"Bellissime", cosa si nasconde dietro il mondo delle baby miss?

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Bellissima Magnani ViscontiGiuseppe Fantasia, Huffington Post
3 agosto 2017

C'è un sottobosco che pochi conoscono, un mondo fatto di piastre per capelli, piccoli tacchi, vestiti luminosi e rossetti, uno di quelli in cui è la bellezza a farla da padrona e ad essere, in assoluto, il primo surrogato per la popolarità, un espediente per arrivare a qualcosa, per produrre consenso, per ottenere ciò di cui si ha bisogno assecondando il desiderio.

In quel mondo sommerso in cui non si va oltre il metro e trenta di altezza, le promesse di un futuro - bello o meno bello che sia - vanno di pari passo con le frustrazioni.

Già in Bellissima (1951) di Luchino Visconti, Maddalena Cecconi (Anna Magnani) faceva di tutto per trasformare sua figlia Maia in un'attrice e diversi anni dopo, la piccola Olive (Abigaile Breslin), nel film rivelazione Little Miss Sunshine (2006), interpretava una ribelle mini-reginetta di provincia pronta a partecipare al concorso di bellezza più importante della California, una pellicola che fece molto discutere perché i due registi (Jonathan Dayton e Valerie Faris), riuscirono a dipingere perfettamente quella realtà purtroppo sempre più frequente, negli Stati Uniti ma non solo, lasciando però gli spettatori liberi di considerare il tutto liberamente esprimendo le proprie opinioni.

La scrittrice Flavia Piccinni, già vincitrice del Premio Campiello Giovani e coordinatrice editoriale per la casa editrice Atlantide, dopo aver percorso in lungo e in largo l'Italia nei vari centri commerciali come nelle periferie più estreme tra selezioni, sfilate e concorsi di bellezza, ha deciso che era giunto il momento di raccontare tutto questo, perché – come scrive nel suo nuovo libro - Bellissime, (Fandango Libri) - dietro i glitter e i sorrisi delle baby miss, delle giovani modelle e delle aspiranti lolite, "poteva esserci dell'altro".

Il risultato è un'analisi dettagliata quanto sconvolgente di quel mondo in cui il consentito va oltre ogni limite, dimenticando spesso che quegli esserini in costume da bagno o in abito elegante, spesso truccate in maniera spaventosa ed eccessiva per la loro età, sono delle bambine che – quasi sempre – hanno perso la percezione di una realtà che a malapena hanno conosciuto e il tutto per colpa degli adulti.

Sono loro, infatti, uomini e donne, papà e mamme disposte ad ogni cosa pur di vedere il proprio figlio o la propria figlia sfilare a Firenze, a Pitti Bimbo, "la meta finale, il posto dove vanno tutti e dove tutti sognano di essere protagonisti".

Senza poter fare pause, con poco cibo ed acqua, quelle bambine/donne sono costrette a casting lunghi, faticosi e snervanti, ma per quale fine? Riviste patinate, cataloghi e pubblicità, rispondono alla Piccinni alcuni dei genitori conosciuti nel suo girovagare per il nostro Paese, senza sapere il danno che faranno ai loro figli, vere e proprie vittime di un'adultizzazione precoce che - truccati e presentati con atteggiamenti, comportamenti, abiti e calzature non in linea con la loro età - non fanno altro che realizzare quello stereotipo di genere che è l'anticamera dello sfruttamento e della figura della donna-oggetto.

Come è possibile non innervosirsi e rattristarsi quando si ascolta la risposta di una di loro che con voce sicura afferma: "Sono felice, perché ho vinto. I concorsi sono belli. C'è la gente che ti guarda, ci sono i fotografi, ti metti dei bei vestiti. E poi papà è contento?". O ad un'altra che le spiega che tra i suoi amici non ci sono bambini brutti, "perché i bambini brutti sono tristi?". Dove sono i genitori quando succede tutto questo?

Leggendo le pagine di questo libro necessario, vi accorgerete – purtroppo – che sono spesso lì accanto a loro, con "sorrisi congelati" e con gli sguardi "fissi come di un trionfo", il primo di un'intera vita. Dietro le quinte o sotto uno di quei palchi, "tutte le mamme diventano un'unica donna", una sola donna che con occhio vigile segue la passerella per studiare i profili delle baby modelle in ideale competizione con le proprie figlie e i vestiti finiscono col passare in secondo piano. "Le donne – scrive l'autrice - mostrano eccitate i rispettivi pargoli puntando indici nel vuoto, e si concentrano su questi adulti in miniatura". Parole che più si leggono e più fanno male.

Quel mondo, che sono poi tanti mondi insieme, esiste e la Piccinni ha deciso di mostrarlo – come dice lei – "senza paura e senza strumentalizzazioni", Una realtà che è una vera e propria prigione che non considera i desideri di quei piccoli e le loro vere ambizioni, le loro passioni e i loro sogni, ma li proietta in un futuro solo attraverso le pressioni sociali e le aspettative degli altri, di quei genitori che hanno smesso di fantasticare su figli medici o avvocati per cominciare a vaneggiare sullo showbiz .

"Quello che sono le bimbe oggi, ha molto a che fare con quello che sarà l'Italia nei prossimi trenta, quaranta, cinquant'anni. La costruzione dell'immaginario delle bambine, e dei bambini naturalmente, farà la differenza fra un popolo di aspiranti showgirl e uno di astronaute. Bisogna sempre rifuggire le distinzioni dicotomiche, eppure è negli estremi che si rivela la realtà".

Un'analisi precisa e dettagliata, la sua, che ha scatenato anche un'interrogazione parlamentare da parte della senatrice Fabiola Anitori, basata sulla "strumentalizzazione del corpo delle bambine e l'ipersessualizzazione che porta alla formazione dell'immaginario delle piccole italiane" seguita a quella del deputato Riccardo Nuti che suggeriva l'invio di ispettori da parte del governo sui set di quei concorsi di bellezza.

Speriamo che si arrivi ad una soluzione – porre la parola "fine" a tutto questo - ma è davvero difficile visto il giro d'affari della moda bimbo super i 2,7 miliardi di euro, ma tutelare i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza attraverso misure e provvedimenti che proteggano queste due delicate fasi della vita dalle forme di sfruttamento a cui la società oggi espone, è necessario.

Ultima modifica il Martedì, 08 Agosto 2017 04:15
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