Atlas
01 08 2014
L’Ucraina ha approvato l’introduzione di una tassa di guerra pari all’1,5 per cento di tutti i redditi soggetti ad imposta fino al 1° gennaio 2015. Il parlamento di Kiev ha dato ieri il via libera con il sostegno di una grande maggioranza.
L’Ucraina è teatro di un feroce conflitto civile nell’est del paese, dove l’esercito si sta scontrando con i separatisti filo-russi.
La Rada ha inoltre approvato il bilancio del paese, che ha dovuto essere riformulato alla luce della crisi, e ha deciso di mantenere in carica il primo ministro Arseniy Yatseniuk, che aveva rassegnato le dimissioni. Appena una settimana fa, i deputati si erano rifiutati di aumentare le tasse per finanziare la cosiddetta Operazione Antiterrorismo nell’est del paese.
Per tale motivo aveva presentato le dimissioni Yatseniuk, che chiedeva lo stanziamento di ulteriori fondi come condizione per rimanere in carica. Il parlamento gli ha dato ieri fiducia con solo sedici voti contrari.
Le dimissioni del premier avevano provocato una crisi di governo. Il presidente Petro Poroshenko gli aveva chiesto più volte di rimanere alla guida del paese. Poroshenko si è detto soddisfatto del nuovo finanziamento alla guerra, che secondo le stime di Kiev costa al paese circa 4,5 milioni di euro al giorno.
Luca Pistone
Il Manifesto
29 07 2014
Oltre mille morti, tremila feriti, duecentomila sfollati. Una regione al collasso per i pesanti bombardamenti subiti e per i combattimenti ancora in corso. La maggioranza delle vittime è composta da civili (tra i morti anche giornalisti e fotografi, compreso l’italiano Andrea Rocchelli) mentre il governo di Kiev si scopre – come prevedibile – traballante e senza un parlamento in grado di sostenerlo: la camera nei giorni scorsi ha votato contro le leggi che dovrebbero permettere di ricevere gli aiuti del Fmi, procurando le dimissioni del premier, e ieri ha invece approvato – su indicazione del premier uscente Yatseniuk — una nuova tassa per finanziare l’esercito impegnato a riconquistare le regioni orientali.
É la fotografia dell’Ucraina, in parte scattata ieri dal quarto rapporto dell’Onu dall’inizio della crisi. Una relazione che mostra ancora una volta quanto molti media, specie nostrani, hanno tentato di minimizzare nel corso degli ultimi mesi: in Ucraina c’è una guerra in corso, con l’utilizzo di armi pesanti, bande e gruppi paramilitari che imperversano e un numero di vittime altissimo. L’Alto commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay, ha sottolineato che da metà aprile al 26 luglio, i morti nel conflitto sono almeno 1.129, mentre sarebbero 3.442 i feriti. «Paura e terrore sono state inflitti dai gruppi armati sulla popolazione dell’Ucraina orientale», mentre l’abbattimento dell’aereo malese, può essere considerato un «crimine di guerra».
Navi Pillay ha infine sottolineato come fattore «imperativo», l’apertura di «un’inchiesta rapida, minuziosa, efficace ed indipendente» sui fatti. Nel rapporto, l’Onu accusa entrambe le parti, invitando a «cercare di evitare che altri civili possano essere uccisi o feriti». Ma i combattimenti continuano, rendendo difficile e arduo il lavoro degli esperti, che dovrebbero condurre le indagini sul luogo dove è stato rinvenuto il relitto dell’aereo malese abbattuto. Ieri il team di poliziotti olandesi e australiani, ha rinunciato a raggiungere la zona dove si trovano i resti dell’aereo, a causa dei forti scontri nell’area, risoltisi in serata con la conquista della zona da parte delle forze ufficiali dell’esercito ucraino. Tutto questo, mentre arrivavano le prime conclusioni delle analisi sulle scatole nere del velivolo abbattuto. Secondo i dati recuperati, l’aereo della Malaysia Airlines sarebbe stato distrutto da una «forte decompressione esplosiva» provocata dalle schegge di un missile. Ad affermarlo, secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, sarebbe stato il colonnello Andriy Lysenko, portavoce del Consiglio di sicurezza e difesa ucraino.
