«Nei paesi in via di sviluppo circa 200 milioni di bambini sotto i cinque anni soffre di ritardi nella crescita come conseguenza della denutrizione cronica infantile e materna. La denutrizione contribuisce a determinare più di un terzo del totale dei decessi dei bambini sotto i cinque anni» dichiara il Presidente dell’UNICEF Italia Vincenzo Spadafora, presentando alcuni dei dati contenuti nel nuovo rapporto UNICEF “Il punto sui progressi nella nutrizione materno-infantile” lanciato oggi.
Secondo il rapporto più del 90% dei bambini denutriti dei paesi in via di sviluppo vive in Africa e in Asia. In soli 24 paesi si concentra oltre l'80% dei casi di denutrizione cronica - misurata in termini di rallentamento della crescita. Si stima che circa 129 milioni di bambini che vivono nei paesi in via di sviluppo siano sottopeso - quasi uno su quattro. Il 10% di questi bambini risulta gravemente sottopeso.
«La denutrizione» prosegue Spadafora «spesso risulta invisibile fino a quando non diventa grave, e i bambini che appaiono sani, possono, in realtà, essere esposti a seri rischi e danni permanenti per la loro salute e per il loro sviluppo».
«La denutrizione sottrae le forze al bambino e fa in modo che sia più vulnerabile alle malattie che il suo corpo altrimenti potrebbe debellare» ha affermato Ann M. Veneman, Direttore generale dell'UNICEF. «Più di un terzo dei bambini che muoiono di polmonite, diarrea e altre malattie potrebbe sopravvivere se non fosse denutrito».
I primi 1.000 giorni, a partire dal concepimento fino al secondo anno di vita di un bambino sono i più critici per lo sviluppo. Carenze nutrizionali, durante questo periodo critico possono ridurre la capacità di contrastare e sopravvivere alle malattie e possono compromettere le capacità mentali e sociali.
«Coloro che sopravvivono alla denutrizione spesso presentano, lungo l’arco della loro vita, deficit fisici e cognitivi, che limitano le capacità di apprendimento e di inserimento nel mondo del lavoro» ha detto Ann Veneman. «Essi rimangono intrappolati in un ciclo intergenerazionale di malattie e povertà».
Una crescita stentata è una conseguenza a lungo termine della cattiva alimentazione durante la prima infanzia. Il rachitismo è associato a problemi di sviluppo ed è spesso impossibile da recuperare. Un bambino che ne soffre rischia di patire disagi psicofisici e disadattamento sociale; quindi la risposta sta nella prevenzione. Più del 90% dei bambini rachitici nei paesi in via di sviluppo vive in Africa e in Asia.
Anche una nutrizione inadeguata comporta problemi. I bambini gravemente sottopeso hanno problemi di salute e di sviluppo, ma questi problemi possono essere risolti se la nutrizione migliora, in seguito, durante l'infanzia.
La buona notizia è che la riduzione o addirittura l’eliminazione della denutrizione è possibile. Enormi passi avanti sono stati fatti, in tutto il mondo, attraverso l’attuazione di semplice misure , compresa la fornitura di micronutrienti per le popolazioni più vulnerabili di tutto il mondo.
Grazie alla fornitura di sale iodato e di vitamina A, sono stati compiuti notevoli progressi che hanno contribuito a ridurre la mortalità infantile e neonatale. Nei paesi meno sviluppati del mondo, la percentuale di bambini sotto i cinque anni che ha ricevuto dosi adeguate di vitamina A è più che raddoppiata, dal 41% nel 2000 all’88% nel 2008.
Di tutti gli interventi messi in atto, l'allattamento esclusivo al seno durante i primi sei mesi di vita del bambino – integrato con alimenti nutrizionali adeguati - può avere un impatto significativo sulla sopravvivenza dei bambini, potenzialmente può ridurre la mortalità infantile sotto i cinque anni, del 12 -15 % nei paesi in via di sviluppo.
Progressi importanti sono stati compiuti in Asia e in Africa, dove vive il 90% dei bambini rachitici. In Asia i dati sull’incidenza del rachitismo sono scesi da circa il 44% nel 1990 al 30% nel 2008, mentre in Africa sono scesi da circa il 38% nel 1990 al 34 % nel 2008.
