Nozze gay, il Texas non ci sta: «Si possono negare»

  • Martedì, 30 Giugno 2015 07:53 ,
  • Pubblicato in LETTERA 43

Lettera 43
30 06 2015

Ci pensa il Texas a rovinare la festa della nozze gay: mentre da San Francisco a New York le parate del Gay Pride hanno acquistato il sapore della vittoria, il superconservatore Stato della stella solitaria ha sparato una cannonata sulla sentenza della Corte Suprema americana, che lo scorso 26 giugno ha fatto la storia legalizzando i matrimoni omosessuali su tutto il territorio nazionale.

«VERDETTO FUORILEGGE». L'Attorney general repubblicano Ken Paxton ha definito «fuorilegge» il verdetto della Corte, proclamando che i funzionari statali potranno rifiutare le licenze nuziali, invocando «l'obiezione di coscienza per motivi religiosi». Paxton ha poi chiarito che chi intenderà scegliere questa via rischia una multa o di essere portato in tribunale. Il procuratore ha però assicurato che «molti avvocati» sono disposti a difendere gratis i funzionari che obietteranno in virtù della propria fede.

NY IN STRADA A FARE FESTA. A fronte dell'ostracismo del Texas, dove a fare da apripista del nuovo corso è stata una coppia di gay 80enni, c'è un'America che è scesa in strada a far festa. A New York, dove gli attori britannici Ian McKellen e Derek Jacobi hanno fatto da Gran marescialli alla parata del Gay Pride, il governatore Andrew Cuomo ha unito in matrimonio David Contreras Turley e Peter Thiede davanti allo Stonewall Inn, il bar dove nel 1969 i gay si ribellarono a un raid della polizia: proprio la scorsa settimana il locale è stato nominato monumento cittadino. Era la prima volta che Cuomo celebrava un matrimonio: il governatore, che nel 2011 ha firmato la legge di New York sui matrimoni gay, ha poi marciato nella parata sotto uno striscione su cui era scritto che «la Grande Mela ha aperto la strada».

IN CERCA DI NUOVE TUTELE LEGALI. Una strada, tuttavia, lungo la quale ancora resta molto da fare nonostante le parole del giudice Anthony Kennedy (l'ago della bilancia che ha guidato la maggioranza della Corte): «Nessuna unione è più profonda del matrimonio, per incarnare gli alti ideali di amore, fedeltà, devozione, sacrificio e famiglia. I gay chiedono uguale dignità agli occhi della legge. E la costituzione garantisce loro questo diritto». La prossima battaglia è quella per ottenere tutele legali sul fronte dell'impiego, del diritto all'abitazione, del commercio. Questo perché, come dimostra il Texas, l'opposizione alle nozze omosessuali passa attraverso le leggi sulla libertà religiosa, invocate da molti Stati nella «cintura della Bibbia» per permettere a datori di lavoro, padroni di casa, ristoranti e alberghi di rifiutare servizi a coppie dello stesso sesso.

Matrimoni gay, come cambia l'opinione negli Stati Uniti

  • Lunedì, 29 Giugno 2015 11:29 ,
  • Pubblicato in INGENERE

In genere
29 06 2015

La Corte Suprema americana ha dichiarato legali i matrimoni gay e lesbici in tutti gli Stati Uniti. Intanto un sondaggio diffuso dal Public Religion Research Institute (PRRI) già rivelava che quasi i due terzi del paese, tra cui il 58 per cento dei repubblicani e il 71 per cento dei democratici, si aspettavano che la Corte Suprema rendesse legali i matrimoni gay e lesbici in tutti e 50 gli stati. In ogni caso, a presindere da quella che sarebbe stata la decisione definitiva della Corte, un recente sondaggio d'opinione diffuso dal Pew Research Center ha registrato che negli Stati Uniti più di sette intervistati su dieci affermano che la legalizzazione del matrimonio omosessuale a livello nazionale sia inevitabile. Secondo il sondaggio, oggi, la maggioranza degli americani, il 57 per cento, sostiene il matrimonio omosessuale, rispetto al 39 per cento che vi si oppone. Una percentuale cresciuta costantemente negli ultimi quattordici anni, che ha portato a una vera e propria inversione di tendenza rispetto al 2001, quando i contrari erano il 57 per cento, e solo il 35 per cento della popolazione si dichiarava a favore.

In particolare, questo sembra essere dovuto in parte a un fattore generazionale. La percentuale dei favorevoli ai matrimoni gay e lesbici è cresciuta anche tra le fasce più anziane della popolazione, è vero, ma sono proprio gli americani più giovani, a esprimere il livello più alto di sostegno alle unioni omosessuali: nel 2015 è favorevole il 73 per cento dei nati dopo il 1981, il 59 per cento dei nati tra il 1965 e il 1980, il 49 per cento dei nati tra il 1946 e il 1964, il 39 per cento dei nati tra il 1928 e il 1945.

