Lettere

Rete AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto)
10 dicembre 2015


L’appropriatezza prescrittiva e la legge 194
Lettera aperta alla Ministra della Salute Beatrice Lorenzin

Gentile Ministra Lorenzin,
Lei sostiene – a nostro avviso giustamente- che il concetto di appropriatezza “si ponga ormai al centro delle politiche sanitarie nazionali, regionali e locali, costituendo la base per compiere le scelte migliori, sia per il singolo paziente che per l'intera collettività: il ricorso inappropriato alle prestazioni rappresenta infatti un fattore di notevole criticità, in grado di minare alle fondamenta la sostenibilità e l'equità del sistema.” Secondo le valutazioni del Dicastero da Lei diretto, evitare l’inappropriatezza nelle prescrizioni e nelle prestazioni potrebbe portare ad un risparmio di oltre 10 miliardi di euro.

Vogliamo allora richiamare la Sua attenzione su una grossolana inappropriatezza, che pesa significativamente sulle casse del nostro Sistema Sanitario Nazionale e che riguarda l’applicazione della legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza, con particolare riferimento al metodo farmacologico.

Come Lei sa nel nostro paese dopo il 2009 è possibile interrompere una gravidanza indesiderata con il metodo farmacologico entro la settima settimana di amenorrea. Poiché la legge 194 raccomanda “ la promozione delle tecniche più moderne, più rispettose dell'integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l'interruzione della gravidanza” (art. 15) tale metodo va favorito in alternativa alla procedura chirurgica, poiché sicuro e considerato tra i metodi di scelta per le IVG nelle prime settimane di gravidanza da tutte le più importanti linee guida internazionali.

In molti Paesi del mondo le “pillole abortive” vengono dispensate in regime ambulatoriale, in strutture analoghe ai nostri consultori o addirittura dai medici di medicina generale: in Francia (ma non solo) dal 2004 esiste una rete sanitaria “medico curante-ospedale” rete finanziata con fondi pubblici che permette di effettuare una IVG farmacologica al di fuori della struttura ospedaliera.

Questo dovrebbe essere possibile anche in Italia la legge 194 del 1978 prevede che: “Nei primi novanta giorni gli interventi di interruzione della gravidanza dovranno altresì poter essere effettuati, dopo la costituzione delle unità socio-sanitarie locali, presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali ed autorizzati dalla regione. (art.8)

Nel 2010 il Consiglio Superiore di Sanità, su richiesta del Ministero della Salute e in assoluta discordanza con i dati di evidenza scientifica, ha sostenuto in ben tre pareri, che l’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico deve essere eseguita in regime di ricovero ordinario, “fino alla verifica della completa espulsione del prodotto del concepimento”. In altre parole: per assumere due farmaci si prevede un ricovero di almeno di tre giorni.

Non essendo il parere del Consiglio Superiore di Sanità vincolante, alcune Regioni hanno adottato il regime di ricovero in Day Hospital per la procedura farmacologica di IVG , seguendo un criterio di maggiore appropriatezza sia clinica che organizzativa dal momento che è appropriato il setting assistenziale che arreca migliore o identico beneficio al paziente con minor impiego di risorse.
In questi anni i dati sull’IVG farmacologica riportati dal suo stesso Ministero confermano che le donne che vi si sono sottoposte hanno scelto nella stragrande maggioranza le dimissioni volontarie dall’ospedale, senza che questo abbia comportato un aumento delle complicazioni. Tali dati sono sovrapponibili a quelli riportati nel resto del mondo, dove la procedura viene eseguita per la gran parte in regime ambulatoriale.
Perché dunque in Italia dobbiamo ancora occupare un letto ospedaliero quando non ve ne è necessità?