«Impegni globali in materia di sicurezza alimentare, di alimentazione e di agricoltura sostenibile fanno parte di un programma più ampio che aiuterà ad affrontare le questioni cruciali sollevate in questa rapporto» ha detto Ann Veneman. «Se non si affrontano le cause della denutrizione infantile e materna, un domani il costo sarà notevolmente più elevato».
vita.it
11 11 09
Fonte:
http://beta.vita.it/news/view/97489
STUDIO ONU SULLA VIOLENZA CONTRO I BAMBINI
Almeno 53.000 bambini sono stati assassinati nel 2002 in tutto il mondo
Tra il 20 e il 65% dei bambini in età scolare dichiarano d'esser stati vittime di atti fisici o verbali di bullismo nei 30 giorni precedenti l'intervista
150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sotto i 18 anni sono stati sottoposti nel 2002 a rapporti sessuali forzati o ad altre forme di violenza che includono il contatto fisico molesto
Un numero variante tra 100 e 140 milioni di donne e ragazze hanno subito, su scala mondiale, una qualche forma di mutilazione o taglio dei genitali. Nell'Africa Sub-Sahariana, Egitto e Sudan ogni anno 3 milioni di donne e bambine sono sottoposte alla mutilazione o taglio dei genitali femminili
Nel 2004, 218 milioni di bambini sono stati coinvolti nel lavoro minorile, di cui 126 milioni in attività lavorative rischiose . Stime del 2000 indicano che 5,7 milioni di bambini risultavano coinvolti in attività lavorative forzate o imposte loro per l'estinzione di un debito (bonded labour), 1,8 milioni nel giro della prostituzione e della pornografia, circa 1,2 milioni risultavano vittime del traffico di minori
Il tasso di omicidi di bambini nel 2002 era due volte maggiore nei paesi a basso reddito di quello registrato nei paesi ad alto reddito (ad es. 2,58 contro 1,21 su una popolazione di 100.000 persone). I tassi più alti di omicidio si rilevano durante l'adolescenza - in particolar modo tra i ragazzi - in un età compresa tra i 15 e 17 anni (3,28 per le ragazze e 9,06 per i ragazzi) e nei bambini tra 0 e 4 anni (1,99 per le bambine e 2,06 tra i bambini)
Un'insieme di studi condotti in 21 paesi (la maggior parte dei quali sviluppati) rileva che una percentuale variante tra il 7 e il 36% delle donne e il 3 e il 29% degli uomini afferma d'esser stata vittima di abusi sessuali durante l'infanzia, e la maggior parte degli studi ha riscontrato che il tasso di abusi tra le bambine è da una volta e mezzo a tre volte superiore a quello dei bambini. La maggior parte degli abusi è avvenuta in ambito familiare
Uno studio multi paese condotto dall'OMS, comprendente tanto paesi sviluppati che in via di sviluppo, indica che tra l'1 e il 21% delle donne ha denunciato di essere stata abusata sessualmente prima del 15° anno di età, nella maggior parte dei casi da membri maschi della famiglia
Si stima che ogni anno, su scala mondiale, tra i 133 e i 275 milioni di bambini assistano a violenze familiari
La violenza tra conviventi accresce il rischio delle violenze in famiglia sui bambini, con studi dalla Cina, Colombia, Egitto, Messico, Filippine e Sud Africa che mostrano la correlazione più stretta tra violenza contro le donne e violenza contro i bambini
Uno studio effettuato in India ha riscontrato che la violenza domestica raddoppia il rischio di violenza contro i bambini .
Almeno 8 milioni di bambini si trovano, su scala mondiale, in istituti d'accoglienza . Relativamente pochi vi si trovano perché privi di genitori, mentre la maggior parte dei bambini sono in istituto perché disabili, a causa della disintegrazione della loro famiglia, di situazioni di violenza domestica e delle loro condizioni sociali ed economiche, povertà inclusa
I bambini rinchiusi nei centri di detenzione sono frequentemente sottoposti a violenze commesse dal personale stesso degli istituti, sia come forma di controllo sia come punizione, spesso per infrazioni minime. In almeno 77 paesi, le punizioni corporali e altre punizioni violente sono accettate negli istituti penali come misure disciplinari legali
Lo sfruttamento di minori nella prostituzione, pornografia infantile e attività simili costituisce una violenza. Si stima che 1 milione di bambini entrino ogni anno nel giro di tali settori di sfruttamento
Per ogni omicidio di minore si contano altre 20-40 vittime di violenze non mortali che richiedono trattamento ospedaliero. Come per gli omicidi, i tassi di violenza non mortale sono più alti tra i maschi che non tra le femmine
Alla domanda se sono stati picchiati, schiaffeggiati o feriti di proposito dal fidanzato o dalla fidanzata nel corso degli ultimi 12 mesi, il 15% delle ragazze e il 16% dei ragazzi giordani hanno risposto "si", come hanno fatto il 9% delle ragazze e l'8% dei ragazzi dello Swaziland e il 18% delle ragazze e il 23% dei ragazzi dello Zambia
unicef.it
17 11 09
Fonte:
http://beta.unicef.it/doc/323/studio-onu-sulla-violenza-contro-i-bambini-statistiche.htm