la Repubblica
18 09 2015
Il ministro dell'Istruzione ha sentito la necessità di emettere una circolare e rispondere puntigliosamente a una campagna che anche docenti ed esperti della scuola considerano del tutto pretestuosa. Stefania Giannini ribadisce che l'articolo 16 della riforma scolastica parla di "parità di genere", ma è ancora in piena attività la mobilitazione contro la cosiddetta "teoria gender". Per tutta l'estate sui gruppi WhatsApp dei genitori sono circolati messaggi allarmati. Ora, alla riapertura dei cancelli, si è passati agli striscioni. Oltre quello denunciato su Twitter da Cecilia Strada a Milano, manifesti con su scritto "La vostra cultura è contro natura" sono apparsi in moltissime città. La firma è del movimento di estrema destra "Lotta studentesca".
Sui tavoli dei dirigenti scolastici, inoltre, stanno piovendo proprio in questi giorni diffide "fotocopia" per espellere dal Piano dell'offerta formativa tutte le attività che possono anche lontanamente avere a che fare con l'omosessualità. In alcune città d'Italia sono le stesse amministrazioni a promuovere incontri pubblici per spiegare il "mistero" della teoria gender nelle scuole. E puntualmente le sale si riempiono, come è successo l'altro ieri a Milano, lunedì a Laives - provincia di Bolzano - qualche settimana fa a Cittadella - provincia di Padova - e si annuncia affollato anche l'appuntamento che si svolgerà il prossimo 21 settembre a Vicenza.
La circolare del ministro, inoltre, se da una parte ha raccolto il plauso di molte associazioni, dall'altro non è bastata a calmare gli animi. A Cagliari il vicepresidente della Commissione Salute della Regione Sardegna ha chiesto all'Assessore all'Istruzione, Claudia Firino, di aprire un ufficio in cui raccogliere le segnalazioni sulla applicazione della "teoria gender". "Ieri il ministro dell'Istruzione Giannini - spiega Orrù - ha inviato una circolare a tutti i dirigenti scolastici affermando che nella legge sulla 'Buona scuola' voluta dal governo Renzi non si parla di gender minacciando peraltro, fatto gravissimo e intimidazione inaudita, querele per chiunque osi rivolgere critiche alla legge sotto questo aspetto. La verità è che dietro alcuni articoli della legge, inquadrati come misure per il superamento delle discriminazioni e a favore della parità tra i sessi, ci sono tutti i cavilli e le aperture finalizzati ad introdurre l'ideologia gender nelle scuole italiane, ad iniziare da quelle materne ed elementari".
Striscioni. Anche quest'anno Lotta Studentesca ha voluto inaugurare l'anno scolastico con messaggi contro le azioni educative nelle scuole sui temi dell'omosessualità e della cosiddetta "teoria gender". "La vostra cultura è contro natura" lo striscione apparso stamattina davanti il Liceo Duca degli Abruzzi di Treviso e nei giorni scorsi davanti altre scuole di Padova, Brescia, Venezia, Bologna, Modica, Bari. Secondo alcune segnalazioni, inoltre, in un liceo di Napoli è circolato un vecchio articolo di giornale in cui Farida Belghoul, diventata famosa in Francia negli anni '80 per aver capitanato il movimento antirazzista, si scaglia contro l'introduzione dell'educazione "Lgbt" nelle scuole. A Roma proprio in questi giorni, stanno spuntando manifesti che recitano "I bambini non si comprano", contro il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. "Fa tutto parte di uno stesso disegno - dice Aurelio Mancuso di Equality Italia - per questo è importante che il ministro Giannini abbia preso parola, perché è necessario che la politica si assuma una responsabilità contro questo clima".
Diffide ai presidi. Sicuramente per le associazioni che in questi anni hanno lavorato insieme alle scuole per costruire percorsi antidiscriminazione, il terreno è minato. Lo racconta Elena Broggi, presidente dell'Associazione Genitori Omosessuali, che da anni tiene corsi in alcune scuole milanesi contro il bullismo omofobico: "Di certo il clima in questo momento non è positivo, i dirigenti di molte scuole in cui lavoro hanno ricevuto lettere di diffida da parte di alcuni genitori. Sono contenta della circolare del ministro Giannini, manca solo un pezzettino: che ai dirigenti sia dato il potere di dire che l'educazione su alcune tematiche spetta alla scuola, non ai genitori. Le scuole devono essere luoghi sicuri e non lo saranno finché c'è bullismo e discriminazione". Le lettere, i cui modelli sono rintracciabili anche su internet, intimano al Dirigente scolastico di avvertire la famiglia su ogni "lezione, progetto, attività curriculare o extracutticolare" in cui si intenda affrontare i seguenti argomenti: "questioni fische e morali connesse con la sfera affettiva e sessuale", "campagne contro il bullismo, le discriminazioni, il razzismo o la parità di genere".