Ci sono poi differenze lagate al genere, all'ideologia politica, al partito d'appartenenza, alla professione religiosa, all'etnia di appartenenza. Favorevole alle unioni tra persone dello stesso sesso è il 60 per cento delle donne, il 79 per cento dei liberali, il 65 per cento dei democratici e degli indipendenti, l'85 per cento dei laici, il 59 per cento dei bianchi non ispanici.

Secondo Robert P.Jones, amministratore delegato del PRRI "la preponderanza dei dati sui diritti oggi suggerisce che la maggior parte degli americani non solo sostiene le politiche specifiche sul matrimonio tra persone dello stesso sesso o di non discriminazione; queste persone hanno abbracciato i valori che sottendono alla piena parità di trattamento da parte della legge e della parità di accesso alle opportunità". Leggi tutto il commento su The Atlantic.

Il Manifesto
22 06 2015

La Spa­gna si appre­sta alla cele­bra­zione di un anni­ver­sa­rio impor­tante: i dieci anni dall’introduzione del matri­mo­nio ugua­li­ta­rio. Il 3 luglio 2005 entrava in vigore la legge 13/2005 che, in maniera giu­ri­di­ca­mente sem­plice ed ele­gante, tra­sfor­mava il paese ibe­rico nel terzo al mondo, dopo Olanda e Bel­gio, a esten­dere alle cop­pie dello stesso sesso l’istituto del matri­mo­nio: la norma si limi­tava a modi­fi­care il codice civile, sosti­tuendo le parole «marito» e «moglie» con «coniugi», e «padre» e «madre» con «pro­ge­ni­tori». Ma la festa, quest’anno, sarà un po’ meno felice, per­ché sarà orfana del prin­ci­pale ispi­ra­tore della riforma che rese il governo di José Luis Zapa­tero famoso in tutto il mondo: Pedro Zerolo, morto a 54 anni pro­prio un paio di set­ti­mane prima di poter cele­brare l’anniversario di quella che è stata la sua più grande vit­to­ria politica.

Nato a Cara­cas e cre­sciuto alle Cana­rie, Zerolo era avvo­cato, atti­vi­sta e poli­tico socia­li­sta: una sto­ria di lotte prima den­tro le asso­cia­zioni gay – dal 1998 al 2003 fu pre­si­dente della Fede­ra­zione sta­tale lesbi­che, gay, tran­ses­suali e bises­suali – e poi, dal 2003, come con­si­gliere comu­nale socia­li­sta a Madrid e mem­bro della segre­te­ria nazio­nale con il com­pito di curare il rap­porto con i movi­menti sociali. Alla fine del 2013 era stato col­pito da can­cro al pan­creas – un tipo di can­cro con una mor­ta­lità supe­riore al 95%. Nono­stante que­sto, e il cam­bio di aspetto – aveva perso i suoi pro­ver­biali ricci e molti chili – Zerolo aveva con­ti­nuato a essere un pro­ta­go­ni­sta della vita poli­tica spa­gnola e a com­bat­tere fino alla fine con l’energia e il buon umore che lo carat­te­riz­za­vano. Anzi, della vita alle prese con una malat­tia dif­fi­cile aveva fatto un nuovo fronte di lotta, «il mio secondo coming out», diceva.

Numero tre della lista socia­li­sta della comu­nità di Madrid gui­data dall’ex mini­stro Ángel Gabi­londo in que­ste ultime ele­zioni regio­nali, è morto pro­prio due giorni prima di poter pren­dere pos­sesso del suo seg­gio. Sul suo pro­filo twit­ter si defi­niva «atti­vi­sta socia­li­sta, repub­bli­cano, laico, fem­mi­ni­sta, ateo, migrante, fede­ra­li­sta, lgtb, latino, avvo­cato». Il suo ultimo tweet è stato con­tro un caso di assas­si­nio machista.

Cer­ta­mente ha lasciato in ere­dità alla Spa­gna una legge che l’ha resa più giu­sta, tra­sfor­man­dola in un porto d’approdo acco­gliente per molte per­sone omo­ses­suali per­se­gui­tate nel pro­prio paese d’origine. Ma lascia anche dell’altro. Come suc­cede solo alle per­sone fuori dal comune, a Zerolo il tempo ha dato ragione, e dieci anni dopo per­sino i suoi più acer­rimi nemici poli­tici gli hanno reso omag­gio: un rico­no­sci­mento postumo alla sua lotta. Popo­la­ris­simo anche fra chi non ha mai votato socia­li­sta, con la sua morte ha susci­tato una forte emo­zione per­sino in molti espo­nenti poli­tici del Par­tido popu­lar (Pp). Il comune di Madrid (che il giorno del decesso era ancora in mano al Pp) ha messo subito a dispo­si­zione la migliore sala per la camera ardente, il Patio de Cri­sta­les de la Casa de la Villa, e per­sino i gior­nali più con­ser­va­tori ne hanno trac­ciato un pro­filo rispet­toso e quasi affettuoso.

