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La Repubblica
17 03 2013

Il piccolo Sebastian è stato ucciso dal Carbofuran, un potente pesticida usato in agricoltura e vietato dal 2009. I genitori hanno dato indicazioni utili agli investigatori, che stringono il cerchio intorno all'assassino.

A uccidere il piccolo Sebastian Lupescu, 5 anni, è stato il "Carbofuran", un potente pesticida usato in agricoltura, ma anche un letale insetticida. Inodore e incolore. Si tratta di un prodotto il cui principio attivo è bandito dall'Unione europea dal 2009 perché altamente nocivo per la salute umana. Non si fermano le indagini dei carabinieri di Licata, coordinati dal sostituto procuratore di Agrigento Andrea Maggioni e dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo, per dare un nome e un volto all'assassino. Il fascicolo ipotizza l'omicidio volontario, oltre alle lesioni gravi: reati commessi - è la pista seguita - per vendetta. Secondo i carabinieri, la soluzione è vicina.

Al momento non ci sono persone iscritte sul registro degli indagati. Ma i genitori di Sebastian, Marica Tache, 32 anni, e Daniel Lupescu, 35 anni, ai carabinieri avrebbero fornito una serie di indicazioni importanti perché le indagini prendessero la direzione giusta: "Abbiamo raccontato tutto quello che sappiamo ai carabinieri, e loro ci hanno detto che presto avranno la soluzione per risolvere questo giallo".

L'ipotesi privilegiata è quella della vendetta nei confronti della coppia. Infatti il potente veleno non era stato iniettato nella sola confezione di cioccolatini ingerita dai tre figli lo scorso 8 marzo, ma anche nel vino e nelle arance. Il Carbofuran ha la caratteristica di essere inodore e incolore, circostanza che fa ipotizzare che chi ha compiuto il gesto sia qualcuno che ha una particolare conoscenza "chimica". Sono stati passati al setaccio tutti i commercianti di prodotti per l'agricoltura per verificare se ci siano stati acquisti sospetti negli ultimi giorni.

I fratellini di Sebastian, Alexander e Ionut, di 10 e 7 anni, sono fuori pericolo e si trovano ora a casa di parenti a Naro, dove hanno fatto rientro da Messina i genitori.

La Procura ha rinunciato all'autopsia e ha disposto il dissequestro della salma, che nelle prossime ore sarà prima trasferita a Naro e successivamente, grazie al contributo deciso dal sindaco Pippo Morello, sarà trasportata in Romania, nella città di origine dei Lupescu. Le chiese ortodosse della Sicilia hanno avviato una colletta per aiutare la famiglia del piccolo Sebastian.

I 50 bambini prigionieri nel collegio degli orrori

  • Venerdì, 15 Marzo 2013 10:43 ,
  • Pubblicato in Flash news
15 03 2013

Un'agghiacciante storia di abusi che viene dall'India
    
di Valentina Spotti

Cinquanta bambini costretti a vivere per anni in condizioni di vita disumane, obbligati a mangiare cibo ormai in decomposizione, affidati alle cure di ragazzini appena più grandi di loro. Sono stati trovati così, in due “residenze per bambini” a Jaipur, nel nord dell’India. A salvarli dal loro triste destino gli operatori della Commissione per la Protezione dei Diritti dei Bambini dello stato del Rajasthan.

COLLEGIO DEGLI ORRORI - Quando le autorità hanno fatto il loro ingresso prima in una e poi nell’altra residenza, hanno trovato davanti a sé una scena sconcertante: i bambini, maschi e femmine, tutti di età compresa tra i cinque e i diciassette anni erano stipati in un’unica stanza, senza possibilità di uscire, muoversi, giocare né chiamare i propri genitori. Alla Grace Home di Mansarovar vivevano 29 bambini, mentre alla Jawahar Circle erano alloggiati gli altri ventidue minori, i più grandi poco più che dodicenni. Nella soffitta della Grace Home sono state trovate 600 bottiglie di alcolici e una provvista di verdura ormai ammuffita che i piccoli erano comunque costretti a mangiare per non morire di fame. Nessuna traccia di insegnanti, educatori o anche solo di persone adulte. A prendersi cura dei più piccoli un ragazzino di soli 14 anni.

SPERANZA DI UN’EDUCAZIONE MIGLIORE - Non si tratta di orfani: questi ragazzini, provenienti per lo più dal nord est dell’India, hanno sia una casa che una famiglia. Una famiglia che li ha affidati alle cure degli educatori di Jaipur nella speranza che ricevessero un’educazione migliore. Quello che hanno trovato, invece, è stato un orrore senza fine. L’allarme è scattato due settimane fa: una ragazzina è riuscita a sgattaiolare fuori dalla Grace Home e a raggiungere la casa di una sua zia, residente a Jaipur. La piccola avrebbe raccontato alla parente di essere malata e di prendere delle pillole per la tubercolosi. È morta tra le braccia della zia, che ha allertato una ONG per fare luce sulla spaventosa vicenda. Gli operatori della Commission for Protection of Child Rights si sono appostati fuori dalle due residenze per due settimane, raccogliendo indizi. Poi hanno agito.

