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L’Europa non riesce a proteggere le sue comunità rom

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Internazionale
09 04 2014

Dopo lo sgombero di un campo rom a Nizza, nel sud della Francia, il 27 novembre 2013. (Eric Gaillard, Reuters/Contrasto)

In Europa negli ultimi anni la frequenza delle violenze contro i rom è decisamente aumentata, e l’Unione europea – così come i singoli stati che la compongono – non è riuscita ad affrontare il fenomeno e a contrastarlo in modo adeguato. È quello che si legge in un rapporto diffuso da Amnesty international l’8 aprile, giornata mondiale dei rom e dei sinti.

“Troppo spesso i leader europei hanno assecondato quei pregiudizi che favoriscono le violenze, alimentando l’idea che i rom siano antisociali e non graditi”, ha detto John Dalhuisen, direttore di Amnesty International per l’Europa e l’Asia centrale. E mentre in genere si condannano i casi più eclatanti, “in molte occasioni le istituzioni che dovrebbero garantire il rispetto della legge hanno fallito nel prevenire gli abusi e nel punire chi li ha commessi. Ancora oggi si tende più a negare che a denunciare la persistenza di atteggiamenti razzisti all’interno delle forze di polizia”, continua Dalhuisen.

La comunità rom. In Europa vivono tra i dieci e i dodici milioni di rom. Molti di loro non godono di diritti fondamentali, sono poco o per nulla rappresentati politicamente e sono vittime di discriminazioni, segregazioni e sgomberi.

Il rapporto di Amnesty si concentra sui casi emblematici di violenze o molestie compiute dallo stato o da comuni cittadini in tre paesi: Francia, Repubblica Ceca e Grecia.

Francia. Nel paese si contano 20mila rom, distribuiti in circa 400 campi non attrezzati (questa l’analisi di Le Monde, pubblicata nel maggio del 2013). Vivono sotto la minaccia continua di espulsioni, durante le quali la polizia usa metodi giudicati eccessivi, come è successo nel 2013 a Parigi, Marsiglia, Lille, Saint-Denis o Villeneuve d’Ascq. E i rappresentanti del governo non hanno alleviato la situazione, esprimendo più volte punti di vista discriminatori. Il rapporto ricorda, per esempio, le parole che Manuel Valls, attuale primo ministro francese, ha pronunciato nel settembre 2013, quando era ministro dell’interno: “Questo popolo ha modi di vita estremamente diversi dai nostri”, aggiungendo che la loro vocazione è “tornare in Romania o in Bulgaria”.
Repubblica Ceca. Qui gruppi di estrema destra hanno organizzato una serie di manifestazioni contro le comunità rom in decine e decine di città”, denuncia l’organizzazione, “usando insulti razzisti e intimidazioni”. Nel giugno del 2013 a České Budějovice, città che conta 100mila abitanti, un migliaio di persone ha attaccato decine di famiglie della comunità rom locale, ed episodi simili si sono verificati anche altrove.
Grecia. Anche in Grecia i rom sono bersaglio di gruppi di estrema destra, e la polizia non sembra fare nulla per tutelarli. Anzi, in molti casi oltre a non perseguire i veri colpevoli, sono gli agenti stessi a “compiere abusi ispirati dall’odio”, si legge nel testo. In tutto, durante i primi nove mesi del 2013 la polizia greca ha svolto 1131 operazioni nei campi rom, perquisendo oltre 52mila persone e arrestandone circa 1.300. In Grecia vivono tra i 250 e i 350mila rom.
Pochi giorni fa, il 4 aprile, la commissaria europea per la giustizia Viviane Redding aveva espresso l’opinione che la vita quotidiana dei rom in Europa “stava cominciando a migliorare”.

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