Corriere salentino.it
31 08 2015
Minacce di licenziamento se i dipendenti non avessero raggiunto un determinato tetto di contratti. Intimidazioni se non fossero stati rispettati gli “ordini” del team leader. Un clima di forte tensione sul posto di lavoro emerge dalle dichiarazioni di uno dei dipendenti che hanno avuto il coraggio di sgretolare il muro di omertà. Le sue dichiarazioni sono state sdoganate dopo la chiusura delle indagini preliminari e tratteggiano l’atmosfera che si respirava nel call center.
Dai racconti dei lavoratori emergono storie al limite del rispetto della dignità umana. “Si ho sentito diverse volte Elisa Greco e i team leader De Vitis, Mancini, Piccinni, Accogli (alcuni degli imputati ndr) minacciare i colleghi di licenziamento per questioni di produttività…spesso mi cambiavano di posto per non farci scambiare due chiacchiere e ci veniva imposto di sederci in determinate postazioni per separarci dai colleghi con cui avevamo un rapporto di amicizia…spesso venivo invitato ad andare via o rimanere a casa per non abbassare la resa del centro, ossia il rapporto mensile tra il numero di chiamate effettuate e il numero di contratti stipulati…quando entravo nel capannone del call center vi era un dei team leader che già mi indicava dove dovevo sedermi e se non rispettavo il suo ordine mi rispediva a casa…se non riuscivo a chiudere dei contratti mi urlavano “se vai a casa con zero contratti vuol dire che nella vita vali zero”…”se non vi conviene ci sono due porte, scegliete voi da quale porta uscire, tanto non troverete lavoro in giro”.
Il processo si aprirà il prossimo 21 settembre. Sul banco degli imputati compariranno: Elisa Anna Greco, Maria Angela Piccinni, Maria Concetta Accogli, Marco De Vitis, Vincenzo Mancini. I reati sono quelli di violenza privata aggravata a danno dei lavoratori. Alle persone offese individuate dal sostituto procuratore Paola Guglielmi (titolare del fascicolo d’indagine) si sono aggiunti altri lavoratori che si ritengono danneggiati dalle condotte degli imputati e che stanno provvedendo a costituirsi parte civile contro i responsabili con i propri avvocati.
E’ il primo processo penale che si celebra a Lecce contro presunti abusi e vessazioni compiuti ai danni dei dipendenti di un call center. Tra le persone offese c’è chi ha subito seri ed ingenti danni psichici, valutati addirittura come insanabili dai medici legali, e che per questo formalizzeranno un congruo risarcimento non solo agli imputati ma anche ai responsabili civili Progetto Vendita e Eurocall ed alle società committenti, individuate in Sky, Wind e Sorgenia, per le quali i lavoratori lavoravano in maniera esasperata.
Dai racconti forniti dalle persone offese, emerge una realtà di terrorismo psicologico in cui gli imputati costringevano gli stessi lavoratori a non utilizzare il cellulare nelle ore di lavoro, a non effettuare pause retribuite, imponevano loro orari di lavoro stressanti indicando gli obiettivi giornalieri per raggiungere un certo numero di “pezzi” (così venivano chiamati i contratti). A ciò si aggiunga il continuo urlare degli imputati a danno dei lavoratori che non producevano quanto loro imposto e il controllo costante nel corso delle telefonate affinché venisse chiuso il “pezzo”.
Molti lavoratori che hanno subito le condotte suddette possono ancora costituirsi parte civile con un proprio avvocato per far valere le proprie ragioni contro i responsabili.
Ad oggi le persone offese che si sono attivate per la tutela dei propri diritti sono difese dagli avvocati Salvatore De Mitri, Ilenia Antonaci, Tania Rizzo, Davide Pastore, Benedetto Scippa e Cosimo Miccoli. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Francesco De Iaco, Viola Messa, Gianfranco Gemma, Francesco Calabro e hanno sempre respinto tutte le accuse.
F.Oli.
