IL MANIFESTO

A chi conviene una crisi a Teheran

Proteste in IranFarian Sabahi, Il Manifesto

2 gennaio 2018

Agli Stati Uniti e all’Europa la destabilizzazione dell’Iran non conviene, perché Teheran è il naturale baluardo contro l’Isis: se ayatollah e pasdaran non avessero dispiegato forze sul terreno, in Iraq e in Siria, l’Isis avrebbe potuto espandersi maggiormente nella regione.

Dalla Diaz alla Dia: una scelta inopportuna

Tortura ViolenzaRiccardo Noury, Il Manifesto
28 dicembre 2017

Il 5 luglio 2012 la V sezione penale della Corte di Cassazione confermava definitivamente le condanne, tutte andate in prescrizione, di 25 funzionari di polizia per le torture (questa parola la userà poi la Corte europea dei diritti umani nel giugno 2017) eseguite alla scuola Diaz di Genova nel 2011.

Carceri minorili, in attesa dei decreti per la riforma

Carcere minorileEleonora Martini, Il Manifesto
19 dicembre 2017

"A quarantadue anni dalla legge penitenziaria è finalmente arrivato il momento di avere regole ad hoc per i ragazzi e le ragazze detenuti nei 17 Istituti penali a loro dedicati. Regole che mettano al centro prioritarie esigenze di tipo educativo, che tolgano tutti i paletti per l'accesso alle misure alternative, che facciano assomigliare le carceri a comunità.

Diritti MigrantiCarlo Lania, Il Manifesto
17 dicembre 2017

Chiedono di poter uscire dal cono d’ombra dove li hanno relegati il regolamento di Dublino e la volontà di rimandare a casa i migranti economici. Un cono d’ombra che li rende invisibili per tutti, non-persone per le quali non sono previsti diritti e quindi facili vittime di chi approfitta di loro sfruttandoli nei campi o nei cantieri.

Israele: la follia è nel metodo

Bansky Betlemme PalestinaSarantis Thanopulos, Il Manifesto
16 dicembre 2017

La decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele è folle. La affermazione di Netanyahu che la città è la capitale di Israele da tremila anni altrettanto. In entrambi i casi c'è del metodo nel disegno che il folle persegue con ostinazione.

Povertà, la beffa del potere

Povertà crisiMarco Revelli, Il Manifesto
5 dicembre 2017

Grottesca e crudele. La vicenda del Reddito di inclusione (Rei) sta raggiungendo vette di insipienza inimmaginabili anche per chi è da tempo abituato a commentare le imprese di una classe di governo difficile da qualificare.
Che la marea dei poveri fosse in Italia in tumultuosa crescita era cosa conosciuta da chi si occupa professionalmente del fenomeno, anche se mascherata nel racconto pubblico da una buona dose di ottimismo a buon mercato.
FuturoRoberto Ciccarelli, Il Manifesto
2 dicembre 2017

Uno sviluppo senza espansione economica, una ripresa spinta dalla manifattura e dall’export senza ampliamento della base produttiva. Un paese dove i "poveri assoluti" sono aumentati del 165% rispetto al 2007 (sono 4,7 milioni), senza contare i "nuovi poveri", 8 milioni 465mila persone, pari a 2 milioni 734 mila famiglie, che lavorano precariamente, appartengono anche al ceto medio, e non vedono la fine del mese con un solo stipendio.

Ikea, il diritto non è solo affare di donne

Diritti-lavoroSilvia Niccolai, Il Manifesto
30 novembre 2017

Molti, anche esponenti politici, sostengono che una donna non dovrebbe essere discriminata in quanto madre, come sarebbe accaduto alla signora licenziata da Ikea qualche giorno fa.
È vero, ma dicendo questo non si coglie del tutto la posta in gioco.
25 novembre violenza donneAlessandra Pigliaru, Il Manifesto
24 novembre 2017

Diffusi ieri, i numeri dei femminicidi in Italia nei primi 10 mesi del 2017 confermano il drammatico dato dell'anno precedente. Sono 114 le donne uccise per mano maschile in Italia nel 2017, lo rende noto il quarto Studio Eures.
Dopo l'aumento del 5,6% tra il 2015 e il 2016, lo scorso anno vi è stata una concentrazione al nord del paese in cui risultano 78 femminicidi, corrispondenti a più della metà dei totali e con il 30% in più rispetto al 2015. Anche al centro Italia l'incremento è del 30% mentre al sud in diminuzione.

Ratko Mladic, quale futuro dopo la condanna?

Srebrenica 1995Daniele Archibugi*, Il Manifesto
23 novembre 2017

La sentenza fa emergere i fallimenti della comunità internazionale. Il primo: la maggior parte dei 83 condannati sono serbi, mentre molti dei crimini di croati e musulmano-bosniaci sono stati tralasciati, così come quelli della Nato. Il secondo:il territorio jugoslavo è oggi diviso proprio sulle linee ottenute grazie a quei crimini.

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