×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 415

RaiNews
09 11 2015

La Lega Nazionale per la democrazia, il partito di opposizione in Myanmar che fa capo alla premier Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, ha conquistato tutti i primi 12 seggi della 'camera bassa' del Parlamento, ufficialmente assegnati dalla Commissione elettorale. Tutti i seggi in questione sono nell'area di Yangoon. La Lega ha già reso noto i suoi propri conteggi, raccolti nei vari seggi elettorali nel Paese e ha preannunciato di essere certa di aver conquistato il 70% dei voti.

Se il dato trovasse conferma Suu Kyi avrebbe la maggioranza necessaria per formare il governo. La soglia e' del 67% dei voti considerando che alla giunta militare e' riservato un 25% dei seggi. San Suu Kyi è prudente "È troppo presto per parlare del risultato, ma credo che ne abbiate tutti un'idea". Aspettando i risultati è ottimista la leader dell'opposizione birmana Aung San Suu Kyi, che è arrivata nella sede centrale della sua "Lega nazionale per la democrazia" (Nld) davanti a una folla di sostenitori in festa già da ieri sera. Si sono svolte le prime elezioni democratiche da 25 anni e il premio Nobel per la pace è la favorita.  

Il conteggio ufficioso mostra intanto un netto vantaggio dell'Nld nei seggi dell'ex capitale Rangoon e di Mandalay, la seconda città più popolosa del Paese. Partito di governo ammette la sconfitta Il partito al governo (Usdp) ha ammesso la sconfitta alle elezioni. In un'intervista a "Democratic Voice of Burma", il capo del partito di governo Htay Oo ammette di "aver collezionato più sconfitte che vittorie". La sua dichiarazione lascia qualche margine di ambiguità, dato che non è chiaro se vada riferita al risultato a livello nazionale o ad alcune realtà locali da lui menzionate precedentemente.

Htay Oo ha comunque detto che il suo partito accetterà qualunque risultato. Affluenza all'80% Nonostante alcuni disguidi con le liste elettorali, e degli aspiranti votanti impossibilitati a depositare la propria scheda, nell'ex capitale Rangoon e in altre città del Paese le operazioni di voto si sono svolte in linea di massima con regolarità, come certificato anche dagli osservatori Ue. Lunghe code, in alcuni casi quasi di 100 metri, si sono formate fin da prima dell'apertura dei seggi alle 6: alcuni elettori hanno dovuto aspettare ore in piedi, ma tutto si è svolto in un'atmosfera di composta pazienza, per poi mostrare con orgoglio il dito mignolo intinto nell'inchiostro viola come prova del voto.

Birmania, 350 migranti Rohingya alla deriva da tre giorni

  • Martedì, 12 Maggio 2015 13:52 ,
  • Pubblicato in REPUBBLICA
La Repubblica
12 05 2015

Sono rimasti su un barcone alla deriva per tre giorni. Circa 350 migranti Rohingya in fuga dalla Birmania sono stati abbandonati al largo della Thailandia senza carburante e poco dopo, senza cibo né acqua. Lo ha denunciato Chris Lewa, responsabile dell'Arakan Project, un'associazione che monitora le condizioni della minoranza musulmana discriminata in Birmania.

I Rohingya sono stati descritti come "il popolo meno voluto al mondo" e "una delle minoranze più perseguitate al mondo". Per una legge sulla concessione della cittadinanza del 1982, essi non possono prendere la cittadinanza birmana, non possono viaggiare senza un permesso ufficiale, possedere terreni e sono tenuti a firmare un impegno a non avere più di due figli. Secondo Amnesty International, la popolazione musulmana Rohingya continua a soffrire per violazioni dei diritti umani da parte della dittatura militare birmana dal 1978, molti sono già fuggiti nel vicino Bangladesh.

"Hanno chiesto di essere salvati urgentemente", ha detto Lewa dopo essere riuscita a mettersi in contatto con uno dei migranti, aggiungendo che una cinquantina delle persone a bordo sono donne, e che il barcone si trova probabilmente al largo del sud della Thailandia vicino alla Malesia. Un summit regionale in Thailandia il 29 maggio è stato annunciato oggi dal ministero degli Esteri per affrontare "l'aumento senza precedenti dell'immigrazione irregolare". "Il vertice speciale rappresenta un invito urgente alla regione a lavorare insieme", si legge nella nota.

Nelle ultime 48 ore, circa duemila migranti - tra Rohingya e bengalesi - sono approdati sulle coste malesi e indonesiane. Si tratta di persone in fuga dalla povertà, ma anche dalla violenza. Un barcone con 400 persone è stato respinto dall'Indonesia e rispedito verso la Malesia, secondo le autorità locali dopo che i migranti sono stati riforniti di provviste.

Negli ultimi tre anni, oltre centomila Rohingya sono fuggiti dalla Birmania a bordo di barconi gestiti da trafficanti senza scrupoli, in fuga dalle violenze della maggioranza buddista e lasciando spesso alle spalle famiglie che vivono in squallidi campi di sfollati. Se la loro destinazione preferita è la musulmana Malesia, molti di essi approdano in Thailandia, dove vengono tenuti prigionieri - si sospetta con la complicità delle autorità locali - fino al pagamento di un riscatto.