Incontri pubblici. Tutto esaurito a Laives, in provincia di Bolzano, per un incontro organizzato dai dirigenti scolastici per tranquillizzare le famiglie, preoccupate proprio per le informazioni poco chiare a proposito della "teoria gender". La bufera a Bolzano è stata scatenata da un libro, prodotto anche dalla Provincia Autonoma, e distribuito alle scuole medie e elementari in cui vengono rappresentati vari modelli di famiglia. In realtà il libro è in circolazione dal 2013, ma solo ora ha creato scandalo. I dirigenti di Istituto hanno ribadito che i Programmi dell'offerta formativa sono pubblici e comunque vengono vagliati dal Consiglio di Istituto. Qualcosa di simile è accaduto qualche settimana fa anche a Cittadella, in Provincia di Padova. Presente l'amministrazione comunale che si è detta contraria alle "teorie gender" e pronta a adottare una mozione del consiglio
regionale del Veneto in cui ci si impegna "a vigilare, per quanto di propria competenza, sulla diffusione nelle scuole della teoria gender, riconoscendo il diritto imprescindibile dei genitori di educare i propri figli in tema di affettività e di sessualità".
Cinzia Gubbini
Huffington Post
17 09 2015
Tra il nipote gay e la figlia omofoba, quest’uomo ha scritto una lettera in cui prende una posizione netta.
Come scritto sul sito francese dell’Huffington Post, il sito fckh8com ha pubblicato la lettera di un nonno che difende il nipote dopo che la propria figlia l’ha sbattuto fuori di casa perché ha scoperto essere gay. La lettera è stata condivisa oltre 4 mila volta nella pagina Facebook del sito.
Cara Christine,
Mi deludi come figlia. Hai ragione quando dici che abbiamo una “vergogna in famiglia” ma ti sbagli su chi sia.
Buttare fuori casa Chad solo perché ti ha detto di essere gay, ecco qual è il vero “orrore”. Un genitore che ripudia il proprio figlio è qualcosa di “innaturale”.
L’unica cosa intelligente che ti ho sentito dire è che “tu non hai messo al mondo un figlio perché fosse gay”. Certo, non l’hai fatto. È nato così e non ha deciso lui di esserlo come non ha (deciso) di essere mancino. Tu, invece, hai scelto di essere odiosa, gretta e retrogradata.
Quindi, visto che stiamo ripudiando i nostri figli, colgo l’occasione per dirti addio. Ora ho un 'favoloso' (come dicono i gay) nipote da crescere e non ho tempo per le parole senza cuore di una figlia.
Se ritroverai il tuo cuore, chiamaci.
Papà
Il Grande Colibrì
16 09 2015
In Africa, senza mai essere mai cessata, prende sempre più vigore una nuova caccia alle streghe in cui - ancora una volta - ad essere perseguitate sono le persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender). Ed è impressionante come in pochi giorni, in paesi molto diversi per tradizioni e religione, si siano succeduti episodi che la rendono evidente. Cominciamo con una notizia che purtroppo ricalca vecchi modelli: l'outing di una donna lesbica che denuncia l'omosessualità di animatrici, danzatrici e altre celebrità in Senegal. La notizia, raccolta da Ndiaga Fall di Walftv (video qui sotto), sta naturalmente scatenando nel paese grandi timori da parte delle persone "accusate" e grandi senso di rivincita nei media che denunciano come non si faccia abbastanza contro "la minaccia del lesbismo, che estende sempre più i suoi tentacoli" (senepeople.com).
Questa storia dimostra come sia pericoloso riporre la propria fiducia in qualcuno in paesi dove l'omosessualità è considerata un crimine: ora la donna dichiara di essere diventata lesbica dopo che il suo ragazzo l'ha lasciata dieci anni fa e di non riuscire a liberarsi da questo vizio, e per "farsi aiutare" (o forse cedendo al ricatto di qualcuno che l'ha scoperta) ha deciso di denunciare altre persone come lei.
