L'AIDS non conosce età. Vietare in Italia il mio "120 battiti al minuto" ai minori di 14 anni è una scelta incomprensibile

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Keith Haring, AidsGiuseppe Fantasia, Huffington Post
4 ottobre 2017

Non è bastato il Grand Prix all'ultimo Festival di Cannes, non è bastata la dichiarazione del regista Pedro Almodóvar - che della kermesse è stato il presidente ("Ho amato il film dal primo all'ultimo minuto perché ci sono raccontate le storie di eroi veri che hanno salvato molte vite") - non è bastata la selezione per un'eventuale e,a questo punto, si spera possibile candidatura ai prossimi Oscar come Miglior Film Straniero.

Non sono bastate tutte le recensioni e tutti gli articoli positivi e i riconoscimenti al suo regista, Robin Campillo, per essere riuscito a raccontare in maniera impeccabile l'azione dei militanti di Act Up - Paris negli anni Novanta contro l'indifferenza generale verso i malati di AIDS.

Tutto questo non è bastato, perché in Italia - un Paese dove un regista, Sebastiano Riso, viene picchiato nell'androne del suo palazzo per aver fatto un film e perché gay, e dove va in onda un reality show (il Grande Fratello Vip) con un concorrente che si può permettere di dire frasi altamente omofobe senza essere immediatamente squalificato - ebbene, in un Paese del genere, il nostro, il film uscirà domani, 5 ottobre, per Teodora Film, ma vietato. Avete letto bene: un film con una tematica così importante, sarà vietato ai minori di anni 14.

"120 Battiti al minuto, il film-denuncia sulla piaga dell'Aids è molto atteso dall'intera comunità LGBT, ma non potrà essere visto dai più giovani, proprio da quelle persone che dovrebbero invece essere informate e conoscere il più possibile su quella malattia. Una decisione incomprensibile per un film così profondamente educativo, capace di raccontare a tutti, giovani e giovanissimi, la battagli non ancora vinta contro una malattia che, complice il silenzio di troppi, ha ucciso 40 milioni di persone nel mondo.

"È davvero un peccato - dice Robin Campillo ad HuffPost - è una notizia che mi rattrista molto, anche perché in Francia il film non è vietato, tutti possono vederlo e non c'è stata nessuna polemica", ci ha detto il regista a telefono. "Facendo ciò si fa passare un segnale sbagliato: l'AIDS non conosce età, non dimentichiamolo".

"Decisioni simili possono creare un clima che può diventare molto violento, quando invece oggi bisognerebbe solo educare alla tolleranza e combattere l'omofobia in ogni sua forma", ha aggiunto il regista dopo aver dichiarato il suo più grande dispiacere per l'aggressione del collega Riso, nei cui confronti ha mostrato tutta la sua solidarietà.

"Ho voluto raccontare questa storia perché sentivo che non era stato ancora fatto e occorreva farlo in un modo che ottenesse la massima visibilità, andando al di là della nostalgia" - ci spiegò il regista durante il nostro incontro romano - "ma io penso anche di più a quelli di noi che sono sopravvissuti e a quelli che ancora oggi combattono con la malattia".

Il divieto ai minori ha sconvolto anche la Teodora Film, società distributrice per l'Italia del film: "Abbiamo sperato fino all'ultimo che 120 Battiti al minuto riuscisse ad arrivare nelle sale italiane come 'Film per tutti', sarebbe stato un segnale forte, per dimostrare che gli uomini che amano altri uomini non spaventano più nessuno. Così non sarà", si legge nel comunicato stampa ufficiale.

Nel frattempo, su internet non sono mancati insulti omofobi al film, come ci ha fatto sapere proprio la Teodora. "Quanti animali innocenti vivisezionati per curare questi cosi?", hanno scritto in un post a commento di un'intervista al regista Robin Campillo e al protagonista Arnaud Valois pubblicata da un importante sito internet italiano. Siamo di fronte all'ennesimo esempio di quei "leoni da tastiera" (come li hanno definiti in Teodora) che nelle ultime settimane hanno approfittato dell'uscita del film per tornare a esibire con orgoglio la propria - quella sì, incurabile - ignoranza.

Ultima modifica il Venerdì, 06 Ottobre 2017 07:47
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