Secondo l'Onu, al momento fino a sei mila bengalesi e Rohingya, minoranza musulmana ritenuta una delle comunità più perseguitate al mondo, potrebbero essere in viaggio o prigionieri su barconi nel Mar delle Andamane.

L'organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha lanciato un appello ai governi del sud-est asiatico per trovare e salvare le migliaia di migranti che si trovano in grave difficoltà in mare. "E' necessario uno sforzo regionale. Non abbiamo la capacità di cercarli, ma i governi hanno navi e satelliti", ha detto un portavoce dell'Oim. Se questi migranti non saranno trovati rapidamente, "potrebbero trovarsi presto in pessime condizioni e persino morti", ha aggiunto il portavoce.

L'augurio a San Suu Kyi, l'augurio alla Birmania

  • Giovedì, 19 Giugno 2014 07:54 ,
  • Pubblicato in Flash news

La Stampa
19 06 2014

Oggi Aung San Suu Kyi compie 69 anni. E' un compleanno importante per tutti.

Da più di 25 anni la sua vita si è identificata con i destini della Birmania, della libertà del suo popolo e della democrazia.

Un lungo cammino politico e esistenziale che ha avuto inizio nei giorni dell'agosto del 1988, con la rivolta degli studenti repressa dai militari nel sangue. ...

La protesta delle donne birmane

  • Martedì, 17 Giugno 2014 07:36 ,
  • Pubblicato in Flash news

Ingenere.it
17 06 2014

In uno dei paesi dove la cultura buddista è più radicata, è in atto una campagna discriminatoria nei confronti della minoranza mussulmana. Violenze e minacce sono all’ordine del giorno ed è in discussione una legge che obbligherebbe le donne buddiste a sposarsi con uomini dello stesso credo. Ma un gruppo di associazioni birmane non ci sta.

Un gruppo di 97 organizzazioni birmane, costituito per la maggior parte da associazioni di donne, ha denunciato con un appello dello scorso 6 maggio una proposta di legge sui matrimoni interconfessionali.

Avanzata inizialmente nel luglio scorso da un gruppo di monaci fondamentalisti e appoggiata dal Presidente Thein Sein, la legge obbligherebbe le donne buddiste a sposarsi unicamente con uomini dello stesso credo. I partner di altre fedi religiose dovrebbero convertirsi al buddismo e ottenere l’autorizzazione al matrimonio da parte dei genitori della sposa. Infrazioni potrebbero essere sanzionate con dieci anni di reclusione e la confisca dei beni.

La legge, frutto di una crescente campagna di odio contro la minoranza musulmana, fa parte di un più ampio pacchetto chiamato “Legge per la protezione della razza nazionale” che prevede la messa al bando della poligamia, misure di controllo della popolazione e limitazioni alla conversione religiosa.

A proporre la legge è stata l’Organizzazione per la protezione della razza e religione nazionali (Opnrr), con forti legami con esponenti di governo e capeggiata dal monaco Tilawka Biwuntha. I membri del Opnrr, un tempo in prima linea del movimento democratico, sostengono che la legge rappresenti una soluzione ai frequenti episodi di violenza fra buddisti e musulmani verificatisi a partire dalla metà del 2012. Questi, principalmente istigati dalla propaganda anti-musulmana, hanno finora lasciato almeno 350 vittime e circa 140.000 sfollati soprattutto musulmani.

I musulmani rappresentano, secondo le stime ufficiali, circa il 4% della popolazione birmana, e sono considerati immigrati illegali. Essi sono colpiti da numerosi episodi di discriminazione fra cui restrizioni alla libertà di movimento, di accesso all’educazione e il diniego della cittadinanza. Il gruppo più numeroso sono i Rohingya, considerati dalle Nazioni Unite una delle minoranze più perseguitate al mondo.

L’Opnrr ritiene che la legge sia necessaria per controllare la crescita della popolazione musulmana e proteggere le donne dalle conversioni forzate. A proposito, uno dei suoi principali leader, Ashin Wiratu, (che si è aggiudicato la copertina del Time dal titolo “Il Volto del Terrore Buddista”), ha dichiarato: “stanno prolificando troppo, rubando le nostre donne e violentandole [....] Vogliono occupare il nostro paese, ma non glielo permetteremo. La Birmania deve rimanere buddista (1)”.

L’Opnrr, chiamato anche Movimento 969 (numero simbolico buddista) ha condotto campagne di boicottaggio dei negozi musulmani incitando in alcuni casi attacchi contro di loro. Il Movimento 969 ha avuto un tale seguito da riuscire a raccogliere nel febbraio scorso più di un milione di firme per chiedere il varo della legge.