E in effetti in questi contesti il primo pericolo viene da conoscenti e familiari, come dimostra la storia di Moussa Diawara: prima picchiato dai genitori e poi arrestato dalla polizia in Guinea nel 2010, riuscì a fuggire dal carcere, ma fu imprigionato di nuovo dai suoi stessi genitori fino al 2013, quando è riuscito a rifugiarsi in Francia. La vicenda è tornata di attualità perché, secondo alcuni media, Moussa sarebbe tornato nel suo paese natale dopo aver preso contatto con un fratello che voleva incontrare e che ora si trova in carcere a pagare la colpa del consanguineo, dopo essere stato legato e picchiato per aver tradito la famiglia e la comunità (radio-kankan.com).
Ma ovviamente anche le autorità, con quelle religione spesso in prima linea, contano molto nelle persecuzioni delle persone che "praticano l'omosessualità o altre deviazioni contro natura", come - con queste precise parole - si è espresso sabato scorso il Coordinamento delle associazioni islamiche dell'ovest del Burkina Faso, chiedendo al governo, tra le altre cose, di vietare e sanzionare tutte le anomalie che sono viste come una minaccia all'ordine naturale delle cose (lefaso.net).
Del resto - passando da paesi con maggioranza musulmana a nazioni a prevalenza cristiana - nemmeno l'appartenenza ad una confessione religiosa è garanzia di astinenza da questo terribile peccato: e così cinque sacerdoti anglicani in Kenya sono stati sospesi dal vescovo Joseph Kagunda per il sospetto di aver avuto delle relazioni omosessuali. Il vescovo ha dichiarato che la chiesa "si vergogna di essere associata a loro" e ha ricordato che, "sebbene ci siano pressioni per introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel paese, la chiesa anglicana non arretrerà di un passo su questo punto" (nation.co.ke).
E se in Ghana il candidato presidente del National Democratic Congress promette la fucilazione delle persone omosessuali ("Sarà un evento pubblico, così che tutti possano vederlo e che serva da deterrente") se sarà eletto nelle elezioni del prossimo novembre (kasapafmonline.com), ha destato grande scalpore anche la condanna in Uganda dell'ex direttore sportivo calcistico Chris Mubiru, celebre per le foto di sesso finite sulla copertina di Red Pepper (ilgrandecolibri.com), per sodomia forzata con Emmanuel Nyanzi (monitor.co.ug). Mubiru, che è stato arrestato già nel 2009, nei prossimi giorni conoscerà la durezza della condanna, di cui è ancora da determinare la durata.
Lo stesso Mubiru, però, è stato assolto dall'accusa di aver avuto rapporti omosessuali con George Oundo, perché il partner era consenziente: questa sentenza è estremamente importante in un paese che continua a discutere di rinvigorire le pene per i rapporti tra persone dello stesso sesso, che il giudice ha invece ritenuto legittimi se entrambi i partner sono consenzienti (sebaspace.wordpress.com). Nonostante questo importante distinguo, la situazione nel paese, come in quasi tutto il continente, rimane molto complicata.
Una delle prime conseguenze nel mantenere vietati e clandestini i rapporti gay è che la comunità omosessuale finisce ad essere più colpita dalla diffusione dell'AIDS: lo rileva in Burundi l'Associazione nazionale assistenza malati di AIDS e sieropositivi (seronet.info); lo conferma il manager di Gay e lesbiche dello Zimbabwe (GALZ) Samuel Matsikure, che osserva come gli omosessuali siano "riluttanti ad avvicinarsi agli operatori sanitari per paura dello stigma e della discriminazione" (voazimbabwe.com); lo dimostrano i gay del Botswana, che chiedono di avere medici che non li discriminino per il loro orientamento sessuale, mettendo a rischio la loro salute e quella delle persone che hanno rapporti con loro (starafrica.com).
Ma forse, per governanti e autorità religiose di questi paesi, il fatto che la sieropositività e l'AIDS si diffondano non è un problema perché confidano che ad essere colpiti saranno solo i gay, quando, in realtà, in una società ipocrita, in cui i gay si nascondono in famiglie "normali", ad essere a rischio sono tutti. E oltre all'emergenza culturale e civile, si rischia anche di acuire ancora di più un'emergenza sanitaria di proporzioni già tragiche.
Michele
Copyright©2015ilgrandecolibri.com