ARRESTATO UN SACERDOTE - Dopo aver liberato i bambini, si è scoperto che si trattava di due collegi illegali: “Non solo non erano residenze registrate – ha spiegato Deepak Kalra – Quei ragazzi non avrebbero dovuto essere qui. I genitori non hanno firmato nessun accordo formale con gli educatori, non ci sono tracce di pagamento delle rette. Sulla carta queste due case non esistono nemmeno”. Titolare di entrambe le residenze un sacerdote, Jacob John: il sospetto è che abbia ricevuto dei fondi da donatori esteri, senza passare per l’amministratore statale indiana. Per lui sono già scattate le manette: l’accusa è di rapimento di minori e, dopo l’inchiesta, presto inizierà il processo a suo carico.

PLAGIATI - I bambini sono stati tutti visitati dai medici: sarebbero denutriti e in condizioni di salute piuttosto precarie ma non ci sarebbero segni di violenza sessuale. I racconti dei piccoli segregati, però, sono agghiaccianti: “Ci hanno detto che le loro scorte mensili di cibo finivano molto prima del previsto: così mangiavano qualcosa all’inizio del mese e per il resto dei giorni digiunavano. Era permesso loro di uscire nel giardino soltanto tre volte alla settimana, per mezz’ora – racconta una volontaria dell’associazione che li ha liberati – Ai bambini più grandi è stato fatto il lavaggio del cervello. Alcuni sono molto aggressivi e non è facile parlare con loro”.

Violenza assistita in ambito domestico

  • Venerdì, 15 Marzo 2013 09:46 ,
  • Pubblicato in Flash news
Rainews24
15 03 2013

I bambini testimoni di violenze in famiglia sono molti e gravemente danneggiati. Il termine “violenza assistita intrafamiliare” identifica la loro drammatica realtà: non sono direttamente oggetto di aggressioni, ma spettatori di una quotidiana violenza che si svolge sotto i loro occhi e perpetrata sulle loro mamme. Come affrontare il problema? Quali sono le modalità di intervento e l strutture sul territorio? In studio con Josephine Alessio, Angela Romanin, formatrice della Casa delle Donne di Bologna e Gabriella Moscatelli, presidente del Telefono Rosa.
 
 
La mamma si allontana, continua a cullarla, le preme il palmo della mano sulla bocca. "Sarebbe stato il suo ultimo respiro, è arrivato mio cognato e mi ha fermata: non ti lascerò ucciderla". ...

Siria, bambini reclutati dai gruppi armati

  • Mercoledì, 13 Marzo 2013 09:46 ,
  • Pubblicato in LETTERA 43
Lettera43
13 03 2013

Rapporto di Save the Children: usati come combattenti e scudi umani. Scuole distrutte. Infanzia devastata.

Due anni dopo l'inizio della guerra civile in Siria, sono i bambini a pagare il prezzo più caro. L'allarme è stato lanciato dall'ultimo rapporto di Save the Children, intitolato «Bambini sotto tiro», secondo cui un numero crescente di minorenni siriani viene reclutato da gruppi armati, sia governativi sia anti-regime.

I bambini vengono impiegati come sentinelle, informatori, combattenti e in alcuni casi anche come scudi umani.

Nello studio viene anche sottolineato come la malnutrizione e le malattie siano ormai rischi costanti per i giovani siriani e tra le vittime «dimenticate e innocenti» ci siano anche le ragazzine costrette a matrimoni precoci.

VITA SCONVOLTA. Circa 2 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza in Siria, ha stimato Save the Children, e i due hanni di conflitto hanno sconvolto ogni aspetto della loro vita. Un gruppo di ricercatori turchi ha rilevato che tre bambini su quattro in Siria hanno perso un loro caro a causa della guerra. Molti non hanno accesso alle strutture sanitarie e vivono in condizioni igieniche degradate.

DISTRUTTE 2 MILA SCUOLE. Faticano a trovare il cibo, a decine di migliaia sono costretti a vivere nascosti in fienili, parchi o grotte, senza servizi igienici e senza scuola, perché la gran parte degli insegnati sono fuggiti. In un Paese dove il 90% dei bambini andava a scuola (la percentuale più elevata del Medio Oriente), più di 2 mila scuole ora sono state distrutte o danneggiate, altre vengono utilizzate come rifugio mentre in alcune zone, con il prezzo del combustibile salito del 500%, i giorni più freddi dell'inverno hanno costretto gli sfollati a bruciare i banchi per potersi scaldare, in un circolo vizioso che toglie anche in questo modo futuro ai bambini.

MANCANO MEDICI E OSPEDALI. I bambini feriti o colpiti da malattie, come la diarrea, che si diffondono rapidamente a causa delle scarse condizioni igieniche, spesso non trovano le cure indispensabili perché la metà degli ospedali nel Paese sono danneggiati, un terzo sono inservibili e molti medici sono sfollati o rifugiati.
Nella sola zona di Aleppo, secondo alcune fonti, i medici erano 5 mila all'inizio del conflitto e oggi sono rimasti in 36. Non si contano inoltre i parti che avvengono in condizioni di insicurezza e igiene estreme, senza alcuna assistenza.
 
«INFANZIA SPAZZATA VIA». «Per milioni di bambini siriani, l'innocenza dell'infanzia è stata spazzata via dalla cruda realtà di una guerra viziosa alla quale cercano di sopravvivere in qualche modo», ha commentato Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia. L'ong ha chiesto a tutte le parti in conflitto di consentire un accesso libero e sicuro alla popolazione in difficoltà e di assicurare che ogni sforzo venga fatto per porre fine ai combattimenti, lanciando un appello internazionale all'Onu.

«È ora di dire basta tutto questo, perché la vita di troppi bambini in Siria è sempre più vicina a un punto di non ritorno. Dobbiamo fermare le violenze e consentire l'accesso degli aiuti in tutto il territorio».

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