di Barbara Spinelli
Altro che promozione, i Manifesti dell’Università di Bologna sono un’operazione di marketing sessista.
Anche se il vicesindaco di Ravenna Mengozzi e una delle “Fantastiche 4” hanno tentato censurare come mero moralismo la critica al manifesto pubblicitario, è evidente che per promuovere l’immatricolazione ai poli universitari romagnoli ci si è serviti nella comunicazione di stereotipi sessisti ben radicati nell’immaginario collettivo.
Questa pubblicità infatti non raffigura certo la studentessa modello di uno dei poli universitari, posto che negli stessi non si tengono né corsi di Laurea in Astronautica, né in Cinematografia!
Nulla identifica le ragazze in manager, economiste, giuriste, biologhe: quello che si offre sono dei bei corpi, come se i poli universitari distaccati rappresentassero una sorta di “estensione” del divertimentificio romagnolo in cui la giovane matricola fuori-sede possa trovare fantastica “merce”.
Viene proposto un modello femminile estremamente eroticizzato, non pertinente con lo sviluppo di nessuna professionalità, se non quella di attitudine alla seduzione ed alla soddisfazione di un immaginario sessuale maschile, anch’esso stereotipato (due bionde, due brune, seno incastonato nei wonderbra, tutina stile manga).
Il fatto che una Istituzione quale l’Università abbia scelto di promuovere un’immagine stereotipata della donna -studentessa- e dell’Università stessa, distrugge le potenzialità di autodeterminazione e di ingresso per merito nella vita sociale di tutte le nuove generazioni, che anzi vengono in tal modo pubblicamente istigate a vivere “passivamente” lo spazio pubblico, aderendo ai “ruoli” dettati da una società maschilista, di donne in carriera perfette, giovani belle e desiderabili, ma i cui talenti professionali vengono tenuti nascosti. Donne visibili, ma senza potere.
Un femminicidio simbolico, che influenza l’immaginario di ogni singola donna e uomo, incitando tutti ad uniformarsi ad un modello che considera la seduzione l’unico mezzo di accettazione sociale, per il quale vale sacrificare la propria dignità, la propria competenza, la propria autodeterminazione.