Tg Maddalena.it
31 08 2015
Torino, un caldo pomeriggio di fine agosto (29/08), l’arsura non molla (si sfiorano i 40 gradi) e su Radio Blackout gira la notizia, pare segnalata da un anonimo, di una donna che sta bloccando c.so Massimo D’Azeglio, seduta per terra con i suoi quattro figli. Alcuni solidali accorrono sul posto e trovano la donna seduta a terra che difende la sua posizione e le sue ragioni, è venerdì pomeriggio e quello è un corso importante, c’è un gran numero di agenti che circonda la donna e via via aumentano, si aggiungono agenti in borghese, arrivano rappresentanti istituzionali ad occuparsi del caso.
Per questo cerco di seguirl0 e il 29 intorno alle 17 pubblico su FB le info che sono riuscita a raccogliere sulla storia di Karima e del marito . Perché quello che succede loro dopo che denunciano il tentato stupro ai danni della figlia sedicenne è davvero inquietante e questa volta, mi costa dirlo, ma sembra il frammento più credibile è questa video intervista sul sito de La Stampa. Leggendo ANSA e Repubblica la vicenda si riduce all’ennesimo caso di un “clandestino” portato in un CIE perché trovato con documenti irregolari, con la moglie e i figli che protestano in un sit-in che per ore ha “bloccato il traffico”.
Ascoltando le parole di Karima si scopre un’altra storia… Video qui.
La figlia sedicenne di Karima sarebbe stata stata vittima di un tentato stupro da parte di un uomo (forse incaricato dellle pulizie) nei bagni pubblici. Il padre decide di andare a denunciare l’accaduto, la denuncia viene registrata (Karima mostra i documenti della denuncia fatta ai #Carabinieri) ma poi qualcosa cambia, l’uomo viene prelevato per presunte irregolarità nei documenti (anche su questo la donna afferma che il documento fosse valido), ed è a quel punto che Karima inizia il sit-in di protesta, al quale si aggregano alcuni solidali, perché Karima è preoccupata per le sorti del marito, teme sia stato picchiato, non ha più sue notizie.
C’è un altro dettaglio inquietante che raccontano nel video: sembra che abbiano tentato di farle firmare un foglio “in bianco”, e qui non è chiaro il contenuto ma in qualche modo è legato ad un alloggio del quale evidntemente i coniugi in questi anni avevano pagato per la nuda proprietà, una vicenda che mi ricorda un altro racconto simile fatto da un immigrato un paio d’anni fa ad un presidio no tav, se non erro al Valentino … La storia non è finita… si arriva all’intervento di Ilda Curti che, stando ai vari quotidiani on line, riesce a convincere la donna a seguirla rassicurandola sul fatto che potrà accertarsi direttamente delle condizioni del marito. Qui le info diventano un po’ confuse, ma dalle ultime notizie sembra che Karima e i figli, seguiti “da tempo dai servizi sociali”, siano stati portati in una comunità dalla quale, a quanto pare, sono fuggiti.
L’ultima ANSA che leggo il 29/08 è delle 16:09 e questa è la versione che riporta:
” La coppia vive in Italia da 15 anni, ma entrambi sono
irregolari. Ieri, quando Ahmed si e’ recato a denunciare
un’aggressione a sfondo sessuale che la figlia maggiore avrebbe
subito nei bagni del parco del Valentino, e’ scattato il
trasferimento al Cie. La famiglia e’ seguita da tempo dal Comune
di Torino e – secondo quanto s’apprende – gia’ in passato la
coppia avrebbe rifiutato le soluzioni abitative che erano state
loro proposte. Da luglio, dopo che erano stati allontanati da un
locale commerciale che avevano abitato per alcuni anni, i due
coniugi avevano deciso di dormire a cielo aperto, nel parco del
Valentino. Tuttavia, benche’ irregolari, l’unico a rischiare il
rimpatrio coatto e’ l’uomo.
La presenza di figli minori, infatti,
impedisce che il provvedimento sia preso nei confronti della
madre.