Un sen­ti­mento molto diverso da quello che all’epoca aveva por­tato il Pp a cer­care di fer­mare la legge in tutti i modi (anche nelle piazze), arri­vando a impu­gnarla davanti alla Corte costi­tu­zio­nale: una spada di Damo­cle sul capo di molte per­sone spo­sa­tesi nel frat­tempo. Solo nel novem­bre del 2012 arrivò final­mente il sigillo di costi­tu­zio­na­lità che diede piena cer­tezza giu­ri­dica alle circa 30mila cop­pie omo­ses­suali del Paese.

Addi­rit­tura l’arcivescovo di Madrid e vice­pre­si­dente della Con­fe­renza epi­sco­pale spa­gnola ha por­tato le con­do­glianze al vedovo di Zerolo, e l’ha fatto sapere. Nel 2005 la chiesa mobi­litò milioni di per­sone con­tro il governo Zapa­tero per que­sta legge. Ma c’è di più – e forse è que­sta la maniera migliore di cele­brarlo. In un paese in cui fino a meno di 40 anni fa l’omosessualità era un reato gra­vis­simo punito cru­del­mente, a dieci anni dall’entrata in vigore della legge sul matri­mo­nio ugua­li­ta­rio, nean­che sui media più rea­zio­nari c’è stato qual­cuno che abbia avuto remore nell’usare la parola «marito» per il com­pa­gno di vita di Zerolo. Nella prima riu­nione utile del nuovo con­si­glio comu­nale, il Psoe por­terà la pro­po­sta di inti­to­lar­gli una piazza nel cen­tro del popo­lare quar­tiere gay di Chueca a Madrid.

La Repubblica
10 06 2015

Dopo il referendum irlandese che ha dato il via libera ai matrimoni tra persone dello stesso sesso, un altro importante passaggio verso il riconoscimento di maggiori diritti per le coppie omosessuali arriva anche dalle istituzioni europee, che già si erano espresse sul tema.

Il Parlamento europeo di Strasburgo ha approvato a larga maggioranza un rapporto sull'uguaglianza di genere in Europa in cui si parla, per la prima volta in maniera così esplicita, di 'famiglie gay'. "Il Parlamento - si legge nel testo - prende atto dell'evolversi della definizione di famiglia". La relazione, che non contiene elementi vincolanti per gli stati membri, è stata approvata con 341 voti favorevoli, 281 contrari e 81 astensioni.

Ancora più significativo un secondo passaggio del testo in cui il Parlamento raccomanda "che le norme in quell'ambito (compresi i risvolti in ambito lavorativo come i congedi) tengano in considerazione fenomeni come le famiglie monoparentali e l'omogenitorialità".

Non si tratta del primo pronunciamento in questo senso del Parlamento di Strasburgo: a marzo l'assemblea aveva votato a larga maggioranza a favore del riconoscimento delle unioni civili e del matrimonio tra persone dello stesso sesso "considerandolo come un diritto umano".

Le nuove aperture Ue sulle famiglie gay in realtà sono contenute in una risoluzione sulle nuove strategie sulla parità di genere in cui si invita la Ue ad adottare azioni specifiche per rafforzare i diritti delle donne disabili, migranti, appartenenti a minoranze etniche, delle donne Rom, delle donne anziane, delle madri single e le LGBTI. Tra le altre indicazioni contenute nel testo anche l'invito alla Commissione a promuovere nuove leggi che contengano misure vincolanti per proteggere le donne dalla violenza, in particolare dalle nuove forme di violenza come le cyber-molestie, il cyber-stalking e il cyber-bullismo.

Esultano le associazioni omosessuali: per Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, quelle provenienti da Strasburgo sono "notizie confortanti". Il leader di Sel Nichi Vendola parla, su twitter, di "un altro passo in avanti in Europa sui diritti di tutte le persone". Poi aggiunge: "In Italia invece la politica balbetta, non è riuscita neanche a dire no, finora, alle pretese della sentinella della morale Alfano e alle sue ottuse circolari" .

La Repubblica
04 11 2014

Il prefetto di Bologna ha adottato questa mattina "il provvedimento di annullamento dell’atto con il quale il sindaco di Bologna aveva disposto la trascrizione nei registri dello stato civile dei matrimoni contratti all’estero tra persone dello stesso sesso e le trascrizioni fino ad oggi effettuate". Lo precisa una nota della Prefettura bolognese.

Non tarda ad arrivare la reazione del sindaco, che ha fatto di questo atto una battaglia personale: "Io non cancello nulla, il prefetto nomini un commissario".

"Io questa cancellazione non la farò", ribadisce il primo cittadino di Bologna in una nota, "perché contrasta con il diritto europeo, con la nostra Costituzione, con il diritto delle persone che hanno chiesto la trascrizione, con la storia e il futuro della città che ho l'onore di rappresentare, che non vuole cittadini di serie A e serie B, e con la mia coscienza. Risponderò in queste ore al Prefetto perché provveda lui al concreto annullamento, e informerò le persone direttamente interessate dalla decisione di annullamento del Prefetto, perché almeno possano valutare le azioni legali a loro tutela".

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