Gentile Ministra Lorenzin,
in virtù dello sforzo cui Lei chiama tutti noi, medici e cittadini, al fine di migliorare l’appropriatezza delle prestazioni, Le chiediamo di adoperarsi per rendere accessibile l’interruzione volontaria di gravidanza con il metodo farmacologico nei consultori familiari e nei poliambulatori, come previsto dall’articolo 8 della legge 194, o, quando necessario in regime di Day Hospital, e non, come oggi avviene nella maggior parte dei casi, in regime di ricovero ordinario.

Le risorse finanziarie così risparmiate potrebbero entrare a far parte degli investimenti da Lei stessa auspicati, fra tutti il potenziamento della rete dei consultori e un più facile accesso alla contraccezione, onde evitare le gravidanze indesiderate e concretamente il ricorso all’aborto.

AMICA
Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto

Cristina Damiani Presidente di AMICA, Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata
Patrizia Facco Ospedale Sandro Pertini Roma
Paola Lopizzo Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata
Marina Marceca Ospedale San Filippo Neri Roma
Gelsomina Orlando Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata
Mirella Parachini Ospedale S.Filippo Neri Roma
Anna Pompili Consultori RME
Daniela Valeriani Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini

Educare alle differenze
2 marzo 2015

Il 26 febbraio, il Corriere ha dedicato un'intera pagina di pubblicità contro una fantomatica "ideologia gender" diffusa nelle scuole, che sponsorizzava una petizione contraria alle strategie dell'Ufficio del Governo Italiano per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica (UNAR)
Paolo Izzo/Corrado Augias, La Repubblica
20 novembre 2014

Caro Augias, contrariamente a quanto affermato dal Papa di fronte a 7mila medici italiani cattolici, nel nostro Paese l'obiezione di coscienza in tema di interruzione di gravidanza e di fecondazione assistita non può definirsi né controcorrente né coraggiosa.
Prostituzione e mercatoAssociazione RISING – Pari in Genere
9 novembre 2014

Illustre Sindaco Marino, con grande preoccupazione apprendiamo dell'iniziativa di destinare alcuni quartieri della nostra città alla prostituzione. Si tratta di una forma di regolamentazione che prende atto del fenomeno e lo favorisce, rendendo più semplice e controllato l'accesso al corpo di donne, già private della dignità personale.
La violenza in televisione8 novembre 2014

Mi chiamo Giorgio, cittadino indignato e scandalizzato per le continue violenze sulle donne contenute nei film messi in video dalle diverse tv private e Rai.
Elisa Merlo
3 febbraio 2014

Ho visto il bel film di Margarethe von Trotta, Hannah Arendt, uscito l’anno scorso, ma distribuito in Italia recentemente solo per un paio di giorni.
Lettera firmata
13 gennaio 2014

Vi conosco da poco ma per quello che mi sarà possibile vorrei sostenervi e conoscere meglio i vostri progetti.  Sono madre di due bambini di 5 e 7 anni. Proprio questa sera a cena il più grande mi ha detto "mamma ma sai che alla tv
Uno scambio di mail tra le socie della Lud di Milano

“Care amiche,
a proposito dello sciopero delle donne, è intercorso un interessante scambio di mail, riporto la mia opinione, se volete contribuite.
Io sono un po' perplessa.
Renato Pierri
21 ottobre 2013

Il cattolico intelligentissimo senatore Carlo Giovanardi, consapevole che nessuno se lo filerebbe se ogni tanto non snocciolasse uno dei suoi intelligentissimi discorsi,
Sara Pasquino
24 settembre 2013

Sono le nove del mattino quando arrivo al Centro Provinciale di Roma per donne vittime di violenza.
Mi accolgono quattro ragazze sorridenti e due telefoni che non smettono di squillare, mi dicono 'è lunedì non ti preoccupare', mi accorgerò presto che non è affatto vero, qui ogni giorno è lunedì.

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Zeroviolenza è un progetto di informazione indipendente che legge le dinamiche sociali ed economiche attraverso la relazione tra uomini e donne e tra generazioni differenti.

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