque anni, o poco di più. Fu la signora che vendeva il latte a dirmelo: "Lo sai che sei una figlia della Madonna?". No, non lo sapevo, ma un'infinità di tempo dopo ho compreso cosa volesse dire...".
Anna Arecchia ha 54 anni e il cuore sereno di chi ha chiuso un cerchio. "Venivamo adottati in segreto. In un matrimonio non avere discendenti era una vergogna. Chi fossi veramente l'ho scoperto da sola, soltanto alla morte dei miei genitori, comunque amatissimi. Allora ho finalmente fatto pace con quel mistero...".
Una nebbia che si dirada, fa capire Anna, un buio che s'illumina. Perchè Anna è una delle migliaia di bambine abbandonate alla nascita, a cui l'Italia nega ancora oggi la possibilità di rintracciare il nome della madre "segreta". Figli e figlie del cosiddetto "parto anonimo", messi al mondo da donne che chiedevano di "non essere nominate". ...
La Stampa
05 03 2015
La cascina Raticosa è un rifugio sui monti sopra Foligno che durante la Resistenza ospitò il comando della quinta brigata Garibaldi. Nei giorni scorsi qualche nostalgico dello sbattimento di tacchi ha rubato la targa commemorativa e disegnato una svastica enorme sul muro. Forse non sapeva che nei pressi della cascina, in una notte di febbraio del 1944, ventiquattro partigiani appena usciti dall’adolescenza erano stati catturati dai nazisti, caricati su vagoni piombati e mandati a morire nei campi di concentramento del Centro Europa. O forse lo sapeva benissimo e la cosa gli avrà procurato ancora più gusto. Però non poteva immaginare che tra quegli adolescenti ce ne fosse uno scampato alla retata. Sopravvissuto fino a oggi per leggere sulle cronache locali il racconto dell’oltraggio.
Mentre tutto intorno le Autorità deprecavano e si indignavano a mani conserte, il signor Enrico Angelini non ha pronunciato una parola. Ha preso lo sverniciatore, il raschietto, le sue ossa acciaccate di novantenne ed è tornato al rifugio della giovinezza per rimettere le cose a posto. Con lo sverniciatore e il raschietto ha cancellato il simbolo nazista. E dove prima c’era la targa ha appoggiato una rosa.
Massimo Gramellini