Sulla vicenda, che potrebbe essere dirimente nell’attuale conflitto in corso, ieri è intervenuta la Russia, nell’ormai classico botta e risposta con la Casa Bianca. Mosca ha contestato l’autenticità delle immagini pubblicate da Washington nei giorni scorsi, che proverebbero il coinvolgimento diretto della Russia nei bombardamenti contro le postazioni militari ucraine. Secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, a causa dell’assenza di localizzazioni precise e della scarsa risoluzione delle immagini «è impossibile stabilire l’autenticità» delle fotografie satellitari. La Russia – infine — è tornata ad avvisare gli Usa contro un possibile invio di armi al governo a Kiev. «Una misura del genere non farebbe altro che spingere ad una soluzione non negoziale del conflitto» ha detto il ministro degli Esteri Lavrov che ha chiesto inoltre a Washington di fornire «finalmente» le informazioni sui presunti consiglieri militari Usa che starebbero aiutando il governo ucraino. «Da tre mesi chiedo al segretario di Stato americano se siano vere le notizie riguardo ai 100 esperti americani nel consiglio di sicurezza ucraino, ma finora non ho ricevuto risposta» ha detto il ministro. Obama ha risposto ieri a seguito di una conference call con il presidente francese Hollande, la cancelliera Angela Merkel, il premier Matteo Renzi e il britannico Cameron. I cinque hanno deplorato «che la Russia non abbia fatto effettive pressioni sui separatisti per indurli a negoziare e non abbia assunto le misure concrete che si attendevano da essa per garantire il controllo della frontiera russo-ucraina».
La Repubblica
28 07 2014
3442 i feriti dalla metà di aprile negli scontri tra esercito e i ribelli filorussi. Oltre 100mila i civili fuggiti. Per Commissario Onu diritti umani abbattimento aereo malese può essere un "crimine di guerra". Ancora scontri ad est: 8 civili uccisi. Colloquio Kerry-Lavrov
KIEV - Oltre 1100 morti e 3442 feriti. Sono i terribili numeri del rapporto Onu sulla guerra in Ucraina dove da metà aprile le forze governative e i ribelli filorussi si combattono nell'est del Paese. Oltre 100mila le persone fuggite dalle zone di combattimento, temporaneamente stanziate in altre parti del Paese. Ben 812 le persone rapite e arrestate dai separatisti nelle zone di Donetsk e Luhansk per lo più cittadini comuni, tra cui insegnanti, giornalisti, membri del clero e studenti. "I combattimenti devono finire" è stato il monito del Commissario Onu per i diritti umani Navi Pillay, che ha denunciato l'uso di "armi pesanti" tra cui artiglieria, carri armati, razzi e missili.
La situazione viene definita "disperata" dalle Nazioni Unite: 104 edifici, tra cui sedici sedi amministrative locali, sono nelle mani di gruppi armati. E sono pesanti le accuse rivolte ad entrambe le parti: se da un lato il governo non ha adottato precauzioni sufficienti per la tutela dei civili, gli insorti sono accusati di attacchi a palazzi pubblici, assalti a banche e miniere e della distruzione della rete ferroviaria.
I gruppi armati, si legge nella relazione, "continuano a rapire, arrestare, torturare e uccidere persone prese in ostaggio per intimidire ed esercitare il loro potere sulla popolazione in modi rozzi e brutali". I ribelli avrebbero creato tribunali militari ed eseguito condannato persone a morte.
Il commissario Navi Pillay ha inoltre affermato che l'abbattimento del volo MH17 malese in una zona dell'Ucraina dell'est controllata dai separatisti filorussi potrebbe essere considerato "un crimine di guerra". "Questa violazione del diritto internazionale, alla luce delle circostanze, potrebbe essere assimilata a un crimine di guerra" ha affermato Pillay.
Sul luogo dello schianto sono infuriati i combattimenti nei giorni scorsi: nonostante ciò, agenti della polizia di Paesi Bassi e Australia hanno effettuato un nuovo tentativo per raggiungere il sito dove il 17 luglio scorso si schiantò al suolo il Boeing 777 della Malysia Airlines. Ieri invece la delegazione era stata costretta in extremis a rinunciare a causa dei violenti scontri in corso.
