La Repubblica
19 11 2012"La tendenza è in crescita e se fino a qualche anno fa il maggior numero di mamme teen era in Sicilia e Campania, ora il trend è in crescita soprattutto in Lombardia, una regione che dovrebbe essere all'avanguardia e che mostra un'evidente carenza: i consultori non riescono ad orientare verso una sessualità consapevole", dice la Società di Ginecologia e ostetricia
ROMA - "Non feci nessun test, la paura era troppa. Il 17 giugno 2009 accompagnata da mia mamma andai a fare la mia prima visita ginecologica e la verità arrivò aspra e secca come una sberla che non ammette repliche. Ero proprio incinta. Avevo 17 anni e da 7 settimane nella mia pancia vagava un fagiolino di 0,89 cm. Ero ancora stesa sul lettino quando ho sentito qualcuno dire queste parole: Milena, il termine della gravidanza è il 24 gennaio ma non preoccuparti c'è sempre la soluzione dell'aborto". Altra sberla, dall'altra parte del viso. Milena però, nonostante i 17 anni e le pressioni subite dai genitori del suo compagno ha scelto la vita per sua figlia e dopo altri 7 mesi, il 29 gennaio è nata Giulia che oggi ha 3 anni. "Rifarei tutto perché anche se la mia vita è cambiata, è stato un grande dono e Giulia oggi è la mia gioia". Milena Ferrari che racconta la sua storia anche su un blog (io mamma teenager) è una delle tante mamme adolescenti nel nostro paese. Un paio di jeans, una felpa con il cappuccio e un bimbo nella pancia. E i minori a rischio, sono due.
In Italia, ogni anno, quasi diecimila bambini nascono da mamme tra i 14 ed i 19 anni, rappresentano il 2,1 % delle gravidanze italiane, e potrebbero essere molti di più perché molte adolescenti, 6 su 10, decidono di non far crescere la pancia e scelgono l'interruzione, volontaria. Il 95% delle gravidanze avviene tra i 16 ed i 17 anni e nel 68% dei casi i padri abbandonano la situazione e le neo mamme rimangono a crescere il bimbo nel seno della loro famiglia di origine. Su tutti colpisce un dato Istat relativo al 2010: su 10mila gravidanze "teen", 7.088 sono state di adolescenti italiane, e 2.495 di immigrate. E poi un altro, solo a Napoli sono mille le mamme teen tra i 15 e i 19 anni, quanto in tutta la Lombardia.
Sara 16 anni, romana di Tor Bella Monaca, 15 mesi fa ha portato a sua mamma direttamente il flaconcino del test di gravidanza: "Tanto anche lei era rimasta incinta a 17 anni, doveva capirmi, per forza". Poi dopo nove mesi è nata Cristal. Alba 16 anni invece racconta: "erano giorni che me lo tenevo dentro ma a qualcuno dovevo dirlo, ho aspettato che mia mamma fosse nella vasca, bella rilassata e solo allora gliel'ho detto. Lei mi ha risposto che mi avrebbe aiutato ma che era delusa da me". Un fenomeno quello delle mamme adolescenti che secondo gli esperti della SIGO (Società Italiana Ginecologia ed Ostetricia) è destinato a crescere: "La tendenza è in crescita e colpisce un dato: indica che se fino a qualche anno fa il maggior numero di mamme teen era in Sicilia e Campania, ora il trend è in crescita soprattutto in Lombardia, una regione che dovrebbe essere all'avanguardia in campo sanitario e che invece mostra questa evidente carenza nella rete dei servizi dei consultori che non riescono ad orientare verso una sessualità consapevole. Così come non riescono a farlo le famiglie che dovrebbero spiegare ai loro figli quanto sesso e sentimento debbano viaggiare insieme". L'ètà media della prima volta? 15 anni. E oltretutto, continua il professor Surico "c'è scarsa informazione sulla sessualità, gli adolescenti vogliono far sembrare di sapere tutto in materia ma ci sono molte leggende popolari da sfatare, ad esempio molti credono ancora che nei primi rapporti sia impossibile rimanere incinta".
Ma chi sono queste mamme teen, hanno delle caratteristiche comuni? Fotografate dall'Istat, dall'Oms, da Save The Children, dalla SIGO, dagli esperti dei progetti a loro dedicati, e raccontate anche dai media come MTV e Babel Tv che gli hanno dedicato delle serie televisive di successo, emerge un profilo appena abbozzato che evidenzia degli elementi comuni nel magma delle storie personali. "Le baby mamme - spiega Raffaella Scalise, psicologa, coordinatrice del progetto Accogliere la nascita per l'Associazione Il Melograno di Roma, che ha partecipato all'indagine di Save The Children - hanno un'età compresa tra i 13 ed i 19 anni, spesso provengono da realtà socioeconomiche a rischio, nel 90% dei casi sono a loro volta figlie di mamme adolescenti e vengono da famiglie dove non c'è un padre perché è morto o perché è assente come figura genitoriale. Spesso, hanno una bassa scolarità, non hanno un progetto di vita e cercano di affermare la loro identità proprio con la gravidanza, senza sapere che gravidanza e maternità sono due cose molto diverse". I rischi che andranno ad affrontare sono diversi. Dai parti che per l'immaturità delle giovani mamme, spesso sono più a rischio e più dolorosi, alla maggiore probabilità di depressione port partum che colpisce il 50% delle piccole mamme, il doppio delle donne adulte. Senza dimenticare i rischi sociali, di inserimento e di crescita. C'è il rischio di rimanere sole, perché il 68% dei padri abbandona la neofamiglia, quello di dover interrompere un percorso scolastico e una crescita con i coetanei e di avere difficoltà economiche perché trovare un lavoro con un bambino diventa ancora più complicato. "A questo - spiega la professoressa Cristina Riva Crugnola, responsabile scientifico del progetto per le mamme adolescenti dell'Ospedale San Paolo di Milano, si aggiungono i rischi per i neonati che potrebbero avere ritardi cognitivi, crescere molto aggressivi o con due mamme, la mamma/sorella e la nonna/mamma." Per questo, nei progetti per le piccole Juno in quello dell'Ospedale San Paolo di Milano ("Due minori a rischio" tel 0281841) e in quello del Melograno di Roma ("Accogliere la nascita" 0679475606) è prevista un assistenza multidisciplinare alla mamma e al bambino per almeno un anno dal parto.
"Le piccole mamme, dicono sempre che sono contente e che va tutto bene ma poi parlandoci approfonditamente - racconta Maura Bartolo, assistente sociale del Cav ambrosiano (centro di aiuto alla vita) che collabora al progetto del San Paolo - emerge un forte senso di solitudine, fanno molta fatica ad ammetterlo ma alla fine confessano che il loro mondo gli manca. E' molto importante che riescano a chiedere aiuto e che siano consapevoli che ne hanno bisogno. Sono in gioco due vite, due fragilità profonde, la mamma e il bambino appena nato".