Stamattina, a convincerla di abbandonare il sit-in, che ha
provocato notevoli disagi al traffico essendo il corso occupato
una delle vie principali del centro cittadino oltre che via
d’accesso alla citta’, la possibilita’ di incontrare il marito al
Cie. La donna si era convinta, infatti, che l’uomo venisse
sottoposto a torture. Quando ha potuto constatare che stava
bene, ha consentito il trasferimento, suo e dei figli, in una
casa-famiglia da cui pero’ e’ fuggita. La sua odissea continua.”
La vera odissea qui è nei meandri della pseudo informazione, c’è un tentato stupro omesso completamente dai titoli che ripetono più volte la parola “clandestino”… c’è un uomo del quale non si conoscono le condizioni ed una donna spaventata , ora forse ricercata. CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO?”
Finisce così il mio post su FB del 29, dopo di che esco per andare a fare due passi al Valentino, con l’unico obiettivo di far divertire la mia amica a 4 zampe, Thelma. una cosa normale, insomma, un pomeriggio tranquillo, ben sapendo che in contemporanea si stava svolgendo in
piazza castello un presidio contro il TSO, organizzato anche dalla storica realtà del Barocchio, minacciato da sgombero proprio in vista dell’apertura di una struttura per casi psichiatrici, un “mini OPG”. Avevo seguito la vicenda di Karima (vedi questo post) quindi quando passeggio e intravedo movimento di volanti un po’ eccessivo per quell’ora mi sorge un dubbio e mi si drizzano istintivamente le antenne…
Dopo pochi minuti una compagna mi avvisa che Karima ha ripreso a fare il sit in, forse lo ha appreso da radio blackout, non so, comunque collego le sensazioni e vado verso le lucine blu, noto che in una traversa di c.so vittorio una via parallela (non ricordo quale ma di fronte al palazzo di architettura) è stata chiusa con del nastro, ma chiusa sui 4 lati, c’è strano movimento nella corsia centrale, un’ambulanza, un numero eccessivo di poliziotti, soccorritori,vigili, e molti in borghese, tanto che non capisco se sono solidali o digos… mi tocca tornare alla macchina perché mi accorgo che son senza cellulare e forse potrebbe servire, perdo cosi’ l’attimo, arrivo tardi, in tempo per scoprire che la donna (non si sa se anche i bambini) è stata caricata su un’ambulanza, punto, non si parla di TSO ma ci mettiamo un nanosecondo a capire che è li’ che vogliono arrivare. Cosi’ parto per le Molinette, al PS non c’è traccia di Karima, vado al Mauriziano, idem, ma nel frattempo si era saputo che era stata portata al Martini e i solidali si organizzano per convergere al Martini… Raggiungo il posto e trovo una quantità spropositata di pattuglie (polizia e carabinieri) non in semplice antisommossa, ma addirittura con quei tartarugoni esagerati, tipo robocop, che ricordavo di aver visto il 3 luglio e in poche altre occasioni (es. il 10 maggio 2014 a Torino). La conferma ulteriore che Karima è sicuramente li’ dentro.. ma le pattuglie al ns arrivo si defilano per poi tornare qualche minuto dopo, nel frattempo sono dentro e aspetto.
Gli agenti caricano i solidali che si ritrovano di fronte all’ospedale Martini.
I compagni mi avvisano che è successo di tutto e c’è stata una carica, il presidio è quindi stato sciolto, qualcuno si è preso manganellate sul cranio in modo del tutto gratuito considerando che il gruppo di solidali si era limitato a “restare” di fronte all’ospedale in attesa che una compagna, a quanto pare entrata, avesse notizie di Karima.