Continuano scontri ad est. E non si fermano i combattimenti al confine tra Ucraina e Russia: almeno otto civili sono rimasti uccisi negli scontri durante la notte. A Lugansk cinque persone sono morte e 15 sono rimaste ferite dai colpi di artiglieria. Tre, invece, i morti a Donetsk per gli scontri tra ribelli e forze governative.
I filorussi accusano le truppe governative di schierare l'artiglieria contro le aree residenziali. Le autorità negano ogni responsabilità e accusano gli insorti di utilizzare le case come postazioni di tiro.
Colloquio Kerry-Lavrov. E' scambio di accuse tra Usa e Russia: in un colloquio telefonico il Segretario di Stato americano John Kerry ha sollecitato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov a porre fine "al flusso di armi pesanti, missili e pezzi di artiglieria" a favore dei ribelli separatisti dell'Ucraina orientale, e a "cominciare a contribuire a una riduzione dell'intensificarsi del conflitto".
Il capo della diplomazia di Mosca ha accusato a sua volta gli Usa di ostacolare il lavoro degli ispettori Osce in Ucraina e gli ha chiesto "di ordinare ai suoi subordinati di smettere di ostacolare il lavoro in corso dell'Osce". I due ministri si sono detti d'accordo sulla necessità di una tregua nei combattimenti.
La Russia ha annunciato che osservatori dell'Osce verranno schierati ai posti di confine con l'ucraina dell'est. Lavrov ha detto che gli ispettori potranno così confermare che Mosca non invia armi e combattenti per aiutare i separatisti, come invece sostenuto dagli Stati Uniti.
Corriere della Sera
20 07 2014
I cadaveri su un treno-frigo. La delegazione Osce: «militari aggressivi, non siamo riusciti a fare un controllo adeguato. Fetore insopportabile»
di Redazione online
Il trasferimento dei corpi delle vittime del disastro aereo di giovedì in Ucraina può iniziare. Governo ucraino e separatisti hanno infatti raggiunto un accordo. Decine di cadaveri sono stati presi in consegna da medici legali e poi sono stati messi su vagoni ferroviari frigoriferi in una stazione di Torez, cittadina a una quindicina di chilometri dal luogo della tragedia. Il treno è poi partito alla volta di Donetsk, roccaforte dei filorussi.
battuto, decine di sacchi neri: i corpi in viaggio verso Donetsk
La missione Osce ha verificato che i corpi delle vittime sono stati caricati su tre vagoni del treno, tuttavia gli ispettori non hanno potuto verificare il numero dei corpi. La delegazione è giunta alla stazione a mezzogiorno, ora locale, per ispezionare il convoglio ferroviario, accompagnata da un gruppo di ribelli pesantemente armati e nervosi. «Abbiamo monitorato il sito in cui si trovano ora i corpi, che vengono refrigerati all’interno di tre vetture» ha detto Alexander Hug, il vice capo della missione, al Guardian aggiungendo, «Non siamo stati in grado di contare i corpi, sarebbe troppo difficile in questa situazione». Michael Bociurkiw, portavoce della missione ha aggiunto: «Andare dentro le carrozze senza speciali attrezzature è impossibile. Il fetore è troppo forte». I separatisti si sono rifiutati di dire quanti fossero i corpi nelle vetture e il conducente del treno ha detto di non aver la minima idea della destinazione. Il governo ucraino ha fatto sapere che non è in grado di garantire la sicurezza degli inquirenti impegnati nella zona del disastro aereo del Boeing della Malaysia Airlines. «Noi come autorità ucraine non possiamo garantire la sicurezza di questo territorio», ha spiegato il vicepremier Volodymyr Groysman. A Kharkiv, intanto, a circa 200 miglia dal sito del disastro, si stanno predisponendo le strutture per accogliere i parenti delle vittime e dove saranno fatte anche le autopsie.
«196 corpi recuperati»
Secondo i servizi di emergenza ucraini sono 196 i corpi recuperati fino ad ora sul luogo del disastro, su un totale di 298 persone a bordo. Kiev ribadisce inoltre le accuse ai separatisti filorussi di ostacolare le operazioni di ricerca e il vicepremier Groisman sostiene che intorno al sito del disastro, nei pressi del villaggio di Grabovo, si trovano circa 900 miliziani.