Comune - info
14 04 2015
Nelle campagne di Oria, comune della provincia di Brindisi, sono cominciati i primi abbattimenti degli ulivi infettati. La notizia si è diffusa domenica pomeriggio tra cittadini, contadini e associazioni che da settimane protestano contro la scelta del governo e del commissario Giuseppe Silletti. Altri abbattimenti sarebbero in programma martedì 14 a Veglie, provincia di Lecce. “Il governo avrebbe potuto approfittare dell’apertura della Commissione europea e di Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare - spiega Antonia Battaglia di Peacelink – creata da Peacelink per approfondire la ricerca e studiare la cura che viene messa in atto con successo. Ma così non è stato… Mentre continuiamo a lavorare, attendiamo il nuovo parere Efsa del 17 aprile. Abbiamo convinto l’Europa ma l’Italia deve ascoltarci!”.
Di certo, ovunque la protesta contro gli abbattimenti sarà essere enorme, creativa quanto determinata. “Non si torna indietro da ulivi abbattuti e da un terreno avvelenato. Dal basso li faremo tremare”, si legge in molti post dedicati alla straordinaria prosta.
Alla resistenza del “popolo degli ulivi” è dedicata questa pagina in continuo aggiornamento.
Ore 14.30 Hanno cominciato a tagliare… Ecco cosa resta di un ulivo centenario… (video fonte Lo Strillone)
Ore 13.55 Bloccato il passaggio dei mezzi. Intanto secondo alcuni media il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica dovrebbe mandare nei campi agenti
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Ore 13. I manifestanti si attrezzano per l’ora di pranzo con pane e olio di oliva locale e bio, formaggio e vino. La giornata non è terminata.
Ore 12, 20 Disposta l’identificazione di tutti i manifestanti. Sarà un’operazione piuttosto lunga… (fonte Oria.info).
ORE 11.50 Queste le prime foto diffuse sulla protesta in corso lunedì mattina a Oria. Al momento grazie all’azione di un centinaio di cittadini e contadini sono state bloccate le ruspe. Sul posto sono presenti uomini della forestale e dell’Arif (Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali) e numerosi carabinieri.
Il Secolo XIX
09 04 2015
Venti europarlamentari di quattro gruppi diversi hanno costituito una sorta di sottogruppo di lavoro per coordinare le azioni contro il Trattato per il libero commercio e investimento (conosciuto anche con l’acronimo inglese TTIP) in corso di elaborazione tra Unione europea e Stati Uniti.
Scopo del trattato è quello di liberalizzare il più possibile gli scambi tra le due potenze commerciali e abbattere le barriere doganali, ma fin dagli inizi il TTIP ha trovato molti detrattori perché le tutele a favore degli investitori americani rischiano di provocare gravissimi danni ad alcune economie europee, a cominciare dal Made in Italy. Una delle parti più oscure del TTIP è la possibilità in caso di controversie che possano sorgere (ad esempio regole o etichette a protezione della qualità dei prodotti) di rivolgersi non ai tribunali del Paese che vuole tutelarsi, ma ad arbitrati internazionali.
E questo è uno dei tanti motivi per cui gruppi come i Verdi, Podemos o il Movimento 5 Stelle, avversano il trattato.
Ieri Beppe Grillo ha ospitato nel suo blog una clamorosa denuncia lanciata dall’europarlamentare verde, lo spagnolo Ernest Urtasun, sul quotidiano El Pais: «La Commissione europea tratta in segreto con gli Usa i punti più spinosi e di fatto impedisce ai parlamentari di consultare le carte». Accuse durissime rivolte soprattutto alla commissaria per il commercio Cecilia Malmström e al presidente della commissione Jean-Claude Juncker. Urtasun ha raccontato la sua esperienza surreale di parlamentare che tenta di documentarsi sullo stato dell’arte del TTIP e viene ammesso alla cosiddetta “reading room”, una stanza di 6 metri quadrati in cui ciascun eurodeputato avrebbe la teorica possibilità di accedere alle carte, ma dove di fatto viene negata ogni trasparenza.
«L’esperienza è stata molto negativa - ha denunciato Urtasun al quotidiano di Madrid - . Mi hanno tolto la penna, mi hanno tolto la carta dove avrei potuto scrivere e mi hanno reso inservibile il telefono. Si firma un documento riservato di 14 pagine, il tempo massimo è di due ore e durante quel periodo c’è un funzionario che controlla in modo permanente. Tutte le condizioni a cui ci sottopongono sono contrarie al parlamentarismo e alla democrazia».
Già Lola Sanchez di Podemos aveva protestato: «Siamo parlamentari eletti per rappresentare e informare i cittadini. E per una questione così fondamentale come un trattato internazionale, ci trattano come criminali o spie».
Secondo Urtasun la sola esistenza di una stanza siffatta viola le regole europee, ma oltretutto nella reading room non ci sono tutti i documenti necessari per esaminare la questione: «Sappiamo da varie fonti - conclude Urtasun - che ci sono documenti consolidati definitivi, che illustrano la parte europea e gli Stati Uniti già raggiunta. Su quelli non abbiamo accesso. Vorrei anche affermare che i documenti memorizzati nella sala di lettura per ogni individuo che vuole leggere sono già declassificati. Il Trattato di Lisbona è molto chiaro nel sottolineare che, in tutto ciò che riguarda gli accordi internazionali, i deputati dovrebbero essere pienamente informati».