Visto che sono li’, aspetto. Resto in sala d’attesa e quando tutti i presenti hanno passato la fase del triage, l’accettazione, entro a chiedere notizie. Nel frattempo nella sala d’attesa del PS c’è un via vai di agenti in borghese e in divisa, tartarugoni inclusi, alle macchinette delle bibite. Quando finalmente entro e parlo con l’uomo con abiti da soccorritore (divisa arancione) che apre la porta del triage, gli spiego che sto cercando notizie di Karima, che di lei non so molto ma ho seguito la vicenda e mi è capitato di assistere all’anomala scena al Valentino, dunque sono umanamente preoccupata e vorrei essere rassicurata… l’infermiere mi guarda irritato, mi chiede chi sono, a che titolo chiedo.. ribadisco che il mio è un interesse personale, che mi sembra una storia assurda e che voglio saperne di più delle condizioni della donna e dei figli….. mi risponde malamente, fino a intimarmi di NON INSISTERE e rapidamente considero che la situazione non gioca a mio favore.
Che sia stato un TSO lo confermano i media, incluso il TGR delle 19:30 (quindi ben prima delle cariche), ma dai compagni arriva una notizia diversa, sembra quasi che Karima abbia dichiarato che è stato un ricovero volontario e che non c’è stato uso di farmaci anestetizzanti, tuttavia oggi guardo le foto sulla galleria ANSA e non capisco… questo è un ricovero obbligatorio (TSO), non volontario….Oppure le foto si riferiscono alla mattinata, non lo so. Fine delle mie notizie “dirette”.
Il resto è un mare infinito di dubbi… e un’unica certezza: io sto con Karima. Perché questa donna, da sola contro tutti, ha sfidato il mostro, ha difeso la sua famiglia con un coraggio ed una determinazione che hanno probabilmente spiazzato un apparato repressivo sempre più sovradimensionato e minaccioso, ottenendo però quell’attenzione che, se fosse mancata, avrebbe probabilmente cambiato in peggio il finale della storia. Però Karima secondo le fonti ufficiali è in TSO, dunque è possibile che da trattamento volontario il sanitario responsabile abbia convertito il tutto in obbligatorio, perché? E ci sono rassicurazioni sulle condizioni del marito e dei figli?
Com’è possibile che si verifichi un fatto così grave ad un paio di settimane dalla morte di Andrea Soldi per soffocamento durante un TSO, nella stessa città? Perché non sento le voci delle donne difendere e proteggere una madre, una famiglia, una ragazzina che ha denunciato un tentato stupro, perché questo silenzio?
Simonetta Zandiri
Dinamo Press
31 08 2015
Le misure cautelari per Gianmarco, colpito dal divieto di dimora, risalente al codice Rocco. Rivendichiamo la libertà immediata per Gianmarco, con cui ci sentiamo complici e solidali. Sabato 29 a Bologna conferenza stampa e presidio di solidarietà.
Con rabbia apprendiamo oggi della misura cautelare che ha colpito Gianmarco, attivista del Tpo di Bologna, che abbiamo incontrato in questi anni nelle lotte, nelle piazze, nelle assemblee assieme a tanti e tante che non si arrendono alle ingiustizie e alle miserie del mondo che viviamo. La vendetta poliziesca giustifica il divieto di dimora con i fatti che si sono verificati durante lo sgombero di Villa Adelante, casa occupata da decine di famiglie colpite dalla crisi. Come avviene da qualche tempo, chi difende il diritto all'abitare, ed in generale si oppone alle politiche neoliberiste e ai diktat dell'austerità viene colpito da misure punitive. Come se con l'intimidazione si potessero fermare tutti quelli che si organizzano quotidianamente per costruire un presente degno per tutti nella miseria della crisi.
In tante città italiane, ed a Bologna in particolare, continui provvedimenti punitivi colpiscono gli attivisti, tentando di trasformare le questioni sociali in problemi di ordine pubblico, in questioni giudiziarie, in persecuzioni e messe al bando. Ma per costruire un presente e un futuro di dignità e libertà vanno respinte queste ignobili ed insopportabili intimidazioni, costruendo solidarietà e rivendicando la libertà di movimento per tutti. Per questo siamo vicini a Gianmarco e a tutti gli attivisti colpiti da misure restrittive, e siamo al fianco di tutti i compagni e le compagne che saranno in piazza domani a Bologna. Gianmarco libero, liberi tutti!
