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07 04 2014
EMANUELE BONINI
I problemi psicologici dei lavoratori costano circa 240 miliardi all'anno. L'Unione europea, in sostanza, vede sfumare ogni anno una quantità di risorse parti a circa un quarto dell'intero bilancio settennale (fissato a 908 miliardi per il periodo 2014-2020). Una cifra stellare che ha spinto la Commissione europea a correre ai ripari
BRUXELLES - Lo stress sul posto di lavoro frena l'economia europea, che perde una media di 240 miliardi di euro per i disagi psicologici dei lavoratori tra spese mediche e abbandono del posto di lavoro per le cure. L'Unione europea, in sostanza, vede sfumare ogni anno una quantità di risorse parti a circa un quarto dell'intero bilancio settennale (fissato a 908 miliardi per il periodo 2014-2020). Lo rilevano Commissione europea e Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro (Eashw), in occasione della presentazione delle nuova campagna biennale di gestione e prevenzione dello stress. Una campagna quanto mai doverosa, resasi necessaria per arginare un fenomeno di dimensioni impressionanti e molto spesso sottovalutate. Lanciata in collaborazione della Commissione europea, la campagna – finanziata con 4 milioni di euro in due anni, 2014 e 2015 – intende portare le imprese a rendersi conto di un problema che sottrae produttività e competitività a tutti i paesi europei, aggravando ancora di più la crisi economica dell'Europa.
Secondo stime della Rete europea per la promozione della salute sul posto di lavoro (Enwhp), i problemi di salute mentale costano all'Europa 240 miliardi di euro l'anno: perdite dovute alle spese sostenute per le cure (104 miliardi) e per dei quali vengono persi con la perdita di produttività e l'assenteismo legato alla malattia (136 miliardi). Non solo. Uno studio del governo britannico citato da Commissione e Enwhp ha messo in evidenza come tra il 2009 e il 2010 solo nel Regno Unito per stress da lavoro siano andati bruciati 9,8 milioni di giorni lavorativi. In altri termini, i lavoratori si sono assentanti, in media, quasi un mese in un anno (22,6 giorni) per esaurimento e tensione. Mentre in Francia l'Istituto nazionale per la ricerca e la sicurezza ha stimato tra 2 e 3 miliardi di euro il costo dello stress da lavoro in un anno.
Obiettivo di istituzioni comunitarie e agenzie europee è dunque intervenire sulle imprese per invertire una prassi nociva per tutti, e riportare nel mercato del lavoro risorse ingenti che potrebbere essere spese diversamente. Creare ambianti lavorativi a misura d'uomo, eliminando fonti di stress e frenesia, promuovere campagne informative sui rischi e le conseguenze dello stress, individuare buone pratiche di conduzione aziendale e creare uno schema motivazionale per il lavoratore: sono queste le misure che Commissione europea e Eashw propongono per far ripartire l'economia europea attraverso la compagna di sensibilizzazione.
«Almeno l'80% dei datori di lavoro è cosciente e preoccupato per lo stress da lavoro, ma solo il 30% delle imprese riesce a gestirlo davvero in modo giusto», lamenta Christa Sedlatschek, direttore dell'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro. «Uno dei principali messaggio della campagna, che sono contento di poter lanciare, è che stress e rischi psicologici possono e devono essere gestiti», il commento di Laszlo Andor, commissario europeo per l'Occupazione e gli affari sociali. «L'impatto economico è elevato, dato che i problemi di salute dovuti a fattori di stress aumentano l'assenteismo e diminuiscono la produttività».
Oggi parte la campagna, con un portale tematico con consigli utili, poi a giugno verrà presentata la relazione sulla strategia 2014-2020 dell'Ue per la salute sul posto di lavoro. In un contesto di disoccupazione elevata e diffusa, l'obiettivo è far ripartire l'Europa anche dal posto di lavoro, abbinando a politiche per l'occupazione buone prassi per invece un lavoro ce l'ha.