Un gruppo di associazioni di donne aveva risposto all’iniziativa dei monaci con una vasta campagna di mobilitazione dei vari segmenti della società civile producendo anche il poster “Women are Wise"(2). Il loro appello è riuscito a raccogliere nel giro di pochi mesi 97 adesioni che sono passate in circa dieci giorni a 150.

Nell’appello le associazioni hanno dichiarato che la legge violi la libertà di scelta delle donne ed “è basata sulla convinzione discriminatoria che le donne sono più deboli a livello fisico e mentale”. La dichiarazione delle associazioni ha denunciato il mancato rispetto, implicito nella legge, della capacità delle donne di pensare razionalmente e di prendere decisioni.

La donna birmana si trova a rappresentare la principale depositaria dei valori della religione buddista praticata da circa l’89% della popolazione birmana. L’appello delle associazioni afferma a proposito che la proposta di legge: “ripone esclusivamente sulle donne la responsabilità di salvaguardare la razza, la religione, la cultura e tradizioni”. In un’intervista una delle attiviste più di spicco e coordinatrice del Gender Equality Network, May Sabe Phyu, ha aggiunto che la legge nasconde la convinzione che l’identità nazionale necessiti la soggiogazione della donna (3).

Invece che proteggerla, come dice Wiratu, la donna buddista si trova ad essere discriminata, subendo un diverso trattamento sia degli uomini che delle stesse donne di altre minoranze religiose. Le donne buddiste con partner musulmani sono già state prese di mira: lo scorso aprile nella cittadina di Pegu una folla impazzita ha incendiato il quartiere di una ragazza buddista per punirla della sua relazione con un musulmano.

In questo delicato processo di transizione democratica del paese, la donna birmana si trova quindi ad essere uno strumento di odio e di propaganda da parte del governo contro le minoranze etniche e religiose. Lo scorso gennaio l’associazione Women’s League of Burma aveva denunciato nel suo rapporto “Same Impunity, Same Patterns” l’uso sistematico dello stupro da parte dei militari birmani come strumento di guerra contro le minoranze etniche(4).

Secondo il parere delle associazioni firmatarie dell’appello, la legge oltre a rallentare il processo di pace e il dialogo inter-religioso, è solo un pretesto per sviare l’attenzione da altre tematiche di importanza cruciale per il paese e in particolare le elezioni del 2015. Infatti, vari gruppi di opposizione guidati dalla Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), il partito del Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, sono da tempo impegnati in una campagna per riformare la costituzione prima delle elezioni e per ridimensionare il potere dei militari che occupano il 25% dei seggi parlamentari. La stessa Aung San Suu Kyi, seppure abbia condannato la legge perchè viola i diritti delle donne, non ha preso posizioni di denuncia verso le discriminazioni ed attacchi contro i musulmani, atteggiamento probabilmente dovuto alla paura di perdere consenso in vista delle prossime elezioni.

Le associazioni hanno chiamato il governo a dare priorità ad altre azioni più importanti per il cammino democratico del paese come la riforma costituzionale e il processo di riconciliazione nazionale. Queste hanno inoltre suggerito azioni più efficaci per la promozione dei diritti delle donne come la registrazione obbligatoria dei matrimoni e il varo di una legge contro la violenza sulle donne e contro i matrimoni precoci.

Inoltre, le associazioni hanno denunciato che la legge è in violazione della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro la donna (Cedaw) di cui la Birmania è firmataria. Come ha anche sottolineato Human Rights Watch, la legge è contraria all’articolo 16 della Cedaw che sancisce “lo stesso diritto di contrarre matrimonio” per uomini e donne. Negli ultmi giorni attivisti e attiviste hanno subito minacce di morte.

I rappresentanti del Opnrr non hanno tardato a rispondere all’appello definendo “traditori” i suoi firmatari. Il portavoce del Presidente Thein Sein ha dichiarato di aver istruito la commissione legislativa al fine di assicurare che la legge non arrechi pregiudizio ai diritti delle donne. Il Vice Ministro degli Affari Religiosi, Maung Maung Htay, che sta al momento esaminando la proposta di legge, aveva promesso di invitare i rappresentanti dell’opinione pubblica per dare suggerimenti sulla bozza prima di sottoporla al Parlamento, la cui sessione è cominciata il 28 maggio. A proposito, il 13 maggio gli stessi firmatari avevano domandato un incontro per discutere la legge in una lettera a Thein Sein, richiesta finora rimasta inascoltata.

 

(1) Time, 1 luglio 2013.
(2) http://www.burmapartnership.org/2013/07/womens-groups-launch-campaign-ag...
(3) https://www.dvb.no/news/women-of-burma-speak-out-against-interfaith-marriage-act-burma-myanmar/40401
(4) Women’s League of Burma, Same Impunity, Same Patterns – Sexual abuses by the Burma Army will not stop until there is a genuine civilian government, Gennaio 2014

La forza morale di Aung San Suu Kyi e il suo impegno per la democrazia, pagato a così caro prezzo, hanno dischiuso l'alba della democrazia nel Paese asiatico per decenni oppresso dalla dittatura militare. ...

facebook