Da Roma - DinamoPress
Pubblichiamo di seguito la convocazione del presidio di domani: Gianmarco libero!
Soltanto qualche misera ora. Per il giudice Letizio Magliaro e il P.M. Antonello Gustapane tutti gli affetti, la famiglia, un figlio di nemmeno un anno di età, una nota attività commerciale, le amicizie e il legame con tutti i suoi compagni e le compagne di mille battaglie valgono soltanto qualche ora.
Poco fa a Gianmarco è stato comunicato che entro le 19.00 dovrà lasciare Bologna, costretto da una misura cautelare del codice Rocco, risalente al ventennio più buio della nostra storia: il divieto di dimora.
A Gianmarco e a molti di noi viene imputata la resistenza al vile sgombero di Villa Adelante, dove per 9 mesi trovarono casa famiglie, pensionati, giovani precari e disoccupati che hanno deciso di non piegarsi alla crisi. Ma non basta: la più grave colpa di Gianmarco sarebbe quella di essere sempre presente in ogni luogo in cui si lotta per i diritti, per la dignità delle persone, per la possibilità di costruire una città più libera.
Per noi, invece, la sua costanza nell’essere stato sempre partecipe ai percorsi di lotta e di liberazione di questa città è motivo di orgoglio.
A Gianmarco promettiamo che non sarà mai lasciato solo e che la battaglia contro l’uso scellerato di queste misure cautelari è appena cominciata. Una battaglia fondamentale per tutti gli attivisti e le attiviste di Bologna, che soprattutto negli ultimi mesi ne hanno subito la violenza. Il nostro abbraccio va anche a Gloria e al piccolo Leonardo, che da oggi sentiranno la loro casa più vuota.
Gianmarco libero. Liber* tutt*
Sabato 29, alle ore 12.00 conferenza stampa al TPO con la presenza degli avvocati. Invitiamo tutta la città a un presidio in piazza San Francesco alle ore 20.00 di sabato 29 per la libertà di dimora per Gianmarco e tutti/e.
Cs TPO
Dinamo Press
31 08 2015
Il comunicato finale del campeggio di Beyond Europe in Calcidica, Grecia. Una settimana di dibattiti e azioni, culminata il 23 di agosto in una manifestazione al fianco della lotta degli abitanti della Calcidica contro le miniere d'oro della El Dorado Company. Here the English version
Domenica, 23 agosto 2015, circa 2000 persone hanno partecipato a una manifestazione tra le montagne di Skouries. Durante questa manifestazione ci sono stati pesanti scontri tra manifestanti e polizia, dove la polizia ha fatto uso massiccio di gas lacrimogeni e granate assordanti. 78 persone sono state arrestate, di cui 4 sono ancora detenute in custodia.
La manifestazione è stata organizzata dalla piattaforma antiautoritaria contro il capitalismo, Beyond Europe, insieme con i comitati di attivisti dei villaggi locali nella zona di Skouries. Questa marcia di protesta è stata il culmine del campeggio internazionale di Beyond Europe, che ha avuto luogo presso la spiaggia di Ierissos vicino alla zona di Skouries. Al campeggio hanno partecipato 400-500 antiautoritari provenienti da tutta Europa per scambiarsi idee e discutere di analisi e pratiche politiche. Il luogo è stato scelto molto consapevolmente per sostenere le lotte ecologiche e sociali in corso, contro l'estrazione di oro e altri metalli pesanti in Skouries. E, naturalmente, non siamo attivi nel nome di, ma a fianco degli attivisti locali. Da molto tempo ormai, gli attivisti di Beyond Europe sono impegnati nella solidarietà pratica e il supporto per questa lotta. Questa lotta ha un forte impatto per i movimenti sociali in Grecia e di tutta Europa come un’importante prima linea nella lotta contro la riconfigurazione del capitalismo europeo attraverso la Troika sulle spalle dei molti.
