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Deputate unite per la parità di genere, appello bipartisan ai leader

Corriere della Sera
07 02 2014

Aperto anche un profilo twitter ad hoc, @paritadigenere, per raccogliere adesioni.

Alla vigilia della festa che celebra le donne, scoppia la rivolta in Parlamento per la parità di genere nella legge elettorale.

«Siamo convinte che non sia possibile varare una nuova legge senza prevedere regole cogenti per promuovere la presenza femminile nelle istituzioni e per dare piena attuazione all’articolo 3 e all’articolo 51 della Costituzione»: è il cuore dell’appello che le deputate del Parlamento italiano di tutte le forze politiche rivolgono al premier Matteo Renzi, al presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, al segretario di Ncd Angelino Alfano, alla segretaria di Scelta civica Stefania Giannini e al presidente dei Popolari per l’Italia Mario Mauro.

La lettera aperta, sottoscritta da novanta deputate, ha i toni accorati: «In queste ore si sta discutendo alla Camera la nuova legge elettorale, un traguardo importante ed atteso da parte dei cittadini e delle cittadine italiane. Siamo consapevoli dell’importanza e della necessità di approvare nuove regole che presiedano al buon funzionamento della nostra vita democratica e che definiscano la rappresentanza e l’efficienza del nostro sistema politico», scrivono le donne all’indomani dell’ennesima battaglia in Aula sulla questione della parità di genere.

L’intento dell’appello non è quello di ostacolare l’approvazione dell’Italicum, sottolineano le parlamentari, ma di invitare i leader dei partiti che siedono in Parlamento a «trovare una soluzione ad una questione di civiltà e di qualità della democrazia che troverebbe il favore non solo delle donne, ma di tutti i cittadini che hanno fiducia nelle nostre istituzioni e nella possibilità di renderle migliori». La sottoscrizione sarà divulgata e promossa attraverso un apposito account twitter, @paritadigenere.

Lo scontro

Una parità che, nei fatti, potrebbe non essere garantita. Il testo dell’Italicum, infatti, prevede il 50 per cento di donne in lista ma senza stabilire il principio dell’alternanza di genere. Esempio: i primi due candidati in lista sono uomini, il terzo è donna. Ma lo scrutinio stabilisce che in quel collegio passano solo i primi due in lista. Il terzo, o meglio, la terza è fuori. Le parlamentari, in modo trasversale, chiedono che la norma venga modificata.

Ad esprimere un auspicio in questo senso anche la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ieri ha ricevuto una delegazione di deputate. «Faccio appello a tutte le forze politiche, a deputati e deputate - ha dichiarato - perchè prevalga il senso di responsabilità e le richieste avanzate in questo senso vengano prese in considerazione». «Il rispetto della parità
di genere - ha aggiunto - è una causa che riguarda tutti e che si deve tradurre in azioni concrete».

Ma il vero nodo è interno a Forza Italia, che non cede alle pressioni che vengono anche da alcune deputate azzurre per aprire a un rafforzamento delle norme dell’Italicum su questo tema. Al contrario, in una riunione al partito, le firmatarie degli emendamenti (tra cui Prestigiacomo, Carfagna, Polverini) sarebbero state invitate a ritirare gli emendamenti. E altre colleghe, tra cui Gelmini e Santanché, si sono espresse pubblicamente contro le proposte bipartisan. Sul punto il partito di Berlusconi non intende transigere: il testo della legge elettorale non si tocca più, è il mantra.

Ma il Pd non dispera che il weekend di riflessione porti consiglio e alla fine il pressing vada a buon fine. «Si cambia solo se c’è il consenso di tutte le forze che hanno sottoscritto l’accordo sull’Italicum, quindi anche di FI», dice Lorenzo Guerini. Una posizione condivisa da Matteo Renzi.

Comunque vada a finire, più d’uno fa notare che quello della Camera è solo il primo passaggio. Al Senato la minoranza Pd spera di trovare varchi per far passare nuove modifiche su soglie e liste bloccate. E anche, se sarà necessario, sulla parità di genere: Anna Finocchiaro (Pd), presidente della commissione Affari costituzionali al Senato, ne è convinta: «Lavoreremo in commissione per una norma sulla parità di genere».

Valentina Santarpia

Ultima modifica il Venerdì, 07 Marzo 2014 16:15
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