Globalist
30 04 2015
E' stata pubblicata online su Charge.org una petizione per chiedere alla Camera dei deputati, Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, e al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Paolo Gentiloni, da fare piena luce sul caso di Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano ucciso il 15 gennaio del 2015 da un drone americano telecomandato nel Nord del Waziristan, in Pakistan, vicino al confine con l'Afghanistan.
La notizia della morte di Lo Porto è arrivata solo il 23 aprile del 2015, con tre mesi di ritardo ed è stata annunciata dal Presidente Obama, che si è assunto pubblicamente la responsabilità della sua uccisione e quella del cittadino americano Warren Weinstein.
Gli organizzatori della petizione chiedono al Parlamento e al governo italiano prima di tutto delle scuse formali per come sono stati trattati Giovanni Lo Porto e la sua famiglia. In secondo luogo si fa esplicita richiesta di costituire una autorevole commissione di indagine ufficiale per accertare eventuali responsabilità del governo Italiano che non è riuscito né a liberare né a dare notizie certe su Giovanni nei tre lunghi anni di prigionia e del governo Usa per la sua uccisione. Infine si chiede la restituzione della salma di Giovanni alla famiglia e a quanti gli volevano bene.
Il Fatto Quotidiano
24 04 2015
Aula scandalosamente deserta. Eppure l'informativa era stata chiesta da tutti i gruppi parlamentari. Costringendo la Farnesina a fare salti mortali per organizzare la comunicazione al Parlamento. "Colpa del venerdì", la giustificazione
Ad ascoltare l’informativa urgente del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni nell’Aula della Camera sulla morte di Giovanni Lo Porto, il cooperante italiano ucciso dai droni americani tra Pakistan e Afghanistan, ci sono meno di quaranta deputati: poco più del dieci per cento dell’Assemblea di Montecitorio. Eppure, quell’informativa, resa a meno di 24 ore dall’arrivo dalla tragica notizia resa nota dalla Casa Bianca, era stata reclamata da tutti i gruppi parlamentari alla Camera, costringendo la Farnesina a fare salti mortali per organizzare la comunicazione al Parlamento.
E invece stamani in Aula, oltre alla presidente Laura Boldrini, al ministro Gentiloni ed al sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova (vedere foto), erano meno di quaranta deputati, mentre affollate erano le tribune del pubblico, piene di studenti in visita ma anche di cittadini. Mentre parlava Gentiloni, per la precisione, i deputati erano 39: 16 del Pd, 3 di Pi, 7 rispettivamente di Fi e M5S, gli altri di Ncd e Sel. Troppo pochi perfino per abbozzare il classico applauso unanime che solitamente si leva dall’Aula al termine di un minuto di silenzio osservato dall’Assemblea in omaggio di una vittima.
“Colpa del venerdì. Non si vota e sono andati tutti via…”, dice un esponente del Pd guardando desolato la scena ad un collega che gli siede accanto. Il quale a sua volta scrolla le spalle.
Roberto Grazioli