Per noi, il campeggio e soprattutto la manifestazione sono stati un successo politico, siamo stati nel posto giusto al momento giusto. Nel gennaio 2015 il partito di sinistra Syriza ha assunto il potere e ha evocato la speranza in molti attivisti di sinistra. Riguardo alla questione della Skouries, Syriza ha interpretato il ruolo del partito di movimento mentre era all’opposizione, ma ha agito in maniera molto diversa dal momento in cui è stato al potere. Poco prima della manifestazione il governo di Alexis Tsipras si è dimesso, solo due giorni dopo l'inizio del campeggio di Beyond Europe e da quando Syriza era venuta a conoscenza della nostra manifestazione. Nel frattempo, il 19 agosto, il ministro dell'energia Panos Skourletis ha ordinato di sospendere l'attività di estrazione in Calcidica, sostenendo che la società abbia violato le clausole contrattuali ambientali.
Attribuiamo l'annuncio di chiudere la miniera alla nostra scelta di organizzare un campeggio qui, ma l'annuncio del governo non ha significato la fine della lotta – e ne abbiamo trovato la giustificazione. Un giorno dopo l'annuncio, durante la nostra passeggiata dal campeggio alla montagna vicino al villaggio Megali Panagia abbiamo potuto vedere che i lavori delle miniere continuavano. Questo è stata solo un’altra espressione della lezione più semplice ma importante nelle questioni del rapporto tra partiti e movimenti: anche se i partiti possono migliorare delle cose piccole all'interno della loro limitata capacità, la possibilità di creare un reale progresso e di emancipazione sta nelle nostre mani. Delegare desideri di cambiamento verso i partiti sarà sempre un vicolo cieco, dal momento che i partiti al potere dovranno sempre lavorare per rappresentare l’interesse nazionale. Siamo d'accordo con Syriza che le miniere della Skouries devono essere chiuse, ma spetta a noi adempiere a tale compito. La nostra azione ha inviato questo messaggio a tutti i partiti che prenderanno il potere nelle ri-elezioni greche nel mese di settembre.
La manifestazione di domenica ha messo di nuovo sul tavolo la lotta importante e vitale di Skouries. Il suo impatto è stato sentito profondamente in tutta la Grecia e non solo. Vediamo questo come un successo politico perché ora, per la prima volta dopo il grande sciopero generale del 2012, una nuova dinamica politica dal basso si sta creando in Grecia. Dopo un periodo di siccità dei movimenti sociali da quell'anno, il sequestro di Syriza al potere sembrava aver paralizzato gran parte di essi a causa della posizione di dover concedere al governo Tsipras del tempo. Il nostro campeggio e la manifestazione sono stati un tentativo di mettere fine a questa siccità e contare sulla nostra arma più forte – l’autorganizzazione e le lotte sociali.
Ieri, come sempre, quando le lotte sociali sono efficaci, la repressione dello Stato ha continuato. Nei diversi anni delle lotte di Skouries, la polizia e i servizi segreti hanno tentato di reprimere fortemente i movimenti locali tramite molestie, arresti e i procedimenti giuridici. Anche ieri, la polizia ha disperso violentemente la manifestazione, ha arrestato 78 persone e ferito molte altre. Una persona ha subito una frattura alla gamba mentre veniva arrestata dai poliziotti. Vanno a lei i nostri auguri per una veloce guarigione e a tutti coloro i quali sono stati malmenati o feriti dai gas. E, naturalmente, siamo solidali con i quattro ancora detenuti, così come tutti gli altri attivisti processati negli ultimi anni. Questo potrebbe essere stato solo un piccolo passo verso una organizzazione anti-autoritaria oltre i confini e contro la tristezza dell’esistente e reale capitalismo, ma in ogni caso è stato un passo. E molto altro deve ancora venire.
Traduzione a cura di dinamopress.it, tratto dal sito di Beyond Europe